Marco:
All’antica: tre amici chiusi in saletta una sera alla settimana per un paio
d’anni, a provare delle canzoni fino a quando non sono soddisfatti
dell’arrangiamento e del modo in cui suonano.
Perché
questo titolo? Quale il suo significato?
Marco:
Il titolo è quello di una canzone delle dieci che compongono l’album. Ricalca
un po’ proverbi come “in bocca al lupo” o “in culo alla balena”. L’immagine
dell’uomo inghiottito dal pesce o dalla balena è molto antica, un archetipo,
dal profeta Giona a Moby-Dick, e piano piano, nella scrittura della canzone e
successivamente di tutto l’album, i suoi significati sono diventati più
ramificati e profondi. Una traccia utile può essere la scena di Pinocchio che,
inghiottito da un pescecane, nella pancia di questo, al culmine della
disperazione, ritrova il suo babbino,
Geppetto, di cui è alla ricerca da tempo. Da quella scena si capisce che finire
in pancia al pesce può sembrare una disgrazia e la fine di tutto ma, come tutte
le crisi, può essere anche un’occasione di rinascita.
Come
è stata la genesi del disco, dall’idea iniziale alla sua realizzazione finale?
Marco:
Un passo fondamentale è stata, un paio di estati fa, la decisione di prendere
in affitto per qualche giorno una casa vicino al mare, a Portixeddu: noi tre
con le nostre compagne, in totale relax. In quella casetta abbiamo piazzato i
nostri strumenti e un bel po’ di microfoni e, tra una nuotata è una
spaghettata, abbiamo suonato e registrato le canzoni così come pensavamo di
realizzarle. In questa fase è stato decisivo l’apporto di Roberto, che ha
curato tutta la parte della pre-produzione, un lavoro che diversi mesi dopo ci
ha permesso di entrare in studio con le idee molto chiare su quello che
ciascuno di noi doveva fare e su come dovevano suonare i pezzi nel missaggio
finale. In studio poi, abbiamo avuto la fortuna di lavorare insieme a Samuele
Dessi, che è stato molto professionale come fonico e, essendo un ottimo
musicista e un produttore esperto, ci ha dato alcuni suggerimenti che ci hanno
aiutato a far rendere al meglio le canzoni. Nel disco ci sono anche alcune
parti registrate quell’estate a Portixeddu.
Qualche
episodio che è rimasto nella memoria durante la lavorazione di In Pancia Al Pesce?
Marco:
L’esperienza in studio di registrazione, generalmente, è un test duro per la
solidità di qualunque gruppo. In studio tutto quello che suoni o canti finisce
sotto una grande lente d’ingrandimento, si lavora sui dettagli per ore, a volte
fino a non fidarsi più di quello che sentono le tue orecchie, si fanno scelte,
si discute e in certi momenti tutto questo può essere stressante. Anche nel
nostro caso ci sono stati ovviamente momenti stressanti, ma anche molto
cazzeggio, tante battute, e risate. Una parte molto divertente, per me, è stata
per esempio registrare i battiti di mani e le parti di voce sul finale della
canzone che dà il titolo all’album. Eravamo lì, come tre scemi, a battere le
mani a oltranza, facendo varie sovraincisioni, ballando e ridendo, contenti
come tre bambini.
Se
il vostro album fosse un concept-album su cosa sarebbe? … anche a posteriori?
Roberto:
Credo che l'argomento principale potrebbe essere il bisogno dell'uomo di
raggiungere un equilibrio fra la vita passata in solitudine per trovare se
stessi e quella vissuta in società per confrontarsi con gli altri e capirsi
fino in fondo. Credo che l'armonia fra queste due distinte immagini del nostro
essere possa farci camminare in equilibrio su quel filo sottile che ci tiene
sospesi.
C’è
qualche pezzo che preferite? Qualche pezzo del quale andate più fieri dell’intero
disco? … che vi piace di più fare live?
Marco:
Ognuno ha i suoi pezzi preferiti, ma la cosa curiosa è che le preferenze
cambiano col passare del tempo. Siamo un po’ tutti d’accordo, credo, che il
brano che ci ha sorpreso di più è stato La
pazienza. Ma anche Veranda affacciata
sul nulla, che abbiamo inserito nei live solo dopo l’uscita del disco. Però
dovrei nominare pure Non ti va mai bene
niente, Cuore mio che aspetti, Salamoia... La realtà è che in generale
siamo molto contenti di tutto il disco nel suo insieme. Un pezzo che ci piace
suonare dal vivo e che forse sul disco rende meno rispetto al live è Quattro cantoni di cemento grezzo,
probabilmente per la sua natura di canzone grezza, scanzonata e scatenata.
Come
è stato produrre in autarchia In Pancia
Al Pesce? Da chi avete avuto aiuti particolari?
Marco:
Abbiamo avuto un aiuto decisivo da 102 amici che hanno generosamente
partecipato alla campagna di crowdfunding senza la quale questo disco, così
com’è, con questa qualità, non sarebbe mai potuto uscire. Avevamo tenuto da
parte tutti gli incassi delle serate fatte in almeno un anno e mezzo e
investito anche i nostri risparmi, ma i soldi non sarebbero comunque bastati.
Queste 102 persone hanno creduto in noi e investito sulla nostra musica: è una
cosa che ci ha commossi e responsabilizzati tantissimo. Ci fa davvero molto
piacere quando, anche a distanza di mesi, alcuni di questi ascoltatori speciali
ci fanno sapere che amano il disco e che alcune canzoni sono importanti per
loro.
Copertina
molto interessante, da suggestioni cinematografiche. Come è nata? Chi l’autore?
Roberto:
Volevo un'immagine che descrivesse in qualche modo la musica del disco, e
pensavo a qualcuno che, trovandosi lontano dal proprio habitat, aspetta il
momento in cui tornare a vivere, finalmente fuori dalla pancia del pesce. Lo
spaventapasseri nel deserto mi sembrava perfetto per descrivere questa
condizione, e Nicola Marras, un illustratore sardo che vive e lavora in Spagna,
è stato eccezionale nel trasformare questa che era solo un’idea in un'immagine
compiuta.
Come
presentate dal vivo il disco?
Marco:
Per l’uscita abbiamo organizzato un piccolo tour che ha toccato tutta la
Sardegna. Abbiamo fatto due tipi di spettacoli: uno è il nostro classico live,
con noi tre sul palco che suoniamo tutte le canzoni del disco, più qualcuna che
nel disco non è entrata e altre che magari entreranno in un prossimo album, se
riusciremo a farlo. L’altra formula, invece era quella di un video racconto che
sonorizzavamo dal vivo, diviso in tre spezzoni: tra uno e l’altro suonavamo le
canzoni dell’album. In genere i nostri live sono molto semplici: siamo un
piccolo trio elettrico, agile e compatto, che cerca di suonare alla vecchia
maniera. Tutto il discorso dei Trigale, in fondo, sta in questa formula: un
ritorno alle radici del suono elettrico.
Altro
da dichiarare?
Marco:
La musica oggi è ovunque e non costa nulla, e spesso la si sottovaluta, dandola
per scontata. Invece, come ogni altra forma di espressione artistica, è
un’attività essenziale per gli esseri umani. Stiamo vivendo tempi difficili,
duri, tempi di contrapposizioni aspre, e sembra che a comandare sia, per citare
una delle canzoni del disco, la legge del
più forte. O di chi grida più forte. In tempi così è facile che l’anima si
inaridisca. E allora, proprio come si fa quando si coltiva un pezzo di terra,
un orto o un giardino, bisogna innaffiarla, l’anima, strappare le erbacce,
prendersene cura. La musica, la poesia, il cinema, l’arte, sono tutti modi per
non permettere alle nostre anime di inaridirsi. Anche il semplice stare
insieme, fare festa in armonia è più importante di quanto di solito non
pensiamo: quando si partecipa a un concerto e si crea quella meravigliosa
sensazione per cui ci si sente tutti uniti, anche solo per quell’ora e mezza,
si sta già facendo molto per opporsi ai brutti tempi che stiamo vivendo.
Quindi: più feste, più concerti, più musica per tutti.
Difficile dire la preferita, o le preferite, perché sono belle tutte a partire da Non ti va mai bene niente, per l'ironia di un blues cantautorale che incanta anche per la semplicità con la quale fotografa l'esistente (guardatevi il video che ho messo qui sopra).
Suggestioni e un testo zen per La pazienza, rock cantautorale cantato in modo particolare, teso sia nel testo, sia nella musica La legge del più forte , con i tempi giusti come le parole, per raccontare l'oggi ... e una chitarrina impeccabile.
Critico rock del web. Pacifista integrale.
Collaboratore del sito della nota agenda
Smemoranda dalla lontana estate del 2003 e del Frigidaire cartaceo dall'autunno 2009. Dall'aprile 2017 collabora anche con Il Nuovo Male, e dall'estate del 2017 con il portale I Think Magazine, dall'autunno 2018 con MeLoLeggo.it. A gennaio 2018 fonda con Elle il sito L'ORTO DI ELLE E ALLI . Metà veneto, metà altoatesino (la mamma è dello stesso paese di Lilli Gruber), è nato nei primi anni Settanta, il giorno del compleanno di Jack Kerouac.
11 Commenti:
Grande serata questa sera in palude, con il blues-rock dalle venature country dei Trigale che mi piace ospitare per vari motivi.
Un regalo che faccio a tutti quelli che mi seguono, per ascoltarlo dovunque siano in queste giornate di feste... o anche per chi lavora.
Dieci pezzi cantati magnificamente in italiano, con il giusto ritmo, parole pesate e un bel blues che ci piace ascoltare spesso qui in palude.
Difficile dire la preferita, o le preferite, perché sono belle tutte a partire da Non ti va mai bene niente, per l'ironia di un blues cantautorale che incanta anche per la semplicità con la quale fotografa l'esistente (guardatevi il video che ho messo qui sopra).
Ottima anche la title-track dal gran ritmo, blues che sembra un classico fin dal primo ascolto.
Suggestioni e un testo zen per La pazienza, rock cantautorale cantato in modo particolare, teso sia nel testo, sia nella musica La legge del più forte , con i tempi giusti come le parole, per raccontare l'oggi ... e una chitarrina impeccabile.
Bella anche la loro indole ecologista, che si sente in particolare in Prato nero, rock-blues ecopacifista d'altri tempi.
Carezzevole il finale con la romantica Veranda affacciata sul nulla, con la quale chiudono in maniera impeccabile ... e viene voglia di riascoltarli.
Bravi Trigale! ... alla prossima!
Disco fantastico! Tre ragazzi a cui piace far musica...e si sente
Benvenuta in palude Giovanna ... concordo con il parere tuo, hanno fatto un disco fantastico, e si sente che si sono divertiti a farlo.
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