NOTE SINTETICHE ALL’ASCOLTO DEL DISCO
GENERE Spaghetti western rock
LABEL Autoprodotto/Goodfellas
PARTICOLARITA’ gli spaghetti western incontrano il
rock progressivo
CITTA’ Pistoia
DATA DI USCITA 10 novembre 2017
Come è nato Il lungo addio?
L'idea di comporre pezzi propri ci è venuta un paio di
anni dopo aver cominciato a suonare come tributo alle colonne sonore spaghetti western
... dalla teoria alla pratica siamo passati con molta calma, aspettando di
avere le idee giuste per addentrarci in questo "territorio
inesplorato" che ci metteva un po' di soggezione, visti i nomi coinvolti
(Morricone in testa). Il progetto specifico dell'album in questione è venuto
fuori dopo aver vinto il Toscana100 band,
che ci ha dato la possibilità di poter fare le cose "in grande" e la
spinta necessaria a tirare le fila sul materiale che avevamo buttato giù
nell'anno precedente.
Perché questo titolo? … è anche tra i pezzi più
suggestivi del cd.
Mi fa piacere
che la pensi così, mi trovi assolutamente d'accordo. I titoli ai brani li ho
dati io, e ho proposto questo come titolo dell'album per svariate ragioni.
Quella ufficiale (leggi: come l'ho venduta al resto della band) è che il brano
omonimo è molto rappresentativo del progetto, con quell'atmosfera malinconica
che un orecchio attento può ritrovare in ogni arrangiamento del disco, ed è
stato anche il primo pezzo che abbiamo iniziato ma anche l'ultimo che abbiamo
finito ... rappresenta quindi per noi un metaforico cerchio che si chiude. Le
ragioni ufficiose invece (leggi: tutte le mie elucubrazioni personali) sono le
seguenti: "il lungo addio" è sia un bellissimo film (non western, ci
tenevo a una certa decontestualizzazione), che uno splendido numero di Dylan
Dog, di cui sono un grande appassionato. Inoltre, ho una mia lettura filosofica
del concetto de "il lungo addio", che vedo come una cosa ormai
desueta, antica (come lo sono le colonne sonore spaghetti western), che invece
secondo me dovremmo recuperare (come tentiamo di fare noi rileggendo questi
stilemi "antichi" con un taglio più moderno). Mi riferisco al
concetto di lentezza, di cura e pazienza se vogliamo, con cui venivano vissuti
gli avvenimenti, la socialità, la vita stessa in tempi nemmeno troppo remoti, contrapposta
al concetto di "tutto e subito" che caratterizza invece la modernità.
Se ci pensiamo, il cinema spaghetti western è molto rappresentativo del
concetto, senza i tempi dilatati e i grandi silenzi tipici della poetica di Sergio Leone i suoi
film non sarebbero i capolavori che sono. Il lungo addio quindi per me è quasi un titolo
pleonastico: un addio non può essere breve, vorrebbe dire che non c'era niente
a cui valesse la pena di dire addio in prima istanza.
Come è stata la genesi del cd, dall’idea iniziale alla
sua realizzazione finale?
Abbastanza
lineare invero, fin da subito l'intenzione era quella di fare un disco misto,
con i brani che già suonavamo come tributo affiancati ai nostri pezzi. Abbiamo
scelto le cover in base agli arrangiamenti che avevamo fatto, optando per
quelli di cui eravamo più convinti e che fossero maggiormente rappresentativi del
nostro stile. I brani nostri sono stati frutto di interminabili sessioni di
composizione, arrangiamento e registrazioni nel mio studio di registrazione
casalingo ad opera mia e di Gennaro (chitarrista). Il grosso problema che
avevamo era di riuscire a rendere un certo tipo di atmosfere senza scopiazzare
gli autori storici del genere ... gli escamotage armonici e melodici per
rendere queste sonorità sono limitati e sono stati ampiamente sfruttati 40 anni
fa, quindi non è stato semplice (e speriamo tuttora di non avere
involontariamente scopiazzato nessuno ...).
Qualche episodio che è rimasto nella memoria durante
la lavorazione del disco?
Due scene
indimenticabili: il mio coinquilino che entra in studio e chiede a Gennaro
perché avesse 2 LIMONI nella custodia della chitarra (non abbiamo ancora una
risposta...) e durante gli arrangiamenti de La mano sinistra del Diavolo, dove mi è venuta una
parte per quartetto d'archi marcatamente partenopea (che poi abbiamo
effettivamente inserito in omaggio a Bud Spencer che, citandolo, "non era
italiano, ma Napoletano”) che ha entusiasmato Gennaro (napoletano pure lui) a
tal punto da fargli cantare per una buona 20ina di minuti pezzi neomelodici
napoletani a giro per il pianerottolo di casa mia. Per inciso, con un
fantastico vibrato alla Albano.
Se questo cd fosse un concept-album su cosa sarebbe? …
può esserlo?
Ti rimando a
quanto detto poco sopra: il concetto di lungo
addio. Se però chi lo ascolterà preferisse di qualcosa di meno
filosofeggiante, nel libretto ci sono i bellissimi racconti che Luca Capponi ha
scritto per noi, che accompagnano ogni nostro brano originale.
C’è qualche pezzo che preferite? Qualche pezzo del
quale andate più fieri dell’intero album? … che vi piace di più fare live?
Sul fronte live, ancora non abbiamo suonato i nostri
brani dal vivo, ma a giudicare dalle prove direi Un'oncia di piombo nel cuore, che è molto divertente da suonare.
Delle cover direi Il mucchio selvaggio
e L'estasi dell'oro. Nel disco sono
fierissimo di come è venuta quest'ultima. Per quanto riguarda i brani nostri
invece al top ci sono E lo chiamarono
Giustizia (che sarà il singolo) e The
Buried Gun, anche per merito della voce di Simone Salvatori degli Spiritual
Front che ci ha fatto il piacere e l'onore di cantarla per noi.
Come è stato a livello produttivo fare il cd? Da Toscana 100 band in poi …
Un bagno di sangue. Quando abbiamo vinto Toscana100 band
avevamo 2 brani nostri ultimati e le 4 cover. Il resto l'abbiamo composto e
arrangiato in meno di 3 mesi, giusto in tempo per entrare in studio. Una volta
in studio abbiamo dovuto gestire una sezione di fiati, un coro, un violino, un
fischiatore, due cantanti … tutti esterni alla band. E con i tempi
strettissimi, in quanto entro settembre dovevamo aver ultimato il mix.
Cominciando a metà giugno, con agosto di mezzo. È stata una sfacchinata. C'è
stata molta attenzione alla qualità dei suoni e al mix, il che ha portato via
molto tempo ed energie, ma possiamo dire di essere molto soddisfatti.
Copertina originale, come tutto il progetto grafico. Come è nata e di chi è opera?
L idea del
progetto grafico è mia e l'ha realizzata Fulvia Becherini, bravissima grafica e
donna dall'infinita pazienza che sopporta la mia patologica pignoleria ormai da
anni in cui collaboriamo. Volevo qualcosa d'impatto ma non pacchiano, minimale
ed evocativo. Mi sono ispirato nemmeno troppo velatamente alla locandina di Django Unchained
di Tarantino. Una cosa che mi piace molto è
che se il disco viene aperto e lo si guarda, essendoci continuità tra la prima
e la quarta copertina si ha l'impressione di avere un'inquadratura panoramica
da film western.
Come presentate dal vivo questo album?
Vista la
quantità di ospiti e la complessità degli arrangiamenti, non abbiamo altra
scelta che suonare con le sequenze. Abbiamo fatto di necessità virtù e quindi
al momento stiamo preparando uno spettacolo del tutto nuovo, con proiezioni in
sincrono. Il fatto di suonare a click con le sequenze ci dà anche l'opportunità
di presentarci dal vivo con formazioni diverse, sia in 5 (completa) che in 4
che in 3, dandoci modo di suonare in ogni situazione, anche molto piccola.
Altro da dichiarare?
Intanto grazie
per l'intervista e l'apprezzamento del disco. Il 16 novembre abbiamo presentato
il disco al Santomato live di Pistoia e poi
cominceremo a suonare in tutta Italia. Se capitiamo nelle vostre zone passate a
trovarci, non ve ne pentirete.
A presto!
Etichette: Cinema, Django Unchained, Dollaro d’Onore, Dylan Dog, Ennio Morricone, Film, Il lungo addio, In palude con ..., Intervista, Pistoia, Rock, Sergio Leone, Spaghetti Western, Toscana, Toscana 100 Band
9 Commenti:
Musica particolare questa sera, musica che conoscerete tutti, in quanto si tratta di musica da film ... e che film!
Il western all'italiana, in una nuova interpretazione di questi Dollaro D'Onore, che da qualche anno portano in giro lo spaghetti western in musica, e ora hanno fatto un disco.
Un disco con tre pezzi di Morricone, uno di Ritz Ortolani, e tutto il resto originali ... sempre sull'onda di quella musica suggestiva.
Dieci pezzi, tutti strumentali eccetto uno, con la title-track a svettare su tutte. Per me Il lungo addio (anche se il titolo richiama uno splendido noir, su questi schermi omaggiato con le locandine) è un crescendo di suggestioni incredibili, che emozionano a partire dagli organi, alle tormbe, ai vocalizzi tipici del genere.
Molto suggestiva anche la cavalcata elettrica che apre il disco, E lo chiamavano giustizia dall'andatura beat, dal gran ritmo tra fischi e frustate.
Con la bella interpretazione di C'era una volta il West, immenso classico di Morricone, senti tutto il sapore di un'epoca (era il 1968, un anno indimenticabile).
Ma anche L'Estasi dell'Oro sempre di Morricone e I giorni dell'ira di Ritz Ortolani non si scherza, in quanto a ritmo, passione, fiati e chitarre a briglia sciolta.
Cito anche l'omaggio a Bud Spencer messo in chiusura, La mano sinistra del diavolo per l'intensità, i fiati celestiali, il patos ... presente in tutto il disco.
Ascoltatelo, vi appassionerà ...
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