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venerdì 24 novembre 2017

In palude con i Dollaro d’Onore


NOTE SINTETICHE ALL’ASCOLTO DEL DISCO
GENERE Spaghetti western rock
DOVE ASCOLTARLO su Spotify
LABEL Autoprodotto/Goodfellas
PARTICOLARITA’ gli spaghetti western incontrano il rock progressivo
CITTA’ Pistoia
DATA DI USCITA 10 novembre 2017

L’INTERVISTA
Come è nato Il lungo addio?
L'idea di comporre pezzi propri ci è venuta un paio di anni dopo aver cominciato a suonare come tributo alle colonne sonore spaghetti western ... dalla teoria alla pratica siamo passati con molta calma, aspettando di avere le idee giuste per addentrarci in questo "territorio inesplorato" che ci metteva un po' di soggezione, visti i nomi coinvolti (Morricone in testa). Il progetto specifico dell'album in questione è venuto fuori dopo aver vinto il Toscana100 band, che ci ha dato la possibilità di poter fare le cose "in grande" e la spinta necessaria a tirare le fila sul materiale che avevamo buttato giù nell'anno precedente.
Perché questo titolo? … è anche tra i pezzi più suggestivi del cd.
Mi fa piacere che la pensi così, mi trovi assolutamente d'accordo. I titoli ai brani li ho dati io, e ho proposto questo come titolo dell'album per svariate ragioni. Quella ufficiale (leggi: come l'ho venduta al resto della band) è che il brano omonimo è molto rappresentativo del progetto, con quell'atmosfera malinconica che un orecchio attento può ritrovare in ogni arrangiamento del disco, ed è stato anche il primo pezzo che abbiamo iniziato ma anche l'ultimo che abbiamo finito ... rappresenta quindi per noi un metaforico cerchio che si chiude. Le ragioni ufficiose invece (leggi: tutte le mie elucubrazioni personali) sono le seguenti: "il lungo addio" è sia un bellissimo film (non western, ci tenevo a una certa decontestualizzazione), che uno splendido numero di Dylan Dog, di cui sono un grande appassionato. Inoltre, ho una mia lettura filosofica del concetto de "il lungo addio", che vedo come una cosa ormai desueta, antica (come lo sono le colonne sonore spaghetti western), che invece secondo me dovremmo recuperare (come tentiamo di fare noi rileggendo questi stilemi "antichi" con un taglio più moderno). Mi riferisco al concetto di lentezza, di cura e pazienza se vogliamo, con cui venivano vissuti gli avvenimenti, la socialità, la vita stessa in tempi nemmeno troppo remoti, contrapposta al concetto di "tutto e subito" che caratterizza invece la modernità. Se ci pensiamo, il cinema spaghetti western è molto rappresentativo del concetto, senza i tempi dilatati e i grandi silenzi tipici della poetica di Sergio Leone i suoi film non sarebbero i capolavori che sono. Il lungo addio quindi per me è quasi un titolo pleonastico: un addio non può essere breve, vorrebbe dire che non c'era niente a cui valesse la pena di dire addio in prima istanza.
Come è stata la genesi del cd, dall’idea iniziale alla sua realizzazione finale?
Abbastanza lineare invero, fin da subito l'intenzione era quella di fare un disco misto, con i brani che già suonavamo come tributo affiancati ai nostri pezzi. Abbiamo scelto le cover in base agli arrangiamenti che avevamo fatto, optando per quelli di cui eravamo più convinti e che fossero maggiormente rappresentativi del nostro stile. I brani nostri sono stati frutto di interminabili sessioni di composizione, arrangiamento e registrazioni nel mio studio di registrazione casalingo ad opera mia e di Gennaro (chitarrista). Il grosso problema che avevamo era di riuscire a rendere un certo tipo di atmosfere senza scopiazzare gli autori storici del genere ... gli escamotage armonici e melodici per rendere queste sonorità sono limitati e sono stati ampiamente sfruttati 40 anni fa, quindi non è stato semplice (e speriamo tuttora di non avere involontariamente scopiazzato nessuno ...).

Qualche episodio che è rimasto nella memoria durante la lavorazione del disco?
Due scene indimenticabili: il mio coinquilino che entra in studio e chiede a Gennaro perché avesse 2 LIMONI nella custodia della chitarra (non abbiamo ancora una risposta...) e durante gli arrangiamenti de La mano sinistra del Diavolo, dove mi è venuta una parte per quartetto d'archi marcatamente partenopea (che poi abbiamo effettivamente inserito in omaggio a Bud Spencer che, citandolo, "non era italiano, ma Napoletano”) che ha entusiasmato Gennaro (napoletano pure lui) a tal punto da fargli cantare per una buona 20ina di minuti pezzi neomelodici napoletani a giro per il pianerottolo di casa mia. Per inciso, con un fantastico vibrato alla Albano.

Se questo cd fosse un concept-album su cosa sarebbe? … può esserlo?
Ti rimando a quanto detto poco sopra: il concetto di lungo addio. Se però chi lo ascolterà preferisse di qualcosa di meno filosofeggiante, nel libretto ci sono i bellissimi racconti che Luca Capponi ha scritto per noi, che accompagnano ogni nostro brano originale.

C’è qualche pezzo che preferite? Qualche pezzo del quale andate più fieri dell’intero album? … che vi piace di più fare live?
Sul fronte live, ancora non abbiamo suonato i nostri brani dal vivo, ma a giudicare dalle prove direi Un'oncia di piombo nel cuore, che è molto divertente da suonare. Delle cover direi Il mucchio selvaggio e L'estasi dell'oro. Nel disco sono fierissimo di come è venuta quest'ultima. Per quanto riguarda i brani nostri invece al top ci sono E lo chiamarono Giustizia (che sarà il singolo) e The Buried Gun, anche per merito della voce di Simone Salvatori degli Spiritual Front che ci ha fatto il piacere e l'onore di cantarla per noi.
Come è stato a livello produttivo fare il cd? Da Toscana 100 band in poi …
Un bagno di sangue. Quando abbiamo vinto Toscana100 band avevamo 2 brani nostri ultimati e le 4 cover. Il resto l'abbiamo composto e arrangiato in meno di 3 mesi, giusto in tempo per entrare in studio. Una volta in studio abbiamo dovuto gestire una sezione di fiati, un coro, un violino, un fischiatore, due cantanti … tutti esterni alla band. E con i tempi strettissimi, in quanto entro settembre dovevamo aver ultimato il mix. Cominciando a metà giugno, con agosto di mezzo. È stata una sfacchinata. C'è stata molta attenzione alla qualità dei suoni e al mix, il che ha portato via molto tempo ed energie, ma possiamo dire di essere molto soddisfatti.
Copertina originale, come tutto il progetto grafico.  Come è nata e di chi è opera?
L idea del progetto grafico è mia e l'ha realizzata Fulvia Becherini, bravissima grafica e donna dall'infinita pazienza che sopporta la mia patologica pignoleria ormai da anni in cui collaboriamo. Volevo qualcosa d'impatto ma non pacchiano, minimale ed evocativo. Mi sono ispirato nemmeno troppo velatamente alla locandina di Django Unchained di Tarantino. Una cosa che mi piace molto è che se il disco viene aperto e lo si guarda, essendoci continuità tra la prima e la quarta copertina si ha l'impressione di avere un'inquadratura panoramica da film western.

Come presentate dal vivo questo album?
Vista la quantità di ospiti e la complessità degli arrangiamenti, non abbiamo altra scelta che suonare con le sequenze. Abbiamo fatto di necessità virtù e quindi al momento stiamo preparando uno spettacolo del tutto nuovo, con proiezioni in sincrono. Il fatto di suonare a click con le sequenze ci dà anche l'opportunità di presentarci dal vivo con formazioni diverse, sia in 5 (completa) che in 4 che in 3, dandoci modo di suonare in ogni situazione, anche molto piccola.

Altro da dichiarare?
Intanto grazie per l'intervista e l'apprezzamento del disco. Il 16 novembre abbiamo presentato il disco al Santomato live di Pistoia e poi cominceremo a suonare in tutta Italia. Se capitiamo nelle vostre zone passate a trovarci, non ve ne pentirete.
A presto!



9 commenti:

  1. Musica particolare questa sera, musica che conoscerete tutti, in quanto si tratta di musica da film ... e che film!

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  2. Il western all'italiana, in una nuova interpretazione di questi Dollaro D'Onore, che da qualche anno portano in giro lo spaghetti western in musica, e ora hanno fatto un disco.

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  3. Un disco con tre pezzi di Morricone, uno di Ritz Ortolani, e tutto il resto originali ... sempre sull'onda di quella musica suggestiva.

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  4. Dieci pezzi, tutti strumentali eccetto uno, con la title-track a svettare su tutte. Per me Il lungo addio (anche se il titolo richiama uno splendido noir, su questi schermi omaggiato con le locandine) è un crescendo di suggestioni incredibili, che emozionano a partire dagli organi, alle tormbe, ai vocalizzi tipici del genere.

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  5. Molto suggestiva anche la cavalcata elettrica che apre il disco, E lo chiamavano giustizia dall'andatura beat, dal gran ritmo tra fischi e frustate.

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  6. Con la bella interpretazione di C'era una volta il West, immenso classico di Morricone, senti tutto il sapore di un'epoca (era il 1968, un anno indimenticabile).

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  7. Ma anche L'Estasi dell'Oro sempre di Morricone e I giorni dell'ira di Ritz Ortolani non si scherza, in quanto a ritmo, passione, fiati e chitarre a briglia sciolta.

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  8. Cito anche l'omaggio a Bud Spencer messo in chiusura, La mano sinistra del diavolo per l'intensità, i fiati celestiali, il patos ... presente in tutto il disco.

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