domenica 18 giugno 2017

In palude con Ottodix


GENERE Future synth pop, electrowave in italiano
DOVE ASCOLTARLO (in parte o tutto)  iTunes, Rockerilla, Spotify
LABEL Discipline (distribuzione MasterMusic)
PARTICOLARITA’ Concept album tra filosofia, musica, e arte, dalla fisica all'astrofisica
CITTA’: Treviso
DATA DI USCITA: 24.03.2017



L’INTERVISTA
Come è nato Micromega?
Ho sempre desiderato produrre un album che trattasse tematiche scientifico-filosofiche. La fantascienza e le visioni di un mondo e di una società futura sono sempre state fonte di ispirazione per Ottodix, in ogni album, anche se in dosi minori. Forse solo su Robosapiens (2011) ho affrontato per la prima volta il tema scienza-musica, ma era più un viaggio generazionale sui ricordi di quelli che come me hanno vissuto la fantascienza “romantica” della guerra fredda, quella della conquista spaziale e dei cartoni giapponesi. Micromega , invece, comprende quelle tematiche, ma va molto oltre.
E’ nato osservando in rete il proliferare di articoli di divulgazione scientifica sul CERN, sulle scoperte della NASA, sull’astronomia, le ipotesi di vita aliena, la teoria delle stringhe e tutto quello che di più misterioso e incredibile cela la natura. Ho notato, sotto traccia nel web, una sete di risposte assolute e inconfutabili alle mezze verità che la società ingannevolmente oggi ci da. Una sete, insomma, di certezza che solo la scienza, ormai, pare in grado di dare, dato che i valori di base dell’Occidente sono in forte crisi. Anche la filosofia sta riguadagnando terreno e infatti si moltiplicano gli eventi in cui vengono invitati divulgatori scientifici e filosofi, a cercare di dare delle linee guida a questo caos.
La molla è scattata guardando brevi documentari con animazioni basati sul gioco comparativo di grandezze delle stelle, dei pianeti, rispetto alla Terra. Un giochino affascinante che tutti avrete visto, basato sul “voi siete qui”, in mezzo a una vastità di cose più grandi.
Ho pensato che questo nascondesse una voglia di ritrovare un senso della posizione nella società, oltre che nella natura e nel cosmo e quindi ho pensato che anche nell’infinitamente piccolo, a rovescio, ci sono mondi che danno la stessa vertigine.
Perché questo titolo? 
Volevo chiamarlo Micro-Macro, ma poi mi sono imbattuto nella rilettura di Micromega di Voltaire e tutto si è chiarito.
Dovevo mettere in scena un album-enciclopedia, con i vari ordini di grandezza della natura raggruppati in modo logico, simulando un’operazione Illuminista e razionale, ma ovviamente basata sulla percezione artistico-emotiva della scienza  che ha un creativo, non rischiando di fare trattati di fisica. Non ne ho assolutamente la preparazione.
Ho studiato moltissimo da principiante in tutti i campi per capire i caratteri generali delle materie che dovevo trattare, dalla fisica quantistica all’astronomia alla teoria delle stringhe. Un lavoro molto lungo, a caccia di ispirazioni che potessero tradursi in metafore della vita reale di tutti i giorni. Volevo che chi lo ascolta potesse ritrovarcisi, attraverso immagini forti e di regole universali, ma che parlano dei nostri quotidiani problemi esistenziali.
Come è stata la genesi del cd, dall’idea iniziale alla sua realizzazione finale?
Quest’album aveva il duro compito di far meglio di Chimera (2014), un album che ha avuto grande visibilità anche in ambienti artistici, dedicato alla fine delle utopie del XX Secolo. Era andato molto bene e aveva ridestato l’attenzione sul progetto Ottodix, quindi in molti aspettavano al varco cosa diavolo mi sarei inventato ora. Ormai sono noto per essere un visionario creatore di concept, quindi ho un pubblico che si aspetta dei veri “film” di cui la musica è protagonista, ma anche colonna sonora di un viaggio visivo. Ci vogliono idee, ci vuole regia d’insieme e un soggetto che non mi stanchi nell’arco dei due anni e mezzo che di solito impiego per portare a termine un album. Ovviamente ogni anno che passa sei più esigente e certe idee si esauriscono, quindi bisogna spostarsi sempre.
Ho scritto tre canzoni molto Ottodix, per iniziare e darmi coraggio, dato che trovarsi davanti al foglio bianco, da zero, ogni volta è sempre più traumatico.
Poi è venuta l’idea scientifica degli ordini di grandezza e ho visto che i tre pezzi che avevo in mano già potevano rappresentare tre di questi ordini. Il film ormai era partito, mi sono portato basi e bozze strumentali in vacanza in Grecia, dove spesso inizio a scrivere rompendo il ghiaccio, poi ho sviluppato a Berlino le idee rimanenti, in una sorta di ritiro auto imposto, assieme a macchine e strumentazione. 
Infine ho mandato i provini a Barcellona a Flavio Ferri (DeltaV, GirlsBite Dogs) con cui eravamo in contatto da tempo, per coinvolgerlo nella produzione finale. Sono andato a trovarlo e lì abbiamo analizzato ogni singolo aspetto sonoro, nota per nota, dei miei intricatissimi provini.
I pezzi sono cresciuti a dismisura e nel frattempo ho iniziato a produrre un progetto parallelo all’album, in uscita. La versione “mega” di Micromega e dei suoi contenuti.
Qualche episodio che è rimasto nella memoria durante la lavorazione del disco?
Tanti.
La prima notte a Berlino nel mio appartamento, in cui ho scritto di getto la trama di Sinfonia di una Galassia, basandola sulla solitudine dell’uomo nelle grandi città, così come dell’umanità nella galassia. Dividevo un appartamento a Schoenberg con una mia cara amica, l’artista Silvia Vendramel, che era in giro a divertirsi per i fatti suoi, era in ritardo e non rientrava più, ma invece di preoccuparmene non me ne sono proprio accorto, ero tutto preso dalla Sinfonia. Devo ringraziarla, ho parlato molto con lei del progetto in quei giorni.
Poi ovviamente il periodo a Barcellona con mia moglie e le riprese dei due video di Micromega Boy e Planisfera (in arrivo il 10 maggio), realizzate in tutta la città e nei dintorni, camminando in continuazione a tutte le ore del giorno e della notte, e le cene “filosofico-musicali” con Flavio, ricordando il periodo dei DeltaV, gruppo a cui sono particolarmente legato anche per l’amicizia con Georgeanne Kalweit, una delle vocalist più brave e importanti che hanno avuto.
Dovevo ancora finire di scrivere due canzoni, quando mi sono trovato a Pechino in agosto del 2016 a cantare Planisfera in anteprima per la tv cinese. Presentavo alla Biennale Italia Cina l’installazione Micromega, che è ora la copertina del disco. Un 2016  indimenticabile davvero.
Se questo cd fosse un concept-album su cosa sarebbe? … tolgo il fosse?
Eh … direi … È il mio quarto concept album e forse lo è più di tutti gli altri.  Comprende tutte le cose animate e inanimate dell’universo. Più concept di così … È il concept dedicato al perduto “senso della misura” dell’uomo odierno, da ritrovare, ricordandoci la nostra posizione reale e non virtuale rispetto al mondo che ci circonda.
C’è qualche pezzo che preferisci? Qualche pezzo del quale vai più fiero dell’intero album? … che ti piace di più fare live? 
La Galassia sicuramente è il pezzo che amo di più compositivamente parlando, perché rimanda alle vecchie orchestre hollywoodiane e contemporaneamente cita nelle sequenze electro i suoni di Alva Noto, in una sorta di ballata futuretrò. La volevo proprio così.
Stessa soddisfazione per CERN, che ha uno sviluppo tra elettronica e sinfonica a mio avviso molto originale e spiega bene il mondo sonoro che mi ero fatto in testa per questo film, debitore anche della prima Bjork, forse l’artista di riferimento più vicina a questa mia idea di album artistico-scientifico. Infine Planisfera, una delle prime idee buttate giù, ma che ha avuto molte riscritture e ripensamenti, fino alla versione finale (merito di Flavio e di certi interventi drastici) che lo hanno fatto diventare il pezzo-bandiera del disco e un po’ la quintessenza del sound Ottodix, tra elettronica, sinfonica, pop, soundtrack e Depeche Mode, con un testo forte.
Come è stato a livello produttivo fare il cd? Da chi gli apporti più importanti?
Gli album li faccio e produco sempre tutti da solo, l’aver coinvolto nella co produzione Flavio Ferri è stata un’eccezione felice che mi sono imposto solo ora per cambiare orizzonti. E’stato faticoso per me e per lui, perché sono un produttore anch’io e non presento provini semplici, ma già sviluppati al 90%. E’ il mio modo di comporre anche i testi, sopra un suono già definito. Certe parole nascono proprio e solo grazie a “quel” suono o quell’arrangiamento, quindi per un produttore esterno entrare in questa giungla è davvero difficilissimo.
Purtroppo (e per fortuna) ho il bisogno di riconoscermi anche nel mondo sonoro sottostante alle parole, quindi devo per forza dire la mia in modo perentorio su tutto, ma il paziente lavoro che ha fatto Flavio e le idee su cui si è imposto giustamente, alla fine hanno fatto fare un salto ulteriore alle mie produzioni. Credo che difficilmente tornerò indietro, anche se è altrettanto difficile trovare una persona paziente e musicalmente colta e aperta come lui. Oltretutto proveniente dal mio stesso background.
Copertina molto forte, direi in linea con la musica ... Come è nata? Di chi è opera?
Come ti dicevo, è opera mia, dato che parallelamente mi occupo d sempre di arti visive. Quelli sono i miei studi, nasco prima come pittore, scultore e installatore che come musicista. La scimmia legata al centro della parabola di alluminio a specchio ha un diametro di 3 metri e rappresenta lo stadio ancora primitivo dell’evoluzione della conoscenza umana nei confronti della natura. La scimmia, che ricorda le cavie lanciate nello spazio dalla NASA, si copre gli occhi per paura della luce della verità, in un gesto quasi superstizioso, preferisce credere alla religione o a visioni irrazionali piuttosto che affrontare la vera natura del cosmo.
E’ anche il simbolo della piattaforma digitale illustrata che sta per uscire, e di cui vi parlerò a breve.
Come presentate dal vivo questo album? 
Con proiezioni suggestive su uno schermo circolare, in cui compaiono gli elementi naturali via via assegnati ad ogni ordine di grandezza-canzone, dalle micro particelle alle galassie passando per microrganismi, oggetti, uomo, Terra, sistema solare, tra contenuti di fisica e astronomia e citazioni da Voltaire, con immagini anche prese dalle illustrazioni che ho realizzato per la piattaforma digitale (ben 108).
Il live set prevede anche una formazione minimal elettronica e una macro, con band al completo e quartetto d’archi, con una sfera di 3 metri su cui verranno proiettati i contenuti. Un vero spettacolo tra arte, filosofia, musica e scienza, che sarà il protagonista delle stagioni 2018-2019.
Altro da dichiarare? 
Comprate il disco, perché di dischi così non se ne fanno più, credetemi. E seguite Ottodix su Facebook e su www.ottodix.it, sono in arrivo molti eventi extra-ordinari, rispetto ai soliti progetti musicali. 

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7 Commenti:

Alle 18 giugno 2017 alle ore 00:09 , Blogger Alligatore ha detto...

Disco ambizioso, di un artista unico in Italia, Alessandro Zannier alias Ottodix, artista totale, con tante cose da dire, e un modo originale di dirlo (leggete l'intervista e ve ne accorgerete).

 
Alle 18 giugno 2017 alle ore 00:10 , Blogger Alligatore ha detto...

Per farlo usa un pop elettronico tanto semplice quanto sofisticato, con riferitmenti internazionali e testi interessantissmi ben cantati in italiano.

 
Alle 18 giugno 2017 alle ore 00:10 , Blogger Alligatore ha detto...

Un disco da ascoltare dall'inizio alla fine, veramente pieno, che non annoia mai e fa pensare divertendo.

 
Alle 18 giugno 2017 alle ore 00:12 , Blogger Alligatore ha detto...

La quasi title-track, "Micromega Boy" è la mia preferita: vibrante, con un testo impeccabile, sul moderno uomo sempre giovane, sempre connesso, ma prso .... a tratti classicheggiante, è un pezzo bello da morire, ideale per trascinare l'intero disco.

 
Alle 18 giugno 2017 alle ore 00:15 , Blogger Alligatore ha detto...

Altrettanto belle e interessanti "Planisfera", avvolegente elettronica umanistica, e "Zodiacantus", ironico, ritmico, giochetto elettronico, hit buono per la radio, grazie a ritornelli azzeccati e l'uso calibrato del synth.

 
Alle 18 giugno 2017 alle ore 00:18 , Blogger Alligatore ha detto...

Da citare pure "Elettricità", esplicito pop di gusto internazionale con chitarrina sopraffina e un altro bel testo, e "Multiverso", maestoso finale del disco dove perdersi e ritrovarsi tra tastiere, loop illuminanti nei suoi sette minuti e rotti di durata.

 
Alle 18 giugno 2017 alle ore 00:19 , Blogger Alligatore ha detto...

Seguite questo artista geniale anche nel web, ha in serbo noteveli cose, incroci delle arti a non finire ... ascoltate il disco e dite le vostre preferite.

 

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