NOTE
SINTETICHE ALL’ASCOLTO DEL DISCO
GENERE
rock aggettivabile a piacere
LABEL
Hazy Music
PARTICOLARITA’
live in studio quasi integrale prodotto da Umberto Palazzo
CITTA’
Modena
DATA
DI USCITA 17 marzo 2017
Come
è nato Ramingo?
La
canzone che dà il titolo a questo album è stata scritta poche ore
dopo quella che chiude il precedente Gospel,
come una sorta di riflessione a posteriori sulle vicende, romanzate
ma sostanzialmente reali, narrate in quel lavoro pubblicato nel 2015.
Mi accorsi che era però fatta di un’altra pasta poetica; in
qualche modo scrivere Gospel
aveva mutato il mio sguardo e nel giro di poche ore lo spirito
tragico di quel disco aveva lasciato il passo a un orgoglioso e
autoanalitico distacco. Perciò stralciai immediatamente Ramingo
dal lotto dei nuovi pezzi, sapendo
che prima o poi ne avrei fatto un buon uso. Così è successo.
Perché
questo titolo? … è anche il titolo di uno dei pezzi più intensi
dell’album.
La
parola ramingo,
nel suo significato originale, identifica l’uccello ancora incapace
di volare che balza di ramo in ramo per procacciarsi il cibo. Non è
una situazione normale; dev’essere stato abbandonato dalla madre,
probabilmente perché non c’era abbastanza da mangiare per tutti o
perché è successo qualcosa che ha destabilizzato il nido. Lui era
l’elemento debole della nidiata, o uno dei più deboli. Il mio lupo
ramingo simboleggia un essere umano che balza di ramo in ramo per
procacciarsi veloci porzioni del cibo che gli è mancato quando
muoveva i primi passi nel mondo: l’amore del proprio branco.
Come
è stata la genesi del cd, dall’idea iniziale alla sua
realizzazione finale?
Ho
scritto e fatto il primo demo casalingo della title-track nella
primavera del ‘13; in estate ho messo giù alcuni appunti per Le
radici, Come
il vento ti dirà e Non
so cosa darei. Quando mi è uscita
L’amore sottile,
a inizio dell’anno successivo, ho compreso che c’era un nuovo
ciclo di scrittura da lasciar fluire; ho iniziato allora a cogliere i
parecchi significati comuni ai brani dei mesi precedenti. Una serie
di vicende personali e il riprendere in mano la chitarra per
registrare Gospel
hanno fatto il resto e a fine ’14, nel giro di poche settimane,
sono nate tutte le altre canzoni di Ramingo
e la maggior parte di quelle dell’album che seguirà. Ho incluso
Dedalo,
inedito del 2010 perché è terribilmente attinente con gli altri 12
brani. Ho lasciato calcinare tutto per un po’, poi nella primavera
del ’16 ho iniziato ad arrangiare i pezzi con il bassista,
Alessandro Marchiorri. Sono bastati pochi incontri, così come è
bastato poco per fondere la batteria di Riccardo Cocetti con i nostri
canovacci. Riccardo è con me da quasi 10 anni, Alessandro ha già
suonato in Gospel
e lavora spesso con Riccardo. Abbiamo un nostro linguaggio comune,
loro sono bravissimi nel capirmi. Quando serviva - e per dare
coerenza al tutto - c’erano sempre la supervisione e i buoni
consigli a distanza di Umberto Palazzo. A settembre abbiamo fatto la
pre-produzione e in ottobre, in meno di 3 settimane, abbiamo
registrato e mixato con Davide Cristiani presso il suo Bombanella
Soundscapes nelle campagne vicino
Maranello. Diversi arrangiamenti sono nati in studio durante la
lavorazione, il disco è preso quasi tutto dal vivo e ampie parti di
alcuni brani sono state letteralmente improvvisate. Come per Gospel,
il mastering è di Jim Blackwood e sa del deserto dell’Arizona.
Qualche
episodio che è rimasto nella memoria durante la lavorazione di
Ramingo?
Domanda
difficile: è stata un’esperienza superlativa per tutti. Nel
ricordo dell’esecutore, la scelta di registrare live in studio
associa in modo magico e definitivo una certa take o un singolo
passaggio a una determinata luce, odore, stato d’animo di quel
momento. Inoltre quando registriamo ci divertiamo e ridiamo davvero
molto, se si pensa che alla fine si tratta di un lavoro. Tra quello
che si può raccontare, però, mi piace ricordare la notte che
Umberto ha passato insonne a “granulare” sul suo portatile alcune
registrazioni ambientali fatte da Davide un po’ a tempo perso il
giorno prima. L’idea era di trovare un rumore innaturale che
disturbasse un brano “voce e chitarra” di scrittura classica, Le
vie di Firenze. Eravamo ormai alla
fine dei mix. Il giorno dopo in studio Umberto cascava dal sonno, si
capiva che aveva speso parecchie energie ma allo stesso tempo era
reticente sul farmi sentire il suo lavoro perché era certo che lo
avrei bocciato in quanto poco in linea con i miei “ascolti tipici”.
Ho dovuto insistere per ascoltare la sua sintesi granulare:
ovviamente le tracce erano bellissime, anzi erano esattamente quello
che cercavo e sono quelle che si sentono sul disco.
Se
questo cd fosse un concept-album su cosa sarebbe? … tolgo il fosse?
È …
In
parte ti ho già risposto: senza che lo volessi, Ramingo
finisce per dipingere un preciso tipo umano, quello che si porta
dietro le ferite da rifiuto e da abbandono. I personaggi di queste
storie, accomunati da reciproche ma poco lineari passioni, si
inseguono senza riuscire a parlarsi davvero; si trascinano a vicenda
ma senza una direzione, sono preda di scie odorose ma non riescono a
connettere mente e desiderio. Si amano solo di notte come vampiri.
Sono vittime di loro stessi, perché carnefici di coloro che dicono
di amare. Non riescono a mettere radici perché non hanno mai avuto
un nido, non conoscono il ramo su cui sono nati. Non sanno realmente
da dove vengono, non lo vivono
e perciò non riescono a darsi una direzione. Hanno nutrito a caso i
propri affetti e le proprie passioni. Conoscono però il profumo
dell’estasi senza senso di cui si nutre l’amore più alto ed
essenziale, e hanno sviluppato un perseverante spirito di
sopravvivenza che li rende potenzialmente in grado di eroiche
missioni e imprese impossibili. Per ora sono solo squarci ma, proprio
nel conflitto, il ramingo comprenderà i nessi profondi della propria
essenza.
C’è
qualche pezzo che preferisci? Qualche pezzo del quale vai più fiero
di Ramingo?… che ti piace di più fare live?
Soprattutto
in questa fase calda i pezzi mi piacciono tutti molto, sono
soddisfatto di come li abbiamo resi su disco e sono felicissimo di
come sono uscite le canzoni alle quali non sapevo bene che veste
dare. Penso a Il nostro mare
che nella sua forma primitiva aveva tutt’altra scansione ritmica, o
a Scarpe nuove
che all’inizio non immaginavo così piacevolmente ricoperta da
chitarre distorte. Dal punto di vista della scrittura, però, so che
alcuni di questi 13 pezzi hanno un peso che va e andrà al di là del
contingente, pur esaltante, di questo album. Credo che siano Ramingo,
L’amore sottile,
Dedalo,
forse Ho iniziato a sospettare di me
e i due che ho già citato. Dal vivo
è bello suonarli tutti; tra l’altro sono un performer piuttosto
emotivo, irregolare e indisciplinato, capace di dare il peggio di sé
quando tutti si aspettano il meglio e viceversa. Perciò dal vivo,
come dev’essere, tutto cambia sempre e tutto è nuovo ogni volta.
Un po’ come quando si fa sesso.
Come
è stato a livello produttivo fare il cd? Da chi gli apporti più
importanti?
Beh,
ti ho già detto parecchio sul processo e sui soggetti coinvolti:
Alessandro Marchiorri al basso e Riccardo Cocetti alla batteria hanno
con me arrangiato e suonato le 13 canzoni di Ramingo.
Umberto Palazzo, produttore artistico, ha seguito le prove a distanza
tramite scambio di file “raw” ed era presente a tutte le sessioni
di pre-produzione e registrazione. Ha influito molto poco a livello
di singole scelte, badando soprattutto a non farci perdere il filo
dell’operazione, vigilando sulla coerenza sonora del tutto e
fungendo da mia continua interfaccia creativa. Umberto è per me
preziosissimo, è entrato fisicamente nel mondo di provincia in cui
sono nate queste canzoni e ha ascoltato per ore le visioni ruvide e
trascendentali del loro autore. Davide Cristiani ha registrato il
tutto e con Umberto ha mixato, utilizzando molta bobina (soprattutto
per voce e chitarre) e parecchie macchine elaborate o customizzate da
e con l’ingegnere del suono Massimo Micelli. Siamo andati alla
ricerca di un suono essenziale e “reale” che riuscisse a rendere
la straordinaria dinamica che siamo in grado di creare dal vivo,
dovendo affrontare non pochi problemi soprattutto nella gestione
della voce (registrando in diretta, tutti gli altri strumenti entrano
anche nella traccia vocale rendendola particolarmente difficile da
mixare). Abbiamo salutato definitivamente e cordialmente i fanatici
del bel canto e dell’intonazione perfetta, utilizzando microfoni da
palco relativamente poco costosi, dedicando al massimo 3 o 4 take a
ogni brano e rinunciando quasi completamente a ogni sorta di editing.
Le chitarre che si sentono sul disco (tutte messe a punto dal liutaio
Paolo Coriani) sono esattamente quelle suonate dal vivo in studio, le
sovraincisioni sono minimali e si contano sulle dita di una mano. In
generale abbiamo fatto alcuni aggiustamenti al sistema di lavoro
utilizzato per Gospel,
mantenendo più o meno intatte la squadra e le modalità; proprio in
base all’esperienza del 2015 ci siamo districati meglio e più in
fretta tra le diverse scelte tecnico-artistiche. Tutto è andato
molto liscio e ci siamo divertiti come lupi a un banchetto pasquale.
Copertina
rossa, con ricami particolari a disegnare forse una volpe … come è
nato e chi è l’autore di quello e di tutto l’elegante progetto
grafico?
Gospel
era un disco bianco come la putrescente innocenza
dell’autoreferenziale protagonista, come il sudario immacolato del
Cristo che si era immaginato di essere. Ramingo
è rosso come la ruggine, il sangue, Venere e Marte. Il prossimo
disco sarà nero come le profondità oceaniche e quelle dell’anima.
I progetti grafici, che arrivano dopo pomeriggi di brainstorming che
ti lascio immaginare, sono merito di Simone Piccinini che è metà di
Fractars.
L’altra metà è Laura Botti, mia validissima spalla per gli
aspetti testuali nella comunicazione del nostro lavoro, oltre che
guardiana impassibile della correttezza della lingua e
dell’ortografia. La copertina di Ramingo
vuole stilizzare un lupo dallo sguardo perseverante ma anche un po’
smarrito, forte ma fragile, frutto di un reticolo di ramificazioni
radicali che nemmeno lui riesce ancora a comprendere. Un intrico
inestricabile: elegante e potente ma insidioso come un serpe
velenoso.
Come
presenti dal vivo questo album?
Come
lo abbiamo registrato: in trio con Alessandro e Riccardo,
strettamente elettrico. Voce e chitarra, basso, batteria. L’idea è,
per quanto possibile, di suonare sempre l’album tutto intero
rispettandone la playlist, e poi di integrare gli show con una
selezione di pezzi da Gospel,
disco che per vari motivi abbiamo eseguito pochissimo dal vivo e che
abbiamo ancora molta voglia di suonare. Però stiamo pensando anche a
una versione più leggera senza batteria. Per fortuna siamo tutti e
tre soggetti piuttosto versatili, anzi le cose sempre uguali ci
annoiano. Magari prima dell’estate mi do alla macchia e torno solo
per registrare il prossimo disco, chissà.
Altro
da dichiarare?
Un
grosso debito personale e poetico verso Simone Ramilli, scrittore e
ricercatore dal quale (oltre a molti buoni consigli) ho preso a
prestito, incasinandola a mio piacimento, l’immagine del lupo
ramingo, costretto ad errare da quella paura di morire di fame che è
figlia delle ferite da rifiuto e abbandono. Simone sta facendo da
anni un lavoro molto bello e importante sulle origini della malattia,
anche e soprattutto in relazione alle paure e alle convenzioni
sociali. E poi, come ti ho dato modo di intuire, c’è che le
avventure di questo lupo sono tutt’altro che finite. Ci sono due
dischi già scritti che pubblicheremo nel 2019 e 2021; corrispondono
alle fasi alchemiche della distillazione e della sublimazione. Ti
consiglio di non perdere d’occhio il simpatico cinoide
perché dentro di lui si agita qualcosa che assomiglia molto a un
Oltreuomo, o a un Superlupo. Se avrai pazienza, sarai sorpreso
dall’evoluzione che questo cucciolotto spaesato affronterà nei
prossimi due capitoli della Quadrilogia
dello spirito prima di scomparire
serenamente, non più uomo né lupo ma puro spirito, in un nulla
senza tempo.
Etichette: Ariziona, Bombanella Soundscapes, Davide Cristiani, Davide Ravera, Emilia Romagna, Gospel, Hazy Music, In palude con ..., Intervista, Jim Blackwood, Modena, Ramingo, Rock, Umberto Palazzo
9 Commenti:
Finalmente un disco autenticamente rock, genuinamente rock, con ironia e disincanto, per questo mi fa molto piacere ospitare in palude Davide Ravera, personaggio da tenere d'occhio ...
... e da sostenere. E da ascoltare tutto, come abbiamo fatto oggi in palude con "Ramingo".
"Ramingo" è un dei pezzi più belli e significativi dell'intero disco, ribelle e rock come si conviene, questo narrare di un individuo (o animale, non importa) lasciato solo, senza cibo, senza amore ... un rinnegato che vagherà sempre alla ricerca di ciò che gli hanno negato. Questo è rock!
Sulla stessa lunghezza d'onda sento "Ho iniziato a sospettare di me", surreale e con chitarre ribelli, e forse, anche, "Poco sole", con ritmo e perdizione d'amore.
Da citare assolutamente per il testo importante, il pianoforte e le percussioni di Umberto Palazzo, il clarinetto magico e tante altre cose "Come il vento ti dirà".
E poi "Scarpe nuove" per il suo rock, sì ancora rock, surreale e spirito punk, chitarre distorte, e poi " Sentiamoci per lavorare", storia surreale, ben impostata, ottimo cantato, ottime chitarre ... che volere di più da un disco?
Ditemelo voi, dopo aver ascoltato "Ramingo"!
E così hai conosciuto anche Davide :-) Sempre di gran spessore caro Diego! Un abbraccio a te e...ciao Davide!!! Ascolterò Ramingo senz'altro! :)
Grazie per il "gran spessore", a nome mio ... a nome di Davide e di tutti quelli passati in palude. Ascolta "Ramingo", ti piacerà di sicuro ...
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