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sabato 27 maggio 2017

In palude con Davide Ravera

NOTE SINTETICHE ALL’ASCOLTO DEL DISCO
GENERE rock aggettivabile a piacere
DOVE ASCOLTARLO (in parte o tutto) Spotify, SoundCloud, BandCamp
LABEL Hazy Music
PARTICOLARITA’ live in studio quasi integrale prodotto da Umberto Palazzo
CITTA’ Modena
DATA DI USCITA 17 marzo 2017

L'INTERVISTA

Come è nato Ramingo?
La canzone che dà il titolo a questo album è stata scritta poche ore dopo quella che chiude il precedente Gospel, come una sorta di riflessione a posteriori sulle vicende, romanzate ma sostanzialmente reali, narrate in quel lavoro pubblicato nel 2015. Mi accorsi che era però fatta di un’altra pasta poetica; in qualche modo scrivere Gospel aveva mutato il mio sguardo e nel giro di poche ore lo spirito tragico di quel disco aveva lasciato il passo a un orgoglioso e autoanalitico distacco. Perciò stralciai immediatamente Ramingo dal lotto dei nuovi pezzi, sapendo che prima o poi ne avrei fatto un buon uso. Così è successo.

Perché questo titolo? … è anche il titolo di uno dei pezzi più intensi dell’album.
La parola ramingo, nel suo significato originale, identifica l’uccello ancora incapace di volare che balza di ramo in ramo per procacciarsi il cibo. Non è una situazione normale; dev’essere stato abbandonato dalla madre, probabilmente perché non c’era abbastanza da mangiare per tutti o perché è successo qualcosa che ha destabilizzato il nido. Lui era l’elemento debole della nidiata, o uno dei più deboli. Il mio lupo ramingo simboleggia un essere umano che balza di ramo in ramo per procacciarsi veloci porzioni del cibo che gli è mancato quando muoveva i primi passi nel mondo: l’amore del proprio branco.

Come è stata la genesi del cd, dall’idea iniziale alla sua realizzazione finale?
Ho scritto e fatto il primo demo casalingo della title-track nella primavera del ‘13; in estate ho messo giù alcuni appunti per Le radici, Come il vento ti dirà e Non so cosa darei. Quando mi è uscita L’amore sottile, a inizio dell’anno successivo, ho compreso che c’era un nuovo ciclo di scrittura da lasciar fluire; ho iniziato allora a cogliere i parecchi significati comuni ai brani dei mesi precedenti. Una serie di vicende personali e il riprendere in mano la chitarra per registrare Gospel hanno fatto il resto e a fine ’14, nel giro di poche settimane, sono nate tutte le altre canzoni di Ramingo e la maggior parte di quelle dell’album che seguirà. Ho incluso Dedalo, inedito del 2010 perché è terribilmente attinente con gli altri 12 brani. Ho lasciato calcinare tutto per un po’, poi nella primavera del ’16 ho iniziato ad arrangiare i pezzi con il bassista, Alessandro Marchiorri. Sono bastati pochi incontri, così come è bastato poco per fondere la batteria di Riccardo Cocetti con i nostri canovacci. Riccardo è con me da quasi 10 anni, Alessandro ha già suonato in Gospel e lavora spesso con Riccardo. Abbiamo un nostro linguaggio comune, loro sono bravissimi nel capirmi. Quando serviva - e per dare coerenza al tutto - c’erano sempre la supervisione e i buoni consigli a distanza di Umberto Palazzo. A settembre abbiamo fatto la pre-produzione e in ottobre, in meno di 3 settimane, abbiamo registrato e mixato con Davide Cristiani presso il suo Bombanella Soundscapes nelle campagne vicino Maranello. Diversi arrangiamenti sono nati in studio durante la lavorazione, il disco è preso quasi tutto dal vivo e ampie parti di alcuni brani sono state letteralmente improvvisate. Come per Gospel, il mastering è di Jim Blackwood e sa del deserto dell’Arizona.

Qualche episodio che è rimasto nella memoria durante la lavorazione di Ramingo?
Domanda difficile: è stata un’esperienza superlativa per tutti. Nel ricordo dell’esecutore, la scelta di registrare live in studio associa in modo magico e definitivo una certa take o un singolo passaggio a una determinata luce, odore, stato d’animo di quel momento. Inoltre quando registriamo ci divertiamo e ridiamo davvero molto, se si pensa che alla fine si tratta di un lavoro. Tra quello che si può raccontare, però, mi piace ricordare la notte che Umberto ha passato insonne a “granulare” sul suo portatile alcune registrazioni ambientali fatte da Davide un po’ a tempo perso il giorno prima. L’idea era di trovare un rumore innaturale che disturbasse un brano “voce e chitarra” di scrittura classica, Le vie di Firenze. Eravamo ormai alla fine dei mix. Il giorno dopo in studio Umberto cascava dal sonno, si capiva che aveva speso parecchie energie ma allo stesso tempo era reticente sul farmi sentire il suo lavoro perché era certo che lo avrei bocciato in quanto poco in linea con i miei “ascolti tipici”. Ho dovuto insistere per ascoltare la sua sintesi granulare: ovviamente le tracce erano bellissime, anzi erano esattamente quello che cercavo e sono quelle che si sentono sul disco.

Se questo cd fosse un concept-album su cosa sarebbe? … tolgo il fosse? È …
In parte ti ho già risposto: senza che lo volessi, Ramingo finisce per dipingere un preciso tipo umano, quello che si porta dietro le ferite da rifiuto e da abbandono. I personaggi di queste storie, accomunati da reciproche ma poco lineari passioni, si inseguono senza riuscire a parlarsi davvero; si trascinano a vicenda ma senza una direzione, sono preda di scie odorose ma non riescono a connettere mente e desiderio. Si amano solo di notte come vampiri. Sono vittime di loro stessi, perché carnefici di coloro che dicono di amare. Non riescono a mettere radici perché non hanno mai avuto un nido, non conoscono il ramo su cui sono nati. Non sanno realmente da dove vengono, non lo vivono e perciò non riescono a darsi una direzione. Hanno nutrito a caso i propri affetti e le proprie passioni. Conoscono però il profumo dell’estasi senza senso di cui si nutre l’amore più alto ed essenziale, e hanno sviluppato un perseverante spirito di sopravvivenza che li rende potenzialmente in grado di eroiche missioni e imprese impossibili. Per ora sono solo squarci ma, proprio nel conflitto, il ramingo comprenderà i nessi profondi della propria essenza.

C’è qualche pezzo che preferisci? Qualche pezzo del quale vai più fiero di Ramingo?… che ti piace di più fare live?
Soprattutto in questa fase calda i pezzi mi piacciono tutti molto, sono soddisfatto di come li abbiamo resi su disco e sono felicissimo di come sono uscite le canzoni alle quali non sapevo bene che veste dare. Penso a Il nostro mare che nella sua forma primitiva aveva tutt’altra scansione ritmica, o a Scarpe nuove che all’inizio non immaginavo così piacevolmente ricoperta da chitarre distorte. Dal punto di vista della scrittura, però, so che alcuni di questi 13 pezzi hanno un peso che va e andrà al di là del contingente, pur esaltante, di questo album. Credo che siano Ramingo, L’amore sottile, Dedalo, forse Ho iniziato a sospettare di me e i due che ho già citato. Dal vivo è bello suonarli tutti; tra l’altro sono un performer piuttosto emotivo, irregolare e indisciplinato, capace di dare il peggio di sé quando tutti si aspettano il meglio e viceversa. Perciò dal vivo, come dev’essere, tutto cambia sempre e tutto è nuovo ogni volta. Un po’ come quando si fa sesso.

Come è stato a livello produttivo fare il cd? Da chi gli apporti più importanti?
Beh, ti ho già detto parecchio sul processo e sui soggetti coinvolti: Alessandro Marchiorri al basso e Riccardo Cocetti alla batteria hanno con me arrangiato e suonato le 13 canzoni di Ramingo. Umberto Palazzo, produttore artistico, ha seguito le prove a distanza tramite scambio di file “raw” ed era presente a tutte le sessioni di pre-produzione e registrazione. Ha influito molto poco a livello di singole scelte, badando soprattutto a non farci perdere il filo dell’operazione, vigilando sulla coerenza sonora del tutto e fungendo da mia continua interfaccia creativa. Umberto è per me preziosissimo, è entrato fisicamente nel mondo di provincia in cui sono nate queste canzoni e ha ascoltato per ore le visioni ruvide e trascendentali del loro autore. Davide Cristiani ha registrato il tutto e con Umberto ha mixato, utilizzando molta bobina (soprattutto per voce e chitarre) e parecchie macchine elaborate o customizzate da e con l’ingegnere del suono Massimo Micelli. Siamo andati alla ricerca di un suono essenziale e “reale” che riuscisse a rendere la straordinaria dinamica che siamo in grado di creare dal vivo, dovendo affrontare non pochi problemi soprattutto nella gestione della voce (registrando in diretta, tutti gli altri strumenti entrano anche nella traccia vocale rendendola particolarmente difficile da mixare). Abbiamo salutato definitivamente e cordialmente i fanatici del bel canto e dell’intonazione perfetta, utilizzando microfoni da palco relativamente poco costosi, dedicando al massimo 3 o 4 take a ogni brano e rinunciando quasi completamente a ogni sorta di editing. Le chitarre che si sentono sul disco (tutte messe a punto dal liutaio Paolo Coriani) sono esattamente quelle suonate dal vivo in studio, le sovraincisioni sono minimali e si contano sulle dita di una mano. In generale abbiamo fatto alcuni aggiustamenti al sistema di lavoro utilizzato per Gospel, mantenendo più o meno intatte la squadra e le modalità; proprio in base all’esperienza del 2015 ci siamo districati meglio e più in fretta tra le diverse scelte tecnico-artistiche. Tutto è andato molto liscio e ci siamo divertiti come lupi a un banchetto pasquale.

Copertina rossa, con ricami particolari a disegnare forse una volpe … come è nato e chi è l’autore di quello e di tutto l’elegante progetto grafico?
Gospel era un disco bianco come la putrescente innocenza dell’autoreferenziale protagonista, come il sudario immacolato del Cristo che si era immaginato di essere. Ramingo è rosso come la ruggine, il sangue, Venere e Marte. Il prossimo disco sarà nero come le profondità oceaniche e quelle dell’anima. I progetti grafici, che arrivano dopo pomeriggi di brainstorming che ti lascio immaginare, sono merito di Simone Piccinini che è metà di Fractars. L’altra metà è Laura Botti, mia validissima spalla per gli aspetti testuali nella comunicazione del nostro lavoro, oltre che guardiana impassibile della correttezza della lingua e dell’ortografia. La copertina di Ramingo vuole stilizzare un lupo dallo sguardo perseverante ma anche un po’ smarrito, forte ma fragile, frutto di un reticolo di ramificazioni radicali che nemmeno lui riesce ancora a comprendere. Un intrico inestricabile: elegante e potente ma insidioso come un serpe velenoso.

Come presenti dal vivo questo album?
Come lo abbiamo registrato: in trio con Alessandro e Riccardo, strettamente elettrico. Voce e chitarra, basso, batteria. L’idea è, per quanto possibile, di suonare sempre l’album tutto intero rispettandone la playlist, e poi di integrare gli show con una selezione di pezzi da Gospel, disco che per vari motivi abbiamo eseguito pochissimo dal vivo e che abbiamo ancora molta voglia di suonare. Però stiamo pensando anche a una versione più leggera senza batteria. Per fortuna siamo tutti e tre soggetti piuttosto versatili, anzi le cose sempre uguali ci annoiano. Magari prima dell’estate mi do alla macchia e torno solo per registrare il prossimo disco, chissà.

Altro da dichiarare?
Un grosso debito personale e poetico verso Simone Ramilli, scrittore e ricercatore dal quale (oltre a molti buoni consigli) ho preso a prestito, incasinandola a mio piacimento, l’immagine del lupo ramingo, costretto ad errare da quella paura di morire di fame che è figlia delle ferite da rifiuto e abbandono. Simone sta facendo da anni un lavoro molto bello e importante sulle origini della malattia, anche e soprattutto in relazione alle paure e alle convenzioni sociali. E poi, come ti ho dato modo di intuire, c’è che le avventure di questo lupo sono tutt’altro che finite. Ci sono due dischi già scritti che pubblicheremo nel 2019 e 2021; corrispondono alle fasi alchemiche della distillazione e della sublimazione. Ti consiglio di non perdere d’occhio il simpatico cinoide perché dentro di lui si agita qualcosa che assomiglia molto a un Oltreuomo, o a un Superlupo. Se avrai pazienza, sarai sorpreso dall’evoluzione che questo cucciolotto spaesato affronterà nei prossimi due capitoli della Quadrilogia dello spirito prima di scomparire serenamente, non più uomo né lupo ma puro spirito, in un nulla senza tempo.

9 commenti:

  1. Finalmente un disco autenticamente rock, genuinamente rock, con ironia e disincanto, per questo mi fa molto piacere ospitare in palude Davide Ravera, personaggio da tenere d'occhio ...

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  2. ... e da sostenere. E da ascoltare tutto, come abbiamo fatto oggi in palude con "Ramingo".

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  3. "Ramingo" è un dei pezzi più belli e significativi dell'intero disco, ribelle e rock come si conviene, questo narrare di un individuo (o animale, non importa) lasciato solo, senza cibo, senza amore ... un rinnegato che vagherà sempre alla ricerca di ciò che gli hanno negato. Questo è rock!

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  4. Sulla stessa lunghezza d'onda sento "Ho iniziato a sospettare di me", surreale e con chitarre ribelli, e forse, anche, "Poco sole", con ritmo e perdizione d'amore.

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  5. Da citare assolutamente per il testo importante, il pianoforte e le percussioni di Umberto Palazzo, il clarinetto magico e tante altre cose "Come il vento ti dirà".

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  6. E poi "Scarpe nuove" per il suo rock, sì ancora rock, surreale e spirito punk, chitarre distorte, e poi " Sentiamoci per lavorare", storia surreale, ben impostata, ottimo cantato, ottime chitarre ... che volere di più da un disco?

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  7. Ditemelo voi, dopo aver ascoltato "Ramingo"!

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  8. E così hai conosciuto anche Davide :-) Sempre di gran spessore caro Diego! Un abbraccio a te e...ciao Davide!!! Ascolterò Ramingo senz'altro! :)

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  9. Grazie per il "gran spessore", a nome mio ... a nome di Davide e di tutti quelli passati in palude. Ascolta "Ramingo", ti piacerà di sicuro ...

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