venerdì 23 settembre 2016

In palude con Bologna Violenta


NOTE SINTETICHE ALLASCOLTO DEL DISCO
GENERE: Avanguardia retró
DOVE ASCOLTARLO: QUI
PARTICOLARITA: musica estrema strumentale
 SITO / FB
CITTA: Treviso / Fermo
DATA DI USCITA: 11 aprile 2016

LINTERVISTA
Come è nato Discordia?
Discordia è il quinto album di BV e lintento era quello di tirare un po le somme di quanto fatto fino ad ora, con la grande novità di avere un vero batterista (Alessandro Vagnoni) che mi ha accompagnato durante le registrazioni. I pezzi di BV sono sempre nati dalla parte ritmica e quindi per la prima volta mi sono trovato ad arrangiare e scrivere dei pezzi partendo da ritmiche suonate da una persona in carne ed ossa e non più programmate al computer. Questo ha fatto sì che il disco abbia un respiro diverso e, a volte, dei fraseggi ritmici meno complessi. Quindi, partendo dalle batterie, man mano abbiamo aggiunto il resto e alla fine ci siamo ritrovati con sedici pezzi di cui eravamo (e siamo tuttora) completamente soddisfatti.
Perché questo titolo? titolo forte. O no?
Beh, il titolo è forte nella misura in cui è forte la musica, per quel che mi riguarda. Idealmente questo disco è la conseguenza diretta di quanto detto e fatto coi precedenti Uno Bianca e soprattutto con Utopie e piccole soddisfazioni. Ho da tempo limpressione che gli esseri umani trovino sempre un motivo più o meno valido per mettersi gli uni contro gli altri, magari forse solo per sfogare le proprie frustrazioni, ma la cosa che mi lascia perplesso è che spesso ci troviamo a chiederci in quale mondo viviamo?. Da qui il titolo, essenziale e abbastanza chiaro nelle intenzioni. In più mi fa venire in mente tutta la questione della Costa Concordia e la cosa, per quanto tragica, mi fa un po sorridere.
Come è stata la genesi del cd, dallidea iniziale alla sua realizzazione finale?
Lidea iniziale è nata dal fatto che dopo vari split, remix e altre collaborazioni avevo voglia di far uscire un full-lenght.
Come al solito mi sono fatto travolgere dagli eventi e sono impazzito durante la realizzazione del disco. In generale ci sono stati moltissimi scambi di idee e file tra me ed Alessandro a partire dai provini fino ad arrivare al mastering finale. Anche perché il disco è stato registrato un po nel mio studio e un po nel suo, quindi ci siamo ritrovati ad avere molto materiale sparso da assemblare. Dopodiché Alessandro lha mixato ed io lho masterizzato. Il disco è uscito in vinile, cd, e cassetta grazie a Overdrive (etichetta che ha collaborato con noi su unaltra uscita), mentre noi con Dischi Bervisti abbiamo curato la promozione e la distribuzione digitale del disco.
Qualche episodio che è rimasto nella memoria durante la lavorazione del disco?
Un momento memorabile, per me, è stato quando ho finito di registrare tutto e dovevo mixare. Ho mandato le prime prove di mix ad Alessandro, il quale ha cominciato a darmi consigli ed ha voluto provare a metterci le mani per vedere come suonava. Dopo aver sentito il risultato, gli ho passato tutti i file e ho fatto fare il lavoro a lui. Ecco, sembra una sciocchezza, ma non era mai successo prima che qualcuno mettesse mani ai mix dei miei pezzi. Ho sempre fatto tutto da solo, caricandomi anche di responsabilità più grandi di me, ma stavolta, finalmente, potevo affidare in mani sicure il mio lavoro.
Se questo cd fosse un concept-album su cosa sarebbe? tolgo il fosse?
Come ho già detto sopra, in questo disco c’è un po il disagio di vivere in un mondo governato dagli esseri umani che non fanno altro che litigare di continuo. Non è un concept vero e proprio come quello dietro allalbum Uno Bianca, qui la discordia fa un po da filo conduttore tra i vari pezzi, sia musicalmente che a livello di immaginario generale.
C’è qualche pezzo che preferisci? Qualche pezzo del quale vai più fiero di Discordia? che ti piace di più fare live?
Sono molto legato a Binario morto che, se non sbaglio, è il primo scritto per questo disco. È un pezzo lungo e molto oscuro, con una parte doom centrale che mi fa venire i brividi quando la suono dal vivo. Sono molto fiero anche di Colonialismo, mi sembra la sintesi di mille cose fatte in passato da me insieme con altri musicisti. Adoro Sigle di telefilm, ma anche Il tempo dellastinenza. Dal vivo ci divertiamo molto a suonarli un po tutti, anche se effettivamente i pezzi dei dischi precedenti erano decisamente meno elaborati e meno tecnici.
Il cd è ricco di collaborazioni, sia come label, sia come musicanti: chi senti più importante nella sua realizzazione? I nomi da citare assolutamente
Come già detto, Alessandro è assolutamente il primo della lista. Mi ha accompagnato nellultimo anno e mezzo con costanza e una buona dose di sopportazione. Poi i musicisti coinvolti, prima di tutto Monique Honeybird Mizrahi (che ha scritto Colonialismo), poi gli Ottone Pesante (presenti in Leviatano), Fabio Reeks Recchia (voce su Leterna lotta tra il bene e le macchine) e Paolo Polon (a cui ho dato lonore e lonere di aprire il disco con il suo pianoforte). Poi ovviamente se non ci fossero stati i ragazzi di Overdrive non ce lavremmo fatta, credo, così come se non ci fosse stata Nunzia Tamburrano, mia compagna nella vita e nel lavoro, molto probabilmente il disco non sarebbe stato promosso a dovere e soprattutto non starei rispondendo a questa intervista.
La copertina è tragica e simbolica ... come è nata e chi è lautore? Cosa rappresenta
La copertina è un fotogramma preso da un telegiornale locale durante un servizio sullincidente ferroviario avvenuto a Crevalcore (Bo) il 7 gennaio del 2005. È unimmagine molto forte e lidea di utilizzarla mi è venuta quasi spontaneamente una volta deciso il titolo dellalbum. I vagoni squarciati luno contro laltro mi sembra rappresentassero visivamente lidea che mi ero fatto della sonorità complessiva del disco. Partendo da questa idea, tutta la parte grafica è stata curata come al solito da Eeviac, ormai al lavoro con me da quattro album. Per il retro della copertina e la busta interna ha creato un immaginario ispirato alla grafica delle ferrovie (biglietti, abbonamenti e quantaltro).
Come presenti dal vivo questo album?
Il concerto inizia con Sigle di telefilm e si conclude con Colonialismo, ma in mezzo ci sono varie parti dedicate anche ai dischi precedenti. Io ed Alessandro suoniamo chitarra (o violino) e batteria, mentre dietro di noi abbiamo dei visual creati ad hoc pezzo per pezzo. Diciamo che è una specie di narrazione che porta il pubblico a farsi un discreto trip tra varie storie più o meno vere e più o meno crudeli. Tutto questo con un paio di pause al massimo in cui viene chiesto al pubblico di osannare Satana o Gesù, dipende dalle serate.
Altro da dichiarare?
Direi di no. Grazie mille per avermi dato dello spazio in cui raccontare le cose che faccio. Noi saremo in tour anche durante linverno, quindi per chi ci volesse venire a vedere o sentire, il sito è sempre aggiornato con tutte le date confermate.

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9 Commenti:

Alle 23 settembre 2016 alle ore 21:41 , Blogger Alligatore ha detto...

Disco decisamente forte, nella forma e nei contenuti ... anche per questo, anzi, sopratutto per questo è un piacere ospitare in palude Nicola Manzan.

 
Alle 23 settembre 2016 alle ore 21:42 , Blogger Alligatore ha detto...

Il disco ti tiene incollata la cuffia dall'inizio alla fine. 16 pezzi che non possono lasciare indifferenti l'ascoltatore.

 
Alle 23 settembre 2016 alle ore 21:43 , Blogger Alligatore ha detto...

Difficile quindi, come spesso capita in palude, dire i brani preferiti, essendo un disco compatto, un vero e proprio compact-disc :)

 
Alle 23 settembre 2016 alle ore 21:50 , Blogger Alligatore ha detto...

Ma come sempre qualcuno mi punta una pistola alla tempia e allora dico: Sigle di telefilm per la forza evocativa che la trasforma subito in un classico, gran vibra in Chiamala rivolta, ironia fine in salsa noise per Incredibile lite al supermercato e per L'eterna lotta tra il bene e le macchine.

 
Alle 23 settembre 2016 alle ore 21:52 , Blogger Alligatore ha detto...

La title-track è un vero e proprio spezza-coda da combattimento, come il brano che chiude degnamente l'album, Colonialismo, scritto dalla comune amica Honeybird.

 
Alle 1 ottobre 2016 alle ore 20:44 , Blogger Vera ha detto...

La tua definizione di avanguardia retrò, la copertina, il nome del gruppo...tutto mi ha spinto ad andare ad ascoltare i pezzi di questi ragazzi superando la mia solita pigrizia; mi sono sentita subito a casa. Sarà la mia preferenza per i pezzi strumentali, saranno le sonorità un po'd'altri tempi (come me del resto), il loro lavoro mi è piaciuto molto.
Quindi grazie Ally per avercelo presentato.

 
Alle 1 ottobre 2016 alle ore 20:55 , Blogger Vera ha detto...

Non male anche Uno Bianca, gli altri mi sono piaciuti meno.

 
Alle 2 ottobre 2016 alle ore 23:04 , Blogger Alligatore ha detto...

Grazie a te per l'attenzione Vera, che da vera intenditrice è caduta su di un gruppo autenticamente cult e sui dischi migliori ...

 
Alle 3 ottobre 2016 alle ore 18:08 , Blogger Vera ha detto...

Alligatore noooo! Intenditrice io?? La mia cultura musicale è pessima! ascolto anche poca musica ultimamente,e ho una conservatrice predilezione per la musica degli anni '70 e prima parte degli '80 come tutti i vecchi rimango legata all'"imprinting musicale dei miei verdi anni. Non capisco il Jazz quasi per nulla, non so cosa siano molti dei generi che sento nominare... Insomma un vero disastro.
Qualcuno di non troppo antico che amo? La fantastica, mitica spettacolare Lauri Anderson.

 

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