NOTE
SINTETICHE ALL’ASCOLTO DEL DISCO
GENERE poetry rock
DOVE ASCOLTARLO (in parte o tutto) nello stereo,
dopo aver comprato il cd
LABEL Brutture
Moderne / Audioglobe
CITTA’: Firenze / Marradi
DATA DI USCITA 11/3/2016
Com’è nato Un
mistero di sogni avverati?
È un progetto che letteralmente nasce nel secolo
scorso, 1999, quando iniziò la mia collaborazione con la compagnia teatrale
fiorentina Chille de la Balanza.
All'epoca stavano preparando uno spettacolo su Dino
Campana, e il regista Claudio Ascoli mi chiese tra il serio e il faceto di
provare a musicare alcune poesie dei Canti Orfici da inserire nella piéce.
In quella che definisco una delle poche, se non
l'unica, esperienza “magica” della mia carriera di autore/musicista, mi
ritrovai in un flusso spontaneo di musiche e melodie attorno ai versi
campaniane.
E in pochi mesi ad avere il lotto di canzoni che
compongono questo disco.
Il mio amore per Campana invece partiva da molto prima
quando, ancora adolescente, scoprii i Canti
Orfici sulla scia dei simbolisti francesi.
Mi innamorai perdutamente della vicenda e della poesia
di questo uomo d'Appennino che con una scossa elettrica gettò un ponte tra romanticismo,
simbolismo e contemporaneità, passando dal futurismo. Ma all'epoca non se ne
accorse ovviamente nessuno, forse neanche lui stesso.
Il cerchio su questo gruppo di canzoni/poesie si è poi
chiuso adesso, 15 anni dopo.
Perché questo omaggio a Dino
Campana? Perché questo titolo?
Direi che
siamo oltre l'omaggio, perché qui abbiamo letteralmente musicato i suoi versi,
passo passo e fedelmente.
Cantandoli
tutti esattamente come li leggiamo sul libro.
É
un'operazione che sinceramente non so quanti precedenti abbia qui in Italia,
mentre in Francia è stata consuetudine per tutti i grandi chansonniers
misurarsi con le liriche dei vari Baudelaire, Rimbaud, Apollinaire ed altri.
Il
“mistero di sogni avverati”, per come lo intendo io, è tutta la Bellezza che
non si è schiusa nella vita di Dino Campana se non per tramite della sua
poesia.
Che,
nonostante tutto, lo ha salvato, strappandolo al suo tempo così ingeneroso.
Ed è
anche la Bellezza in potenza, che ci tiene appesi e soggiogati in attesa di una
sua qualsiasi manifestazione nel nostro quotidiano.
Come è stata la genesi del cd,
dall’idea iniziale alla sua realizzazione finale?
Come ti
dicevo queste canzoni me le sono portate dietro per 15 anni.
Poi nel
2014 è arrivato il centenario della prima pubblicazione dei Canti Orfici, e mi è suonato un
campanello in testa.
C'era
però da trovare la chiave giusta, e da costruire una storia attorno a questo
disco.
É qui che
ho immaginato l'incontro tra Riccardo Tesi e i Sacri Cuori.
Come un
incontro che restituisse la natura primigenia dell'uomo e del poeta Campana,
che nacque di fatto in una terra di confine – Marradi – a cavallo tra Toscana e
Romagna.
Da una
parte Riccardo Tesi e il suono del suo organetto: la parte toscana e lirica di
Campana.
Dall'altra
i Sacri Cuori, la componente romagnola e se vogliamo più sanguigna del poeta
marradese.
La storia
e il cuore del disco sono di fatto in questo binomio sonoro, che nei suoi
momenti di incontro/scontro rappresenta la dolcezza e il furore della poesia
campaniana.
Ci sono
gli arrangiamenti e i temi strumentali di Tesi, delle idee armoniche e di
scrittura di Gramentieri e le mie canzoni, ovviamente.
Ma aldilà
dei singoli contributi, lo sento davvero come il disco di una (piccola) band
formatasi per l'occasione, che ha creato un proprio approccio e un proprio
sound caratterizzante.
Qualche episodio che è rimasto
nella memoria durante la lavorazione del disco?
Non tanto
un episodio quanto l'assoluta spontaneità e rapidità delle sessions.
Il disco
lo abbiamo di fatto registrato in 4 – io, Tesi, Gramentieri e Sapignoli – in
soli 3 giorni di lavoro, nelle cantine di casa Tesi lavorando su una piccola
pre-produzione fatta in precedenza.
Quel tipo
di sessions nelle quali mentre due persone finiscono di registrare, le altre
due vanno a preparare la pasta.
L'unico
paletto che avevo messo con i musicisti era che il nostro lavoro doveva essere
volto a ricreare la “poesia musicale europea colorita”, come Campana amava
definire la propria prosa.
Nessuno
ha capito alla lettera cosa volessi dire, è stata semplicemente creata e
restituita
Se questo cd fosse un
concept-album su cosa sarebbe? … tiro via il “fosse”? Sento di doverlo fare.
Infatti è
un concept album, nel senso più pieno del termine. E il concetto è la poesia elettrica
di Campana, attorno alla quale abbiamo ballato, con i nostri strumenti.
C'è
soprattutto una profonda intenzione comune dietro ai vari brani.
Il disco
è certamente composito e vario come suoni, stili, arrangiamenti.
Ma il
quadro totale, ovvero i Canti Orfici,
credo non si perdano mai di vista.
Tanti
particolari e sfumature, ma un unico cuore pulsante.
Elettrico.
Più
concept di così.
C’è qualche pezzo che
preferisci? Qualche pezzo del quale vai più fiero dell’intero disco? … che ti
piace di più fare live?
Sono
brani molto belli, con ottimi arrangiamenti in molti casi anche molto lontani
dalla mia prima scrittura basica.
De L'invetriata sono molto soddisfatto
essenzialmente perché è l'unico brano dove suono tutti gli strumenti.
Ma anche
de La sera di fiera, non fosse altro perché
c'è la voce di Nada a recitare i versi campaniani.
Il cd è uscito con Brutture
Moderne, una label che fa cose sempre più belle, nonostante il nome dica il
contrario. Come hai lavorato con loro? Altri contributi importanti alla
realizzazione del disco?
La cosa
curiosa di Brutture Moderne è che è un'etichetta che ha in catalogo direi tutte
le eccellenze musicali romagnole. Io sono l'unica eccezione e l'unico toscano.
Anche se
adottato musicalmente dalla romagna da qualche anno ormai, e l'essere parte di
questa etichetta direi che ne è conferma.
Riguardo
ai contributi esterni alla 4 piéce band che ha registrato l'ottanta per cento
del disco, c'è ovviamente il basso di Checco Giampaoli, sacro cuore nonché
patron dell'etichetta.
E poi gli
interventi di Nada, Cesare Basile e Hugo Race.
Che sono
contributi atipici, perché li ho voluti tutti utilizzare non in modo
tradizionale – ovvero nel canto o nel suono – ma bensì come lettori, come
presenze.
Voci “di
dentro” di Campana, cosi le ho intese.
Copertina e lavoro grafico
veramente eccezionali. Di chi sono i disegni? Dino Campana? E tutto il lavoro
grafico chi l’ha fatto?
Tutto
l'artwork del disco è stato curato dal mio amico Enrico Pantani, artista di
Pomarance con il quale ha trascorso gli anni selvaggi dell'università' di
lettere a Firenze.
E' un
altro cerchio che si è chiuso, perché all'epoca io ed Enrico ci incontrammo a
causa del comune amore per i potei Beat e per Campana.
La storia
poi racconta che lui si è laureato – mentre io, risucchiato dal rock'n'roll, no
– e che ci siamo ritrovati dopo anni di buio solo in tempi recenti.
Nel
frattempo lui era diventato un artista apprezzato e riconosciuto.
Nel suo
stile vitale, irruento, naif e delicato ho ritrovato tutti gli umori propri di
Campana e quando ho pensato che un progetto del genere meritava un progetto
visuale altrettanto importante, Enrico mi è subito venuto in mente.
Lui ha
illustrato ogni singola poesia del disco, che appare nel libretto, oltre a
lavorare sull'immagine oramai iconica di Campana che appare in copertina.
Ha fatto
un lavoro splendido completando la tavolozza di sfumature, di luci e di ombre,
di colori e di riflessi che abbiamo cercato di creare attorno al disco.
Come e dove hai
presentato/presenterai l’album?
Detto che
all'album si lega uno spettacolo di impianto teatrale che battezzerei come il
“concerto dei Canti Orfici”, lo presenteremo certamente in poche e speciali
occasioni, visto il materiale umano che è coinvolto.
La prima
assoluta è stata al Teatro Studio di Scandicci il 15 aprile, dopodiché due date
club a Bergamo (7 maggio) e Cantu' (8) per andare sull'estate e sui festival.
Lo
spettacolo comprenderà e anzi amplierà il lavoro sui versi e sul personaggio
Campana già fatto nel disco.
Altro da dichiarare?
Si:They were
all torn / and cover'd / with the boy's blood
|
Riccardo Tesi, Antonio Gramentieri, Diego Sapignoli, Massimiliano
Larocca
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Etichette: Antonio Gramentieri, Brutture Moderne, Canti Orfici, Cesare Basile, Dino Campana, Firenze, Hugo Race, In palude con ..., Intervista, Marradi, Massimiliano Larocca, Nada, Riccardo Tesi, Rock, Sacri Cuori, Toscana
8 Commenti:
Dico subito che è un disco, l'ho amato molto ... me lo sento molto mio: per la poetica di Campana, per i suoni. Poeta di una modernità estrema. Direi rock cantautorale come pochi. Ascoltandolo si può capire da dove i nostri migliori cantautori hanno preso, si sono abbeverati ... quando dico questo penso a De André, Conte, Capossela, i Gang, Tom Waits, Basile ... Massimiliano Larocca, al quale voglio fare una lode immensa. Bravo, hai fatto una gran cosa.
Accanto a lui, come non citare i due Sacri Cuori qui presenti, Antonio Gramentieri e Diego Sapignoli, e Riccardo Tesi, tutt'uno con il suo organetto diatonico. Con Larocca, questi tre sono i responsabili diretti di Un mistero di sogni avverati. Poi c'è Nada, Hugo Race, Cesare Basile ... un sacco di altri.
Pezzi preferiti? Ne ho, ne ho ...
Direi per prima Una femme qui passe con l’organetto di Tesi al massimo e un cantato di Larocca impeccabile, e la chitarra di Gramentieri Poesia facile cantautorato autentico con Cesare Basile accanto a Massimiliano (gran chitarra, gran chitarra), il folk-rock felice (è dedicato all’amata Sibilla Aleramo) Vi amai nella città dove per sole.
“Fantasia s’un quadro d’Ardengo Soffici”, (e anche qui l’organetto di Tesi gioca le sue carte con la voce di Larocca al massimo), “In un momento”, con versi di una semplicità pari alla loro bellezza rock. Ma anche La petite promenade du poète, e tutte le 13 perle.
Sì, ho amato molto questo disco ... penso mi comprerò I Canti Orfici ... e voi?
Bella intervista, bel concetto. Complimenti per aver presentato in questo modo sublime un poeta sconosciuto (per me, almeno: avevo visto un film, ma non ricordavo più che era lui, proprio lui).
Un album tutto stupendo, tante musiche diverse all'altezza delle parole, e io ho scelto le mie preferite solo perché hanno suoni a cui sono più legata, non perché le altre non mi piacciano, anzi! Nell'ordine: Une femme qui passe, Vi amai nella città dove per sole, Fantasia s'un quadro d'Ardengo Soffici, Barche amorrate e Genova.
In effetti, Dino Campana è un poeta da rilanciare sempre, per la sua moderinità, per la sua umanità, e con la musica di Masimiliano e dei suoi amici Sacri Cuori e Tesi, più tutti gli altri, è stato ri-scoperto come si deve. Mi pare che, sui titoli ci sia assoluta sintonia, a parte le ultime due che io non ho citato, ma che sono altrettanto grandi.
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