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mercoledì 27 aprile 2016

In palude con Massimiliano Larocca


NOTE SINTETICHE ALL’ASCOLTO DEL DISCO
GENERE poetry rock
DOVE ASCOLTARLO (in parte o tutto) nello stereo, dopo aver comprato il cd
LABEL  Brutture Moderne / Audioglobe
SITO O FB DEL GRUPPO Massimiliano Larocca suwordpress
                                Massimiliano Larocca su FB

CITTA’: Firenze / Marradi
DATA DI USCITA 11/3/2016


L’INTERVISTA
Com’è nato Un mistero di sogni avverati?
È un progetto che letteralmente nasce nel secolo scorso, 1999, quando iniziò la mia collaborazione con la compagnia teatrale fiorentina Chille de la Balanza.
All'epoca stavano preparando uno spettacolo su Dino Campana, e il regista Claudio Ascoli mi chiese tra il serio e il faceto di provare a musicare alcune poesie dei Canti Orfici da inserire nella piéce.
In quella che definisco una delle poche, se non l'unica, esperienza “magica” della mia carriera di autore/musicista, mi ritrovai in un flusso spontaneo di musiche e melodie attorno ai versi campaniane.
E in pochi mesi ad avere il lotto di canzoni che compongono questo disco.
Il mio amore per Campana invece partiva da molto prima quando, ancora adolescente, scoprii i Canti Orfici sulla scia dei simbolisti francesi.
Mi innamorai perdutamente della vicenda e della poesia di questo uomo d'Appennino che con una scossa elettrica gettò un ponte tra romanticismo, simbolismo e contemporaneità, passando dal futurismo. Ma all'epoca non se ne accorse ovviamente nessuno, forse neanche lui stesso.
Il cerchio su questo gruppo di canzoni/poesie si è poi chiuso adesso, 15 anni dopo.
Perché questo omaggio a Dino Campana? Perché questo titolo?
Direi che siamo oltre l'omaggio, perché qui abbiamo letteralmente musicato i suoi versi, passo passo e fedelmente.
Cantandoli tutti esattamente come li leggiamo sul libro.
É un'operazione che sinceramente non so quanti precedenti abbia qui in Italia, mentre in Francia è stata consuetudine per tutti i grandi chansonniers misurarsi con le liriche dei vari Baudelaire, Rimbaud, Apollinaire ed altri.
Il “mistero di sogni avverati”, per come lo intendo io, è tutta la Bellezza che non si è schiusa nella vita di Dino Campana se non per tramite della sua poesia.
Che, nonostante tutto, lo ha salvato, strappandolo al suo tempo così ingeneroso.
Ed è anche la Bellezza in potenza, che ci tiene appesi e soggiogati in attesa di una sua qualsiasi manifestazione nel nostro quotidiano.
Come è stata la genesi del cd, dall’idea iniziale alla sua realizzazione finale?
Come ti dicevo queste canzoni me le sono portate dietro per 15 anni.
Poi nel 2014 è arrivato il centenario della prima pubblicazione dei Canti Orfici, e mi è suonato un campanello in testa.
C'era però da trovare la chiave giusta, e da costruire una storia attorno a questo disco.
É qui che ho immaginato l'incontro tra Riccardo Tesi e i Sacri Cuori.
Come un incontro che restituisse la natura primigenia dell'uomo e del poeta Campana, che nacque di fatto in una terra di confine – Marradi – a cavallo tra Toscana e Romagna.
Da una parte Riccardo Tesi e il suono del suo organetto: la parte toscana e lirica di Campana.
Dall'altra i Sacri Cuori, la componente romagnola e se vogliamo più sanguigna del poeta marradese.
La storia e il cuore del disco sono di fatto in questo binomio sonoro, che nei suoi momenti di incontro/scontro rappresenta la dolcezza e il furore della poesia campaniana.
Ci sono gli arrangiamenti e i temi strumentali di Tesi, delle idee armoniche e di scrittura di Gramentieri e le mie canzoni, ovviamente.
Ma aldilà dei singoli contributi, lo sento davvero come il disco di una (piccola) band formatasi per l'occasione, che ha creato un proprio approccio e un proprio sound caratterizzante.
Qualche episodio che è rimasto nella memoria durante la lavorazione del disco?
Non tanto un episodio quanto l'assoluta spontaneità e rapidità delle sessions.
Il disco lo abbiamo di fatto registrato in 4 – io, Tesi, Gramentieri e Sapignoli – in soli 3 giorni di lavoro, nelle cantine di casa Tesi lavorando su una piccola pre-produzione fatta in precedenza.
Quel tipo di sessions nelle quali mentre due persone finiscono di registrare, le altre due vanno a preparare la pasta.
L'unico paletto che avevo messo con i musicisti era che il nostro lavoro doveva essere volto a ricreare la “poesia musicale europea colorita”, come Campana amava definire la propria prosa.
Nessuno ha capito alla lettera cosa volessi dire, è stata semplicemente creata e restituita
Se questo cd fosse un concept-album su cosa sarebbe? … tiro via il “fosse”? Sento di doverlo fare.
Infatti è un concept album, nel senso più pieno del termine. E il concetto è la poesia elettrica di Campana, attorno alla quale abbiamo ballato, con i nostri strumenti.
C'è soprattutto una profonda intenzione comune dietro ai vari brani.
Il disco è certamente composito e vario come suoni, stili, arrangiamenti.
Ma il quadro totale, ovvero i Canti Orfici, credo non si perdano mai di vista.
Tanti particolari e sfumature, ma un unico cuore pulsante.
Elettrico.
Più concept di così.
C’è qualche pezzo che preferisci? Qualche pezzo del quale vai più fiero dell’intero disco? … che ti piace di più fare live?
Sono brani molto belli, con ottimi arrangiamenti in molti casi anche molto lontani dalla mia prima scrittura basica.
De L'invetriata sono molto soddisfatto essenzialmente perché è l'unico brano dove suono tutti gli strumenti.
Ma anche de La sera di fiera, non fosse altro perché c'è la voce di Nada a recitare i versi campaniani.
Il cd è uscito con Brutture Moderne, una label che fa cose sempre più belle, nonostante il nome dica il contrario. Come hai lavorato con loro? Altri contributi importanti alla realizzazione del disco?
La cosa curiosa di Brutture Moderne è che è un'etichetta che ha in catalogo direi tutte le eccellenze musicali romagnole. Io sono l'unica eccezione e l'unico toscano.
Anche se adottato musicalmente dalla romagna da qualche anno ormai, e l'essere parte di questa etichetta direi che ne è conferma.
Riguardo ai contributi esterni alla 4 piéce band che ha registrato l'ottanta per cento del disco, c'è ovviamente il basso di Checco Giampaoli, sacro cuore nonché patron dell'etichetta.
E poi gli interventi di Nada, Cesare Basile e Hugo Race.
Che sono contributi atipici, perché li ho voluti tutti utilizzare non in modo tradizionale – ovvero nel canto o nel suono – ma bensì come lettori, come presenze.
Voci “di dentro” di Campana, cosi le ho intese.
Copertina e lavoro grafico veramente eccezionali. Di chi sono i disegni? Dino Campana? E tutto il lavoro grafico chi l’ha fatto?
Tutto l'artwork del disco è stato curato dal mio amico Enrico Pantani, artista di Pomarance con il quale ha trascorso gli anni selvaggi dell'università' di lettere a Firenze.
E' un altro cerchio che si è chiuso, perché all'epoca io ed Enrico ci incontrammo a causa del comune amore per i potei Beat e per Campana.
La storia poi racconta che lui si è laureato – mentre io, risucchiato dal rock'n'roll, no – e che ci siamo ritrovati dopo anni di buio solo in tempi recenti.
Nel frattempo lui era diventato un artista apprezzato e riconosciuto.
Nel suo stile vitale, irruento, naif e delicato ho ritrovato tutti gli umori propri di Campana e quando ho pensato che un progetto del genere meritava un progetto visuale altrettanto importante, Enrico mi è subito venuto in mente.
Lui ha illustrato ogni singola poesia del disco, che appare nel libretto, oltre a lavorare sull'immagine oramai iconica di Campana che appare in copertina.
Ha fatto un lavoro splendido completando la tavolozza di sfumature, di luci e di ombre, di colori e di riflessi che abbiamo cercato di creare attorno al disco.
Come e dove hai presentato/presenterai l’album?
Detto che all'album si lega uno spettacolo di impianto teatrale che battezzerei come il “concerto dei Canti Orfici”, lo presenteremo certamente in poche e speciali occasioni, visto il materiale umano che è coinvolto.
La prima assoluta è stata al Teatro Studio di Scandicci il 15 aprile, dopodiché due date club a Bergamo (7 maggio) e Cantu' (8) per andare sull'estate e sui festival.
Lo spettacolo comprenderà e anzi amplierà il lavoro sui versi e sul personaggio Campana già fatto nel disco.
 Altro da dichiarare?
Si:They were all torn / and cover'd / with the boy's blood

Riccardo Tesi, Antonio Gramentieri, Diego Sapignoli, Massimiliano Larocca

8 commenti:

  1. Dico subito che è un disco, l'ho amato molto ... me lo sento molto mio: per la poetica di Campana, per i suoni. Poeta di una modernità estrema. Direi rock cantautorale come pochi. Ascoltandolo si può capire da dove i nostri migliori cantautori hanno preso, si sono abbeverati ... quando dico questo penso a De André, Conte, Capossela, i Gang, Tom Waits, Basile ... Massimiliano Larocca, al quale voglio fare una lode immensa. Bravo, hai fatto una gran cosa.

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  2. Accanto a lui, come non citare i due Sacri Cuori qui presenti, Antonio Gramentieri e Diego Sapignoli, e Riccardo Tesi, tutt'uno con il suo organetto diatonico. Con Larocca, questi tre sono i responsabili diretti di Un mistero di sogni avverati. Poi c'è Nada, Hugo Race, Cesare Basile ... un sacco di altri.

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  3. Direi per prima Una femme qui passe con l’organetto di Tesi al massimo e un cantato di Larocca impeccabile, e la chitarra di Gramentieri Poesia facile cantautorato autentico con Cesare Basile accanto a Massimiliano (gran chitarra, gran chitarra), il folk-rock felice (è dedicato all’amata Sibilla Aleramo) Vi amai nella città dove per sole.

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  4. “Fantasia s’un quadro d’Ardengo Soffici”, (e anche qui l’organetto di Tesi gioca le sue carte con la voce di Larocca al massimo), “In un momento”, con versi di una semplicità pari alla loro bellezza rock. Ma anche La petite promenade du poète, e tutte le 13 perle.

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  5. Sì, ho amato molto questo disco ... penso mi comprerò I Canti Orfici ... e voi?

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  6. Bella intervista, bel concetto. Complimenti per aver presentato in questo modo sublime un poeta sconosciuto (per me, almeno: avevo visto un film, ma non ricordavo più che era lui, proprio lui).
    Un album tutto stupendo, tante musiche diverse all'altezza delle parole, e io ho scelto le mie preferite solo perché hanno suoni a cui sono più legata, non perché le altre non mi piacciano, anzi! Nell'ordine: Une femme qui passe, Vi amai nella città dove per sole, Fantasia s'un quadro d'Ardengo Soffici, Barche amorrate e Genova.

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  7. In effetti, Dino Campana è un poeta da rilanciare sempre, per la sua moderinità, per la sua umanità, e con la musica di Masimiliano e dei suoi amici Sacri Cuori e Tesi, più tutti gli altri, è stato ri-scoperto come si deve. Mi pare che, sui titoli ci sia assoluta sintonia, a parte le ultime due che io non ho citato, ma che sono altrettanto grandi.

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