martedì 26 novembre 2024

In palude con i Monoscopes

NOTE SINTETICHE ALL’ASCOLTO DEL DISCO

GENERE  Pop psichedelico, indie rock

DOVE ASCOLTARLO Spotify per ascoltarlo – Bandcamp per ascoltarlo e comprarlo

LABEL Big Black Car Records

PARTICOLARITA’ Rumore e melodia

SITO  INSTAGRAM  FB

CITTA’ Padova

DATA DI USCITA 26 gennaio 2024

L’INTERVISTA

Come è nato Endcyclopedia?

Il disco nasce dai pezzi che sono giunti “a maturazione” dopo il termine del disco precedente, Painkillers and Wine. Quel disco era cominciato più o meno come un progetto gestito solo da Paolo, ma durante la sua realizzazione i Monoscopes sono diventati una vera band. Preparando i concerti per la presentazione di P&W abbiamo arrangiato una decina di nuovi pezzi, che poi hanno finito per costituire Endcyclopedia.

Come mai questo titolo?

Le canzoni nel disco parlano di un ventaglio piuttosto ampio di esperienze umane, e mi piaceva l’idea che fossero viste come un insieme di sfaccettature della stessa vicenda, come se fossero un racconto completo. Di fatto il disco comincia come un poema epico, con la voce di una musa (The Electric Muse), e finisce con la morte del protagonista dell’ultima canzone (A Quiet Life), che ha perso il senno sulla luna come Orlando. Da cui il titolo un po’ serio ma con il gioco di parole su “End”, ovvero “Fine” visto che quasi tutte le canzoni trattano tematiche piuttosto intense. È una specie di compendio di come le cose possano andare a finire male. E poi, semplicemente, Endcyclopedia suona molto bene.

Come è stata la genesi del disco, dall’idea iniziale alla sua realizzazione finale?

Per noi i dischi sono il frutto del processo di maturazione delle canzoni. Spesso sono state iniziate in periodi diversi, ma quelle che finiscono in un disco sono quelle che “vengono a galla” nello stesso periodo, quelle che per una ragione o per un’altra riusciamo a portare a uno stadio che ci soddisfa. Abbiamo iniziato a registrare le prime canzoni già durante il 2022, durante il tour di P&W. La prima è stata It’s a Shame About You. Alcune delle canzoni erano state scritte, o almeno cominciate, prima delle registrazioni di Painkillers & Wine. Il ritornello di A Quiet Life risale, se ben ricordo, al 2006, poi la canzone (strofa e intermezzo) è stata finita durante la lavorazione del disco.

Qualche episodio che è rimasto nella memoria durante la lavorazione di Endcyclopedia?

Un momento particolarmente magico è stato mentre stavamo lavorando in tre in studio a un pezzo. Avevamo mandato la base di The Green Bed a Francesco Pagliarin, l’altro chitarrista, e lui ci ha inviato il provino della sua parte, suonata con l’e-bow. L’abbiamo messa su nelle casse dello studio, e forse è stato quello il momento in cui abbiamo più avuto la consapevolezza che ci fosse un “sound” dei Monoscopes, creato dall’interazione fra noi come musicisti e arrangiatori. Un altro momento importante è stato quando è venuto in studio Tommaso Cerasuolo dei Perturbazione, che è un mio amico di vecchissima data. Ha cantato in una canzone, The Things that You Want to Hide. È venuto in studio, ha inciso la sua parte praticamente buona la prima, e poi ci ha aiutato con alcune armonie. Era la prima volta che facevamo qualcosa insieme in studio dopo tanti anni che ci conosciamo.

C’è qualche pezzo che preferite? Qualche pezzo del quale andate più fieri dell’intero disco? … quello più da live?

Il pezzo più rappresentativo è sicuramente The Electric Muse, che sta all’inizio del disco, ma anche al centro della gamma stilistica del gruppo. È un pezzo con cui apriamo tutti i concerti perché ha proprio l’atmosfera di qualcosa che sta per cominciare. Dal vivo allunghiamo l’intro apposta per far aumentare la tensione.  Il pubblico apprezza particolarmente You’re Gonna Be Mine, che è il pezzo più rumoroso del disco, e verso la fine si distende in un’improvvisazione psichedelica. Hey Atlas è un pezzo importante perché è il più catartico, forse è l’unico con un messaggio positivo e non nichilista, parla di come non ci si debba lasciar sommergere dal peso del mondo. Su YouTube ci hanno lasciato un commento dicendo “grazie, avevo proprio bisogno di una canzone come questa”, e questa è una delle ragioni per cui si fa musica in fondo, condividere delle emozioni con le altre persone.

Copertina molto underground con questo corpo al centro ... Come è nata? Chi l’ha pensata così?

Il progetto è di Nicole Bonfante, che ha anche elaborato il nostro logo. La copertina viene da un’illustrazione di un’enciclopedia dell’ottocento; essendo tutte canzoni ad alta tensione emotiva ci è sembrato naturale scegliere un’illustrazione del sistema nervoso. È un disco che parla di vulnerabilità, di tensioni, di nervi scoperti.

Prodotti artisticamente da Big Black Car Records? Chi sono? Come vi siete incontrati? Come mai con loro?

Loro siamo noi. Siamo i nostri stessi mecenati. L’etichetta si chiama come una delle canzoni più belle dei Big Star. Alex Chilton is God.

Come presentate dal vivo il disco?

Lo stiamo presentando in quintetto, con Francesco Sicchieri alla batteria, Francesco Pagliarin alla chitarra, Paolo Mioni alla chitarra e voce, e gli ultimi entrati Tommaso Mioni alle tastiere e voce, e Alex Villani al basso. 

Altro da dichiarare…

I Monoscopes cercano di unire rumore e melodia. Le canzoni sono importanti. L’armonia è lo scheletro invisibile del mondo.


Etichette: , , , , , , , , , , , ,

9 Commenti:

Alle 26 novembre 2024 alle ore 23:06 , Blogger Alligatore ha detto...

Ritorna l'intervista in palude, ritorna con i Monoscopes, band che ho avuto il piacere di ascoltare dal vivo, poi ho preso il cd ed eccoci qui...

 
Alle 26 novembre 2024 alle ore 23:11 , Blogger Alligatore ha detto...

Un pop-rock dalle venature psichedeliche (non a caso Paolo Mioni, voce/chitarre della band ha suonato con i Jennifer Gentle, padovani come i Monoscopes).

 
Alle 26 novembre 2024 alle ore 23:19 , Blogger Alligatore ha detto...

Mi sono piaciuti dal vivo e mi piacciono anche su disco, un disco questo Endcyclopedia con dieci pezzi per quaranta e passa di buona musica.

 
Alle 26 novembre 2024 alle ore 23:25 , Blogger Alligatore ha detto...

Dieci pezzi, tutti potenziali singoli, tra i quali scelgo Hey Atlas, pezzo da alternative-rock-band con i controfiocchi: atmosfera tranquilla, organo in primo piano col cantato, poi chitarre a briglia sciolta e una gran bella atmosfera.

 
Alle 26 novembre 2024 alle ore 23:30 , Blogger Alligatore ha detto...

Ma pure il brano che segue, The Maker non è da meno: ancora chitarre in primo piano e il giusto ritmo, una bella progressione. Veramente forte.

 
Alle 26 novembre 2024 alle ore 23:36 , Blogger Alligatore ha detto...

The Things that You Want to Hide è un altro gran pezzone, non solo per l'ospitata di Tommaso Cerasuolo dei Perturbazione, che la canta con Paolo Mioni. C'è un'atmosfera magica, anche grazie all'organo.

 
Alle 26 novembre 2024 alle ore 23:40 , Blogger Alligatore ha detto...

Ottime anche le canzoni citate dalla band tra le loro preferite: The Electric Muse che apre in maniera psichedelica il disco e che lo presenta perfettamente ...

 
Alle 26 novembre 2024 alle ore 23:42 , Blogger Alligatore ha detto...

... e poi You’re Gonna Be Mine rock che va via diretto, con tante chitarre, una bella atmosfera lo-fi e dilatazione a mille!

 
Alle 26 novembre 2024 alle ore 23:45 , Blogger Alligatore ha detto...

Ecco, ne ho citate cinque, ma avrei potuto citarne altre cinque, perchè Endcyclopedia è un album davvero bello, con dieci pezzoni che restano. Ascoltatemi: ascoltatelo!

 

Posta un commento

Iscriviti a Commenti sul post [Atom]

<< Home page