Marlene Kuntz live – Verona, Teatro Romano 29.05.2009
È stato uno dei più bei concerti della mia vita. Per l’umiltà, la disponibilità, la maturità, il rock nelle vene, un mucchio di belle canzoni, il darsi totalmente all’arte, lo splendido scenario tra antico e moderno. Tutto era cominciato nel pomeriggio di venerdì, quando Cristiano Godano (privo del barbone, male) e compagni, si erano presentati alla Fnac di fronte ad un pubblico giovane e attento, per sottoporsi ad una sfilza di domande sulla loro musica e su ciò che le gira attorno (scrittura, poesia, cinema, amore…). Quaranta minuti intensi e simpatici, a mostrare un gruppo compatto, con le idee chiare e la consapevolezza nei propri mezzi.
La sera, saliti sul palco dell’intimo Teatro Romano di Verona , quasi totalmente gremito nonostante il freddo (quasi in perfetto orario, da veri professionisti), cominciano a snocciolare classici e qualche pezzo recente, con un’energia ed una freschezza straordinarie. Nel pomeriggio avevano parlato degli anni che passano, ma non sembrano siano passati gli anni per i Marlene Kuntz. Precisi, se non per qualche capello bianco, a quando andavo a vederli ai primi concerti da ragazzino.
Il pubblico è molto vario. Dai quarantenni ai trentenni che con i Marlene sono cresciuti, ad un pubblico più giovane, ma molto entusiasta, che quando il terzetto aveva cominciato a suonare era appena nato; sembrano conoscerli meglio del sottoscritto: cantano, chiamano la canzone, scattano immagini con il telefonino. Una ragazza davanti a me, tutta ricci ed energia, corre vicino al palco e abbraccia e bacia Godano alla fine del concerto, fregando i gorilla attenti (ma, almeno in questo caso, tolleranti). Fine del concerto per modo di dire, perché i Marlene Kuntz non si stancano mai, e concedono due bis tirando fino alle undici e mezza passate.
Alla vera fine il pubblico si avvicina al palco ed abbraccia (proprio fisicamente) la band, anche qui estremamente generosa nello stringere mani e regalare sorrisi. Non in modo ruffiano, come fanno i politicanti a caccia di voti in questi giorni, ma da amici di sangue. La ragazza di prima si prende in regalo la bacchetta e il plettro (se li è guadagnati), ed io rincaso felice, quasi ritornato adolescente. Nella mezz’oretta di viaggio non accendo la radio. Ho nelle orecchie buona musica a sufficienza per un bel po’.
Ho detto di Godano, leader carismatico senza pose da duro. Ma i Marlene sono anche una grande chitarra, umile ma necessaria come quella di Riccardo Tesio (c’è sempre) e un fantasista dietro alla batteria come Luca Bergia. Questo è il gruppo, il terzetto così entrato nella storia del nostro rock (e così Godano ama, come ha detto nell’intervista, essere ricordato), ma fondamentale è l’apporto di due innesti come il sicuro basso di Luca Lagash Saporiti e il giovane ma molto bravo Davide Arneodo (tastiere, violino e percussioni). Due Marlene Kuntz extraparlamentari, che spero rimangano a lungo accanto al terzetto. Le canzoni. Le canzoni. Non sono bravo a ricordarmi le canzoni, è un mio difetto. Ho la memoria di pasta frolla e ho sempre invidiato chi se le ricorda tutte e le canta a squarciagola. A fine concerto non ho avuto la prontezza di riflessi di prendere al volo la scaletta, altrimenti sarei qui a sparare titoli. L’ha presa la ragazza di prima (no, scherzo, questa l’ha preso un ragazzo). Ho avuto l’impressione di un concerto molto rock, con un sacco di energia e qualche momento psichedelico. Accanto ai classici fatti fuori uno dietro l’altro, nuovi piacevoli pezzi, come quello che chiude il recente film di Davide Ferrario (Tutta colpa di Giuda, dove Godano stesso ha recitato) Canzone in prigione, bel rock sociale e Pregiudizio, ritmico, nervoso, instabile come una vera marlenekuntzsong. Nota a parte per Impressioni di settembre, cover della PFM: acida, dilatata/dilatante, vera ecologia per la mente e il corpo; i Marlene Kuntz l’hanno fatta loro come nessuno altro mai. Ciliegina sulla torta di un grande concerto rock.
SITO E MYSPACE MARLENEKUNTZIANI
La sera, saliti sul palco dell’intimo Teatro Romano di Verona , quasi totalmente gremito nonostante il freddo (quasi in perfetto orario, da veri professionisti), cominciano a snocciolare classici e qualche pezzo recente, con un’energia ed una freschezza straordinarie. Nel pomeriggio avevano parlato degli anni che passano, ma non sembrano siano passati gli anni per i Marlene Kuntz. Precisi, se non per qualche capello bianco, a quando andavo a vederli ai primi concerti da ragazzino.
Il pubblico è molto vario. Dai quarantenni ai trentenni che con i Marlene sono cresciuti, ad un pubblico più giovane, ma molto entusiasta, che quando il terzetto aveva cominciato a suonare era appena nato; sembrano conoscerli meglio del sottoscritto: cantano, chiamano la canzone, scattano immagini con il telefonino. Una ragazza davanti a me, tutta ricci ed energia, corre vicino al palco e abbraccia e bacia Godano alla fine del concerto, fregando i gorilla attenti (ma, almeno in questo caso, tolleranti). Fine del concerto per modo di dire, perché i Marlene Kuntz non si stancano mai, e concedono due bis tirando fino alle undici e mezza passate.
Alla vera fine il pubblico si avvicina al palco ed abbraccia (proprio fisicamente) la band, anche qui estremamente generosa nello stringere mani e regalare sorrisi. Non in modo ruffiano, come fanno i politicanti a caccia di voti in questi giorni, ma da amici di sangue. La ragazza di prima si prende in regalo la bacchetta e il plettro (se li è guadagnati), ed io rincaso felice, quasi ritornato adolescente. Nella mezz’oretta di viaggio non accendo la radio. Ho nelle orecchie buona musica a sufficienza per un bel po’.
Ho detto di Godano, leader carismatico senza pose da duro. Ma i Marlene sono anche una grande chitarra, umile ma necessaria come quella di Riccardo Tesio (c’è sempre) e un fantasista dietro alla batteria come Luca Bergia. Questo è il gruppo, il terzetto così entrato nella storia del nostro rock (e così Godano ama, come ha detto nell’intervista, essere ricordato), ma fondamentale è l’apporto di due innesti come il sicuro basso di Luca Lagash Saporiti e il giovane ma molto bravo Davide Arneodo (tastiere, violino e percussioni). Due Marlene Kuntz extraparlamentari, che spero rimangano a lungo accanto al terzetto. Le canzoni. Le canzoni. Non sono bravo a ricordarmi le canzoni, è un mio difetto. Ho la memoria di pasta frolla e ho sempre invidiato chi se le ricorda tutte e le canta a squarciagola. A fine concerto non ho avuto la prontezza di riflessi di prendere al volo la scaletta, altrimenti sarei qui a sparare titoli. L’ha presa la ragazza di prima (no, scherzo, questa l’ha preso un ragazzo). Ho avuto l’impressione di un concerto molto rock, con un sacco di energia e qualche momento psichedelico. Accanto ai classici fatti fuori uno dietro l’altro, nuovi piacevoli pezzi, come quello che chiude il recente film di Davide Ferrario (Tutta colpa di Giuda, dove Godano stesso ha recitato) Canzone in prigione, bel rock sociale e Pregiudizio, ritmico, nervoso, instabile come una vera marlenekuntzsong. Nota a parte per Impressioni di settembre, cover della PFM: acida, dilatata/dilatante, vera ecologia per la mente e il corpo; i Marlene Kuntz l’hanno fatta loro come nessuno altro mai. Ciliegina sulla torta di un grande concerto rock.
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Etichette: Concerti, Cultura, Cuneo, Davide Ferrario, Fnac, Marlene Kuntz, PFM, Rock, Teatro Romano, Tutta colpa di Giuda, Verona
9 Commenti:
Ma tu pensa... in questo momento sto proprio ascoltando una loro canzone, "A fior di pelle". Che piacevole coincidenza!
Un abbraccio, che era un po' che non mi soffermavo qui nella tua palude. :)
@LaMentePersa
Dici bene Gio'. E questa sera ho fatto il bis, sono andato a vedere gli Afterhours, nello stesso splendido scenario del Teatro Romano. Ospite in 3 canzoni ancora Godano, in splendida forma. Alla fine ho scambiato due parole con lo scrittore tuo concittadino Morozzi. Altri motivi per essere contento per tutta la prossima settimana.
@Ross
Le coincidenze della vita. Grande canzone quella. Grande gruppo i Marlene, nel periodo migliore della loro vita artistica. Torna più spesso.
Nella tua palude si scopre scopre e si ricorda nel nuovo.
Sicuro che sia davvero una palude e non invece un labirinto, rock e psichedelico?
Una palude labirintica... può esistere? Mah! E poi, Rock e Psichedelia, la cosa più bella che ci sia.
dal vivo sono strepitosi, per me i migliori oggi in italia(e forse non solo)....post stupendo...
stay psychorock alligatore...; )
sono anni che non li ascolto ma hanno scandito la mia adolescenza durante gli anni novanta
@IsaccoNucleare
Concordo assolutamente, e io ho avuto la fortuna di vedere Godano per due sere di seguito, quella del suo concerto e ieri sera, ospite degli Afterhours. Grazie per "il post stupendo", per me mettere giù le emozioni di un concerto è sempre dura (sto provando a mettere giù quelle degli Afterhours, vediamo cosa esce ...).
@Manfredi
Quello che dici vale anche per me. Sono stato felice di ritrovarli dopo anni così, in forma perfetta e in questa bella rassegna che hanno fatto nella mia città, con poca pubblicità, purtroppo (forse il rock è troppo d'estrema sinistra per gli amministratori di centrodestra; si trovano a loro agio con le signore impellicciate e gli uomini in smoking della lirica, musica defunta da un bel pezzo).
Bellissima e sentita recensione del concerto di Verona. Ti volevo solo segnalare, per correttezza nei loro confronti, che peraltro sono miei amici, che il batterista è Luca Bergia, mentre il chitarrista è Riccardo Tesio. Avevi invertito i nomi... Ciao, silvia
Grazie Silvia della segnalazione. Ho corretto il pezzo, ma lascio questo tuo post di correzione a futura memoria: succede sempre così, leggo e rileggo il pezzo, ma un errore così (grosso come una casa) non lo vedo. Come si dice in questi casi, mi scuso con i lettori e i diretti interessati: Luca Bergia (batteria) e Riccardo Tesio (chitarra).
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