In plaude con i Double Syd
GENERE: ROCK PSICHEDELICO/BRIT POP
DOVE ASCOLTARLO: SU TUTTI I DIGITAL STORES, tipo qui
LABEL: URTOVOX
PARTICOLARITA’: ALBUM D’ESORDIO
CITTA’: ALFONSINE (RA)-PESARO
DATA DI USCITA: 14 APRILE 2023
L'INTERVISTA
Come è nato My Lonely Sun?
Noi due ci conosciamo fin dai tempi delle
elementari; durante le superiori abbiamo scoperto di condividere gusti musicali
simili, in particolare di avere una predilezione per il rock psichedelico sorta
ascoltando gruppi come Beatles, Doors e primi Pink Floyd. Intorno ai primi anni
2000 per divertimento abbiamo iniziato a registrare i nostri primi brani,
continuando in maniera talvolta saltuaria fino ad oggi: per My Lonely Sun abbiamo scelto 11 pezzi tra quelli che
abbiamo inciso in questi anni (gran parte dei restanti sono da rifinire oppure
cantati in italiano).
Come mai questo titolo? Cosa vuol dire?
Nella scelta del nome da dare all’album,
volevamo ricollegarci ad un titolo di una canzone: abbiamo scelto “My sun”
aggiungendoci “lonely” in quanto ci sembrava suggestiva l’idea di un sole
solitario, da poter ergere a modello d’ispirazione. “My Lonely Sun” è perciò un
omaggio alla solitudine, quella creativa. D’altronde, i solitari più audaci si
segregano in casa per godersi la vita.
Come è stata la genesi del cd, dall’idea iniziale alla realizzazione finale?
Come scritto sopra, l’album è stato
composto e registrato via via negli anni. Un aspetto comune a tutte le canzoni
è sempre stata la componente psichedelica; tuttavia, i primi pezzi erano
maggiormente legati al movimento Brit-pop, poi per un certo periodo abbiamo
registrato brani con un sound più elettronico, mentre ultimamente abbiamo
inciso sia canzoni in italiano di stampo più cantautorale che non abbiamo
inserito e pensiamo di pubblicare in futuro sia altre in inglese di stile
tipicamente pop-rock psichedelico.
Qualche episodio che è rimasto nella memoria durante la lavorazione del disco?
È un disco totalmente “domestico”. Vivendo a più di 100 km di distanza, l’abbiamo registrato sia separatamente, ossia ognuno sul proprio computer e inviandoci le tracce con le modifiche apportate di volta in volta, sia trovandoci a casa di uno dei due. Ogni canzone ha avuto una genesi più o meno lunga. È capitato più volte che uno dei due provasse a cantare un pezzo, e poi non soddisfatto insistesse affinché lo facesse l’altro. Di solito entrambi preferiamo la voce dell’altro. Più volte poi, un po’ per scherzo e un po’ per vedere se la strada fosse percorribile, abbiamo provato a cantare i pezzi imitando le voci di altri musicisti, Arthur Brown su tutti, ma il risultato non è mai stato troppo convincente (anche se divertente).
Se My Lonely Sun fosse un concept album su cosa sarebbe? Tolgo il fosse…
Tutti in nostri pezzi sono orientati in un modo o nell’altro alle tematiche care alla psichedelia inglese degli anni’60, ossia da un lato alla realtà vista dall’angolazione visionaria di un fanciullo e alla nostalgia per un periodo della vita in cui tutto destava meraviglia; dall’altro ad una forma d’introspezione cosmica, spaziale, con il pensiero divergente e l’ozio creativo elevati a guida. Come detto, poi, un altro aspetto comune è una visione positiva, creativa della solitudine.
Il tutto filtrato con una certa ironia
incline al non-sense, al paradosso, e una propensione ad un romanticismo
insolito, giocoso.
C’è qualche pezzo che preferite? Qualche pezzo del quale andate più fieri di questo vostro disco? … che vi sembra ideale per fare live?
Di tutti i pezzi siamo soddisfatti, però come singoli abbiamo scelto “My sun” e “On my paper” in quanto li consideriamo i due pezzi più orecchiabili dell’album (e tutto sommato i più belli) e ci sembra lo rappresentino bene.
Tra i potenziali singoli abbiamo anche
considerato “Wednesday morning”, che abbiamo scelto come focus track
dell’album, “Wonderfall” e “The best fantasy”.
Urtovox Records come label, non è male come disco d’esordio. Come mai con loro?
Quando abbiamo deciso di provare a pubblicare l’album, abbiamo inviato una mail ad un po’ di etichette, scegliendo quelle che annoverassero o avessero annoverato tra i loro assistiti artisti o band di cui fossimo fan.
Alcune etichette ci hanno ricontattato
facendoci proposte interessanti; tra queste abbiamo optato per quella di Paolo
Naselli di Urtovox sia per l’importanza dell’etichetta sia per le affinità
musicali.
Copertina piena di cose, con colori vintage. Come è nata? Chi l’ha pensata così?
La copertina l’abbiamo concepita come una sorta di omaggio in versione giocosa a capolavori della psichedelia come “Sgt. Pepper’s lonely hearts club band” dei Beatles” e ”The hangman’s Beautiful daughter” degli Incredibile string band.
Nel nostro caso non ci sono persone ma robot costruiti con i Lego e altri personaggi dei giochi della nostra infanzia e adolescenza quali uno gnomo e un fanciullo vestito da cowboy; la disposizione è simile a quella delle copertine di Beatles e degli Incredibile string band, e altrettanto simile è la scritta “Double Syd” in rosso a caratteri grandi a quella “Beatles” in Sgt. Pepper’s.
Come presentate il disco dal vivo?
In realtà stiamo ancora riflettendo su come presentare il disco dal vivo. Al momento l’idea è di fare un set live come duo supportandoci con delle basi; non ci dispiacerebbe mettere su una band per i concerti, ma la distanza chilometrica tra Ravenna e Pesaro rende la cosa di non facile attuazione.
Altro da dichiarare?
Grazie per l’intervista e buon ascolto di My Lonely Sun!
Etichette: Alfonsine, Brit-pop, Double Syd, In palude con ..., Intervista, My Lonely Sun, Pesaro, Psichedelico, Ravenna, Rock, Urtovox
11 Commenti:
Esordio magico, esordio fuori dallo spazio e dal tempo, un disco che non ti aspetti oggi, in questi anni tristi... e invece...
... e invece psichedelia anni '60, brit-pop e sensuale rock anni '90 a piene mani, questa notte in palude.
Undici pezzi, undici potenziali singoli, si sente che sono solo una selezione di un mucchio di buoni brani tra i quali hanno scelto il meglio, si sente che siamo di fronte a dei musicanti all'esordio come Double Syd, ma sicuramente non di primo pelo.
Non riesco davvero a dire un pezzo migliore dell'altro... se mi chiedete le mie preferite, vi dico tutte, perché è questa la musica che preferisco.
On my paper è forse la mia preferita, ma di poco sulle altre...pezzo beatlesiano come pochi, con un'atmosfera data dal cantato quanto dalla chitarre. magico, cresce ascolto dopo ascolto... con suoni che sembrano arrivare da tutte le parti (e ti sembra di vederli, ma poi ne senti altri).
Ma che dire di She is Rising? ... marcetta acida con qualcosa di orientale, chitarre a solleticare una voglia di rock alternativo, archi e un cantato robotizzato senza infastidire, anzi... un pezzo sempre più acidamente rock, che si trasforma e ti trasforma.
Sì, anche il brit-pop Best Fantasy: psichedelia rock a piene mani, con un ritmo coinvolgente e un cantato sexy/ironico...
Anche se i richiami alla psichdelia anni '60 mi attraggono di più ... tipo le finali Let See e Space Western Blues.
La prima, è cullante e crepuscolare, quasi folk-acid-rock con un gusto di oriente e cose torbide da anni Sessanta. Archi strani, un ritmo che sale, qualcosa di indefinibile alla Devendra Banhart, con mantra finale.
Space Western Blues finale davvero acido, futuristico, filmico, sperimentale e chi più ne ha... quando entra l'organo si entra in estasi, e i giochi di esso con la chitarra (è una chitarra? di sicuro uno strumento a corde bellissimo) sono vera arte novecentesca. Se la sente Tarantino scrive un nuovo western spaziale e la prende nella colonna sonora.
Che dire? Io questa notte non dormo, ascolto e riascolto My Lonely Sun dei Double Syd. Voi fate quello che vi pare...
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