In palude con She Owl
NOTE SINTETICHE ALL’ASCOLTO DEL DISCO
GENERE Dream-pop, alternative rock
DOVE ASCOLTARLO su Bandcamp
LABEL HuNtReSs
PARTICOLARITA’ Registrato e prodotto in 6 paesi diversi
CITTA’ Nomadi
DATA DI USCITA 22 Gennaio 2023
L’INTERVISTA
Come è nato Invisible Heart?
Come ogni disco del progetto She Owl, da un insieme di avventure, sogni e esperienze sedimentate negli ultimi anni. Dietro ad ogni canzone si nascondono giornate precise, periodi vissuti e conclusi lontano da questo tempo, attimi che hanno rivoluzionato la nostra prospettiva una volta per tutte. Ogni parola, ogni nota dell’album ci aiuta a localizzare un percorso interiore, a stendere la mappa di un tesoro che appartiene a tutti ma ognuno trova a modo suo.
Come mai questo titolo? Molto bello, pregno...
Tutte le canzoni tranne una erano pronte, per un paio di giorni abbiamo riempito fogli e fogli di titoli, alcuni molto seri, forse criptici, altri spontanei e scherzosi, ma essenziali per seguire il nostro flusso di coscienza. Alla fine abbiamo scelto due parole semplici, comprensibili a tutti ma disposte in modo insolito, legate ad un’immagine ben chiara per noi. L’idea di un cuore invisibile è nata almeno sei anni fa. Parlavamo di come si tenda ad associare l’invisibile al sottile, al microscopico: “non si vede” perché è troppo piccolo. Eppure esistono tantissime sostanze, forme, strutture che non sono visibili, o comprensibili perché troppo grandi per noi. Troppo grandi, o troppo vicine, eppure indispensabili: l’oceano per il pesce, l’humus per il lombrico, il cielo per il falco, l’utero per il feto. E se tutto questo sistema solare – e le galassie vicine – fossero parte di un unico, immenso cuore pulsante? Indispensabile, incomprensibile, ma invisibile tanto quanto il cuore umano, tanto quanto il nostro pugno? Da questa analogia è nato il titolo del disco e l’ultima canzone in esso contenuta: Invisible Heart è l’insieme delle canzoni ma è anche una delle canzoni, così come noi abbiamo un cuore e siamo parte di un cuore (molto) più grande.
Come è stata la genesi di questo disco, dall’idea iniziale alla sua realizzazione finale?
Jolanda ha scritto la prima bozza di Gold nel 2011 a San Francisco. L’oro del titolo è riferito ad un viaggio in aereo che, decollato al momento giusto, prolungando lo spettacolo del tramonto per sei ore. La title track, ultima in ordine di composizione, è del 2019. In tutto questo tempo abbiamo avuto modo di aggiornare l’approccio tecnologico e musicale al progetto, rifiutandoci di sacrificare anche solo una nota per fini commerciali. D’altronde tutti i brani sono stati eseguiti almeno una volta dal vivo, e l’attenzione che hanno ricevuto è una cartina tornasole validissima. A composizione ultimata, per la prima volta abbiamo scelto di coinvolgere amici e colleghi a distanza, soprattutto per registrare le parti ritmiche: Gus Ring ha eseguito le parti di basso a Linköping (Svezia), George S.Rosenthal quelle di batteria a San Francisco e Christian Schönholzer si è preso cura delle percussioni a Berna. Per i mix finali abbiamo coinvolto Sam Beste da Londra. Noi abbiamo registrato e seguito i lavori tra Berlino e l’Italia tramite il nostro studio mobile. Per ora le nostre canzoni hanno viaggiato più di noi!
Qualche episodio che è rimasto nella memoria durante la lavorazione di Invisible Heart?
All’inizio del 2020 eravamo pronti per registrare questo disco (come i precedenti) con George S.Rosenthal al Complex SF Studios di San Francisco. Pochi giorni prima della partenza, George ci avverte che per problemi tecnici dovremo rimandare le registrazioni. In quel momento tutti i nostri piani sono crollati come un domino. Adesso, in prospettiva e dopo aver ascoltato il vinile fresco di stampa, siamo sicuri di avere tra le mani qualcosa di meglio di quanto avevamo sognato. Per superare le proprie aspettative occorre un progetto dettagliato… e qualche imprevisto!
Se Invisible Heart fosse un concept-album su cosa sarebbe? … tolgo il fosse?
Più che un concept, si tratta di un caleidoscopio: a seconda del brano da cui parti ad ascoltare l’album si possono immaginare storie molto diverse tra loro. L’ordine dei brani su disco è legato alle nostre esperienze, quindi è chiaro per noi. Le canzoni hanno sicuramente tematiche comuni (la gioia di vivere, lo straniamento, il confronto coi fantasmi e con un luogo che fino a oggi si è chiamato ‘casa’), e in ciascuna si nasconde l’inizio e la fine di una storia. Dipende dalla prospettiva dell’ascoltatore.
C’è qualche pezzo che preferisci? Qualche pezzo del quale andate più fieri dell’intero disco? … quello più da live?
(Jolanda) Un pezzo che suono volentieri dal vivo è Still Beauty: l’ho scritta alla vigilia del Natale 2018. Quella sera sono rimasta a casa perché avevo un leggero mal di gola, così ho cercato tutte le note che riuscivo a intonare senza sforzo. Il testo parla di una relazione di coppia iniziata tanti anni fa: qualsiasi riferimento a me e Demian è puramente intenzionale...
Come è stato prodotto? Chi più vicino a livello produttivo?
L’abbiamo prodotto noi. Durante la primavera 2020 Jolanda ha avuto il tempo di dedicarsi a studiare e sperimentare con produzione, mixaggio e mastering, lavorando a distanza con insegnanti e amici esperti. È nato così il progetto Birdscapes, basato su field recording di uccelli registrati in giro per il mondo in quel periodo, e l’album vocal ambient Nine Spells, incentrato sulle proprie antenate. Il mix finale di Invisible Heart è stato affidato a Sam Beste (Amy Winehouse, The Vernon Spring, Hejira), che ha lavorato principalmente in analogico, aggiungendo la sua prospettiva alle canzoni senza snaturare i mix di riferimento di Jolanda. Rispetto a Drifters e ai dischi precedenti, abbiamo avuto più tempo a disposizione per curare e raffinare il suono complessivo. È stato emozionante ricevere i primi mix durante il tour del 2021 in Germania: alla sera portavamo le canzoni nuove nei club, nei teatri e nelle chiese, il mattino dopo ascoltavamo le stesse canzoni in viaggio da una città all’altra, tirate a lucido e pronte per il mondo.
Copertina molto suggestiva, da film quasi (ho pensato alle scene iniziali di Shining, ma forse è fuorviante, ma anche no…). Come è nata? Chi l’ha pensata così?
Restando in tema col titolo, ci occorreva una tecnica per rappresentare qualcosa di reale ma al contempo inafferrabile all’occhio umano. Affascinata dai suoi risultati straordinari e spesso imprevedibili, Jolanda ha proposto la fotografia a infrarossi. Ci siamo affidati senza esitazione a Giorgio Violino, abilissimo a bilanciare esperienza e sperimentazione nei suoi lavori: in meno di una giornata ci ha trasformato in due viandanti evanescenti che si incontrano (o si materializzano) al limitare di una dimensione ultraterrena. Curiosità: anche se gli alberi nella foto sembrano innevati, è stata una giornata caldissima, e Jolanda si è quasi arrostita i piedi a camminare sull’asfalto!
Con Giorgio abbiamo anche girato un video per la title track Invisible Heart, che uscirà a breve.
Come presentate dal vivo il disco?
Saremo in tour in Europa a maggio. Con noi sul palco, per la prima volta, Gus Ring al basso e Christian Schönholzer alla batteria. Se organizzeremo abbastanza date in Italia, potremo portarli con noi.
Altro da dichiarare…
Realizzare questo disco ha richiesto alcuni anni di tempo, che ora sono condensati in meno di un’ora: vi proponiamo di ascoltarlo, tutto o anche solo una canzone, con gli occhi chiusi e senza pensare ad altro. Un abbraccio all’Alligatore, in agguato nella sua palude, sempre pronto a dar voce alle realtà musicali più disparate, in rete e su carta (https://alligatore.blogspot.com/2021/04/giovani-musicanti-e-disoccupati-e-uscito.html)!
Buon ascolto, assicuratevi di sintonizzarsi su quel che piace a voi, non quel che piace all’algoritmo!
Etichette: Alternative Rock, Dream Pop, Dream-Pop, George S. Rosenthal, HuNtReSs, In palude con ..., Intervista, Invisible Heart, Jolanda Moletta, Nomadi, Piemonte, She Owl
9 Commenti:
Inutile che vi dica quanto piacere mi fa ospitare in palude She Owl, che considero tra i migliori musicanti di casa nostra, e tra i miei migliori amici da sempre. Non solo perché sono presenti nel mio piccolo libro ... ma perché c'è da sempre un feeling con loro, ormai di lunga data.
E allora ecco il tanto atteso loro nuovo disco Invisible Heart, un caleidoscopio, come hanno detto loro...che mi gira nella testa, ascolto dopo ascolto... fatelo partire, girerà anche nella vostra.
Canzone preferita? Dipende da quale canzone faccio partire per prima... anche se devo dire ho un debole per Invisible Heart, questo contenuto che ci contiene e fa tuttuno...
Sì, è forte la title-track, cullante, forte, classica, dal gusto di vero e proprio pop-rock internazionale, con Jolanda al piano, ispiratissima... pare di vederla abbandonarsi a suonare e cantare. Strategicamente messa in fondo al disco, ti fa venire voglia di farlo ripartire ancora, subito!
E ancora al piano, per quel pezzo nato in una giornata di mal di gola (non tutti i mali vengono per nuocere) Still Beauty, conquista il mio cuore. Un pezzo semplice e complesso al tempo stesso.
Poi direi Ghosts, brano ben ritmato, con i suoni ancora una volta ben incastrati con la voce... chitarra del buon Demian, fantastica, a giocare in soavità con la voce di Jolanda ...ma è tutto soave in questa canzone, che ho il sospetto parli di noi ... oggi.
Gone With the Night è psichedelia pura, di quella vera dal significato profondo...
Anche questa parla di noi, oggi, o poco prima. Da perdersi dentro (o fuori) la notte! Come può succedere, come è successo e succede.
Ma, come dicevo, è un disco bello dall'inizio alla fine, e alla fine con quella Invisible Heart viene voglia di rifarlo partire, ancora e ancora... ancora!
Menzione speciale alle foto dell'album, un vero e proprio idillo nei boschi ... siete la mia coppia rock preferita Jolanda e Demian.
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