giovedì 12 maggio 2016

Rece d'Alligatore: Silversnake Michelle



Silversnake Michelle, Her Snakeness
Autoproduzione
Copertina decisamente intrigante, aggressiva, attraente e respingente allo stesso tempo, tra il sogno e l’incubo. Sogno e incubo sono anche il tema al centro di Her Snakeness, vero e proprio concept-album dalle atmosfere cupe, con tanto ritmo e citazioni. Chitarre spianate, momenti rombanti, da anni ’70, progressive-rock, con spesso pezzi più lunghi di una canzonetta.
Ben tredici brani in Her Snakeness, disco che non lascia un attimo di tregua. Dall’iniziale Drops of Time, chitarra rock a narrare l’inquietudine sul tempo che passa inesorabile alla finale Madness, con lei al piano a “scoprire” per la prima volta la musica come una bambina. Mastodontica in Proserpine, divisa in due parti come si sente la cantante piemontese,  fiabesca in Garden of Jasmine a narrare le vicende da incantesimo di un re bambino intrappolato nell’infanzia, epica in Requiem (Slan Leis Na Nathair Airgid), con organo e voce ispirata/stregata a raccontare una vita passata, nella quale è stata bruciata come una strega …  
Seconda uscita di Silversnake Michelle in breve tempo (il precedente So in my mind è del 2014), gioca sulla copertina con i serpenti al posto dei petali di rosa di quella famosa locandina di American Beauty, e non è certo un caso. Generosa e volenterosa autoproduzione a segnalare il felice momento di certo rock femminile.

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