da smemo: Il mio Salinger
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Continuo a pubblicare pezzi apparsi sul sito di SMEMORANDA, purtroppo ora chiuso, quindi scomparsi. Torno a un libro magnifico, per me un capolavoro del graphic novel. Si tratta di una parte della vita del grande scrittore J.D. Salinger, una parte poco nota, cioè quella del matrimonio con una donna tedesca, conosciuta in ospedale dopo la II guerra mondiale. S’intitola Il mio Salinger, scritto da Valentina Grande, disegnato da Eva Rossetti. Leggendo il libro, senti quanto noi, massa informe, siamo addormentati, illusi, che la vita sia bella, tra natali, vacanze, canzonette. Mentre la vita per molti è orribile, una carneficina continua per alimentare un sistema (dai lager alla Palestina di oggi). Be’, se pensate che sia un fumetto triste, vi sbagliate. È a colori! Dai, leggete quel pezzo di allora (era il 2018), e poi, magari, cercatevi sto libro.
Intervista a Valentina Grande
di Diego Alligatore
Il mio Salinger è un libro a fumetti molto speciale, uscito da qualche settimana per BeccoGiallo. Scritto da Valentina Grande, disegnato da Eva Rossetti, racconta in modo poetico la vita del famoso scrittore J. D. Salinger, poco prima del successo mondiale di Il giovane Holden. A narrarlo, in prima persona la sua prima moglie, la tedesca Sylvia, conosciuta alla fine della Seconda Guerra Mondiale in ospedale, mentre Salinger era in cura per un disturbo post traumatico da stress, dopo aver assistito agli orrori della guerra e aver visto i campi di sterminio nazista.
Un matrimonio durato pochi mesi quello tra Salinger e Sylvia, quasi nascosto nelle biografie ufficiali, rimosso dopo il successo planetario di quel libro. Valentina Grande, anche autrice di un programma radiofonico incentrato sul grande scrittore, Simply Salinger, incuriosita da queste notizie frammentarie, ha fatto delle ricerche, letto documenti e racconti inediti, per riuscire a scrivere questo magnifico graphic novel. Un libro che sembra un film, dalla Germania fredda e invernale, dove nasce l’amore tra due intellettuali di ex paesi in guerra (c’è il sospetto che lei fosse una spia nazista), al ritorno di Salinger e signora negli Usa, caldi e litigiosi …
Ne abbiamo parlato con Valentina Grande.
Come è nato Il mio Salinger?
Il mio Salinger nasce grazie a una trasmissione radiofonica: Simply Salinger. Insieme ad Andrea Carboni avevo ideato un programma monografico sulla vita e le opere di J.D. Salinger. Il programma vide poi la creazione di un gruppo di lavoro composto da più persone, a noi si unirono Francesco Fantuzzi, Silvia Ruvinetti e Arianna Di Gregorio. Questi ultimi si occuparono prevalentemente della narrativa mentre io leggevo e studiavo le biografie dedicate all'autore. Ricordo ancora la sera in cui raccontai loro della storia di Sylvia Welter e di quanto mi avesse toccata nel profondo. Fu proprio quello il momento in cui mi accorsi della portata di questa vicenda e di quanto sarebbe stato interessante condividerla. Tecnicamente Il mio Salinger nasce così, ma il vero punto di partenza è il mio amore verso la narrativa di Salinger, un amore longevo che dura da vent'anni.
Perché questo titolo? … ovviamente è riferito a Sylvia, la prima moglie.
La scelta del titolo non è stata semplice, la proposta arrivò da Eva Rossetti, la bravissima disegnatrice con cui ho avuto la fortuna di lavorare. L'idea convinse proprio perché il Salinger di cui si parla lo conosciamo attraverso la narrazione di Sylvia, al contempo offre anche al lettore una lettura personale, come avviene per la letteratura in genere: ciascuno fa proprie le storie di cui si è nutrito leggendo.
Come ti sei documentata? Da quali fonti gli apporti più importanti?
Le biografie da cui ho attinto più informazioni sono state Salinger, a life di Kenneth Slawenski e Salinger di Shane e Salerno. Entrambe mi hanno offerto uno sguardo ampio e delicato sulla vita dell'autore. Slawenski è stato anche un gradito ospite della trasmissione radiofonica Simply Salinger e a lui dobbiamo le informazioni sulla vita di Sylvia nei suoi ultimi anni di vita. In questi giorni negli Stati Uniti è uscito nelle sale cinematografiche il film Rebel in the Rye di cui lo stesso Slawenski ha scritto la sceneggiatura insieme al regista.
Come hai lavorato con Eva Rossetti riguardo i molti scenari della storia? ... dalla Germania post guerra agli Usa, poco prima del successo di Salinger come scrittore.
All'interno della sceneggiatura avevo allegato delle fotografie trovate su siti dedicati alla Seconda guerra mondiale, ma Eva ha compiuto al contempo una ricerca personale più mirata, finalizzata ad avere uno sguardo più ricco grazie a diverse fonti iconografiche.
Hai mai pensato di dare un seguito a questo libro? Salinger visto dalle altre donne della sua vita, dalla seconda moglie alla figlia, alle altre incontrate ...
Sinceramente non ho mai amato i sequel, sembra quasi che si voglia esaurire un argomento e non lasciare spazio all'immaginario del lettore. Come diceva Sam Shepard: "I finali più autentici sono quelli che si stanno tramutando in un altro inizio."
C'è una parte del libro che ti piace più delle altre? Che ti rende orgogliosa del lavoro?
La parte che preferisco è la scena ambientata a Vienna. Tutta quella sequenza si ispira a due racconti di Salinger mai tradotti: A girl I knew e The last day of the last furlough, queste due storie sono introvabili, ma avevo avuto l'occasione di leggerle su un sito dedicato a Salinger e che di recente è stato rimosso.
C'è qualcosa del libro invece, che cambieresti, che vorresti approfondire di più? Oppure ti pare che tutto sia ben calibrato?
Avrei avuto piacere di approfondire di più la crisi interiore di Salinger e degli uomini e delle donne che alla fine del conflitto hanno dovuto affrontare la realtà dei campi di sterminio, la brutalità che si nasconde dietro volti comuni e familiari.
Come è avvenuto l'incontro con BeccoGiallo?
Conoscevo BeccoGiallo grazie ai loro lavori di graphic journalism e avevo avuto modo di sentire un'intervista a Guido Ostanel in cui affermava che a volte arrivavano loro dei soggetti anche nei modi più inusuali come fiere e presentazioni. Per cui scrissi il soggetto e l'idea alla base del progetto e li consegnai di persona allo stesso Guido durante un evento letterario a Bologna. Dopo qualche settimana Guido e Federico Zaghis mi contattarono per parlarne insieme. Condividere con loro le idee sulla storia mi entusiasmò molto perché sono editori competenti e rispettosi della libertà creativa di un autore.
Visto gli scenari internazionali e il successo di Salinger, ci sono proposte per tradurlo? Ti piacerebbe? In quali lingue?
C'è la speranza che questo accada, molti titoli BeccoGiallo sono stati tradotti in Francia e in altri Paesi europei, ma al momento è ancora presto per fare previsioni.
Altro da dichiarare?
La mia speranza è che i lettori e le lettrici trovino un po' del "loro" Salinger in questo graphic novel o che sia per loro motivo di scoperta di questo autore e che si abbia la voglia di leggere o rileggere quanto ha scritto. Conosciamo Salinger grazie al romanzo Il giovane Holden, ma il libro che ancora adesso torno a leggere è Franny and Zooey, due racconti che insieme creano una storia che non lascia scampo al lettore, quando si arriva all'ultima pagina il respiro è trattenuto come quello della protagonista e si scioglie in un grande senso di pace.
Etichette: BeccoGiallo, Eva Rossetti, Fumetti, Guerra, Il giovane Holden, Il mio Salinger, J.D. Salinger, Letteratura, Libri, Miti, Nazismo, Palestina, Storia, Valentina Grande
3 Commenti:
Bella intervista.
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