In palude con le So Vixen
NOTE SINTETICHE ALL’ASCOLTO DEL DISCO
GENERE Drycore – slowcore – no wave
DOVE ASCOLTARLO Bandcamp, Spotify
LABEL autoprodotto
PARTICOLARITA’ ep d'esordio
CITTA’ Verona
DATA DI USCITA 12-12-24
L’INTERVISTA
Come è nato Underground?
In maniera molto spontanea. Io e Silvia (la chitarrista) abbiamo iniziato a suonare insieme nell’estate del 2023, Linda (la batterista) ci ha raggiunto verso la fine del 2023. Fin da subito abbiamo sentito un’armonia tra noi, e i pezzi sono nati davvero in maniera molto naturale.
Come mai questo titolo? Citazioni filmiche, musicali, altro? …
Il titolo è un omaggio a “Memorie del sottosuolo” di Dostoevskij. Il sottosuolo può essere qui inteso anche come tutto ciò che sfugge alla ragione e quindi impulso, desiderio, la parte più oscura e nascosta di sé, ed è una sorta di monologo in cui il protagonista prova un desiderio di auto-umiliazione, di isolamento, di malessere. Nel testo del brano Underground, che dà il titolo all’ep, alla fine si dice “I feel the joy of self-abasement, the pleasure of despair”, si tratta quindi di una vera e propria citazione.
Come è stata la genesi di questo disco, dall’idea iniziale alla sua realizzazione finale?
In realtà per questo ep abbiamo semplicemente pensato di registrare i primi pezzi che abbiamo scritto. Come dicevo è stato tutto molto spontaneo, ma penso si tratti di un aspetto positivo: pochi fronzoli, tanto sentimento. Questo rispecchia molto anche la nostra musica.
Qualche episodio che è rimasto nella memoria durante la lavorazione di Underground?
Non saprei, forse la prima cosa che mi viene in mente è stato quando Linda ha provato con me e Silvia la prima volta. Il pezzo Underground è stato quello che ha attirato di più la sua attenzione, è stato quindi il primo pezzo che abbiamo suonato insieme in assoluto.
Se Underground fosse un concept-album su cosa sarebbe? … tolgo il fosse?
Underground non è un concept album, ma i temi affrontati nei brani dell’ep sono simili e si collegano tra loro. I testi parlano di malessere, di ansia, di sensi di colpa, ma anche di rabbia, di protesta. Non c’è dunque solo passività, ma anche una reazione vera e propria. Se dovessi descrivere Underground lo definirei come un processo di emancipazione in un certo senso.
C’è qualche pezzo che preferisci? Qualche pezzo del quale vai più fiera dell’intero Ep? … quello più da live?
Sono affezionata a tutti i pezzi che scriviamo, ma forse quello che preferisco è Underground perché racchiude un po’ tutto. Dal vivo Dress è quello più d’impatto.
Con chi avete prodotto artisticamente Underground?
Il disco è autoprodotto. Le registrazioni e poi mix e master sono state fatte nello studio di Produzione Rumorose, a Desenzano d/g.
Copertina molto bella, con questa farfalla rosa su sfondo nero… Come è nata? Chi l’ha pensata così?
È stato difficile trovare un’idea che piacesse a tutte e tre. Io personalmente amo le farfalle e soprattutto le falene, ho ancora il libricino che portavo sempre con me da bambina, che raggruppa le specie più comuni di farfalle diurne e notturne. Non appena ho visto quel disegno di Anna Dietzel (un’artista veronese) me ne sono innamorata e l’ho proposto alle ragazze. Anche loro ne erano entusiaste, e quindi abbiamo scelto quello. Si addice molto al nostro stile.
Come presentate dal vivo il disco?
Nell’ep c’è il synth nella seconda parte di Underground, e qualche piccola aggiuntina in Sick Fish e in No Good Vibes, ma per il resto i pezzi suonati dal vivo sono molto fedeli a quelli registrati.
Altro da dichiarare…
Etichette: Autoproduzione, Brescia, Drycore, ep, In palude con ..., Intervista, No wave, Slowcore, So Vixen, Underground, Veneto, Verona
8 Commenti:
Grande piacere ospitare in palude le So Vixen, trio tutto al femminile della mia città, che fa un rock no wave davvero forte. Le ho viste al loro primo concerto ufficiale (se non sbaglio al Fomento 2024 in aprile) e ora ascolto con vero piacere il loro ep d'esordio, Underground.
Underground mi piace un casino come titolo: ho penato subito al capolavoro di Kusturica, poi ai Velvet... Underground, ma Francesca, che ha risposto alle domande dell'intervista, mi ha dato una risposta ancora più bella... non cinema, non musica, ma grande letteratura russa a ispirare questo titolo: Dostoevskij e le sue Memorie del sottosuolo. Titolo dell'ep e di una delle sue canzoni...
Dress apre le danze con i tamburi a battere come non ci fosse un domani, poi la chitarra e il basso, che ti fanno venire voglia di torcerti e urlare e poi la voce, che sembra quella di Nico (?). Non scherzo Francesca, hai una certa timbrica ... o forse sarà la musica, che è anche quella molto Velvet Underground. Pezzo inesorabile!
Poi No Good Vibes (che titoli!). Questo è un pezzo molto duro, anzi tosto, ipnotico e senza speranze, come il titolo lascia presagire. Ancora la sezione ritmica importante, ma anche la chitarra ha il suo perché.
Sick Fish è il pezzo più tranquillo del mazzo, quello più alla The Cure. Ci voleva a questo punto, prima di chiudere con quello, pesante/pensante, che ha dato il titolo al disco.
Eccolo , scritto ed eseguito come si deve. In Underground la voce, la chitarra, il basso e la batteria suonano come una sola donna. Sì, è il pezzo più loro, il più sentito, il più disperatamente disperato... che ti pesta dentro, meglio, nel sottosuolo.
Ecco, questo è il disco, le quattro canzoni che compongono questo buon ep d'esordio. L'impressione musicalmente è ottima, come vi devo dire lo è dal vivo... provate a vedere il video a fine intervista fatto a un loro recente concerto (poco prima dell'uscita dell'ep).
Un piacere ospitarle qui in palude le So Vixen, per una delle prime interviste relative a Underground. Spero porti loro fortuna!
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