venerdì 28 giugno 2019

In palude con Gerardo Attanasio



NOTE SINTETICHE ALL’ASCOLTO DEL DISCO
GENERE Io sono un appassionato della forma canzone, è un contenitore in cui puoi mettere tutto ciò che desideri. È la forma d’arte che preferisco perché composita: ha molti aspetti a cui badare che consentono di non annoiarsi e soddisfare diverse curiosità.
DOVE ASCOLTARLO
Chi vuole può contattarmi attraverso i miei social o la pagina Blue Bell project studio per ascoltarlo su cd e godersi i testi e la grafica.
LABEL Blue Bell dischi
PARTICOLARITA’ Un disco bellissimo
 FB 
CITTA’: di questi tempi non lo so più neanche io, direi Mondo.
DATA DI USCITA 15 giugno 2019
L’INTERVISTA 
Come è nato Terraferma
Il disco è nato dalla voglia di raccontare i luoghi in cui sono cresciuto attraverso storie, suoni e colori che li rappresentassero secondo il mio gusto.
Perché questo titolo? È il titolo del brano che intensamente apre il disco … 
Il titolo ha diverse chiavi di lettura: nel disco ci sono storie legate in qualche modo a una terra ferma, anzi in regressione, che sembra non riuscire a riscattarsi malgrado il suo enorme valore. Poi c’era il riferimento metaforico all’uccello delle tempeste, il protagonista di una delle canzoni, che sulla terraferma sarebbe facile preda di roditori e rettili ed è perciò costretto a vivere in mare aperto sfidando la burrasca per sopravvivere pescando. Mi è suonata subito come una stupenda metafora del destino di certi uomini, la terraferma è qualcosa da abbandonare per realizzare il proprio destino e al contempo lo scrigno delle storie incredibili che ho cercato di raccontare.
Come è stata la genesi del disco, dall’idea iniziale alla sua realizzazione finale? 
Come dicevo, tutto nasce dal desiderio di raccontare i miei luoghi, di sublimare certe emozioni che in certi giorni questa terra mi ha saputo dare. Ho cominciato a raccogliere apppunti per questo lavoro mentre studiavo all’università, più di dieci anni fa. La novella boccaccesca ambientata a Castellammare doveva essere messa in versi, mi parve subito evidente. Ho lasciato che quel seme lavorasse dentro di me per anni e ricordo che nel 2015, dopo aver comprato la mia prima battente, La luce nel pozzo scivolò fuori in meno di un paio di ore. Le altre canzoni hanno avuto forse un incubazione meno lunga e perciò c’è stato bisogno di maggior lavoro. Musicalmente abbiamo provato molte vie: almeno tre o quattro arrangiamenti diversi per ogni canzone, tempi, tonalità ed addirittura accordature diverse, sebbene l’idea generale fosse chiara. Ho perciò chiamato a fare ordine in tutto il materiale che avevo raccolto, Fabio Rizzo.

Qualche episodio che è rimasto nella memoria durante la lavorazione di Terraferma
Il disco è stato registrato tutto nel mio studio a Castellammare di Stabia, ma abbiamo chiuso i mix a Palermo. I ricordi più belli sono senz’altro legati alla scoperta di questa stupenda città. Riposare le orecchie bevendo pastis alla Taverna Azzurra in Vucciria non ha prezzo. Ricordo il ritorno a Napoli sul traghetto: la luce dell’alba, l’emozione di aver concluso un percorso. Era così bello il golfo di casa da lì che sono uscito sul ponte. I gabbiani volavano tutt’intorno lo scafo. Una sensazione stupenda sentirli, erano magnifici, così mi sono messo a riprenderli: sono quelli che puoi vedere nel video di Terraferma.
Se il tuo album fosse un concept-album su cosa sarebbe? … tolgo il fosse? 
Io volevo restituire all’ascoltatore l’emozione di certe estati lunghe e accecanti che ho vissuto nei miei luoghi, volevo provare a sublimare quelle sensazioni, metterle in salvo affinché io per primo me ne ricordassi, per non perderle nei cambiamenti e nella confusione della vita. Certi immensi istanti di felicità erano da salvare, almeno nel ricordo. Probabilmente quelle storie sono solo il backup emozionale di cose che ho provato, sono forse un pretesto per parlare di me, delle mie contraddizioni, solo che stavolta credo di essermi mascherato bene.
C’è qualche pezzo che preferisci? Qualche pezzo del quale vai più fiero dell’intero disco? … che ti piace di più fare live? 
Amo tutti i pezzi di questo disco e credo che siano tutti necessari. Ne sono rimasti molti fuori: erano sedici nel progetto iniziale. Altri li ho scartati perché una guida nel realizzare questo lavoro è stata la sobria eleganza, la semplicità, dei templi greci. Ho giocato a togliere anche se resta un disco molto colorato. Amo molto Nonna, nonnarella che deve molto ai live che ho fatto in giro per l’Italia solo chitarra e voce: tutto il gioco di battere e levare e maggiore-minore che senti, l’ho sviluppato suonando dal vivo. La prima idea venne fuori tutta in battere e se nel provino funzionava, dal vivo suonava noiosa. Amo Il silenzio delle Sirene, che credo nasconda il tema segreto del disco. Sono tutte così diverse e complementari che proprio non so sceglierne una: per me si tratta di un’unica canzone.
Come è stato produrre con Terraferma? Da chi i contributi maggiori in questa fase?

È stato bello. Dopo un lungo, autonomo lavoro di scrittura e pre-produzione, Fabio Rizzo mi ha aiutato a scegliere le cose da tenere e le cose da rifare e soprattutto a organizzare il lavoro in dieci giorni con i musicisti. Ognuno di loro è stato fondamentale per il suono finale. Abbiamo dedicato un giorno in cui ci siamo incontrati io (plettri e synth), Fabio (plettri), Fulvio Di Nocera (basso) e Dario Viesti (batteria), per andare più a fondo sulle strutture che già avevamo abbozzato. In quella fase entusiasmante a volte i ruoli si sono scambiati: il pattern ritmico di timpano ne La luce nel pozzo ad esempio è un’idea di Fulvio realizzata da Dario, mentre la linea di piano ne Il silenzio delle Sirene è opera di Dario anche se l’ho suonato io. La svolta afro de Il giorno dopo lunedì è un’idea di Fabio. Insomma è stato bello mescolare le esperienze umane e musicali e avere a disposizione delle mie idee musicisti così forti. Tutti gli altri, altrettanto importanti, sono venuti a colorare il disco: fondamentali le voci delle ragazze su Nonna, nonnarella, Laura Paolillo e Susanna Giordano e le pennellate di vibrafono e percussioni di Pasquale Benincasa.
Copertina molto bella, cosa c’è rappresentato? Il mare, il sole, la terra? Tutto … Come è nata? Chi l’artefice? 
L’artefice è Bianca, la mia compagna, con cui ho discusso molto di arte e musica, della direzione che volevo dare a questo disco. Abbiamo viaggiato insieme, condiviso impressioni ed esperienze. Lei è stata fondamentale nella mia vita e nella parte visual di tutto il progetto, ha realizzato anche il primo videoclip. Ha saputo cogliere lo spirito del disco vedendo nascere le canzoni. Si è ispirata all’arte delle maioliche campane, per l’esattezza alle ceramiche Vietresi e alle loro geometrie in cui ha sintetizzato gli elementi estetici ricorrenti nel disco: sole, mare e terra, sporcati appena con una polvere salina. Ha scelto il blu oltremare e il bianco per restituire una sensazione estiva, accecante. Mi piace molto come ha saputo tradurre in immagini il mio mondo. Le devo molto.
Come presenti dal vivo il disco? 
Dal vivo presento il disco in quartetto con Fulvio Di Nocera al basso, Riccardo Marconi alla chitarra, Dario Viesti alla batteria e ovviamente io.
Altro da dichiarare? 
Approfitto di questo spazio per invitare all’ascolto del disco e in caso di interesse a contattarmi attraverso la mia pagina FB per eventuali proposte live o collaborative. Grazie!

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8 Commenti:

Alle 28 giugno 2019 alle ore 22:42 , Blogger Alligatore ha detto...

Bel disco questa sera in palude questo Terraferma di Gerardo Attanasio, un disco che ricorda il migliore cantautorato rock italico da De André ai Gang de Le radici e le ali.

 
Alle 28 giugno 2019 alle ore 22:45 , Blogger Alligatore ha detto...

Mi riferisco in particolare alla musica, questo incrociare chitarre, strumenti moderni con altri più antichi, ma anche dei testi per narrare miti/storie della provincia di Napoli, dove Attanasio vive.

 
Alle 28 giugno 2019 alle ore 22:48 , Blogger Alligatore ha detto...

Ovviamente è difficile dire quali sono i pezzi migliori, perché il disco è tutto da ascoltare e ha una buona qualità dall'inizio alla fine.

 
Alle 28 giugno 2019 alle ore 22:50 , Blogger Alligatore ha detto...

Terraferma apre con intensità e poesia il disco, con il ritmo, i suoni, le parole da cantautore classico, Nonna, nonnarella lo chiude perfettamente, una dolce filastrocca che lascia un bel gusto nelle orecchie.

 
Alle 28 giugno 2019 alle ore 22:55 , Blogger Alligatore ha detto...

In mezzo ci sono pezzi che incantano tipo 12 tarì, storia magica, narrata con una progressione stupenda e le giuste note.

 
Alle 28 giugno 2019 alle ore 23:01 , Blogger Alligatore ha detto...

Molto bella anche Abu Tabela, storia calda, un voce/chitarra più organo magico che resta a lungo ...

 
Alle 28 giugno 2019 alle ore 23:03 , Blogger Alligatore ha detto...

Da citare assolutamente anche Il giorno dopo lunedì, pezzo sensuale tra ritmo e poesia.

 
Alle 28 giugno 2019 alle ore 23:07 , Blogger Alligatore ha detto...

Da ascoltare tutto Terraferma, che idealmente dedico a tutti i migranti, in particolare a quelli in queste ore sulla Sea Watch.

 

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