In palude con Pinhdar
NOTE SINTETICHE ALL’ASCOLTO DEL DISCO
GENERE - Art Rock / Trip Hop
DOVE ASCOLTARLO - Spotify - Bandcamp - YouTube
LABEL - Fruits de Mer (UK)
PARTICOLARITA’: prodotto con Howie B
CITTA’ - Milano
DATA DI USCITA - 26/03/2021
L’INTERVISTA
Come è nato Parallel?
Su alcuni brani stavamo già lavorando da prima dell’arrivo della pandemia, ma il lockdown di marzo 2020, che ha stravolto tutti i programmi, ha fatto sì che ci chiudessimo nel nostro home studio allo scopo di portarlo a termine. Soprattutto perché è stato attraversato da vicende personali drammatiche che lo hanno influenzato e fatto diventare una fotografia del momento che stavamo vivendo.
Come mai questo titolo?
“Parallel” è anche il titolo del primo singolo ed è l’emblema delle realtà parallele che ci siamo immaginati durante questo periodo. Così come a livello personale, anche a livello universale e del nostro pianeta le scelte possono portare la vita a scorrere su binari paralleli ma differenti e tutto l’album è percorso da questa inquietudine perché sentiamo molto forte la sensazione che si stia prendendo la strada sbagliata.
Come è stata la genesi di questo disco, dall’idea iniziale alla sua realizzazione finale?
Come ti dicevamo, avevamo già in programma di scrivere e registrare l’album nel periodo che è poi coinciso con il lockdown. Lo abbiamo registrato come un’unica opera nel nostro home studio di Milano, portandolo avanti nel suo insieme. Spesso però ci siamo ritrovati a buttare via tutto e ripartire da capo finché non abbiamo capito di essere nella direzione giusta verso un sound che ci rappresentasse davvero. Abbiamo scelto di tenere la voce al centro anche per l’importanza dei testi.
Qualche episodio che è rimasto nella memoria durante la lavorazione dell’album?
Le video call con Howie che balla sui nostri pezzi sono tutte indimenticabili!
Se Parallel fosse un concept-album su cosa sarebbe? … tolgo il fosse?
La pandemia ha stravolto le nostre esistenze al punto da influire anche sulla genesi del disco. Si è quindi trasformato in un breve concept che ripercorre, brano dopo brano, le paure umane come nei gironi danteschi partendo però al contrario, dal basso quindi dal più profondo e comune sentimento di paura della morte, per risalire verso una via di fuga nell’ultimo brano che è un lungo viaggio verso mondi paralleli volutamente senza finale.
C’è qualche pezzo che preferite? Qualche pezzo del quale andate più fieri dell’intero album? … quello più da live?
Cecilia : uno dei brani che sento di più e a cui sono particolarmente legata è Corri perché l’ho cantato con un nodo in gola e quando lo ascolto continua a farmi lo stesso effetto. Il tema ruota intorno al gemito del nostro pianeta, degli animali e in generale degli esseri viventi che lo popolano in questo momento storico e che, se non attueremo cambiamenti radicali, sembrano destinati a un punto di non ritorno. Dal vivo è molto divertente suonare The hour of now perché ha una parte di creatività nella coda che ogni volta evolve in modo diverso e sorprendente, molto “live”
Max: Anacreonte perché rappresenta bene un lavoro di ricerca sul suono della chitarra, quasi irriconoscibile e più simile ad un effetto sinfonico che parrebbe prodotto da un synth. Mi appaga molto ascoltarlo come apertura di un disco di cui sono globalmente fiero. Anche Parallel mi rappresenta per quegli echi new wave miscelati ai synth analogici, che sono l’altro “ingrediente” costante nell’opera. Entrambe queste canzoni mi esaltano per la nuova vita che prendono nelle loro versioni live.
Come è stato produrre Parallel? Chi più vicino?
Parallel è un’opera della quale abbiamo scelto di farci carico in totale autonomia, un isolamento non imposto quindi solo dal lockdown ma che abbiamo vissuto come un passaggio necessario alla nostra maturazione artistica. Una volta finite le sessioni di registrazione abbiamo anche trascorso del tempo ad alleggerirlo ulteriormente di tutte quelle parti che non erano indispensabili a caratterizzarlo. Un lavoro lungo e a tratti frustrante che speriamo sia servito a renderlo più diretto ed essenziale.
Quando poi siamo arrivati ai rough mix finali, ci siamo chiesti come potevamo far volare più alto il nostro disco, considerato quanto ci era costato in termini emotivi realizzarlo. È stato così che, parlando dei nostri produttori dei sogni e di come sarebbero potuti intervenire sulle nostre tracce, è uscito il nome di Howie B, che è un po’ il padre del trip hop e il pensiero ci esaltava non poco. Abbiamo deciso di provare a mandare 3 brani al suo manager senza troppe aspettative, sperando anche solo in un suo consiglio, invece il suo riscontro è stato rapido ed entusiasta al punto da proporsi lui stesso per la produzione.
Tutto è iniziato in modo semplice e spontaneo Lui, da grande professionista e artista sensibile, si è sempre dimostrato rispettoso del nostro lavoro inserendosi con la sua vibe nei layer delle nostre tracce senza mai stravolgerne le intenzioni.
Le nostre sessioni erano intense ma anche piene di ironia. Una bellissima esperienza.
Copertina fantascientifica e spaziale .... Come è nata? Chi è l’autore?
È stata elaborata dalla visual artist Elisabetta Cardella.
Con Elisabetta ci siamo sempre confrontati cercando di rendere l’idea della realtà parallela senza eccedere con la fantascienza. Le abbiamo dato riferimenti sul mood e sui colori che dovevano accordarsi alla musica e pian piano è emersa questa casa (emblema di sicurezza) arroccata sull’acqua (elemento instabile) con un forte simbolismo del tempo che stiamo vivendo e la fuga verso una realtà parallela.
Come presentate dal vivo il disco?
Ci presenteremo come un trio perché abbiamo “arruolato” insieme a noi il batterista e polistrumentista Alessandro Baris (già con C’Mon Tigre, Lisa Papineau, Emma Nolde e Collision). Lo spettacolo prevede la proiezione di visual audio reattivi, uno diverso per ogni brano, realizzati da Fabio Volpi.
Siamo contenti di come i brani sono stati tradotti nelle versioni live: hanno preso una nuova energia e tensione senza perdere la loro essenza dark.
Altro da dichiarare…
Speriamo di incontrarci presto di persona ad un nostro concerto. Siamo anche in trepidante attesa della release in vinile di Parallel in UK, a cura dell’etichetta inglese Fruits de Mer. L’LP potrà essere ordinato anche dal’Italia rivolgendosi al distributore o sul nostro Bandcamp. Siamo un progetto indipendente, abbiamo curato tutto da soli ma l’arrivo dell’etichetta dopo l’uscita digitale del disco, sulla scia di recensioni particolarmente positive da parte di alcuni blog inglesi, e grazie a chi ci ha potuto ascoltare dal vivo in Inghilterra prima della pandemia, è stata per noi una grande soddisfazione.
Grazie del tempo che ci hai dedicato e a chi leggerà questa intervista!
Etichette: Elettronica, Fruits de Mer, Howie B, In palude con ..., Intervista, Lockdown, Lombardia, Milano, Pandemia, Parallel, Pinhdar, Rock, Trip Hop
11 Commenti:
Ecco un altro disco figlio della pandemia, o almeno in parte, come spiegano i Pinhdar, nella bella intervista che mi hanno concesso.
Fa piacere, in un certo senso, ospitarli questa sera, vista la piega che ha preso la pandemia, diventando endemia. Il loro lamento, il loro girone dantesco a rovescio, credo sia ancora attualissimo (purtroppo).
Parallel si snoda in sette pezzi davvero coinvolgenti, tra elettronica, rock, pop, dance ...
Di preferiti ne ho molti, ma parto con Glass Soul, rock elettrico anni '80, che a tratti ricorda i Cure, con una voce di donna, ovviamente.
Corri è un altro pezzo interessante, molto Blonde Redhead, con il giusto ritmo, la giusta vibra ... lento e pieno di cose.
Atoms and Dust ha uno stupendo intro di chitarra con una voce molto sensuale, sussurrata, qualcosa di malato ... ricordano ancora i Blonde Redhead
The Hour of Now è un pezzo senza tempo, a tratti psichedelico, intenso, coinvolgente, con l'elettronica preponderante. Dilatato, dilatante, inquieta assai, in particolare nella coda che permette loro di improvvisare, come dicono nell'intervista. Dura 7'30''.
Si tratta del brano che chiude il disco, l'ottavo (prima avevo scritto sette invece sono otto). Lo chiude in modo perfetto, lasciando aperto il discorso, tanto che viene voglia di approfondire, rifacendolo partire...
Bravi Pinhdar.
Direi molto bravi tecnicamente (per il poco poco che ne capisco) e riescono a comunicare molto bene queste paure
Dici bene Alberto: tecnicamente ottimi e comunicativi ... de sta paura.
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