Avevo bisogno di esprimere la mia
personale visione della musica e raccontare una storia.
E’ un progetto che ho in testa davvero
da tanti anni, poi per una serie di motivi ho dovutosempre rimandare. Circa tre anni fa ho
scritto The Project a da lì non mi
sono più fermato, è stato davvero un periodo di grande creatività, in ogni
momento della giornata arrivavano idee, tante le ho registrate durante i viaggi
in macchina con il telefono e poi una volta a casa riproducevo con lo
strumento.
Perché l’hai intitolato così?
Volevo un nome unico che potesse
essere associato al mio disco che suscitasse interesse e curiosità.
Come è stata la genesi dell’album,
dall’idea iniziale alla sua realizzazione finale?
La scrittura mi ha portato via quasi
un anno... ho ripescato idee anche molto datate che ho rivisitato e spesso
stravolto, ero sempre insoddisfatto, trovavo sempre qualcosa che non
funzionava, finché non sono arrivato alla scrittura definitiva. Infine ho
lavorato giorno e notte agli arrangiamenti della pre-produzione.
Abbiamo iniziato le registrazioni allo
studio Tartini5 dell’Accademia di Parma con Fausto Tinello. Il primo a
registrare è stato Federico Paulovich, ha registrato le batterie di tutto l’album
in solo giorno, davvero incredibile.
Al basso poi hanno suonato musicisti
che stimo e con cui ho collaborato, Bryan Beller, bassista di Aristocrats e Joe
Satriani, Anna Portalupi, Lucio Piccoli, Pier Bernardi, Emiliano Bozzi e Fausto
Tinello.
Nel brano When All Seems Lost ha partecipato il collega di mille palchi
Salvatore Bazzarelli che ha fatto un arrangiamento di tastiere fantastico.
Poi è stato il turno di Sbibu, un
grande percussionista che ha saputo impreziosire tanti brani del disco.
Una volta registrati è stato il
momento del mix curato da Fausto Tinello e da Mirko Nosari per i brani Distorted Reality e Brain Charmer.
Il tocco finale è stato di John
Cuniberti, produttore tra gli altri di Surfing
with the Alien di Joe Satriani, è stato davvero emozionante lavorare con
lui.
Qualche episodio che è rimasto nella
memoria durante la lavorazione di Egosfera?
Durante la lavorazione mi sono chiesto
quale sarebbe stato il modo migliore per poter fare arrivare alle persone la
mia musica, ho pensato di iniziare una campagna di Crowdfunding su BeCrowdy. E’
stata un’avventura pazzesca, dove ho raggiunto quasi il 200% della somma
richiesta. La partecipazione della gente mi ha davvero stimolato e dato il
giusto entusiasmo per lavorare al meglio e ottenere un prodotto di cui sono
molto orgoglioso.
Sefosse un concept-album su cosa sarebbe? … tolgo il fosse?
Egosfera
è un concept-album e parla della storia di Ekow, una persona che soffre di
disturbi psichici e allucinazioni. A un certo punto della sua vita decide che è
il momento di partire per un viaggio verso Egosfera, un luogo in cui poter
ritrovare la propria dimensione e il proprio equilibrio mentale. Con i vari
brani ho cercato con la musica di raccontare questo viaggio in tutte le sue
sfaccettature.
C’è qualche pezzo che preferisci?
Qualche pezzo del quale vai più fiero dell’intero disco? … che ti piace di più fare
live?
Ogni giorno penso di cambiare idea,
quando finisci di registrare un disco trovi tutti i difetti, devi riascoltarlo
a distanza di tempo per poterlo di nuovo apprezzare e ora sono davvero fiero
del risultato. Se ti dovessi dire un brano ti potrei dire The Long Journey, il brano che mi ha portato via più tempo nella
scrittura, volevo che ci fosse un finale davvero particolare per l’album.
Il pezzo che mi piace più suonare live
direi che è Distorted Reality, un
brano super energico, dal vivo è davvero una bomba.
Il
disco è autoprodotto. Cosa vuol dire? Chi più vicino in questo lavoro?
Abbiamo
lavorato alla produzione artistica del disco io e Fausto Tinello dello studio
Tartini5.
Mi
piace considerare i miei produttori tutti i sostenitori della mia campagna di
crowdfunding, ogni singolo contributo è stato fondamentale per la realizzazione
dell’album.
Copertina particolare, da fantascienza
anni ’70, o no? Come è nata questa copertina?
Le copertine degli album mi
affascinano davvero tanto, in effetti sono un grande fan del progressive rock
anni ’70 e c’è pieno di copertine iconiche. Ti potrei citare The
Dark Side Of The Moon dei Pink Floyd, In
the Court of the Crimson King dei King Crimson, Tubular Bells di Mike
Oldfield.
Mi è subito balenata un’idea molto
grezza di una sorta di logo di Egosfera, poi è stata rielaborata dai grafici
dello studio Skarfo.com che hanno creato secondo me davvero un gioiellino, non
poteva esserci una copertina più azzeccata.
Come presenti dal vivo il disco?
Stiamo lavorando al live con la band
Cubo di Rubik, un progetto strumentale davvero molto interessante che vede
Salvatore Bazzarelli alle tastiere, Marilena Montarone al basso e Leonardo
Cavalca alla batteria ed io alla chitarra.
Purtroppo, data la situazione che si è
creata con quest’emergenza sanitaria, dobbiamo attendere ancora per capire con
i locali quando sarà possibile tornare a suonare live per riprogrammare le
date, ma non vedo l’ora di presentare i miei brani dal vivo.
Altro da dichiarare?
Spero
di vedervi ai miei live non appena sarà possibile e non vedo l’ora di
rimettermi a scrivere nuovi brani per cominciare una nuova avventura.
E allora complimenti a Nicola Denti, per questa storia di Ekow, che se ne va verso il pianeta Egosfera per cercare di risolvere i suoi problemi mentali.
A me, per esempio piace molto When All Seems Lost, pezzo molto suggestivo, con passaggi elaborati di confine musicali, tanto da far pensare alla chitarra blues di Clapton.
Ma anche la seguente Escape from Madness, è notevole. Un gran bel modo di finire il lato A del disco, con una cavalcata psichedelica molto classico del prog-rock.
E il gran finale di The Long Journey, sì un gran finale, come giustamente dice Nicola ... è qualcosa di particolare, che dona un tocco quasi filmico a tutta l'operazione.
Critico rock del web. Pacifista integrale.
Collaboratore del sito della nota agenda
Smemoranda dalla lontana estate del 2003 e del Frigidaire cartaceo dall'autunno 2009. Dall'aprile 2017 collabora anche con Il Nuovo Male, e dall'estate del 2017 con il portale I Think Magazine, dall'autunno 2018 con MeLoLeggo.it. A gennaio 2018 fonda con Elle il sito L'ORTO DI ELLE E ALLI . Metà veneto, metà altoatesino (la mamma è dello stesso paese di Lilli Gruber), è nato nei primi anni Settanta, il giorno del compleanno di Jack Kerouac.
10 Commenti:
Bello ospitare in palude un concept-album di autentico nuovo prog-rock ... che se ne fa troppo pochi in Italia (e forse nel mondo).
E allora complimenti a Nicola Denti, per questa storia di Ekow, che se ne va verso il pianeta Egosfera per cercare di risolvere i suoi problemi mentali.
E complimenti anche ai sottoscrittori del suo progetto di crowdfunding che hanno reso possibile questo Egosfera.
Dieci pezzi, come i capitoli di un libro (o un bel film stile Tommy), per accompagnare il viaggio di Ekow.
Ovviamente difficile scindere il tutto in singoli brani, ma sicuramente qualcuno balza all'orecchio più di altri.
A me, per esempio piace molto When All Seems Lost, pezzo molto suggestivo, con passaggi elaborati di confine musicali, tanto da far pensare alla chitarra blues di Clapton.
Ma anche la seguente Escape from Madness, è notevole. Un gran bel modo di finire il lato A del disco, con una cavalcata psichedelica molto classico del prog-rock.
Lo stesso potrei dire dei due pezzi finali del lato B, Brain Charmer con chitarre a briglia sciolta, virtuosismi alla Jimmy Page più orientaleggiante.
E il gran finale di The Long Journey, sì un gran finale, come giustamente dice Nicola ... è qualcosa di particolare, che dona un tocco quasi filmico a tutta l'operazione.
Egosfera ascoltatevi e perdetevi in esso!
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