In
maniera molto naturale. C’erano i pezzi, il desiderio di tornare in studio, la
voglia di fare un disco con Marco Pandolfini e Franco Naddei e allora,
semplicemente, abbiamo scelto di partire. Ci abbiamo messo più del previsto
perché nel frattempo mi sono accadute un milione di cose ma siamo molto, molto
felici di aver preso quella decisione.
Perché l’hai intitolato
così?
Lascaux è probabilmente il mio disco più
primordiale, carnale e sottile, qualunque cosa significhi. Lascaux è anche una citazione contenuta in uno dei versi
dell’album. Avevo altri titoli per la testa, anche belli secondo me, ma nessuno
che mi avesse realmente rapito. Durante un viaggio in Sardegna, luogo stellare
che riesce a far convivere nella sua realtà il presente e l’ancestrale in
totale, naturale simbiosi, ho capito che il nome doveva essere quello. Era la
prima volta che visitavo l’isola, il disco era musicalmente già chiuso e per me
è stata davvero come un’epifania. Il pozzo di Santa Cristina, le tombe dei
giganti, i megaliti. Ma anche il baretto incastrato nell’entroterra più anonimo
e sperduto. Il titolo era già lì. Dovevo solo leggerlo.
Come è stata la genesi dell’album, dall’idea iniziale alla sua
realizzazione finale?
Lunga,
tortuosa e, paradossalmente, anche molto morbida e naturale. Ho scritto e
raccolto una trentina di canzoni, voce e chitarra. Con Marco, amico e
sodale collaboratore, abbiamo realizzato dei provini domestici più strutturati
a Rimini. Poi, insieme a Franco - altro amico fraterno, musicista e produttore
artistico dell’album - abbiamo selezionato circa un terzo delle tracce,
lavorando a periodi alterni su arrangiamenti e registrazioni nel suo Cosabeat Studio, luogo siderale situato
in una grande casa colonica immersa nell’entroterra forlivese. Abbiamo
concluso il tutto col mastering su nastro a L’Amor Mio Non Muore di Giacomo Villa, altra eccellente realtà di
quella zona. Nel mezzo, tra le settimane di attività e quelle di pausa, la
vita.
Qualche episodio che è rimasto nella memoria durante la
lavorazione di Lascaux?
Molti.
Dagli amici che ci sono venuti a trovare, gli affetti che ci hanno sostenuto,
gli ospiti che hanno regalato la loro arte al disco, i brindisi, le take a
notte fonda, i caffè. E la bella simbiosi con Marco e Franco. Ci siamo
divertiti tanto. Ho sempre avuto la sensazione che stessimo lavorando a
qualcosa di significativo per tutti e tre. Un percorso e un tempo necessario,
quantomeno per noi.
Se fosse un concept-album su
cosa sarebbe? … tolgo il fosse?
Lascaux non nasce come concept, ma certamente
nelle sue canzoni ci sono alcuni fattori comuni che, per chi guarda la foto
dall’alto, si notano abbastanza facilmente credo. Non è un disco buio e, suo
modo, mostra anche qualche elemento di sghemba lucidità. Io ci vedo molta vita,
molta morte, molta terra e molto cielo. C’è anche tanta salsedine, che nei
miei album credo non sia mai mancata. Lascaux
è un po’ come quelle conchiglie che trovi in mezzo ai campi. Chissà da dove
viene. Chissà dove finirà.
C’è qualche pezzo che preferisci? Qualche pezzo del quale vai più
fiero dell’intero disco? … che ti piace di più fare live?
Non
te lo direi mai! Però in realtà no, nel senso che una delle cose di cui sono
più contento è che a mio giudizio tutte le tracce che abbiamo chiuso in studio,
incluse le bonus che si trovano esclusivamente sul vinile, sono molto vicine
qualitativamente rispetto alla media del disco. Siamo riusciti a portare tutte
le canzoni in un luogo coeso, e la cosa mi soddisfa molto anche perché in
genere non ho particolari problemi a scartare materiale, quasi come necessario
atto sacrificale. Lo stesso vale per le versioni dal vivo. Se proprio devo
dire, mi piace molto fare Dormi.
Diventa una vera tempesta. E io amo molto ritrovarmi tra le onde col mare
grosso.
Ribéss Records a produrre. Come mai con loro?
Risposta
sintetica: cuore, passione, romanticismo, dedizione e materia grigia.
Il tutto in quantità massiva.
Risposta analitica: Ribéss Records antepone
da sempre, con nobiltà e coraggio, la sua filosofia e la sua estetica a tutto
il resto, e sceglie i progetti con presenza di senso e spirito. La storia del
suo catalogo lo dimostra, a mio avviso, inequivocabilmente, e far parte della
truppa è un privilegio bello. In fine, un bonus umano non indifferente nella
figura del grande capo. Non è poco.
Come è nata questa
copertina? … con quella mano in primissimo piano in un bianco e nero d’autore.
È una mano?
Si
tratta della mia mano sinistra, sì. Con Giulio di Ribéss
Records c’è stato un intenso e proficuo confronto intorno all’idea per
la cover dell’album. Alla fine abbiamo deciso per questo soggetto e questa
copertina, e ne siamo felici. Cercavamo qualcosa che, nella nostra visione,
interpretasse lo spirito, il nome e il simbolo del disco, ma non in maniera
diretta e frontale. Associamo il concetto della nostra Lascaux ad una grotta, ma anche una volta, una tela, una carta di
luoghi e coordinate. Con il fotografo Abele Gasparini abbiamo poi realizzato e
sviluppato il resto del progetto grafico. Anche gli scatti nella busta interna
del vinile e nel libretto del cd ricordano ombre e guizzi di soggetti rupestri,
pur essendo tutt’altro. Ho sempre preferito suggerire piuttosto che dire e sono
molto, molto soddisfatto del nostro immaginare.
Come presenti dal vivo il disco?
Con
Marco e Franco. Ci muoviamo tra chitarre, elettronica suonata, sequenze e
droni. Le prove sono state molto dense, con grande attenzione anche ai momenti
di respiro all’interno dei brani. A volte, nonostante le pause, avevamo come
l’impressione che si trattasse di un unico, inscindibile flusso dalla prima
all’ultima traccia del set. Purtroppo tutte le date promozionali che avevamo in
programma, compresa la presentazione dell’album, sono da ridefinire a causa
dell’emergenza sanitaria che stiamo vivendo.
Altro da dichiarare?
Che
non vediamo l’ora di suonarlo in giro, questo disco.
Gran piacere ospitare in palude oggi questo artista a tutto tondo (musicante, attore, giornalista e tante altre cose ...), e poi quando mi si invita a bere qualcosa insieme a fine intervista è sempre un piacere 😁.
Come è sulla stessa lunghezza d'onda il pezzo successivo, Cristo Baal con le parole giuste, tra gusto per la vita, ironia e filosofia ... elettronica tra Badalamenti, certi U2 e una chitarra a dare il giusto mood.
Potrei dirvi, Ora che ci sei suono naturale, chitarra acustica, percussioni, per un altro bel mantra, che cresce, ascolto dopo ascolto ma anche all'interno del pezzo stesso (magico quel coro).
Critico rock del web. Pacifista integrale.
Collaboratore del sito della nota agenda
Smemoranda dalla lontana estate del 2003 e del Frigidaire cartaceo dall'autunno 2009. Dall'aprile 2017 collabora anche con Il Nuovo Male, e dall'estate del 2017 con il portale I Think Magazine, dall'autunno 2018 con MeLoLeggo.it. A gennaio 2018 fonda con Elle il sito L'ORTO DI ELLE E ALLI . Metà veneto, metà altoatesino (la mamma è dello stesso paese di Lilli Gruber), è nato nei primi anni Settanta, il giorno del compleanno di Jack Kerouac.
10 Commenti:
Gran piacere ospitare in palude oggi questo artista a tutto tondo (musicante, attore, giornalista e tante altre cose ...), e poi quando mi si invita a bere qualcosa insieme a fine intervista è sempre un piacere 😁.
Ma prima il dovere ... e allora andiamo subito a questo disco stupendo, uscito in questi giorni sfortunati per l'umanità.
Ecco, umanità, è quello che si sente ascoltando Lascaux fin dal primo stupendo pezzo, Con le mani (non a caso messe in copertina).
Misticismo orientale nei suoni e nel cantato, mantrico e poetico.
Come è sulla stessa lunghezza d'onda il pezzo successivo, Cristo Baal con le parole giuste, tra gusto per la vita, ironia e filosofia ... elettronica tra Badalamenti, certi U2 e una chitarra a dare il giusto mood.
Primavera nera (titolo che sembra perfetta per questa, purtroppo ...) ha un ritmo ballabile, e giochi di parole contagiosi ...
E siamo solo ai primi tre pezzi ... ha ragione ha non fare titoli Houdini, Lascaux è tutto da ascoltare.
Potrei dirvi Nudo, con l'elettronica a dare significato musicale alla parola Nudo...
Potrei dirvi, Ora che ci sei suono naturale, chitarra acustica, percussioni, per un altro bel mantra, che cresce, ascolto dopo ascolto ma anche all'interno del pezzo stesso (magico quel coro).
Potrei dirvi di ascoltare tutto Houdini Righini, mago della musica, anzi illusionista (perfetto il nome che si è scelto).
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