Massimiliano: voleva essere inizialmente una semplice stesura del lavoro
fatto nei mesi precedenti, abbiamo notato una velocità di arrangiamento
notevole e avevamo bisogno di capirne la qualità, quindi siamo andati in studio
(Seahorse studio di Matteo Rossi) e in presa diretta in due giorni di riprese
abbiamo registrato il disco.
Perché questo titolo?
Michele: essendo ispirato al
concetto di rivolta intesa in senso universale, l'effige di Maximilien
Robespierre simboleggia la rivoluzione per eccellenza: quella francese,
crocevia sociale, filosofico e morale dell'umanità. Il suo nome è un titolo
perfetto, potente ed evocativo.
Come è stata la genesi dell’album, dall’idea iniziale alla sua
realizzazione finale?
Massimiliano: come detto, avevamo intenzione di ascoltare cosa fossero i
Manifesto, e dopo aver capito abbiamo subito aperto la mente per interpretare e
canalizzare il disco, dargli una connotazione, una ragion d’essere. Ci siamo
affidati a un personaggio storico perché interessati e amanti del filone
rivoluzionario francese, e abbiamo dedicato così l’artwork a Robespierre.
Avevamo la necessità di abbinare il nostro sound a questo filone culturale, di
non presentare semplici canzoni ma di allargare la visione di questo disco a
più alti stimoli e ragioni.
Qualche episodio che è rimasto nella memoria durante la lavorazione del
disco?
Massimiliano: mi sono incastrato in un garage di cemento con la macchina la
mattina stessa delle registrazioni.
Se Maximilien fosse un concept-album su cosa sarebbe? … tolgo il fosse?
Michele: concept album non
proprio, diciamo che ci sono temi ricorrenti che attraversano i pezzi, o più
precisamente, un filo conduttore che li lega: il concetto di rivolta,
insurrezione, ma trattato più a livello simbolico che puramente politico, quasi
in senso metafisico. L'icona di Robespierre e l'immaginario della rivoluzione
francese fungono praticamente da scenografia per lo scorrere dell'album, spesso
senza essere citati esplicitamente.
C’è qualche pezzo che preferite? Qualche pezzo del quale andate più fieri dell’intero
disco? … che vi piace di più fare live?
Michele: l'intreccio di
chitarre wah wah e batteria tribale, la vena pulsante psichedelica, il basso
cupo, da barricate: Robespierre è il
pezzo che racchiude lo spirito simbolico dell'album. Dal vivo, Manifesto 1789 ha quell'incedere
ossessivo di sali scendi che la rende intrigante da fare, le voci si richiamano
a briglia sciolta. Nei live spesso chiude il tutto.
Blooms
Recordings a produrre. Come vi siete incontrati e come avete lavorato con loro?
Massimiliano:
essendo bassista dei “Yesterday will be great” son entrato in famiglia con loro,
conosciuto le persone e amato da subito il principale rappresentante Raffaele Montanari.
Abbiamo così deciso di collaborare.
Copertina che colpisce, copertina che sembra qualcosa da contestazione
studentesca. O no? Come è stata pensata e realizzata questa copertina e il
lavoro grafico?
Michele: Ho sempre amato la
pop art e le rivisitazioni personali di foto e quadri antichi di Basquiat,
Warhol, Schifano. Quando mi sono imbattuto in quell'immagine di Robespierre ho
pensato che sarebbe stata una cover perfetta: l'ho poi ritoccata con colori
psichedelici tipo neon ed un retrogusto glam.
Come presentate dal vivo il disco?
Il live è il nostro punto forte, in spazi piccoli o localoni ci
districhiamo bene, il live è d’impatto, elegante, stiamo definendo sempre
meglio il sound e capendo le esigenze. Vi invitiamo a partecipare ad un live
dei Manifesto! Non vi annoierete.
Mi sono piaciuti fin dalla copertina di gusto rivoluzionario, sessantottino, satirico, forte, e poi il nome della band, il nome del disco ... potevo non ospitarli in palude?
Eccoli qui oggi The Manifesto, nuova ottima band da Ravenna (molte band romagnole quest'anno in palude e molte da Ravenna, che sia un caso?) con tre componenti provenienti da gruppi diversi, uno dei quali pure dai Kisses of Mars, già graditi ospiti in palude.
Otto canzoni che fanno battere il piedino più di una volta a partire da Virgins, pezzo che apre con un gran ritmo e chitarre incisive per un alternative-rock con i controfiocchi ...
Per finire con Manifesto, pezzo potente e preciso intitolato proprio come la band, Manifesto: gran ritmo, gran chitarre, gran basso la mia coda non sta ferma.
Critico rock del web. Pacifista integrale.
Collaboratore del sito della nota agenda
Smemoranda dalla lontana estate del 2003 e del Frigidaire cartaceo dall'autunno 2009. Dall'aprile 2017 collabora anche con Il Nuovo Male, e dall'estate del 2017 con il portale I Think Magazine, dall'autunno 2018 con MeLoLeggo.it. A gennaio 2018 fonda con Elle il sito L'ORTO DI ELLE E ALLI . Metà veneto, metà altoatesino (la mamma è dello stesso paese di Lilli Gruber), è nato nei primi anni Settanta, il giorno del compleanno di Jack Kerouac.
10 Commenti:
Mi sono piaciuti fin dalla copertina di gusto rivoluzionario, sessantottino, satirico, forte, e poi il nome della band, il nome del disco ... potevo non ospitarli in palude?
Eccoli qui oggi The Manifesto, nuova ottima band da Ravenna (molte band romagnole quest'anno in palude e molte da Ravenna, che sia un caso?) con tre componenti provenienti da gruppi diversi, uno dei quali pure dai Kisses of Mars, già graditi ospiti in palude.
Disco apertamente rivoluzionario nei riferimenti, nell'attitudine, nei pezzi di autentico alternative-rock dilatato/dilatante.
Otto canzoni che fanno battere il piedino più di una volta a partire da Virgins, pezzo che apre con un gran ritmo e chitarre incisive per un alternative-rock con i controfiocchi ...
Per finire con Manifesto, pezzo potente e preciso intitolato proprio come la band, Manifesto: gran ritmo, gran chitarre, gran basso la mia coda non sta ferma.
In mezzo, da citare assolutamente Alaska, dai cambi di ritmo in un pezzo tra il grunge e il psichedelico che ti entra dento.
Ma anche la title-track, esplosiva come si può ben immaginare ... e rombante, destabilizzante, con il ritmo che sale.
Ma anche Weekend, dilatato, tantrico, quasi doorsiano nel passo felpato, con esplosioni elettriche non da poco.
Se lo sente Sofia Coppola li prende per la colonna sonora di un film.
Per ora nella mia, tra i dischi più ascoltati di fine anno. E voi, che aspettate?
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