NOTE SINTETICHE ALL’ASCOLTO DEL DISCO
GENERE noise-punk
DOVE ASCOLTARLO: sotto la doccia, ma soprattutto qui, o qui …
LABEL Dischi bervisti/Wallace Records/Cloudhead
Records/Il Verso del Cinghiale Records/
Villa Inferno
PARTICOLARITA’ collaborazioni
(Nicola Manzan, Mattia Dosi, Paolo Cantù, Roberto Rizzo, Federico Ciappini)
CITTA’ Lodi/Firenze
DATA DI USCITA 15 Ottobre 2018
L’INTERVISTA
Come è nato The Past Devours Everything?
The Past Devours Everything nasce in maniera molto spontanea dopo una quindicina
di prove circa.
Vivendo distanti abbiamo dovuto condensare in poche prove la costruzione
dei pezzi utilizzando la semplicità come modus operandi.
Perché questo titolo?
Il titolo è un "distillato" di tutti i
brani contenuti nel disco.
E' a tutti gli effetti un concept album sulla
difficoltà di lasciarsi alle spalle il passato.
Nulla di socialmente etico, solo racconti
minimali di "pezzi" di vita privata.
Come è stata la genesi del disco, dall’idea iniziale alla sua realizzazione
finale?
Nessuna idea iniziale, nessun riferimento musicale
particolare, solo tre persone che si sono ascoltate mentre suonavano.
L'introduzione della seconda chitarra (Capa) nei
The Rambo ha permesso di aggiungere colori e dinamiche alla massiccia base
precedente di voce/chitarra/batteria ed ecco fatto.
Qualche episodio che è rimasto nella memoria durante la lavorazione
dell’album?
Credo il terzo giorno di registrazione dal Trai
(fonico), dedicato alle sovraincisioni di voce e collaborazioni...un'orgia
enogastronomica in cui tutti mangiavano, bevevano, suonavano.
Crediamo molto nella spontaneità delle cose,
soprattutto delle persone e la scelta degli "attori" non è stata
casuale.
Sono amici e musicisti splendidi, primo tra
tutti Mr. Trai che oltre ad essere professionalmente figo è una persona
straordinaria.
Se The Past Devours Everything fosse un concept-album su cosa sarebbe? … tolgo il
fosse?
Dici bene!
E' un concept album a tutti gli effetti.
Come dicevo prima è un viaggio nel passato
setacciato dal presente in cui le "corde scoperte" sono la difficoltà
di liberarsi definitivamente delle dinamiche assorbite nella "propria
preistoria" e le conseguenze che ne derivano.
Una sorta di incisione rupestre sonora
liberatoria.
C’è qualche pezzo che preferite? Qualche pezzo del quale andate più fieri dell’intero
disco? … che vi piace di più fare live?
Personalmente non saprei.
Ogni pezzo ha un suo colore ed è imprescindibile
dagli altri.
Musicalmente si passa dal punk più rozzo e
scorticato al blues zoppo...c'è della wave contaminata, country da ritardati,
noise-rock feroce, hardcore sconclusionato, psichedelia grezza, garage
sixty...davvero non saprei!
Come è stato produrre The Past
Devours Everything? Chi avete avuto più vicino, dal punto di vista
produttivo?
E' stata un'immersione totale direi.
Immediatezza e istintività sono state la base di tutto.
Tutti quelli che hanno partecipato hanno contribuito in maniera diretta ai
colori del disco ed è come se lo scheletro rivestito di muscoli e nervi
iniziale possa aver acquistato la carne anche grazie a loro!
Copertina mitica, da film giapponese del passato remoto ... come è nata? Di
chi è opera?
Ehehehe sì un Godzilla autoctono visto che sono
foto di Bang (batterista) fatte in un parco preistorico della nostra zona.
E' tutta opera sua, come i disegni del disco
precedente.
Lui dipinge, lo fa di lavoro, ed è stato
automatico affidarci alle sue mani.
Come presentate dal vivo il disco?
Come abbiamo sempre fatto: cercando di suonare
il più possibile.
Una band esiste se suona live e coinvolge,
altrimenti diventa qualcosa di autistico o peggio ancora diventa quello che i
milanesi definirebbero "progetto": tre stronzi che sono più attenti a
darsi un tono piuttosto che suonare!
Altro da dichiarare?
Grazie di cuore alle
persone dietro le etichette, agli amici che hanno partecipato al disco, al Trai
che è immenso (in senso figurato e non), a te che ci hai dedicato del tempo e
alle persone che si godono i nostri concerti.
Etichette: Cloudhead Records, Dischi Bervisti, Firenze, Il Verso del Cinghiale Rec, In palude con ..., Intervista, Lodi, Nicola Manzan, Noise-Punk, The Past Devours Everything, The Rambo, Villa Inferno, Wallace Records
13 Commenti:
The Rambo in palude, ma non si tratta di Stallone, che mi piace poco.
The Rambo è una formazione noise-punk autentica, genuina, in giro per l'Italia (e l'Europa), da qualche anno.
Cambi di formazione, due chitarre, voce e batteria, una serie di ospiti di tutto rispetto, a partire dal violino di Nicola Manzan ....
Questi The Rambo mi piacciono, per la carica corrosiva, il gusto per il punk, e una ricerca melodica non da poco.
Con una sfilza di etichette della scena più autenticamente indie hanno dato alle stampe questo The Past Devours Everything.
Nove pezzi tiratissimi dalla citazionista Anger Son, che è un vero spasso, alla finale Wrathlord, dinamica e con una coda lirica che non ti aspetteresti.
In mezzo c'è di tutto, ottima musica per cercare di sopportare quello che ci circonda. Difficile fare un titolo rispetto a un altro ...
Direi, forse, Purification Song, trascendentale e dal cantato demoniaco: l'ideale per pogare ai loro concerti.
Ma anche Rope of Sorrow per il ritmo saltellate, una sorta di shoegaze-noise-rock'n'roll senza tempo.
... o Primitive Aggression, pezzo che devasta, con una ritmica incessante, chitarre e chitarre, per uno strumentale marziale.
Ma tutto The Past Devours Everything, disco diviso tra lato A e lato B come i vecchi vinili, è interessante.
Le cose che arrivano spontanee con una collaborazione così stretta e anche in certi pezzi divertente a mio avviso , sono le migliori.
Si assorbe la spontaneità.
Un disco da ascoltare ..grazie Alli caro
Grazie Nella, il tuo parere mi conforta.
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