NOTE
SINTETICHE ALL’ASCOLTO DEL DISCO
GENERE
Cantautorato italico
DOVE
ASCOLTARLO su una vecchia poltrona sorseggiando un ottimo bourbon
LABEL
Private Stanze
PARTICOLARITA’ Sono esseri
randagi, nati per strada, cresciuti per strada forse … moriranno in strada.
CITTA’:
Modena
DATA
DI USCITA 19.01.2018
L’INTERVISTA
Come è nato Lei ha una pistola?
Appena
pubblicato Galera, nel 2014. Avevo voglia
di cambiare registro, da subito, ma non iniziai immediatamente a scriverlo,
prima feci cambiamenti radicali di altro genere, intimi, personali, come ad
esempio un trasloco enorme, che durarono mesi, forse un anno. Al termine di
questo tempo capì di
avere la preparazione per scrivere brani, all’apparenza,
più morbidi.
Smettere di gridare, o meglio, farlo quasi sottovoce, tra le pieghe del
costato.
Perché questo titolo? … molto western, o
no?
Si,
concordo che l’apparenza può trarre in inganno.
In realtà ha
dentro poco di western, forse solo la mia chitarra acustica americana. Il
titolo è giusto
che lo spogli l’ascoltatore a suo piacere, per me è molto ampio il suo
significato, come ad esempio il rivedere tutte le donne della mia vita,
compagna, madre, terra, Italia, sofferenza, malinconia, hanno sempre avuto una
pistola puntata contro di me, e non solo.
Come
è stata
la genesi del cd, dall’idea iniziale alla sua realizzazione
finale?
Non
sono mai stato capace di scrivere canzoni d’amore,
che fosse amore rivolto ad un’altra persona o a me stesso oppure al
mio cane. Mi sono violentato cercando di mostrare alcune corde più intime. Il perché?
Non ne ho idea.
Quando
scrissi il disco, volevo così. E’ stata l’onda
che non ti aspetti sul bagnasciuga.
Per realizzarlo ho
cercato persone a me vicine, cercando di ottimizzare il lavoro in un posto
lontano. Carmine Torchia, Renzo Picchi e, ovviamente, Alberto Urbelli. In
seconda battuta l’arrivo di un caro amico, Enrico
Molteni, e i due nuovi compagni di viaggio nei Fargas, Francesco Zaccanti e
Paolo Pagnoni, da subito entrati in me con macigni di affetto e delicatezza.
Qualche
episodio che è rimasto
nella memoria durante la lavorazione del disco?
Durante
le registrazioni al Teatro Vittoria di Pennabilli, accogliente paese non
distante da Urbino, si alloggiava presso la foresteria dello stesso assieme a
dei monaci tibetani in visita per uno scambio culturale che tra Pennabilli ed
il Tibet dura da molti secoli. Ogni mattina ci si svegliava alle loro preghiere
e con il suono delle campane tibetane, costruite nel punto più alto del paese,
dove ogni notte, prima di dormire, ci si adagiava per controllare che le stelle
fossero sempre tutte al loro posto. Una mattina, Renzo Picchi, unico a non
dormire in foresteria per mancanza di posto, alloggiando nell’adiacente
teatro e soffrendo il fatto di non godere degli Om dei monaci, corse attraverso
il sentiero lastricato, in ripida salita, a piedi nudi, per suonare lui stesso le
campane tibetane. Una volta rimessogli gli anfibi, lo riconducemmo al suo
posto, al bar degli anziani per il caffè.
Oltre a questo
episodio, tutte le registrazioni effettuate in quei giorni hanno per me un
sapore particolare. Un dettaglio però che
mi ha trapassato da subito è successo
quando, una volta rientrati da Pennabilli ove registrammo anche Vacuità, è stato l’imparare
da Gappa, grande musicista ed amico di Private Stanze, che la Vacuità appunto è uno dei perni
fondamentali della religione buddista, quando, invece, io non sottintesi nulla
ma diedi inconsapevolmente lo stesso significato spirituale.
Se
questo cd fosse un concept-album su cosa sarebbe? … potrebbe esserlo?
Potrebbe.
sì. Sarebbe forse sull’importanza
del ‘900, sul suo
charme, sul suo odio, sulle sue donne, sulla distruzione, sulla voglia di
rientravi che si scaglia su tutti noi ogni giorno.
C’è qualche pezzo che
preferite? Qualche pezzo del quale andate più fieri di Lei ha una pistola? … che vi piace di più fare live?
È molto
a fasi emotive, certo l’introduzione al Rhodes di Vacuità, quando senti il pubblico che fa
urlati e inizia a battere le mani è sempre
molto emozionante. Dovrei chiedere anche ai ragazzi, comunque per me è suonare in chiusura
Ricompensa.
Ala
Bianca, Private Stanze, Black Pois Promotions, vicini a voi in momenti diversi.
Come sono nate queste collaborazioni? Altre da citare?
Private
Stanze è la
mia etichetta. E’ diventata
parte di me, non ne potrei fare a meno.
Ala Bianca è più curioso. Sono
andato molte volte a trovare in ufficio Toni Verona, suo presidente, per
piacere, per consigli, per imparare. Lui è un
maestro ed io ho avuto il privilegio di essere stato sempre accolto da lui a
braccia aperte, con un caffè di
fronte. Quando stavo per completare il missaggio dell’album,
feci una cosa che non avevo mai fatto negli anni precedenti della nostra
conoscenza, glielo sottoposi come editore. Non posso dirvi cosa mi disse ma mi
fece una proposta di pubblicazione e io fui onorato di accettare.
BlackPoisPromotions,
nella persona di Antonella Lavini, è un
rapporto che va avanti da tempo e non ricordo nemmeno come nacque. E’ un po’ mia madre, mia
nonna, mia figlia ed il suo analista.
Copertina
che ricorda ancora il cinema western, o i fumetti … Come è nata e chi è l’autore?
Un’immagine
ritrovata su un libro di studio di francese degli anni ’30
della mia prozia, Marta Boni, donna con una vita breve e travagliata, cui
furono ispirati romanzi e sceneggiati.
Il disegno è suo, a matita,
forse una sua proiezione di come si vedeva negli anni a venire, donna dell’alta
società, quale realmente era, ma, per l’epoca
smaliziata, quasi oltraggiosa ed irriverente.
Come
presenterete dal vivo Lei ha una pistola?
Abbiamo
diverse vesti. A formazione completa faremo il disco nella sua veste originale,
ordine brani compreso, intervallato solo con alcune sorprese a rotazione dai
precedenti dischi. In veste acustica saremo chitarra e contrabbasso, oppure
chitarra e Rhodes.
In questi casi
spoglieremo ancora di più i
brani anche dei pochi brandelli di cui sono vestiti, giocando con suoni e
pause.
Altro
da dichiarare?
Sì,
molto altro, ma non sono sicuro sarebbe pertinente con le precedenti domande.
L’unico dettaglio, per la prima volta da quando pubblico dischi, pare, per ora,
che Lei ha una pistola stia piacendo
maggiormente al pubblico rispetto che ai giornalisti.
Etichette: Ala Bianca, Ala Bianca Group, BlackPoisPromotions, Cantautorato, Emilia Romagna, Fargas, In palude con ..., Intervista, Lei ha una pistola, Modena, Private Stanze, Rock, Teatro Vittoria
11 Commenti:
Un vero piacere avere in palude i Fargas, con questo disco denso e novecentesco ... il '900 di tante storie e di tanti suoi cantori.
Sì, questo è un disco di rock cantautorale, con riverberi di tanti piccoli e grandi nomi che hanno reso uno dei "generi" più importanti della nostra musica dal '68 in poi, almeno dal '68 i poi.
Ascoltandolo si pensa a volte a Dalla a volte a De Gregori, a volte a Rino Gaetano a volte a Guccini, o Edoardo Bennato, Massimo Bubola, i Gang, ma anche De André ...
Undici pezzi così, tra il pop romantico/malinconico di A lungo, con hammond e chitarre cullanti e il finale soffice, voce/chitarra di Ricompensa.
In mezzo la riflessione ironica e zen di Vacuità, non a caso citata nell'intervista ...
A me piace molto, forse più di tutte, Popolari animal un testo da cantautore rock surreale e impegnato, con ironia, con un testo da mandare a memoria e una gran chitarra, gran organi, pezzo che sale
Testo da mandare a memoria anche Ore Otto, lento e malinconico, con il piano a duettare mangnificamente con la chitarra ...
Bella anche Re, forse la più complessa, ricca dal punto di vista degli strumenti (ad un certo punto esce pure un kazoo contiano).
Bravi Fargas, con Lei ha una Pistola ha conquistato la palude tutta ... e ora rifacciamo partire il disco!
Se lo racconti così .... come si resiste ....
Difficile resitere, davvero, è un disco che mettiamo e poi lasciamo andare per più ascolti ...
Posta un commento
Iscriviti a Commenti sul post [Atom]
<< Home page