L'INTERVISTA
Come è nato Codec_015?
Codec_015
nasce nel bel mezzo di un tour di cinquanta date. Epsilon, il nostro penultimo
disco è certamente quello che più di ogni altro ci ha fatto conoscere a molti e
ci ha permesso di portare il nostro live su e giù per l’Italia. Nelle varie
pause che ci sono state abbiamo buttato giù una serie di appunti che sono poi
stati ripresi e completati nel corso del tempo. Diciamo che si è trattato di
una scrittura piuttosto frammentata e di una composizione realizzata a tutti i
livelli, abbiamo lavorato da soli e in gruppo, suonando la strumentazione
classica e lavorando seduti davanti a un pc.
Perché questo titolo?
Nel linguaggio informatico il
Codec è un dispositivo che permette di decodificare segnali audio e video in
modo che questi possano essere memorizzati. CODEC_015 ha l'ambizione di essere
un'opera che interpreta, e quindi decodifica, i cardini della moderna società
capitalistica occidentale e in particolare la situazione sociale ed economica
del nostro Paese; non vengono proposte soluzioni, si tratta solamente di
fotografie istantanee.
Come è stata la genesi
del cd, dall’idea iniziale alla sua realizzazione finale?
Come dicevo prima la scrittura
dei nuovi brani si è svolta in periodi differenti e in diverse modalità,
diciamo che ci ha portato via circa un anno tra una pausa e l’altra del tour.
Quando le idee hanno cominciato a prendere una forma più definita abbiamo
registrato dei provini da poter sottoporre a un produttore. Abbiamo ragionato
su quale studio scegliere e a chi affidare il materiale, alla fine la scelta è
stata il Morphing Studio di Bologna sotto la supervisione di Cristiano Santini.
Sai, io e Fabrizio ascoltavamo i Disciplinatha quando eravamo adolescenti,
praticamente quando abbiamo cominciato le prime esperienze con la band, per noi
lui è stato sempre un mito, un punto di riferimento importantissimo, era lì che
volevamo arrivare, pertanto quando ha ascoltato i pezzi e si è detto entusiasta
di lavorare sul nuovo disco per noi è stata la realizzazione di un sogno, il
raggiungimento di un obiettivo molto importante.
Qualche episodio che è
rimasto nella memoria durante la lavorazione del disco?
Il primo. Cristiano Santini
che, tutto preso dalle riprese di un solo di chitarra che stavo provando sul
bridge di un pezzo, tira fuori dallo scaffale un vecchio wha wha e mi dice “Qui ci vuole proprio questo effetto, tu
suona, al pedale ci penso io” e si mette lì gasatissimo ad andare su e giù
con il piede mentre registriamo. Il secondo. Giovanni Ferliga che appena
ricevuti i file dell’album per un primo ascolto mi chiama al cellulare e dice: “Complimenti, avete fatto un ottimo lavoro,
questo album è una bomba e per me sarà un piacere lavorarci su”. Sono
soddisfazioni.
Se questo cd fosse un
concept-album su cosa sarebbe? … anche senza volerlo.
Un concept sulla nostra
società malata, su tutta la parte occidentalcapitalista
del mondo. Una parte di mondo che corre a una velocità sfrenata rincorrendo
successo, fama e soldi e che non si cura più dei sentimenti, dei rapporti umani
e della felicità intesa come ricchezza interiore di ogni essere umano. Questo è
un disco molto cupo, crudo, uno specchio di tutto quello che sta accadendo in
questi ultimi decenni, un lavoro molto critico e disilluso. D’altro canto, con
tutto quello che viviamo ogni giorno, non saremmo riusciti a realizzare niente
di diverso. Speriamo che almeno possa essere in qualche modo la scintilla che
fa accendere una riflessione, una ribellione alle proprie paure e incertezze
sul futuro.
C’è qualche pezzo che
preferite? Qualche pezzo del quale andate più fieri di
Codec_015… che vi piace di più fare
live?
Direi certamente Il Belpaese che è il primo brano
dell’album che abbiamo chiuso in sala prove e quello che è venuto fuori in
maniera più naturale di tutti gli altri. Non è un caso che per quel brano ho
voluto scrivere un testo che fosse un po’ rappresentativo di tutto l’album, che
facesse da apripista al disco e al tempo stesso creasse un filo conduttore con
tutti gli altri brani. È forse il giro più facile di tutto l’album suonato
all’interno di una struttura altrettanto semplice, ma al tempo stesso è
probabilmente il più incisivo, il più martellante, quello che ti entra in testa
e non ti molla più. Le parole sono una rielaborazione di un testo di Pasolini,
oggi ancora più attuale di sempre.
Il cd è uscito con la
mitica Black Fading di Cristiano Santini dei
Disciplinatha … come vi siete trovati? Altre realtà importanti attorno al
disco?
Per questo disco abbiamo
voluto fare un importante salto di qualità, lavorare con persone al top del
settore per ottenere un disco che avesse una gran pacca e un respiro
internazionale. Con Cristiano si è creato subito un bel feeling sia da un punto
di vista umano che musicale, grazie alle sue doti di produttore e alla
struttura in cui abbiamo realizzato i take di registrazione e i mix direi che
siamo riusciti a raggiungere il nostro obiettivo. Una volta completati i
missaggi la ciliegina sulla torta l’ha messa Giovanni Ferliga degli Aucan che
ha masterizzato l’album nel suo studio appositamente dedicato.
La copertina mi sembra
in linea con le vostre precedenti copertine, in quanto a magia e stranezze. Come
è nata e chi è l’autore?
L’idea nasce dall’amicizia con
un nostro concittadino divenuto piuttosto conosciuto e apprezzato come artista in
Italia, lui si chiama Nicola Alessandrini e avevamo già scelto una sua opera
per il nostro disco precedente Epsilon. Essendoci un filo
conduttore ben preciso che lega Epsilon
al nuovo album Codec_015, ci è venuto naturale rivolgerci di nuovo a lui per
la nuova cover; questa volta però gli abbiamo consegnato i provini e gli
abbiamo chiesto di realizzare qualcosa di ancora più attinente alla musica
contenuta nel disco. L’interpretazione che ha dato alla sua opera è quella di
un corpo prostrato e senza identità in rapporto a dei volti di bambola, effigi
di un potere vecchio e bugiardo, contraffatto, che dell'umano ha solo una
grottesca apparenza. Segnalo il sito di Nicola Alessandrini che è https://nicolaalessandrini.wordpress.com/
dove potete vedere molti dei suoi lavori, ne vale davvero la pena.
Come e dove presenterete
l’album?
Saremo in tour per l’ultima
parte del 2015 e per tutto il 2016, speriamo di suonare tanti concerti e di
raggiungere quante più città possibili dell’Italia e, perché no, anche il resto
dell’Europa. Personalmente amo tutte le fasi di vita di un gruppo, la fase
creativa e di composizione dei brani, quella di registrazione e quella di
presentazione al pubblico del tuo lavoro, ma certamente il live rimane la
componente in cui possiamo sfogarci di più ed esprimerci al meglio per il tipo
di musica che suoniamo. La nostra è una musica fortemente emozionale, con un
grande impatto emotivo, e dunque nei concerti trova la sua massima espressione
e la sua naturale valvola di sfogo.
Altro da dichiarare?
Siamo felici di averti
incontrato di nuovo a distanza di qualche anno, pensiamo che il Blog de
L’Alligatore sia un luogo virtuale molto interessante dove viene veicolata
ottima musica, belle letture e direi tutta la cultura in generale. In questi
tempi così tristi e vuoti, culturalmente bui, dove contano soltanto il conto in
banca e un ruolo appariscente nella società, c’è tremendamente bisogno di
iniziative come questa. Per cui lunga vita al Blog de L’Alligatore e un saluto
a tutti i suoi lettori!
9 Commenti:
Mi ricordo dei Drunken Butterfly! E anche di Alessandrini e delle sue opere fantastiche (e spaventose).
Sono d'accordo con tutti i complimenti che hanno fatto al tuo blog, Alli, adesso vado a cercare qualche canzone, a dopo!
https://soundcloud.com/drunkenbutterfly/sets/newalbum/s-iqOVn
Ciao Elle
Grazie ragazzi, corro ad ascoltare! A dopo per la canzone preferita ;)
Quali sono Elle? .... hai deciso? Io sì, e tra un po' le dico :)
Ciao ragazzi ... intanto dico: gran bel modo di spaccare!
Allora, ecco le mie: L'America, per il testo che racconta le malefatte degli Usa (è bene sempre ricordarsene) a ritmo di un rock durissimo ed elettrico, Genova, pezzo dal gran ritmo e le giuste parole a raccontare un momento formativo, violentemente formativo, per una generazione intera (la nostra), Nervi, la canzone più "costruita", più riflessiva (ma con staffilate elettriche indelebili) per soffermarsi sulle nevrosi del nostro tempo, la strumentale Coltelli e il finale incandescente Nervi con un altro bel testo ...
Eccomi! A me piacciono Coltelli e Marie.
Grazie Drunken Butterfly. Alli ma a te piacciono tutte :D
Le mie preferite sono molte, sì, trovo che sia un disco tutto da ascoltare ... anzi, ora metto in homepage il link che hanno dato loro.
Perbacco..non li avevo mai sentiti, come quasi sempre quando capito da te e mi fai queste belle sorprese...
Molto intensi ed incisivi, la copertina è un'altra chicca del tutto.
Ma dove vanno da un po' di tempo a questa parte questi artisti a prendere spunto per queste copertine così belle)
Bacio Alli e come sempre grazie!
Dici bene, intensi ed incisivi, con una copertina perfettamente in linea.
Dove le trovano copertine così? ... segreto professionale :)
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