NOTE SINTETICHE ALL’ASCOLTO DEL DISCO
Da quanto ci han riferito diversi ascoltatori, ci mette un po’ a entrarti
in testa e catturarti, ma quando accade, è in modo definitivo. Probabile
abbiano ragione; è disco da ascolto paziente.
GENERE
Folk/Pop/Rock/Cantautoriale
DOVE ASCOLTARLO (in parte o
tutto)
iTunes
https://soundcloud.com/sestomarelli/sets/sestomarelli-possibilmente
LABEL
Autuproduzion/A Buzz Supreme
Distribuzione Audioglobe
PARTICOLARITA’
Dicono sia bello.
SITO O FB DEL GRUPPO
www.sestomarelli.com
www.facebook.com/sestomarelli
CITTA’:
Sesto San Giovanni (MILANO)
DATA DI USCITA
5 Giugno 2015
LEGGI L'INTERVISTA (e commentala se vuoi)
Come è nato Possibilmente?
Crediamo che Possibilmente, il
secondo lavoro di inediti dei Sestomarelli (scritto, rigorosamente,
tutt’attaccato) nasca principalmente sulla spinta di un grande entusiasmo, che
è quello datoci dai riscontri ottenuti con il disco precedente, che è stato
accolto in modo generalmente e decisamente positivo sia dalla stampa e dalle
radio, sia dal pubblico, in tutte le occasioni in cui ci siamo trovati a
eseguirne i brani dal vivo, fortunatamente numerose. Detto questo, non ci siamo
posti l’obiettivo di comporre un mero sequel
di Acciaierie e ferriere lombarde folk,
ma tanto per la scrittura delle musiche quanto per i testi abbiamo seguito, ci
si passi l’espressione, l’ispirazione del momento. Ne risulta che alcune
atmosfere siano maggiormente orientate al rock,
o al pop persino, con una più forte
presenza delle chitarre elettriche; e che le liriche siano parecchio meno
scanzonate, in talune occasioni. È un prodotto variegato, però, e il richiamo
alla tradizione, siamo convinti che concorderai, è ancora robusto, grazie ai
violini sempre in prima linea e all’utilizzo massiccio del mandolino.
Perché questo titolo?
La risposta è: chissà. In ballottaggio c’era una varietà di altri titoli;
infine una mattina prestissimo, scendendo da un treno in arrivo alla stazione
di Sesto San Giovanni e riflettendo su tutto quel che sarebbe riuscito a fare
nel corso della giornata, e su quel che invece no, uno di noi ha partorito un Possibilmente che è subito piaciuto a
tutti. Possibilmente è a nostro
avviso la cifra dell’esistenza. Si possono concepire piani e progetti, ma il
portarli a termine è sempre una questione dipendente da migliaia di variabili,
una questione di innumerevoli Possibilmente.
In quel momento, il Possibilmente riguardava
persino le effettive chance di
condurre in porto la lavorazione dell’album nei tempi e nei modi previsti; di
riaffacciarci con successo al pubblico e ai nostri partner in questa iniziativa, A Buzz Supreme e Audioglobe. Possibilmente ce l’abbiamo nuovamente
fatta e ancora siamo in giro a suonare, sempre soddisfatti.
Come è stata la genesi del cd, dall’idea iniziale
alla sua realizzazione finale?
Ha viaggiato sulle montagne russe, Possibilmente,
perché è partito a mille con la composizione abbastanza rapida dei primi brani,
alla quale han fatto poi seguito momenti di stallo e rallentamento dai quali,
di nuovo con rapidità e quasi in modo improvviso, ci siamo tratti fuori.
L’esserci affidati per le registrazioni a un colosso, in ogni senso, come Gigi
De Martino del Wardencliff Studio, ha senza dubbio reso il lavoro più fluido,
ma allo stesso tempo ci ha costretti, il che non è affatto un male,
intendiamoci, a prestare maggiore alle tempistiche e alla preparazione
individuale delle singole parti di ogni brano. In alcuni momenti, dato anche il
fatto che si è sempre on the road e
che alcuni di noi campano anche d’altri mestieri, s’è trattato di un percorso
di sangue sudore e lacrime in pieno
stile-Churchill. Ma d’altra parte: no
pain, no gain.
Qualche episodio che è rimasto nella memoria durante la lavorazione del
disco?
È naturale che l’ideazione, la lavorazione, la rifinitura di un album
portino con sé momenti divertenti, situazioni buffe e bizzarre, e i musicisti
hanno in più quel non so che tale da
farli restare eternamente bambini e dunque capaci di spassarsela con poco.
Però, e forse più nel caso di Possibilmente
che del precedente disco, stavolta la voglia e, quasi, il bisogno di arrivare
in fondo era così grande da averci fatto tralasciare parecchi dettagli, un po’
come nel processo di rimozione dei travagli del parto. Ma supponiamo che sì,
dobbiamo esserci divertiti, anche, di tanto in tanto. Abbiamo mangiato buoni
hamburger e bevuto vino Bonarda.
Se questo cd fosse un concept-album su cosa sarebbe? … tolgo il “fosse”?
… è?
Il tema portante, per altisonante e pretenzioso che possa sembrare, in fin
dei conti è la vita medesima. Il passaggio da Acciaierie a Possibilmente
è stato segnato dal trascorrere degli anni e, soprattutto sul piano lirico
questo si sente. In positivo, con le buone notizie della paternità di alcuni di
noi; in negativo per il confronto necessario con l’invecchiamento e la malattia
dei familiari, con, in ultima istanza, il senso della vita, per dirla coi Monty
Python. L’atteggiamento, si è detto anche in altre interviste, è talvolta schopenaueriano: è la presa di coscienza
di come istinti e spinte primordiali dominino tuttora il nostro cammino sulla
terra, forze irrazionali che ci sospingono innanzi in un gioco più grande di
noi, del quale non tiriamo le fila e nel quale non si è che sciocche comparse
presuntuose. Intorno, cambia il mondo, e la gioia per gli eventi lieti è a sua
volta minacciata da un inasprirsi delle tensioni sociali e da un complessivo
imbarbarimento degli stili esistenziali, che naturalmente non potrebbe non
allarmarci.
C’è qualche pezzo che preferite? Qualche pezzo del quale andate più
fieri di Possibilmente?… che vi piace di più fare live?
C’è chi argomenterebbe che ogni canzone è come un figlio, quindi non ci
sono preferenze. In realtà, parafrasando Clint Eastwood, le preferenze son come
le palle: ognuno ha le sue. Io fumo
è, napoletanamente parlando, ‘nu piezz’
‘e core, perché è il primo brano del disco che abbiamo iniziato a portare
in giro e, senza false modestie, si è rivelato subito di presa immediata,
tant’è che è diventato il primo singolo ed è il tema del primo video. C’è chi
le lacrime il sudore e il sangue di
cui sopra li ha spesi per la riuscita, speriamo almeno discreta, di Per quando nevicherà, e che magari si
commuove a eseguirlo, ma in linea di massima sotto l’aspetto del live pezzi molto trascinanti, a nostro
modo di vedere, sono La dittatura degli inutili; Vento, cambia
il tempo, la stessa Gabbie che molto ci
rappresenta: ha un andamento punk folk e un testo ispirato a fatti del
quotidiano, dall’osservazione del comportamento e dell’atteggiamento nei
confronti del mondo circostante che alcuni vicini di casa stavano sviluppando,
e che è esemplare della visione della realtà di molti contemporanei. Ancora,
siamo molto legati a Caro Mimì, un
valzer malinconico, e alla stessa Il peso,
che chiude il disco e i concerti ed è bella da suonare per il suo finale
dirompente. Nonché a Il direttore
generale e signora, altro punk folk per il quale si sono scomodati
accostamenti con Edoardo Bennato, che a sua volta deriva, dal punto di vista
del paroliere, dall’esperienza
concreta di aspetti reali della quotidianità aziendale d’oggi.
Il cd è una vostra produzione autarchica, con accanto
AbuzzSupreme, come da sempre, o quasi …. Altre realtà attorno a voi importanti?
Siamo, come hai detto, autarchici. E crediamo che, purtroppo o per fortuna,
l’autarchia e l’indipendenza siano condizioni inevitabili del fare musica attuale. Ci riteniamo già
privilegiati per il legame stretto con A Buzz Supreme e Audioglobe, che ci
restituiscono una visibilità altrimenti molto più complicata da ottenere.
Guardandoci intorno d’altronde non scorgiamo nell’underground gruppi più o meno fortunati dei Sestomarelli. Possiamo
discutere del fatto che alcuni sappiano vendersi meglio anche a fronte di una
caratura, a tutti gli effetti, inferiore, o della capacità di altri di
stringere i legami giusti con le persone e, soprattutto, con le organizzazioni
giuste. Anche questo fa parte del gioco: la musica, come altre attività,
rispecchia quel che non solo l’Italia, ma il mondo è. Non siamo verginelle né
fessi totali: la forza autentica è aver fede in ciò che si fa e perpetuarlo a
suon di sacrifici. I cadaveri si attendono sulla riva del fiume e, per
intensità e costanza, il nostro cv
dice che non dobbiamo invidiar nulla a nessuno. Le realtà importanti attorno a
noi sono quelle che ringraziamo nelle note del Cd: gli amici veri, le famiglie
pazienti, quelli che ci hanno offerto un giro da bere. La gente come te e come
quelli che hanno avuto pazienza e umiltà sufficienti per ascoltarci.
La copertina è molto interessante, si scoprono particolari sempre nuovi
e diversi: è un cartone con un disegno fantastico e post-industriale lasciato
cadere per terra. Ma ci si potrebbe vedere dell’altro. O no? Voi che ci vedete?
Come è nata e chi è l’autore?
(affidiamo la risposta, doverosamente,
all’autore delle grafiche, Christian Aliprandi)
La definizione di post-industriale mi sembra forse un po' eccessiva, fuorviante; in
realtà è tutto molto più semplice: il cartone dismesso come simbolo di un
qualcosa che conteneva ed ora non contiene, che serviva a contenere e ora ha
perso il suo scopo di utilizzo. il tutto con un richiamo antropomorfo a una
faccia con un espressione a metà tra il felice e il triste.
Diciamo che è una rappresentazione riassuntiva
di quello che è un po' il fulcro di tutto l'album"
Come e dove presenterete l’album? …
Siamo già on tour o, come diceva
la maglietta di un gruppo di tifosi della Pro Sesto, on Tours, quasi ci si dovesse recare in una città della Francia.
Scherzi a parte, ci si muove sempre, siamo reduci dal Trentino e pronti per la
Toscana, ci attendono Lombardia e Piemonte, nel 2016 di nuovo la Catalunya e
poi chissà. L’importante è restare sempre attenti e disponibili a ogni
occasione. Il sale della musica indipendente e autonomamente composta è catturare
anche un solo ascoltatore per ogni serata e averne il massimo rispetto,
trattarlo come un critico di Rolling
Stone. Un pub, una birreria, un
festival, un palco enorme o minuscolo. L’essenziale è altro; è l’ascolto. Siamo
anche da questo punto di vista dei privilegiati: ne abbiamo ottenuto parecchio.
E, poiché la tua domanda era relativa alla presentazione dell’album Possibilmente, due sono stati i
battesimi del fuoco: uno in una festa organizzata dalla birreria-amica
Edelstübe, a Pombia presso Novara, dove con un’ottima risposta dell’audience abbiamo suonato schiacciati fra due ben più noti tributi
a Vasco, con tanto di ospitata da parte del bassista storico del Blasco, il Gallo, professionista ammirevole per disponibilità e simpatia. Poi,
al Rock ‘n’ Roll di Milano, altro
luogo che adoriamo e dove già avevamo lanciato Acciaierie e ferriere lombarde folk. Beh, se due anni fa
l’accoglienza era stata entusiastica, possiamo solo dire che stavolta è andata
meglio.
Altro da dichiarare?
Ascoltate l’Alligatore; ascoltate i Sestomarelli (Possibilmente comprando il disco). Vi vogliamo bene.
(Alessandro Aliprandi; chitarre,
mandolino, cori, autore delle musiche e degli arrangiamenti; Mariela Valota:
violino; Riccardo Preda: batteria; Alessandro Muscillo: basso; Roberto
Carminati: voce, testi)
Etichette: Cantautorale, Folk, In palude con ..., Intervista, Lombardia, Milano, Pop, Possibilmente, Rock, Sesto San Giovanni, Sestomarelli
4 Commenti:
Sono tornati i Sestomarelli!! Me li ricordo dalla precedente intervista, quell'album mi era piaciuto molto, ora sono curiosa di ascoltare questo. Farsi conoscere è importante, oltre all'aiuto di persone come l'Alligatore che presentano al mondo le novità del sottobosco (si può dire così?) o le label indipendenti, immagino che anche la band stessa debba darsi da fare e proporsi e non fermarsi mai.. ma sembrano che i Sestomarelli abbiano già un bel seguito ;)
Sì, i Sestomarelli, come sai, non si fermano mai. Il loro movimento, il loro continuo suonare, li rende immediati anche su disco, un buon disco come il precedente, che tu ricordi bene ;)
Un bel seguito è quel che speriamo di costruirci, cara e ben ritrovata Elle, e in effetti dei piccoli segnali in tal senso - persone che ritroviamo da una data all'altra; locali che ci chiamano perché "han sentito parlare bene"; gente che conosc e a memoria le nostre canzoni - non mancano. Sono le ragioni per cui si suona, appunto. Buona giornata in palude (il clima è quello, d'altronde) a tutti!
Grazie Roberto. Anche lapalude è sempre aperta per voi.
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