venerdì 17 luglio 2015

In palude con i Sestomarelli



NOTE SINTETICHE ALL’ASCOLTO DEL DISCO
Da quanto ci han riferito diversi ascoltatori, ci mette un po’ a entrarti in testa e catturarti, ma quando accade, è in modo definitivo. Probabile abbiano ragione; è disco da ascolto paziente.
GENERE
Folk/Pop/Rock/Cantautoriale
DOVE ASCOLTARLO (in parte o tutto)
iTunes
https://soundcloud.com/sestomarelli/sets/sestomarelli-possibilmente
LABEL
Autuproduzion/A Buzz Supreme
Distribuzione Audioglobe
PARTICOLARITA’
Dicono sia bello.
SITO O FB DEL GRUPPO
www.sestomarelli.com
www.facebook.com/sestomarelli
CITTA’:
Sesto San Giovanni (MILANO)
DATA DI USCITA
5 Giugno 2015
LEGGI L'INTERVISTA (e commentala se vuoi)




Come è nato Possibilmente?
Crediamo che Possibilmente, il secondo lavoro di inediti dei Sestomarelli (scritto, rigorosamente, tutt’attaccato) nasca principalmente sulla spinta di un grande entusiasmo, che è quello datoci dai riscontri ottenuti con il disco precedente, che è stato accolto in modo generalmente e decisamente positivo sia dalla stampa e dalle radio, sia dal pubblico, in tutte le occasioni in cui ci siamo trovati a eseguirne i brani dal vivo, fortunatamente numerose. Detto questo, non ci siamo posti l’obiettivo di comporre un mero sequel di Acciaierie e ferriere lombarde folk, ma tanto per la scrittura delle musiche quanto per i testi abbiamo seguito, ci si passi l’espressione, l’ispirazione del momento. Ne risulta che alcune atmosfere siano maggiormente orientate al rock, o al pop persino, con una più forte presenza delle chitarre elettriche; e che le liriche siano parecchio meno scanzonate, in talune occasioni. È un prodotto variegato, però, e il richiamo alla tradizione, siamo convinti che concorderai, è ancora robusto, grazie ai violini sempre in prima linea e all’utilizzo massiccio del mandolino.
Perché questo titolo?
La risposta è: chissà. In ballottaggio c’era una varietà di altri titoli; infine una mattina prestissimo, scendendo da un treno in arrivo alla stazione di Sesto San Giovanni e riflettendo su tutto quel che sarebbe riuscito a fare nel corso della giornata, e su quel che invece no, uno di noi ha partorito un Possibilmente che è subito piaciuto a tutti. Possibilmente è a nostro avviso la cifra dell’esistenza. Si possono concepire piani e progetti, ma il portarli a termine è sempre una questione dipendente da migliaia di variabili, una questione di innumerevoli Possibilmente. In quel momento, il Possibilmente riguardava persino le effettive chance di condurre in porto la lavorazione dell’album nei tempi e nei modi previsti; di riaffacciarci con successo al pubblico e ai nostri partner in questa iniziativa, A Buzz Supreme e Audioglobe. Possibilmente ce l’abbiamo nuovamente fatta e ancora siamo in giro a suonare, sempre soddisfatti.
 Come è stata la genesi del cd, dall’idea iniziale alla sua realizzazione finale?

Ha viaggiato sulle montagne russe, Possibilmente, perché è partito a mille con la composizione abbastanza rapida dei primi brani, alla quale han fatto poi seguito momenti di stallo e rallentamento dai quali, di nuovo con rapidità e quasi in modo improvviso, ci siamo tratti fuori. L’esserci affidati per le registrazioni a un colosso, in ogni senso, come Gigi De Martino del Wardencliff Studio, ha senza dubbio reso il lavoro più fluido, ma allo stesso tempo ci ha costretti, il che non è affatto un male, intendiamoci, a prestare maggiore alle tempistiche e alla preparazione individuale delle singole parti di ogni brano. In alcuni momenti, dato anche il fatto che si è sempre on the road e che alcuni di noi campano anche d’altri mestieri, s’è trattato di un percorso di sangue sudore e lacrime in pieno stile-Churchill. Ma d’altra parte: no pain, no gain.
Qualche episodio che è rimasto nella memoria durante la lavorazione del disco?

È naturale che l’ideazione, la lavorazione, la rifinitura di un album portino con sé momenti divertenti, situazioni buffe e bizzarre, e i musicisti hanno in più quel non so che tale da farli restare eternamente bambini e dunque capaci di spassarsela con poco. Però, e forse più nel caso di Possibilmente che del precedente disco, stavolta la voglia e, quasi, il bisogno di arrivare in fondo era così grande da averci fatto tralasciare parecchi dettagli, un po’ come nel processo di rimozione dei travagli del parto. Ma supponiamo che sì, dobbiamo esserci divertiti, anche, di tanto in tanto. Abbiamo mangiato buoni hamburger e bevuto vino Bonarda.
Se questo cd fosse un concept-album su cosa sarebbe? … tolgo il “fosse”? … è?

Il tema portante, per altisonante e pretenzioso che possa sembrare, in fin dei conti è la vita medesima. Il passaggio da Acciaierie a Possibilmente è stato segnato dal trascorrere degli anni e, soprattutto sul piano lirico questo si sente. In positivo, con le buone notizie della paternità di alcuni di noi; in negativo per il confronto necessario con l’invecchiamento e la malattia dei familiari, con, in ultima istanza, il senso della vita, per dirla coi Monty Python. L’atteggiamento, si è detto anche in altre interviste, è talvolta schopenaueriano: è la presa di coscienza di come istinti e spinte primordiali dominino tuttora il nostro cammino sulla terra, forze irrazionali che ci sospingono innanzi in un gioco più grande di noi, del quale non tiriamo le fila e nel quale non si è che sciocche comparse presuntuose. Intorno, cambia il mondo, e la gioia per gli eventi lieti è a sua volta minacciata da un inasprirsi delle tensioni sociali e da un complessivo imbarbarimento degli stili esistenziali, che naturalmente non potrebbe non allarmarci.
C’è qualche pezzo che preferite? Qualche pezzo del quale andate più fieri di Possibilmente?… che vi piace di più fare live?
C’è chi argomenterebbe che ogni canzone è come un figlio, quindi non ci sono preferenze. In realtà, parafrasando Clint Eastwood, le preferenze son come le palle: ognuno ha le sue. Io fumo è, napoletanamente parlando, ‘nu piezz’ ‘e core, perché è il primo brano del disco che abbiamo iniziato a portare in giro e, senza false modestie, si è rivelato subito di presa immediata, tant’è che è diventato il primo singolo ed è il tema del primo video. C’è chi le lacrime il sudore e il sangue di cui sopra li ha spesi per la riuscita, speriamo almeno discreta, di Per quando nevicherà, e che magari si commuove a eseguirlo, ma in linea di massima sotto l’aspetto del live pezzi molto trascinanti, a nostro modo di vedere, sono La dittatura degli inutili; Vento, cambia il tempo, la stessa Gabbie che  molto ci rappresenta: ha un andamento punk folk e un testo ispirato a fatti del quotidiano, dall’osservazione del comportamento e dell’atteggiamento nei confronti del mondo circostante che alcuni vicini di casa stavano sviluppando, e che è esemplare della visione della realtà di molti contemporanei. Ancora, siamo molto legati a Caro Mimì, un valzer malinconico, e alla stessa Il peso, che chiude il disco e i concerti ed è bella da suonare per il suo finale dirompente. Nonché a Il direttore generale e signora, altro punk folk per il quale si sono scomodati accostamenti con Edoardo Bennato, che a sua volta deriva, dal punto di vista del paroliere, dall’esperienza concreta di aspetti reali della quotidianità aziendale d’oggi.
Il cd è una vostra produzione autarchica, con accanto AbuzzSupreme, come da sempre, o quasi …. Altre realtà attorno a voi importanti?

Siamo, come hai detto, autarchici. E crediamo che, purtroppo o per fortuna, l’autarchia e l’indipendenza siano condizioni inevitabili del fare musica attuale. Ci riteniamo già privilegiati per il legame stretto con A Buzz Supreme e Audioglobe, che ci restituiscono una visibilità altrimenti molto più complicata da ottenere. Guardandoci intorno d’altronde non scorgiamo nell’underground gruppi più o meno fortunati dei Sestomarelli. Possiamo discutere del fatto che alcuni sappiano vendersi meglio anche a fronte di una caratura, a tutti gli effetti, inferiore, o della capacità di altri di stringere i legami giusti con le persone e, soprattutto, con le organizzazioni giuste. Anche questo fa parte del gioco: la musica, come altre attività, rispecchia quel che non solo l’Italia, ma il mondo è. Non siamo verginelle né fessi totali: la forza autentica è aver fede in ciò che si fa e perpetuarlo a suon di sacrifici. I cadaveri si attendono sulla riva del fiume e, per intensità e costanza, il nostro cv dice che non dobbiamo invidiar nulla a nessuno. Le realtà importanti attorno a noi sono quelle che ringraziamo nelle note del Cd: gli amici veri, le famiglie pazienti, quelli che ci hanno offerto un giro da bere. La gente come te e come quelli che hanno avuto pazienza e umiltà sufficienti per ascoltarci.
La copertina è molto interessante, si scoprono particolari sempre nuovi e diversi: è un cartone con un disegno fantastico e post-industriale lasciato cadere per terra. Ma ci si potrebbe vedere dell’altro. O no? Voi che ci vedete? Come è nata e chi è l’autore?

(affidiamo la risposta, doverosamente, all’autore delle grafiche, Christian Aliprandi)
La definizione di post-industriale mi sembra forse un po' eccessiva, fuorviante; in realtà è tutto molto più semplice: il cartone dismesso come simbolo di un qualcosa che conteneva ed ora non contiene, che serviva a contenere e ora ha perso il suo scopo di utilizzo. il tutto con un richiamo antropomorfo a una faccia con un espressione a metà tra il felice e il triste.
Diciamo che è una rappresentazione riassuntiva di quello che è un po' il fulcro di tutto l'album"
Come e dove presenterete l’album? …

Siamo già on tour o, come diceva la maglietta di un gruppo di tifosi della Pro Sesto, on Tours, quasi ci si dovesse recare in una città della Francia. Scherzi a parte, ci si muove sempre, siamo reduci dal Trentino e pronti per la Toscana, ci attendono Lombardia e Piemonte, nel 2016 di nuovo la Catalunya e poi chissà. L’importante è restare sempre attenti e disponibili a ogni occasione. Il sale della musica indipendente e autonomamente composta è catturare anche un solo ascoltatore per ogni serata e averne il massimo rispetto, trattarlo come un critico di Rolling Stone. Un pub, una birreria, un festival, un palco enorme o minuscolo. L’essenziale è altro; è l’ascolto. Siamo anche da questo punto di vista dei privilegiati: ne abbiamo ottenuto parecchio. E, poiché la tua domanda era relativa alla presentazione dell’album Possibilmente, due sono stati i battesimi del fuoco: uno in una festa organizzata dalla birreria-amica Edelstübe, a Pombia presso Novara, dove con un’ottima risposta dell’audience abbiamo suonato schiacciati fra due ben più noti tributi a Vasco, con tanto di ospitata da parte del bassista storico del Blasco, il Gallo, professionista ammirevole per disponibilità e simpatia. Poi, al Rock ‘n’ Roll di Milano, altro luogo che adoriamo e dove già avevamo lanciato Acciaierie e ferriere lombarde folk. Beh, se due anni fa l’accoglienza era stata entusiastica, possiamo solo dire che stavolta è andata meglio.
Altro da dichiarare?

Ascoltate l’Alligatore; ascoltate i Sestomarelli (Possibilmente comprando il disco). Vi vogliamo bene.


(Alessandro Aliprandi; chitarre, mandolino, cori, autore delle musiche e degli arrangiamenti; Mariela Valota: violino; Riccardo Preda: batteria; Alessandro Muscillo: basso; Roberto Carminati: voce, testi)

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4 Commenti:

Alle 18 luglio 2015 alle ore 23:00 , Blogger Elle ha detto...

Sono tornati i Sestomarelli!! Me li ricordo dalla precedente intervista, quell'album mi era piaciuto molto, ora sono curiosa di ascoltare questo. Farsi conoscere è importante, oltre all'aiuto di persone come l'Alligatore che presentano al mondo le novità del sottobosco (si può dire così?) o le label indipendenti, immagino che anche la band stessa debba darsi da fare e proporsi e non fermarsi mai.. ma sembrano che i Sestomarelli abbiano già un bel seguito ;)

 
Alle 18 luglio 2015 alle ore 23:16 , Blogger Alligatore ha detto...

Sì, i Sestomarelli, come sai, non si fermano mai. Il loro movimento, il loro continuo suonare, li rende immediati anche su disco, un buon disco come il precedente, che tu ricordi bene ;)

 
Alle 20 luglio 2015 alle ore 08:24 , Blogger Unknown ha detto...

Un bel seguito è quel che speriamo di costruirci, cara e ben ritrovata Elle, e in effetti dei piccoli segnali in tal senso - persone che ritroviamo da una data all'altra; locali che ci chiamano perché "han sentito parlare bene"; gente che conosc e a memoria le nostre canzoni - non mancano. Sono le ragioni per cui si suona, appunto. Buona giornata in palude (il clima è quello, d'altronde) a tutti!

 
Alle 20 luglio 2015 alle ore 23:40 , Blogger Alligatore ha detto...

Grazie Roberto. Anche lapalude è sempre aperta per voi.

 

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