Pagine

giovedì 18 aprile 2024

In palude con i Pinhdar

NOTE SINTETICHE ALL’ASCOLTO DEL DISCO

GENERE Art Rock/ Trip Hop

DOVE ASCOLTARLO qui o qui o qui

LABEL Fruits de Mer

PARTICOLARITA’ emoziona

INSTAGRAM FB

CITTA’ Milano

DATA DI USCITA 22.03.2024


 

L’INTERVISTA

Come è nato A Sparkle On The Dark Water?

Ciao alligatore :)

Il disco e’ frutto di un lungo percorso che abbiamo fatto durante tutto il 2023.

Dopo l’uscita del precedente Parallel siamo stati sempre in tour, dovevamo rifarci da lockdown e pandemia.

Non avevamo smesso però di registrare nuove idee ma avevamo bisogno di fermarci e riordinare il tutto.

Cosi dopo un tour in Inghilterra abbiamo deciso di fare tappa a Bristol per registrare e affinare la produzione con Bruno Ellingham, produttore dell’area di Bristol che ha lavorato a tutti i dischi degli ultimi 20 anni che ci hanno fatto più sognare (Massive Attack, Portishead, UNKLE, New Order, Everything But The Girl e tanti altri) e che si è rivelato il complemento ideale per il nostro suono.

Non è stata una collaborazione improvvisata ma eravamo entrati in contatto con lui diversi mesi prima, durante i quali abbiamo scambiato moltissime idee fino a quando ci siamo finalmente incontrati e abbiamo potuto lavorare di persona.

Come mai questo titolo? …cosa vuol dire?

Vuol dire che siamo usciti dal buio ma navighiamo ancora in acque scure.

Il mondo non è’ messo benissimo e noi umani, pur con le nostre ombre, abbiamo il dovere di cercare il brillio che comunque da qualche parte c’è sempre. Fuori e dentro di noi

Come è stata la genesi di questo disco, dall’idea iniziale alla sua realizzazione finale?

Non partiamo mai da un’idea precisa ma lasciamo che il progetto prenda forma mano a mano che matura. Passiamo da una prima fase compositiva, fatta di scambio di idee e cellule basilari. Poi attraversiamo un lungo periodo di caos durante il quale spesso disfiamo tutto e ricominciamo da capo finché non sentiamo di essere sulla strada giusta e da quel momento tendiamo a qualcosa di sempre più definito finché non ci sembra di averlo raggiunto.

Qualche episodio che è rimasto nella memoria durante la lavorazione di A Sparkle On The Dark Water?

Il vicino di studio di Bruno, Charlie Jones, bassista dei The Cult che arrivava rombando sulla sua Harley d’epoca e ascoltava i nostri brani mentre preparava il tour di Death Cult o il pub del film “Un lupo mannaro americano a Londra“ nel cui retro c’era il ristorante indiano dove andavamo a mangiare tutti i giorni perché era l’unico aperto quando uscivamo dallo studio.

Se questo disco fosse un concept-album su cosa sarebbe? … potrebbe?

Sulla ricerca di una via d’uscita per l’umanità, per il nostro pianeta, per i suoi abitanti, umani e animali, sul cercare luce dove c’è buio.

C’è qualche pezzo che preferite? Qualche pezzo del quale andate più fieri dell’intero disco? … quello più da live?

Li amiamo tutti a fasi alterne ma io (Cecilia ) adoro in particolare Murderers of a Dying  God perché è’ proprio un urlo di disperazione del pianeta narrato con passo lieve. Max è affezionato a Solanin e al suo sviluppo strumentale nel finale.

In the Woods ci porta dentro il concerto con una intro strumentale che ispira molto anche noi.

Come mai con una label inglese? … La Fruits de Mer Records

Ci segue dall’album precedente con attenzione e i suoi utenti ci adorano inoltre è una delle Label più stimata in Uk per la qualità dei vinili, tanto che è partner di Record Collector.

Copertina molto affascinante, molto indie ... Come è nata? Chi l’ha pensata così?

La copertina ha una storia a se’.

Ci e’ stata regalata dal pittore e grande musicista James Johnston  (Nick Cave, PJ Harvey e fondatore dei Gallon Drunk). E’ infatti l’immagine di un suo quadro dal titolo “Lake house”. Lui stava per partire con PJ Harvey in tour e sembrava fatta apposta per la nostra musica.

Come presentate dal vivo il disco?  

Siamo in tre con un batterista, Alessandro Baris, oltre che dei fantastici visual audio-reattivi fatti apposta da un visual artist di Milano, Fabio Volpi.

Altro da dichiarare…

Vi aspettiamo a un nostro live o in palude 👋

 


12 commenti:

  1. Grande notte in palude con i Pinhdar, che ritornano dopo tre anni con un nuovo disco... allora era l'agosto del 2021, eravamo ancora in una fase oscura, di uscita incerta dalla pandemia... ora siamo ancora in una fase tesa, ma andiamo avanti.

    RispondiElimina
  2. Andiamo avanti con dischi come questo A Sparkle On The Dark Water bello dall'inizio alla fine.

    RispondiElimina
  3. Dieci pezzi di elettronica rock, con momenti acidi e dark, che va via che è un piacere. Quindi difficile scegliere un pezzo da preferire ad un altro, ma ci provo...

    RispondiElimina
  4. Direi che concordo con Cecilia, Murderers of a Dying God e un pezzo bellissimo, con giochi di voce molto intensi, chitarra, ritmo e rimandi alla Storia del Rock più importante... e poi mi piace la sua definizione "un urlo di disperazione del pianeta narrato con passo lieve".

    RispondiElimina
  5. Ma anche Max con Solanin cita uno dei migliori pezzi del disco: elettronica sopraffina, a tratti psichedelica e con un ritmo particolare.

    RispondiElimina
  6. Ritmo e poesia per Cold River un pezzo oscuro, dark direi cure-style, che si fa più arioso nel finale forse grazie alla voce di Cecilia.

    RispondiElimina
  7. Frozen Roses è un altro gran pezzone, a tratti anni Ottanta, e con un video malinconico e surreale quanto la canzone stessa... con quell'atmosfera sospesa, un mondo ghiacciato, una neve che cade e tanta malinconia.

    RispondiElimina
  8. Finale magnetico, pinkfloydiano, stratificato, che resta... è At The Gates Of Dawn il pezzo ideale per finire e poi ritornare anche per la malinconia.

    RispondiElimina
  9. La malinconia costruttiva dei Pinhdar.

    RispondiElimina

AAAATenzione, il captcha (il verificaparole) è finto, non serve immetterlo. Dopo il vostro commento, cliccate direttamente su PUBBLICA COMMENTO. Se siete commentatori anonimi, mi dispiace, dovete scrivere il captcha ...