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martedì 10 ottobre 2023

In palude con Maura

NOTE SINTETICHE ALL’ASCOLTO DEL DISCO

GENERE Pop soft trPiste

DOVE ASCOLTARLO Su tutti i servizi di streaming digitale, ovvero qui

LABEL Deposito Zero Studios in collaborazione con Porto Records

PARTICOLARITA’ L’acqua bagna ogni canzone, in un mistico bosco

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CITTA’ Bologna

DATA DI USCITA 09.06.23

L’INTERVISTA

Come è nato Storie di arcieri e altri animali?

L’album è nato da una serie di testi che ho scritto nel 2021. Sai come ci sono periodi in cui senti di aver tanto da tirare fuori e periodi creativamente spenti? Ci sono state tre, quattro settimane che sicuramente erano uno di quei periodi accesi. Ho tirato fuori un po’ di cose, storie di persone che – per un motivo o per l’altro – mi avevano fatta sentire lasciata indietro o avevano scelto di non essere più nella mia vita.

Come mai questo titolo, cosa vuol dire?

Il titolo riprende l’archetipo del mio segno zodiacale, il sagittario. Mi identifico molto con il simbolo dell’arciere e quello che rappresenta. Una figura ultraterrena che scaglia e riscaglia le sue frecce, impossibilitata a non farlo perché è il fulcro di tutto il suo significato, quasi preda del suo stesso personaggio. Visto che anche una delle persone di cui ho scritto lo è, mi piaceva l’idea di riportarlo.

La seconda parte del titolo è diversa, invece. È una parentesi che non viene troppo esplorata, però ci tengo sempre a ribadire che gli umani sono solo animali, e forse fa un po’ entrare nella mia mentalità. Nel mio bosco tutto è animato e tutto ha lo stesso valore. Dai peli che diventano soldati e hanno la loro personalità nel primo pezzo, a personaggi più centrali come può essere Giada di Già da settembre.

Come è stata la genesi del disco, dall’idea iniziale alla sua realizzazione finale?

I pezzi inizialmente sono tutti nati nella mia stanzetta di Bologna. Poi li ho portati a Francesco (@francesco_ponz_ ), abbiamo fatto un ritiro di qualche giorno e abbiamo steso le bozze iniziali dei pezzi. È stato un gran bel momento. E di lì, abbiamo portato i pezzi in studio e Mattia, il secondo produttore, ci ha messo le mani. Ci sono state diverse revisioni, ri-produzioni, ragionamenti in studio al Deposito. Nel frattempo, altre persone da fuori collaboravano, soprattutto per la parte di mixing (e mastering, ovviamente). Penso che l’ultimo brano sia stato ultimato all’incirca questo marzo.

Qualche episodio che è rimasto nella memoria durante la lavorazione di Storie di arcieri e altri animali?

Sicuramente non mi dimenticherò il giorno in cui abbiamo girato il video di Nel mio bosco. Non so descrivere quanto è speciale poter vedere concretizzarsi delle idee che erano soltanto nella tua testa, vedere vivificato un tuo immaginario. È stato bello andare nel bosco insieme al team, lavorare con un cavallo (che mi odiava) e indossare i panni di un personaggio che avevo solamente sognato.

Se Storie di arcieri e altri animali fosse un concept-album su cosa sarebbe? Tolgo il fosse?

Fa parte di quelle cose che non premediti ma in cui, solo dopo, ti rendi conto di poter trovare un filo rosso. Il filo rosso è la persona che ero mentre scrivevo quei pezzi: il motivo per cui Storie sembra un concept album è perché ho scritto tutto in un periodo ravvicinato in cui ero mossa dalle stesse immagini e da emozioni, narrazioni molto omogenee data questa vicinanza. Guardando indietro alle bozze che avevo fatto, ho semplicemente fatto da mediatrice a quell’immaginario che già si era definito, fatto di bosco, profondità, magia.

C’è qualche pezzo che preferisci? Qualche pezzo del quale vai più fiera dell’intero disco? Quello più da live?

Sono molto affezionata a Nel mio bosco, forse perché racconta una storia tutto sommato lieta, rispetto ad altri pezzi; e perché, più degli altri, porta degli elementi che fanno entrare in questo posto (la cascata, i capezzoli turgidi, lo shampoo alle ortiche, il numero due). Sono fiera di quel pezzo, sì. Per i live, penso che anche Terra bruciata sia divertente da fare.

Deposito Zero Studios come label? Come mai con loro?

Perché è capitato, non ci siamo cercati, ci siamo trovati. Penso che pochi artisti possano dire di avere il rapporto che abbiamo noi al Deposito. Si è costruito tutto come se si stessero infilando dei pezzi di puzzle. Una sera, sono finita agli studi di registrazione del deposito per un progetto di scrittura in inglese con un ragazzo che conosceva il proprietario degli Studios, Nicola. Di lì, abbiamo iniziato a scrivere canzoni tutti e tre insieme e si è stretto un rapporto per il quale abbiamo deciso di lavorare a un progetto più strutturato, Maura, appunto.

Il fatto che l’alluvione abbia distrutto completamente gli Studios è stato – ed è – uno sviluppo molto duro da digerire. Un milione di euro di danni. Vedere uno dei posti per te più importanti e più magici senza vita, ricoperto di fango, è sicuramente complicato. Lo è stato per me, che non era mio, e molto di più per Nicola e i ragazzi che ci lavoravano quotidianamente, che ora si ritrovano senza un posto dove poter lavorare, senza attrezzature, senza aiuti. Già lavorare nella musica, in Italia, è più una sfida che una professione, per cui... È un momento difficile.  

Copertina che colpisce. Come è nata? Chi l’ha pensata così?

Io e Chiara, la Art Director (@lablet), abbiamo dato vita al bosco e costruito i suoi personaggi. In copertina c’è Fatima, che è un arciere di ritorno da un viaggio burrascoso. Il fango deve rappresentare quanto questo viaggio l’abbia sporcata e quanto lei sia provata da quello che è successo. Nel primo videoclip, Fatima si lava via il fango con l’acqua di una cascata. Nel secondo, si purifica in una chiesa, dentro cui poi si chiuderà a chiave. Ma le canzoni sono scritte prima che lei si ristorasse, parlano del prima.

Come presenti dal vivo il disco?

Abbiamo formazioni diverse, una più acustica, con solo me e il piano; e una con piano, batteria e sintetizzatori, tracce varie. Direi che dipende dall’occasione.

Altro da dichiarare?

Ascoltami, vuoi? 


 

8 commenti:

  1. Ancora in palude un disco d'esordio Storie di arcieri e altri animali di Maura, che credo farà molta strada.

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  2. Otto pezzi di pop elettronico con dei testi fatti bene, il giusto ritmo e qualche idea dietro.

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  3. Dall'iniziale Nel mio bosco, intimo/intimista con momenti di ironia e sensualità (bel modo di iniziare il disco)...

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  4. Al finale L'acqua, il finale: breve voce/piano avvolgente, suggestivo (un bel modo di finire il disco).

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  5. In mezzo cose stupende come Senza addosso stronzate, autobiografica quanto basta e con un testo sur-reale, l'andamento musicale da hit, una voce sicura... cosa volete di più da una canzone pop?

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  6. Sì, poi anche Terra bruciata ha il suo perché, e si può ben capire perché la citi tra le canzoni più da live: popparello elettrico/eclettico.

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  7. Bel modo di cantare, basso e giochi di elettronica in Rubi in chiesa con belle emozioni di ammmore (o no?).

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  8. Insomma un disco tutto da ascoltare questo Storie di arcieri e altri animali esordio tra i più interessanti dell'anno.

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