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domenica 10 maggio 2020

In palude con Myownmine


NOTE SINTETICHE ALL’ASCOLTO DEL DISCO

GENERE Synth-Pop

DOVE ASCOLTARLO Su Spotify, Youtube o comprando il disco sullo store de La Lumaca Dischi

LABEL La Lumaca Dischi

PARTICOLARITA’ Dura pochissimo, come molte cose belle della vita


CITTA’ Cosenza

DATA DI USCITA 28 febbraio 2020

L’INTERVISTA

Come è nato Everything is in perspective?

È nato in una stanzetta con un piano, poi è cresciuto in un garage, e poi è diventato adulto in uno studio.

Come mai questo titolo? Cosa vuol dire?

Vuol dire che tutto può essere qualcos’altro. Basta semplicemente spostarsi.

Come è stata la genesi dell’album, dall’idea iniziale alla sua realizzazione finale?

I testi e le musiche sono di Francesco Parise e sono stati poi arrangiati con Yandro Estrada, Giuseppe Mazzuca e Silvio Perri (basso su “Shut the door”, “Inside the Volcano” e “Fell in”). Il lavoro di arrangiamento è sempre stato collettivo ed ha preso una forma concreta grazie alle mani di Vladimir Costabile.

Qualche episodio che è rimasto nella memoria durante la lavorazione del disco?

Abbiamo passato quasi un mese in studio. La cosa che più spesso accadeva era quello di addormentarsi sui divani dello studio e risvegliarsi con la canzone totalmente cambiata in meglio (a volte anche in peggio!)

Se fosse un concept-album su cosa sarebbe? … anche a posteriori? O forse no? …

Tutti i dischi sono concept-album, solo che in certi casi è più palese. L’idea madre di questo disco era quella di raccontare qualcosa cercando di affrontare tematiche trite e ritrite ma dando uno sguardo differente.

C’è qualche pezzo che preferite? Qualche pezzo del quale andate più fieri dell’intero di Everything is in perspective? … che vi piace di più fare live?

Francesco dice: My possession per il live, I can feel it in the air come composizione

Yandro dice: My possession per il live, Inside the volcano come composizione

Giuseppe dice: By my side per il live, We come from the same water come composizione

Come è stato produrre artisticamente il disco con La Lumaca Dischi?

È stato felicemente complesso. Abbiamo avuto la fortuna di avere una quarta persona che potesse dare dei punti di vista sui brani che noi non potevamo ipotizzare e questo ha dato profondità a tutto il lavoro: dopo che si passa tanto tempo a comporre delle canzoni spesso si perde il focus su quali sono i punti di forza e i punti di debolezza e in questo Vlad è stato cruciale.

Copertina molto semplice e allo stesso tempo complessa. Come è nata? Chi l’autore?

L’idea era proprio quella di mischiare semplicità e complessità, che è un po’ il nostro modus operandi: facciamo canzoni pop, leggere ma che nascondono strati di complessità. Il graphic design è di Stefania Cariati mentre la foto originale su cui è basata la copertina è di Nadia Castiglione (all’interno del booklet del cd c’è anche una foto di Monica Napoli). È nata per caso.

Come presentate dal vivo il disco?

Abbiamo un assetto live molto particolare che mischia sequenze e strumenti acustici come il basso e le percussioni. Ci piace molto differenziare il live dal disco quindi abbiamo lavorato su un live che aggiunge dei tocchi di colore nuovi.

Altro da dichiarare?

Questo è il nostro primo video girato da Mauro Nigro, andatevelo a spulciare perché succedono cose strane.

L'ho messo qua sotto

9 commenti:

  1. Piacere ospitare questa sera in palude i Myownmine al disco d'esordio. Esordio insieme, ma i 3 componenti sono in giro da alcuni anni.

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  2. Yandro Estrada, batteria e piatti (fa anche il cuoco) è già stato qui tante volte (due con i Camera237 e una con i Kyle), mentre gli altri componenti, se non sbaglio sono nuovi per la palude: Francesco Parise, voce e sequenze, Giuseppe Mazzucca basso.

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  3. Gruppo dalle atmosfere da "La febbre del sabato sera", quando la febbre era solo febbre nei luccicanti anni 80.

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  4. Otto pezzi per 26 minuti e rotti, che si rivelano molto intensi e sembrano di più (ma non per pesantezza, per densità di suono direi).

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  5. Come We Come from the Same Waterche apre il disco: pop-dance anni '80, malinconici tra Spandau Ballet e Cure. Organetti magici, ritmo sicuro.

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  6. O la seguente Shut the Door, ancora ritmo e ballabilità. E poi malinconia per un'elettronica dolce e carezzevole alla Phil Collins.

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  7. O la terza, Inside the Volcano, bel pezzo intenso e suggestivo...

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  8. ...e musicalmente ancora quel pop elettrico e carezzevole alla Phil Collins. Un viaggio dentro il vulcano, oscuro e pericoloso, ma che ci rende più forti se non ci ammazza (metafora sull'oggi?).

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  9. Ma è tutto il disco così, breve ma intenso. Come dicono loro, "Dura pochissimo, come molte cose belle della vita". Ascoltatelo, ascoltatemi.

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