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lunedì 20 aprile 2020

In palude con Houdini Righini


NOTE SINTETICHE ALL’ASCOLTO DEL DISCO
GENERE elettronica, cantautorale
DOVE ASCOLTARLO su bandcamp
LABEL Ribéss Records
PARTICOLARITA’
CITTA’ Rimini
DATA DI USCITA 13.03.2020 
L’INTERVISTA
Come è nato Lascaux?
In maniera molto naturale. C’erano i pezzi, il desiderio di tornare in studio, la voglia di fare un disco con Marco Pandolfini e Franco Naddei e allora, semplicemente, abbiamo scelto di partire. Ci abbiamo messo più del previsto perché nel frattempo mi sono accadute un milione di cose ma siamo molto, molto felici di aver preso quella decisione.
Perché l’hai intitolato così?
Lascaux è probabilmente il mio disco più primordiale, carnale e sottile, qualunque cosa significhi. Lascaux è anche una citazione contenuta in uno dei versi dell’album. Avevo altri titoli per la testa, anche belli secondo me, ma nessuno che mi avesse realmente rapito. Durante un viaggio in Sardegna, luogo stellare che riesce a far convivere nella sua realtà il presente e l’ancestrale in totale, naturale simbiosi, ho capito che il nome doveva essere quello. Era la prima volta che visitavo l’isola, il disco era musicalmente già chiuso e per me è stata davvero come un’epifania. Il pozzo di Santa Cristina, le tombe dei giganti, i megaliti. Ma anche il baretto incastrato nell’entroterra più anonimo e sperduto. Il titolo era già lì. Dovevo solo leggerlo. 
Come è stata la genesi dell’album, dall’idea iniziale alla sua realizzazione finale?
Lunga, tortuosa e, paradossalmente, anche molto morbida e naturale. Ho scritto e raccolto  una trentina di canzoni, voce e chitarra. Con Marco, amico e sodale collaboratore, abbiamo realizzato dei provini domestici più strutturati a Rimini. Poi, insieme a Franco - altro amico fraterno, musicista e produttore artistico dell’album - abbiamo selezionato circa un terzo delle tracce, lavorando a periodi alterni su arrangiamenti e registrazioni nel suo Cosabeat Studio, luogo siderale situato in una grande casa colonica immersa nell’entroterra forlivese.  Abbiamo concluso il tutto col mastering su nastro a L’Amor Mio Non Muore di Giacomo Villa, altra eccellente realtà di quella zona. Nel mezzo, tra le settimane di attività e quelle di pausa, la vita. 
Qualche episodio che è rimasto nella memoria durante la lavorazione di Lascaux?
Molti. Dagli amici che ci sono venuti a trovare, gli affetti che ci hanno sostenuto, gli ospiti che hanno regalato la loro arte al disco, i brindisi, le take a notte fonda, i caffè. E la bella simbiosi con Marco e Franco. Ci siamo divertiti tanto. Ho sempre avuto la sensazione che stessimo lavorando a qualcosa di significativo per tutti e tre. Un percorso e un tempo necessario, quantomeno per noi.
Se  fosse un concept-album su cosa sarebbe? … tolgo il fosse?
Lascaux non nasce come concept, ma certamente nelle sue canzoni ci sono alcuni fattori comuni che, per chi guarda la foto dall’alto, si notano abbastanza facilmente credo. Non è un disco buio e, suo modo, mostra anche qualche elemento di sghemba lucidità. Io ci vedo molta vita, molta morte, molta terra e molto cielo. C’è anche tanta salsedine, che nei miei  album credo non sia mai mancata. Lascaux è un po’ come quelle conchiglie che trovi in mezzo ai campi. Chissà da dove viene. Chissà dove finirà.
C’è qualche pezzo che preferisci? Qualche pezzo del quale vai più fiero dell’intero disco? … che ti piace di più fare live?
Non te lo direi mai! Però in realtà no, nel senso che una delle cose di cui sono più contento è che a mio giudizio tutte le tracce che abbiamo chiuso in studio, incluse le bonus che si trovano esclusivamente sul vinile, sono molto vicine qualitativamente rispetto alla media del disco. Siamo riusciti a portare tutte le canzoni in un luogo coeso, e la cosa mi soddisfa molto anche perché in genere non ho particolari problemi a scartare materiale, quasi come necessario atto sacrificale. Lo stesso vale per le versioni dal vivo. Se proprio devo dire, mi piace molto fare Dormi. Diventa una vera tempesta. E io amo molto ritrovarmi tra le onde col mare grosso.
Ribéss Records a produrre. Come mai con loro?
Risposta sintetica: cuore, passione, romanticismo, dedizione e materia grigia.
Il tutto in quantità massiva.

Risposta analitica: Ribéss Records antepone da sempre, con nobiltà e coraggio, la sua filosofia e la sua estetica a tutto il resto, e sceglie i progetti con presenza di senso e spirito. La storia del suo catalogo lo dimostra, a mio avviso, inequivocabilmente, e far parte della truppa è un privilegio bello. In fine, un bonus umano non indifferente nella figura del grande capo. Non è poco.
Come è nata questa copertina? … con quella mano in primissimo piano in un bianco e nero d’autore. È una mano?
Si tratta della mia mano sinistra, sì. Con Giulio di Ribéss Records c’è stato un intenso e proficuo confronto intorno all’idea per la cover dell’album. Alla fine abbiamo deciso per questo soggetto e questa copertina, e ne siamo felici. Cercavamo qualcosa che, nella nostra visione, interpretasse lo spirito, il nome e il simbolo del disco, ma non in maniera diretta e frontale. Associamo il concetto della nostra Lascaux ad una grotta, ma anche una volta, una tela, una carta di luoghi e coordinate. Con il fotografo Abele Gasparini abbiamo poi realizzato e sviluppato il resto del progetto grafico. Anche gli scatti nella busta interna del vinile e nel libretto del cd ricordano ombre e guizzi di soggetti rupestri, pur essendo tutt’altro. Ho sempre preferito suggerire piuttosto che dire e sono molto, molto soddisfatto del nostro immaginare.
Come presenti dal vivo il disco?
Con Marco e Franco. Ci muoviamo tra chitarre, elettronica suonata, sequenze e droni. Le prove sono state molto dense, con grande attenzione anche ai momenti di respiro all’interno dei brani. A volte, nonostante le pause, avevamo come l’impressione che si trattasse di un unico, inscindibile flusso dalla prima all’ultima traccia del set. Purtroppo tutte le date promozionali che avevamo in programma, compresa la presentazione dell’album, sono da ridefinire a causa dell’emergenza sanitaria che stiamo vivendo.
Altro da dichiarare?
Che non vediamo l’ora di suonarlo in giro, questo disco.

E che abbiamo un brindisi in sospeso, io e te.

10 commenti:

  1. Gran piacere ospitare in palude oggi questo artista a tutto tondo (musicante, attore, giornalista e tante altre cose ...), e poi quando mi si invita a bere qualcosa insieme a fine intervista è sempre un piacere 😁.

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  2. Ma prima il dovere ... e allora andiamo subito a questo disco stupendo, uscito in questi giorni sfortunati per l'umanità.

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  3. Ecco, umanità, è quello che si sente ascoltando Lascaux fin dal primo stupendo pezzo, Con le mani (non a caso messe in copertina).

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  4. Misticismo orientale nei suoni e nel cantato, mantrico e poetico.

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  5. Come è sulla stessa lunghezza d'onda il pezzo successivo, Cristo Baal con le parole giuste, tra gusto per la vita, ironia e filosofia ... elettronica tra Badalamenti, certi U2 e una chitarra a dare il giusto mood.

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  6. Primavera nera (titolo che sembra perfetta per questa, purtroppo ...) ha un ritmo ballabile, e giochi di parole contagiosi ...

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  7. E siamo solo ai primi tre pezzi ... ha ragione ha non fare titoli Houdini, Lascaux è tutto da ascoltare.

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  8. Potrei dirvi Nudo, con l'elettronica a dare significato musicale alla parola Nudo...

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  9. Potrei dirvi, Ora che ci sei suono naturale, chitarra acustica, percussioni, per un altro bel mantra, che cresce, ascolto dopo ascolto ma anche all'interno del pezzo stesso (magico quel coro).

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  10. Potrei dirvi di ascoltare tutto Houdini Righini, mago della musica, anzi illusionista (perfetto il nome che si è scelto).

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