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sabato 12 ottobre 2019

In palude con Tobia Lamare

NOTE SINTETICHE ALL’ASCOLTO DEL DISCO
GENERE indie blues soul
DOVE ASCOLTARLO qui
LABEL Lobello Records
PARTICOLARITA’  siamo veramente indipendenti
CITTA’: the hot beach of Frigole (Lecce)
DATA DI USCITA  27/09/2019
L’INTERVISTA
Come è nato Songs for the present time?
È nato sulla strada, mentre ero in tour. Negli ultimi anni ho avuto la fortuna di girare molto e di suonare in posti che mi hanno regalato forti suggestioni. Da Nashville in Irlanda, in una stanza d’albergo o nella spiaggia vicino casa. Abbiamo strutturato i brani mentre li provavamo durante i concerti e poi, una volta a casa, abbiamo fatto un lungo lavoro in studio. In realtà anche la decisione di registrarlo in masseria alla Lobello Records è stata una scelta voluta che ci ha influenzato sulla modalità di produzione dei brani. L’elemento extra della band è stato il riverbero del soffitto alto sette metri …
Perché questo titolo? Cosa sta a significare …
Sono canzoni legate molto a quello che mi è successo intorno negli ultimi anni. Ci sono stati molti cambiamenti, gioie immense e anche grandi dolori. Queste canzoni sono dedicate alle emozioni che mi hanno circondato e che hanno, ovviamente, influenzato la scrittura del disco. È stato un processo che mi ha aiutato a elaborare quello che mi succedeva intorno e dentro.
Come è stata la genesi del disco, dall’idea iniziale alla sua realizzazione finale?
È stato un processo molto rilassato. Le canzoni hanno potuto predere corpo piano e nel momento delle registrazioni abbiamo potuto continuare ad arrangiare, cambiare i suoni, testi. I brani hanno preso la loro forma molto lentamente. Li ho composti nei day off del tour. Bozze scritte in una camera d’albergo, in spiaggia, in furgone. Stavo semplicemente scrivendo, ma non sapevo di stare scrivendo un nuovo disco. Non c’è stata fretta. Quando ho realizzato che avevamo materiale per un nuovo album ho deciso di premere il tasto REC e iniziare a registrare. A quel punto è cambiato tutto e i brani hanno avuto una seconda vita. Perché avevo portato dentro casa mia le emozioni raccolte in giro nei viaggi. Quindi ero giustificato nel dare il mio colore a quelle storie.
Qualche episodio che è rimasto nella memoria durante la lavorazione di Songs for the present time?
Ce ne sono stati molti ma sicuramente non dimentico le ultime session di registrazione. Faceva caldissimo e mia figlia piccola piangeva sempre. Riuscivo a registrare le voci solo quando lei dormiva. Così dovevo aspettare la notte con le sue ore più fresche. Registravo e poi ascoltavo la mattina dopo e scoprivo un’infinità di rumori che venivano da lontano: cani, macchine, vento, animali notturni…non volevo un disco pulito perché mi ispiravo proprio ai lavori casalinghi di artisti come Sebadoh, Springsteen e quindi ho pensato che tutto quello che entrava dai microfoni faceva parte del disco.
Se il tuo album fosse un concept-album su cosa sarebbe? … tolgo il fosse?
È un concept sulle emozioni. Ne ho avute di forti e molto diverse negli ultimi anni, che mi hanno fatto percepire l’universalità della gioia o del dolore. Sono stato suggestionato da quello che mi capitava ma anche dalle storie che incontravo per strada. This Road è stata ispirata dal libro The Rugged Road di Theresa Wallach che forse racchiude il concept dell’album. Lei era una motociclista che insieme a un’altra amante delle due ruote, Florence Blenkiron, partì a bordo di una Panther 400 (moto) da Londra nel 1935 alla volta del Sud Africa. Il viaggio è durato cinque mesi e questo diario di bordo ci mostra oltre a una ricerca della libertà e uno spirito di avventura che forse non ci appartiene più. Una storia del passato con emozioni che rimangono pure e non scalfite dal passare degli anni.
C’è qualche pezzo che preferisci? Qualche pezzo del quale vai più fiero dell’intero disco? … che ti piace di più fare live?
Ho con tutti un legame particolare. Dal vivo sicuramente Ode To The West Wind è il brano dove ci perdiamo nella psichedelia e  improvvisiamo di più. Dada e Endless sono state le prime tracce chiuse in studio e che hanno un po’ dato la direzione dei suoni. Poi ci sono tutti i brani con la sezione fiati che ti regala sempre armonie fantastiche. Ci sono anche dei brani registrati in solo The Big Snack, My Flavia e Higher e che forse esplorano la mia parte più intima in studio.
Come è stato produrre Songs for the present time? Da chi i contributi maggiori in questa fase?
Ho avuto la fortuna di avere consulenze preziose come quella di altri musicisti che collaborano con la Lobello Records: Nate Bernardini (usa), Red Kid (irl) e Mara Simpson (uk). Loro mi davano la loro opinione sui mix, sui testi, sulla produzione. È stato un bel modo di testare il disco.
La mia band poi è stata fondamentale: Antonio Candido Jr, Andrea Miccoli, Alessandro Dell’Anna, Dario Stefanizzi. Con loro ho avuto la possibilità di arrangiare, provarli dal vivo, improvvisare. Sono grandi musicisti che riescono a dare personalità durante la fase di produzione.  In Ode To The West Wind ho avuto la fortuna di avere mio fratello Massimo (Todisco) al piano elettrico. È  stata una session fatta prima dell’aggravarsi della sua malattia e riuscire a registrare un brano con lui prima di perderlo è stata la cosa più bella che abbiamo fatto insieme.
Copertina nostalgica, nel senso migliore del termine. Come è nata? Chi l’artefice?
Ho trovato la foto su un banco in un mercatino delle pulci. Così ne ho comprate altre. Poi ho aggiunto delle foto di famiglia. Dietro alcune foto c’era una dedica e così le ho collegate ai brani che stavo registrando. Il fatto di fantasticare sulle loro storiemi ha fatto pensare che era la stessa fantasia sulla quale le canzoni ti fanno viaggiare. La profondità, poi, degli scatti in pellicola è qualcosa che ovviamente è inutile sottolineare.
Come presenti dal vivo il disco?
Partiamo da una formazione in trio fino ad arrivare a sei o sette elementi. Dipende molto dai tour e dai posti che ospitano il live. Ovviamente con la band al completo è molto fedele alle registrazioni, in trio esce fuori il lato più blues e anche la canzone primordiale. Per inserire un brano in scaletta per me deve girare anche solo chitarra e voce, è fondamentale. Comunque in tutte le soluzioni di band il live è molto elettrico, con un forte impatto e oltre alle influenze folk e blues anche un tocco di psichedelia.
Altro da dichiarare?
Sì, due cose. La prima è che siamo in tour quindi cercate i nostri concerti o chiamateci per suonare. La seconda è che erano delle belle domande. Grazie.


12 commenti:

  1. Grande onore ospitare in palude questa sera Tobia Lamare, grande uomo di blues, in giro per il mondo da sempre ... per un disco poi come questo, di spessore e d'amore autentico ... con 10 pezzi uno più bello dell'altro.

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  2. Dalla Masseria Lobello al mondo, dalle coste della Puglia a quelle d'Irlanda, passando per gli States, per ritornare da noi ...e poi ripatire.

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  3. Senti questa forza, questa urgenza, questo blues in Songs for the present time (segnatevi questo titolo).

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  4. Dieci grandi pezzi che iniziano con Dada, ottimo biglietto da visita, con gran progressione di chitarre, armonica, organo ...

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  5. Il disco prosegue poi con Vampires, blues magico e notturno che piacerebbe sicuramente a Jim Jarmush, non solo per il titolo ...

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  6. Poi Endeless, un blues romantico che mi ricorda Steve Wynn, e che cresce ascolto dove ascolto (singolo dedicato al fratello scomparso, dai significati profondi sull'esistenza).

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  7. Siamo solo ai primi tre pezzi, e mi sembra di amare già alla follia questo disco ...

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  8. Ma vi potrei citare Ode To The West Wind, brano acido, dilatato/dilatante, oppure My Flavia suggestivo folk voce/chitarra/armonica che dal vivo deve ancora essere più speciale...

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  9. ... ma citare questi pezzi, vorrebbe dire dimenticarsi degli altri, e non voglio certo dimenticarmene: The Big Snack, Love Means Trouble, Lost Without You, This Road, Higher... ecco, le ho dette tutte.

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  10. Perché Songs for the present time è tutto da ascoltare.

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  11. Fa sempre piacere scoprire musica indipendente ben eseguita
    Un salutone

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