Margherita
Zanin, Zanin
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Music
Esordio che fa ben sperare, questo della ventitreenne
di Savona Margherita Zanin, con la faccia orgogliosamente in primo piano per
dire “le mie canzoni sono io”. S’intitola
semplicemente Zanin, come semplici e
dirette sono le otto canzoni che compongono l’album. Tra queste sei in inglese
e due in madrelingua, quelle che aprono il disco dando la giusta direzione.
Una è Piove,
voce/chitarra intimo/intimista con vaghi accenni bossanova per descrivere la malinconica
brutta stagione, l’altro è un grandissimo classico del cantautorato italico,
quel Generale di fronte al quale non
ha timidezze, eseguendolo con la giusta intensità, la giusta enfasi (De Gregori
approverebbe). Tra gli altri pezzi con la strada spianata, mi va di citare Travel Crazy, cavalcata rock dedicata
alla musica (a tratti mi ricorda Toni Childs), You’re Better Out, ballata intima in ricordo della persona amata scomparsa
(sembra un classico al primo ascolto), The
Lord Coming Home, a chiudere, in maniera soffice dilatata/dilatante
l'album: blues dalle tinte gospel, che racconta in maniera poetica il suo
arrivo a Londra.
Fa piacere sentire voci giovani così
ispirate, capaci di partire per Londra e ritornare in Italia con una valigia
piena di esperienze musicali positive. Qui, racconta la leggenda, ha trovato un
produttore del mestiere, Roberto Costa (storico bassista di Lucio Dalla e
produttore dello stesso, oltre che altri nomi del pop di successo), con il quale
ha deciso di mettere in cantiere l’album. Bene, bravi, bis.