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giovedì 1 marzo 2012

L'Europa nel tunnel nero

L'Europa si è infilata in un tunnel nero, il più nero della sua Storia recente.  Difficile trovare le parole per descrivere questo stato di cose. Le ho trovate ancora una volta in un articolo di un intellettuale mite, lucido, a volte lontano dal mio pensiero, ma questa volta no, perfettamente in linea: Marco Revelli, su il manifesto di martedì. Anche questo dimostra quanto sia importante la vita de il manifesto. Se chiuderà anche lui, la dittatura del pensiero unico avrà definitivamente vinto. Pensateci!

Come se niente fosse
Marco Revelli (il manifesto 28.02.2012)
La verità su quanto sta accadendo in Val di Susa, e sul suo significato generale, sta tutta in una quarantina di ore. Nel breve spazio che va dal sabato pomeriggio al lunedì mattina. Sabato, una valle intera - un popolo - molte decine di migliaia di persone, anziani, giovani, donne, bambini, contadini, operai, piccoli imprenditori, commercianti, "popolazione", riempiono le strade, i campi circostanti, le rotatorie e i borghi, per dire no al Tav. Pacificamente, con volti sorridenti e idee chiare in testa. Lunedì mattina - come se niente fosse - una colonna di uomini armati marcia, secondo programma, sull'area-simbolo di Clarea, sui terreni di proprietà comune risparmiati dal primo blitz del 27 giugno 2011 e diventati il simbolo della resistenza, per occuparli. Indifferenti a tutto, muovono per spianare la Baita che ha ospitato in questi mesi l'anima della valle, come se con le ruspe potessero cancellare le ragioni di tutti. In mezzo, un uomo che cade da un traliccio, folgorato, e solo per miracolo non perde la vita.
Non servono molti discorsi per cogliere l'intreccio di arroganza, di stupidità, di sordità burocratica e di sostanziale disinteresse per i fondamenti della democrazia che muove un potere insensibile a qualunque argomentazione razionale e a ogni criterio di prudenza. Persino a ogni calcolo di costi e benefici. Incapace di leggere i numeri (anche se composto da fior di professori di economia) come di ascoltare le voci dei territori (anche se sensibilissimo ai sussurri dei mercati globali). Chiuso in un'assolutistica fedeltà ai soli interessi dei forti e ai progetti (insensati) degli apparati tecnocratici, a tal punto da non soprassedere neppure una settimana, neppure un giorno, nell'esecuzione di una decisione con tutta evidenza improvvida.
Ho sempre cercato di resistere alla seduzione delle teorie "catastrofiche" che annunciano l' "azzeramento della democrazia" di fronte all'onnipotenza delle tecnocrazie trans-nazionali e all'impersonalità dei mercati. Mi sembravano una diagnosi paralizzante. E tuttavia è difficile non cogliere l'evidenza empirica della forbice sempre più larga - un abisso - che si va creando tra le pratiche autoreferenziali e burocraticamente formali delle istituzioni nazionali e continentali (di quella che con drammatica ironia si chiama "politica") e le domande sempre più esasperate di partecipazione (o anche solo di ascolto) che salgono dai territori. Tra la "democrazia dell'indifferenza" che domina in alto, e la "democrazia della partecipazione" che abita in basso.
Non si tratta solo della pressione repressiva, che d'altra parte in Val di Susa si è fatta soffocante, ai limiti della tollerabilità costituzionale e anche oltre. Si tratta di una cosa più complessa che riguarda il delicato rapporto tra rappresentanti e rappresentati, giunto davvero - per lo meno sul piano nazionale - al punto di rottura, forse irreversibile. Si tratta di quell'organo essenziale in ogni democrazia (e che manca in ogni dittatura) che è l'udito: la capacità di ascoltare le voci della società, dei suoi diversi "pezzi", e di dar loro il giusto peso, come condizione per mantenere "coeso" un Paese, ed evitare l'esodo delle sue parti vitali.
In assenza di quel canale uditivo, un Paese si "slega". Se ignorata troppo a lungo nelle sue ragioni vitali, una popolazione esce dal patto civile che determina il grado e la forma della legittimazione. L'immagine della Grecia è esemplare: un popolo, una nazione, una società condannata alla morte civile in nome di dogmi fideistici coltivati e celebrati nel cuore istituzionale d'Europa, sulla base di ricette rivelatesi mortali agli occhi di tutti, tranne che a quelli dei decisori istituzionali. Come esemplare è l'immagine di quei poliziotti-scalatori che alla baita di Clarea, armati di corde scalano, implacabili, il traliccio indifferenti al rischio e alle parole di Luca Abbà, finché la tragedia non si compie.
Se non riempiremo quell'abisso di senso e di silenzio, se non sapremo riportare a terra il luogo della decisione sul destino dei beni di tutti ora evaporata nell'alto dei cieli finanziari e tecnocratici - ricominciando in primo luogo ad "ascoltare" - quelle di Atene e di Chiomonte non saranno le sole tragedie a cui assisteremo.

18 commenti:

  1. Un bell'articolo..Concordo pienamente..Fra l'altro di Tunnel ne avevi parlato anche tu l'altro ieri, nel mio post su questo argomento..
    Io penso che quando certe evidenze sono 'lampeggianti', come le motivazioni della gente della Valle, come le la goffa violenza, la vuota testardaggine di chi sta gestendo questa cosa, bisogna prenderne atto, ed ANDARSENE VIA!
    quando stai calpestando e violentando la terra di chi ti ha dimostrato che è pronto anche a morire, DEVI ANDARTENE!..
    ..Se non altro per dimostrare (tu, Governo) che hai quella " capacità di ascoltare le voci della società, dei suoi diversi "pezzi", e di dar loro il giusto peso, come condizione per mantenere "coeso" un Paese, ed evitare l'esodo delle sue parti vitali." (tra virgolette un estratto dell'articolo che proponi).

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  2. non ascoltano più il popolo... non l'hanno mai fatto

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  3. Bell'articolo, anche se non molto 'nuovo'.
    Ho letto che forse si passerà ad un progetto differente, la Tav 'low-cost', ma dopotutto il problema non sono 'solo' i soldi. Magari.
    Non so. Io capisco che i lavori in Francia siano già iniziati e che quindi tirarci indietro sia un po' una figura di cacca, ma almeno fare due ricerche sui siti per trapanare altrove... tralasciando poi il fatto che la Tav è inutile, ma vabé.

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  4. Cambiano i governi, ma la Tav rimane sempre.
    Dove sono quelli del PD che dicono di essere contro le spese inutili ? Dove sono i leghisti che tanto dicono di amare le loro valli ?
    Tutti dall'altra parte della barricata e di qua rimane solo la gente con i suoi problemi.

    Un abbraccio.

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  5. Il primo articolo della Costituzione recita che la sovranità appartiene al popolo, ma perchè non vogliono ascoltare gli abitanti della valle?

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  6. Un articolo che da di sicuro di che riflettere!

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  7. Già, perchè si ostinano a non ascoltare le proteste della gente?!
    Io mi chiedo quale sia il mio strumento per far capire a chi governa questo paese allo sfascio che non sono daccordo?!
    Non sono daccordo , oh!
    Le proteste servono a questo, devono ascoltare, dobbiamo continuare a lottare!
    Io sono a fianco dei NO-TAV, mille volte NO-TAV!

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  8. @MrHyde
    Sì, il problema è una sordità dei piani alti, che dicono, per ogni questione: noi ascoltiamo tutti, poi però facciamo come abbiamo già deciso perchè lo spirito santo dei mercati lo dice, e così bisogna fare. Questo è la morte della politica, che non avremmo mai voluto vedere/dire (sia io, che Revelli).
    @Ernest
    Non so se non l'abbiano mai fatto, di certo in questo periodo storico la cosa è lampante, dal Piemonte alla Grecia ...
    @LaLeggivendola
    Non so cosa intendi per "non nuovo", di certo è attuale (non di oggi, ma di martedì, e da allora sono successe altre cose). Io direi di ascoltare la popolazione che abita nella zona, punto e basta. Se la Tav è inutile perché farla? Abbiamo soldi da buttare? Meglio mettere in sesto la rete ferroviaria esistente, non credi.
    @Granduca di Moletania
    Concordo sulla prima parte, per la seconda direi, per onestà intellettuale, che oltre alla gente, dall'altra parte c'è anche della politica che non è giusto dimenticare, a partire dagli amministratori della zona e dalla Federazione della Sinistra, realtà sempre presente sul territorio, anche se invisibile per i media. Un abbraccio.
    @Cavaliere oscuro del web
    Perchè vogliono fare solo gli affaracci loro. Qualcuno sostiene ci siano strani interessi.
    @Adriano
    Spero si torni a riflettere, sarebbe il minimo.
    @Maura
    Concordo: 10- 100- 1000 volte.

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  9. Se avete voglia di leggere, ecco quel che queste merde hanno fatto in Mugello con la Tav.
    http://www.lunanuova.info/attualità/tav/tav-mugello/

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  10. Grazie Harmo, vado a leggere (qualcosa avevo letto, ma meglio altre avere altre info), e questo dimostra anche che non è solo un problema locale, l'ingordigia e il malaffare della classe dirigente è da sempre conosciuta. Io le cambierei nome: classe digerente.

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  11. No Tav, fuori l'Europa dal tunnel nero.

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  12. E' un buonissimo articolo. Il manifesto è l'unico quotidiano che sta pubblicando notizie vere e opinioni documentate e oneste sul sistema dell'alta velocità e sulla lotta valsusina. Tutto il resto che ci fanno leggere è un'immensa montagna di merda.

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  13. E' un eccellente articolo. Questo della TAV sta diventando un simbolo che va ben oltre il tunnel. E' una lotta di gente che s'è rotta le cosiddette di non esser ascoltata, di veder schiacciare i propri diritti.

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  14. @George
    Ben detto.
    @Ross
    Come sai, io, leggo solo il manifesto, ma mi fido della tua autorevole opinione... è così.
    @Maraptica
    Ben detto, anche a te Sarah.

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  15. Gran bello spunto di riflessione.

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  16. Già, articoli così solo su il manifesto, il resto della stampa italica (a parte qualche radio o qualche blog e sito libero), è appiattita sul pensiero unico.

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  17. Anche io non sempre concordo con Revelli (al quale molto male ha fatto, a differenza di altri suoi colleghi, la promozione sul campo nel dibattito sul cosiddetto uso pubblico della storia). E anche io questa volta però lo sottoscrivo in pieno.

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  18. @la povna
    Argomento complesso, che non conosco bene ... io pensavo ad altro (una sua eccessiva simpatia/speranza per il governo Monti). Comunque sulla questione Val di Susa e crisi d'Europa, accordo pieno.

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