È nato sulla strada, mentre ero
in tour. Negli ultimi anni ho avuto la fortuna di girare molto e di suonare in
posti che mi hanno regalato forti suggestioni. Da Nashville in Irlanda, in una
stanza d’albergo o nella spiaggia vicino casa. Abbiamo strutturato i brani
mentre li provavamo durante i concerti e poi, una volta a casa, abbiamo fatto
un lungo lavoro in studio. In realtà anche la decisione di registrarlo in
masseria alla Lobello Records è stata una scelta voluta che ci ha influenzato
sulla modalità di produzione dei brani. L’elemento extra della band è stato il
riverbero del soffitto alto sette metri …
Perché questo titolo? Cosa sta a significare …
Sono canzoni legate molto a quello che mi è successo intorno negli ultimi
anni. Ci sono stati molti cambiamenti, gioie immense e anche grandi dolori.
Queste canzoni sono dedicate alle emozioni che mi hanno circondato e che hanno,
ovviamente, influenzato la scrittura del disco. È stato un processo che mi ha
aiutato a elaborare quello che mi succedeva intorno e dentro.
Come è stata la genesi del disco, dall’idea iniziale alla sua realizzazione
finale?
È stato un processo molto rilassato. Le canzoni hanno potuto predere corpo
piano e nel momento delle registrazioni abbiamo potuto continuare ad
arrangiare, cambiare i suoni, testi. I brani hanno preso la loro forma molto
lentamente. Li ho composti nei day off del tour. Bozze scritte in una camera
d’albergo, in spiaggia, in furgone. Stavo semplicemente scrivendo, ma non
sapevo di stare scrivendo un nuovo disco. Non c’è stata fretta. Quando ho
realizzato che avevamo materiale per un nuovo album ho deciso di premere il
tasto REC e iniziare a registrare. A quel punto è cambiato tutto e i brani
hanno avuto una seconda vita. Perché avevo portato dentro casa mia le emozioni
raccolte in giro nei viaggi. Quindi ero giustificato nel dare il mio colore a
quelle storie.
Qualche episodio che è rimasto nella memoria durante la lavorazione di Songs for the present time?
Ce ne sono stati molti ma sicuramente non dimentico le ultime session di
registrazione. Faceva caldissimo e mia figlia piccola piangeva sempre. Riuscivo
a registrare le voci solo quando lei dormiva. Così dovevo aspettare la notte
con le sue ore più fresche. Registravo e poi ascoltavo la mattina dopo e
scoprivo un’infinità di rumori che venivano da lontano: cani, macchine, vento,
animali notturni…non volevo un disco pulito perché mi ispiravo proprio ai
lavori casalinghi di artisti come Sebadoh, Springsteen e quindi ho pensato che
tutto quello che entrava dai microfoni faceva parte del disco.
Se il tuo album fosse un concept-album su cosa sarebbe? … tolgo il fosse?
È un concept sulle emozioni. Ne ho avute di forti e molto diverse negli
ultimi anni, che mi hanno fatto percepire l’universalità della gioia o del
dolore. Sono stato suggestionato da quello che mi capitava ma anche dalle
storie che incontravo per strada. This Road
è stata ispirata dal libro The Rugged
Road di Theresa Wallach che forse racchiude il concept dell’album. Lei era
una motociclista che insieme a un’altra amante delle due ruote, Florence
Blenkiron, partì a bordo di una Panther 400 (moto) da Londra nel 1935 alla
volta del Sud Africa. Il viaggio è durato cinque mesi e questo diario di bordo
ci mostra oltre a una ricerca della libertà e uno spirito di avventura che
forse non ci appartiene più. Una storia del passato con emozioni che rimangono
pure e non scalfite dal passare degli anni.
C’è qualche pezzo che preferisci? Qualche pezzo del quale vai più fiero dell’intero
disco? … che ti piace di più fare live?
Ho con tutti un legame particolare. Dal vivo sicuramente Ode To The West Wind è il brano dove ci
perdiamo nella psichedelia eimprovvisiamo di più. Dada e Endless sono state le prime tracce
chiuse in studio e che hanno un po’ dato la direzione dei suoni. Poi ci sono
tutti i brani con la sezione fiati che ti regala sempre armonie fantastiche. Ci
sono anche dei brani registrati in solo The
Big Snack, My Flavia e Higher e che forse esplorano la mia
parte più intima in studio.
Come è stato produrre Songs for the present time? Da chi i contributi maggiori in questa
fase?
Ho avuto la fortuna di avere consulenze preziose come
quella di altri musicisti che collaborano con la Lobello Records: Nate
Bernardini (usa), Red Kid (irl) e Mara Simpson (uk). Loro mi davano la loro
opinione sui mix, sui testi, sulla produzione. È stato un bel modo di testare
il disco.
La mia band poi è stata fondamentale: Antonio Candido
Jr, Andrea Miccoli, Alessandro Dell’Anna, Dario Stefanizzi. Con loro ho avuto la
possibilità di arrangiare, provarli dal vivo, improvvisare. Sono grandi
musicisti che riescono a dare personalità durante la fase di produzione.In Ode
To The West Wind ho avuto la fortuna di avere mio fratello Massimo (Todisco)
al piano elettrico. È stata una session
fatta prima dell’aggravarsi della sua malattia e riuscire a registrare un brano
con lui prima di perderlo è stata la cosa più bella che abbiamo fatto insieme.
Copertina nostalgica, nel senso migliore del termine. Come è nata? Chi
l’artefice?
Ho trovato la foto su un banco in un mercatino delle pulci. Così ne ho
comprate altre. Poi ho aggiunto delle foto di famiglia. Dietro alcune foto
c’era una dedica e così le ho collegate ai brani che stavo registrando. Il
fatto di fantasticare sulle loro storiemi ha fatto pensare che era la stessa
fantasia sulla quale le canzoni ti fanno viaggiare. La profondità, poi, degli
scatti in pellicola è qualcosa che ovviamente è inutile sottolineare.
Come presenti dal vivo il disco?
Partiamo da una formazione in trio fino ad arrivare a sei o sette elementi.
Dipende molto dai tour e dai posti che ospitano il live. Ovviamente con la band
al completo è molto fedele alle registrazioni, in trio esce fuori il lato più blues
e anche la canzone primordiale. Per inserire un brano in scaletta per me deve
girare anche solo chitarra e voce, è fondamentale. Comunque in tutte le
soluzioni di band il live è molto elettrico, con un forte impatto e oltre alle
influenze folk e blues anche un tocco di psichedelia.
Altro da dichiarare?
Sì, due cose. La prima è che siamo in tour quindi cercate
i nostri concerti o chiamateci per suonare. La seconda è che erano delle belle
domande. Grazie.
Grande onore ospitare in palude questa sera Tobia Lamare, grande uomo di blues, in giro per il mondo da sempre ... per un disco poi come questo, di spessore e d'amore autentico ... con 10 pezzi uno più bello dell'altro.
Poi Endeless, un blues romantico che mi ricorda Steve Wynn, e che cresce ascolto dove ascolto (singolo dedicato al fratello scomparso, dai significati profondi sull'esistenza).
Ma vi potrei citare Ode To The West Wind, brano acido, dilatato/dilatante, oppure My Flavia suggestivo folk voce/chitarra/armonica che dal vivo deve ancora essere più speciale...
... ma citare questi pezzi, vorrebbe dire dimenticarsi degli altri, e non voglio certo dimenticarmene: The Big Snack, Love Means Trouble, Lost Without You, This Road, Higher... ecco, le ho dette tutte.
Critico rock del web. Pacifista integrale.
Collaboratore del sito della nota agenda
Smemoranda dalla lontana estate del 2003 e del Frigidaire cartaceo dall'autunno 2009. Dall'aprile 2017 collabora anche con Il Nuovo Male, e dall'estate del 2017 con il portale I Think Magazine, dall'autunno 2018 con MeLoLeggo.it. A gennaio 2018 fonda con Elle il sito L'ORTO DI ELLE E ALLI . Metà veneto, metà altoatesino (la mamma è dello stesso paese di Lilli Gruber), è nato nei primi anni Settanta, il giorno del compleanno di Jack Kerouac.
12 Commenti:
Grande onore ospitare in palude questa sera Tobia Lamare, grande uomo di blues, in giro per il mondo da sempre ... per un disco poi come questo, di spessore e d'amore autentico ... con 10 pezzi uno più bello dell'altro.
Dalla Masseria Lobello al mondo, dalle coste della Puglia a quelle d'Irlanda, passando per gli States, per ritornare da noi ...e poi ripatire.
Senti questa forza, questa urgenza, questo blues in Songs for the present time (segnatevi questo titolo).
Dieci grandi pezzi che iniziano con Dada, ottimo biglietto da visita, con gran progressione di chitarre, armonica, organo ...
Il disco prosegue poi con Vampires, blues magico e notturno che piacerebbe sicuramente a Jim Jarmush, non solo per il titolo ...
Poi Endeless, un blues romantico che mi ricorda Steve Wynn, e che cresce ascolto dove ascolto (singolo dedicato al fratello scomparso, dai significati profondi sull'esistenza).
Siamo solo ai primi tre pezzi, e mi sembra di amare già alla follia questo disco ...
Ma vi potrei citare Ode To The West Wind, brano acido, dilatato/dilatante, oppure My Flavia suggestivo folk voce/chitarra/armonica che dal vivo deve ancora essere più speciale...
... ma citare questi pezzi, vorrebbe dire dimenticarsi degli altri, e non voglio certo dimenticarmene: The Big Snack, Love Means Trouble, Lost Without You, This Road, Higher... ecco, le ho dette tutte.
Perché Songs for the present time è tutto da ascoltare.
Ascoltatatemi: ascoltatelo.
Fa sempre piacere scoprire musica indipendente ben eseguita
Un salutone
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