NOTE SINTETICHE ALL’ASCOLTO DEL DISCO
GENERE Qualcuno ci ha definito
URBAN-FOLK D’AUTORE
DOVE ASCOLTARLO ovunque. La
numero 4 (Quasi Fosse Amore) pare sia particolarmente indicata in serate
‘particolari’… per esempio su spotify.
LABEL Squilibri Editore
PARTICOLARITA’ E’ un disco con
book e DVD con video di Antonello Matarazzo
CITTA’: Roma, Napoli, Lucania,
Basso Lazio
DATA DI USCITA 27 Gennaio 2017
Come è nato Canti,
ballate e ipocondrie d’ammore?
CANIO:
Da
più di due anni siamo in giro con i nostri concertini e fin dall’inizio ci
eravamo ripromessi di fare un disco che restituisse gli arrangiamenti e le sonorità
dei pezzi che proponiamo dal vivo. E così ci siamo messi al lavoro cercando
appunto di non tradire quella dimensione acustica che avevamo definito,
aggiungendo solo piccoli, ma preziosissimi contributi, di altri musicisti che
affettuosamente si sono aggregati.
Perché questo titolo?
CANIO:Sintetizza
lo spirito del lavoro. I canti e le ballate rappresentano per l’appunto quella
dimensione acustica, semplice, frutto di una narrazione a metà strada fra la
poesia e la descrizione di uno stato d’animo, sullo sfondo di una ipocondria
dominante. L’ipocondria d’amore, per l’appunto, ovvero la paura di innamorarsi,
ma anche la paura che un amore finisca, esprime
una difficoltà o un’incapacità, è il senso della fine che si affaccia continuamente
e prepotentemente nella vita. Infatti sono tutte canzoni tristi, come per lo
più quelle della tradizione classica napoletana e cui spesso molti versi e
alcune melodie sembrano ispirarsi.
ALESSANDRO:
In realtà lo spirito, seppure con una voce grave, rimane sempre sottile
e spesso ironico. Anche se l’accezione non piace a Canio, direi TragiComico.
Ormai è un format sperimentato nei nostri spettacoli (scritti da Canio). Il suo
viaggio nei sentimenti si lega ad una quotidianità, quella comica e disperata
di tutti i giorni, quella legata al territorio, al paese, quella quasi surreale
(ma nemmeno tanto) di alcuni luoghi comuni del sud e non solo. L’ammore è lo sfondo. Quanti di noi, passato
un periodo di forte ‘ipocondria d’ammore’,
ci rivediamo, ci ripensiamo e ridiamo delle cose belle, ma spesso anche
fortemente ridicole, che l’ammore ci
ha portato a fare? A me è successo. Senza nessuno tipo di rammarico, ma ho riso
di me. Credo sia una modalità ironica e terrena di raccontare l’amore e i suoi
mille risvolti.
Come è stata la genesi del cd, dall’idea iniziale alla sua realizzazione
finale?
CANIO: Fu un’idea di Alessandro e a me piacque. Siamo stati
tre quattro giorni a provare a casa sua, a Coreno Ausonio e da lì abbiamo
cominciato.
ALESSANDRO: Seguivo Canio, lo avevo conosciuto ad una serata
pro-Manifesto. Lui era uno degli ideatori de i dischi de il Manifesto ed io
avevo appena pubblicato con la Piccola Orchestra La Viola (divenuta ora
Orchestra Bottoni) un disco per l’etichetta. Poi mi ha chiesto di registrare per lui nel 2010 in una
sua canzone pubblicata nel disco ‘Passione’ (ed. d’if) cantata da lui insieme a
Maria Pia De Vito, Raiz e Daniele Sanzone degli A67. Poi da li pian piano
abbiamo deciso di riaffrontare il suo repertorio in duo. Voce e chitarra lui,
organetto, loop ed elettronica io. Così, in ritiro a Coreno Ausonio, il mio
paese in provincia di Frosinone ma vicinissimo al mare, nella casa dove sono
cresciuto, è nato Tragico Ammore,
spettacolo di teatro-canzone, che Canio ha scritto pensando a questa formula di
duo. Dopo tantissime date in teatri e rassegne in giro per l’Italia avevamo il
bisogno di un ‘oggetto’ che rappresentasse il nostro lavoro. Per questo motivo
il disco è tutto pensato sul dialogo tra la sua voce e il mio organetto, e le
mie costruzioni ritmiche. Io ne ho curato gli arrangiamenti e la produzione
artistica, sempre in costante connessione con Canio. Poi si sono aggiunti
alcuni amici musicisti che hanno arricchito e completato quello che
inizialmente doveva essere un album in duo. Ma sai, stando in studio poi la
mano sfugge sempre, anche se in realtà i musicisti hanno aggiunto poche note ma
molto colore ai pezzi, che era quello che ci serviva per non renderli monotoni
o meglio ancora monotimbrici. Sono stato molto esigente soprattutto
sull’essenzialità.
Qualche episodio che è rimasto nella memoria durante la lavorazione del
disco?
ALESSANDRO:
Canio che durante le registrazioni si dedicava alla ‘rielaborazione’ di
grandi successi della canzone pop italiana e straniera (ahahah)… da Raf a
Stevie Wonder !!!
Se questo cd fosse un concept-album su cosa sarebbe? Togliamo il se? … è?
CANIO:Diciamo
l’ammore con due “m”, che sicuramente
ci proietta nel mondo della canzone napoletana, ma anche in una dimensione di
gioco. Del resto,a proposito di ipocondria, non si può non pensare ad
Argante, il malato immaginario di Moliere e alla comicità della situazione. In
questo “ammore” così sofferto c’è
anche una buona dose di ironia.
C’è qualche pezzo che preferite? Qualche pezzo del qualeandate più fieri di Canti, ballate e ipocondrie d’ammore?… che vi piace di più fare live?
CANIO:La mia
storia musicale nasce e si sviluppa in un mondo elettrico, direi sperimentale,
però di questo lavoro preferisco i pezzi più lenti, più intimi.
ALESSANDRO:
Sto risentendo il disco in questi giorni e devo
dire che mi piace molto (cosa molto strana per uno che si fa mille domande come
me). Ero abbastanza convinto di quello che volevo/volevamo tirare fuori, e
nonostante difficoltà ed incidenti di percorso, penso che si è realizzato. In
ogni caso sono fiero del brano che apre il disco ‘Ballata dell’ipocondria (o
del vibrione innamorato)’. Lo stile doveva essere un po’ ‘Morricone a Napoli’…
beh, non voglio fare paragoni azzardati, ma qualche eco credo ci sia! In ogni
caso ogni brano ha un suo stile. Non riesco proprio a scegliere un preferito.
Come è nata l’idea di abbinare al cd anche il dvd di Antonello Matarazzo?
CANIO:Con
Antonello collaboro da molti anni. E’ un videoartista eccezionale, stimato in
tutto il mondo, mi è sembrata una buona occasione non solo per pubblicare il
video della “Ballata dell’ipocondria”, ma anche il resto delle cose fatte
insieme.
ALESSANDRO:
La ‘Ballata dell’ipocondria (o del vibrione
innamorato)’ è stato pluripremiato in molti festival di corti o del cinema e
sta girando da più di un anno per buona parte del globo (America Latina, USA,
Europa, etc.).
Il video vede la partecipazione straordinaria di Maria Pia de Vito, Peppe
Servillo, Rocco Papaleo, Antonella Costanzo, Lello Voce, Nando Citarella (alle
voci, nonché in piccole apparizioni sul video stesso) e Rocco de Rosa (alle
tastiere e arrangiamenti).
Molto bella e originale la copertina … come è nato e chi è l’autore?
CANIO:E’ una
foto scattata da Alessandro Fusto a un concerto al Teatro in Scatola a Roma. La
paperella mi accompagna da tantissimi anni, me la “prestò” mia nipote e da
allora la porto sempre con me, mi rivolgo a lei, come a una “Reginella” quando
eseguiamo il brano “Friariella”. Si trova in copertina per scelta dell’editore.
ALESSANDRO:
Ammetto che per quanto io sia legato agli
‘oggetti’ che Canio usa durante le nostre perfomance live, non ero molto
d’accordo con il nostro carissimo editore. Volevo dare un’idea un po’ più
diretta e anche un po’ rock del nostro album, e quindi mettere la foto
ufficiale che ci è stata scattata dal grande Paolo Soriani. Ovviamente io ero
più preso nel dare un’immagine al disco musicale, piuttosto che a tutta
l’opera. L’editore (Mimmo Ferraro per i pochi che ancora
non associano il nome di Squilibri ad una persona fisica), invece, voleva dare
un’idea di concept, e forse la foto sarebbe stata fuorviante. Credo che abbia
avuto ragione, anche se è ancora oggetto di dibattiti pubblici…
Come presentate dal vivo questo album?
CANIO:Tendenzialmente,
dove ci sono le condizioni (anche economiche) preferiamo presentarlo con una
formazione più allargata, con percussioni e chitarra in modo che il live si
avvicini il più possibile a ciò che abbiamo registrato. Se non è possibile,
andiamo in duo, con chitarrella, organetto e loop station..
ALESSANDRO:
Tutto nasce in duo (voce e chitarra Canio,
organetto e live electronics io). Molti che ci seguono preferiscono ancora la
formazione ristretta, anche perché rimane più vicina all’idea originaria. Anche
se siamo in duo, abbiamo cercato di non far mancare niente. Io percuoto
l’organetto, registro, uso loop (per lo più realizzate in diretta, davanti al
pubblico), insomma cerco di realizzare la base su cui ricreare, in modo
essenziale, tutto quello che serve intorno a Canio e la sua voce. In realtà con
il disco e con qualche riaddattamento di brani nuovi o vecchi, l’idea è quella
di separare gli spettacoli. In duo magari più legata ai progetti di
teatro-canzone, in trio/quartetto (o anche quintetto/sestetto) per i festival o
situazioni legate più ad una forma concerto. Quindi, cari organizzatori, ne
abbiamo per tutti i gusti. Non resta che chiamarci!
Altro da dichiarare?
E
non dimenticate di guardare il bellissimo video di Antonello Matarazzo della
‘Ballata dell’ipocondria (o del vibrione innamorato)’ qui
Ah ordinate il disco. Dal 17 marzo anche nei digitale store!
Etichette: Alessandro D'Alessandro, Canio Loguercio, Cantautorato, Folk, Il manifesto, In palude con ..., Intervista, Lucania, Maria Pia de Vito, Napoli, Peppe Servillo, Rocco Papaleo, Rock, Roma, squil[ibri]
11 Commenti:
Disco geniale, anzi, cofanetto geniale, curato in maniera impeccabile da squi[libri], , che come sempre non ci fanno mancare nulla: musica, parole, video, scritti, e chi più ne ha ...
Ma chi sono questi due, dai nomi così strani?
Canio è un originale cantore di origini lucane, che scrive e canta in un moderno napoletano, Alessandro un musicante che usa l’organetto per melodie folk-rock psichedeliche con inserti loops elettronici. Insieme fanno grande musica, e hanno fatto questo gran disco, che non è solo un disco.
Tredici pezzi più la bonus track in coda, riproposizione all stars (Peppe Servillo, Maria Pia De Vito, Rocco Papaleo, Lello Voce, Francesco Forlani, del brano che apre in maniera surreale e conil giusto ritmo il disco, “Ballata dell’ipocondria e del vibrione innamorato”. Gusto surreale e ritmo che non l'abbandonerà più ...
Come in "Sona campana” passionale e ben ritmata con chitarra psico-rock, “Quasi fosse amore” (l’unica in italiano), cantata in coppia con Erica Boschiero, canzone suggestiva come quelle dei primi La Crus.
“Ferrarella”, passionale nel cantato e nelle parole, con l’organetto mai così magico e una chitarra che ricorda il Robert Plat più etnico, “T’aspetto cca’” commovente/sentimentale senza essere sdolcinato, con intro d’organetto che vale l'intero pezzo.
“Uva spina” mostra un dialogare perfetto tra voce e organetto, con una chitarra psichedelica ancora molto Robert Plant, “Quello che rimane” è geniale racconto di un amore finito, cantato in modo implacabile voce/chitarra/organetto (assolo di questo tristissimo).
Che dire di più? Quali altri pezzi citare tra i preferiti? "E mo'" o "Friariella"? "Amaro ammore" o "Tragico ammorre" ... troppi, troppi!
E voi? Ascoltate quei due e ditemi, se volete ...
Mi piacciono questo genere di dischi, sia per le sonorità, che per la loro storia "dal vivo" e in acustico. Mi piace anche la malinconia che l'attraversa. Le mie preferite sono tre (senza nulla togliere alle altre): Quasi fosse amore, Tragico ammore e E mo'. E pure la bonus track to' ;)
Come dici, Alli? Piacciono anche a te? Quali non ti son piaciute, chiderei, ma ti capisco: è un gran album!
Sì, sì, è un disco tutto da ascoltare, piace molto anche a me, se non si è capito :)
Mi piace anche, perché non c'è tutta quell'elettronica che domina troppo nella musica attuale (utile, per carità, ma troppa). Ottime scelte le tue ;)
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