CINEMA: Happy Family
Si può parlare senza imbarazzo di metacinema grazie al personaggio di Fabio “Buster Keaton” De Luigi, aspirante scrittore di cinema che davanti al suo pc (o dietro) scrive il film in visione, quello di due famiglie strane, strane quasi come i Tenenbaum di Wes Anderson. Indimenticabile la variopinta colonna sonora di quel film, forse una delle migliori della storia del cinema, mentre Happy Family ha “solo” Simon and Garfunkel, giusto per dare leggerezza e ritmo al film (e ci riesce, la colonna sonora è uno dei punti forti della pellicola).
Metacinema si diceva. Come non dirlo? Senza paura di usare paroloni. Le due famiglie decidono di incontrarsi a cena, perché i loro due figli sedicenni hanno deciso di sposarsi: lui è un dandy secchione (sarebbe un perfetto Tenenbaum, non solo per l’abbigliamento), lei una dark-baby (Tim Burton le ha insegnato come vestirsi). A questa cena invitano pure lo scrittore, entrato in contatto con loro grazie ad un incidente con la bici. Sì, i suoi protagonisti lo invitano a cena, interagiscono con lui, parlano, litigano perché vuole finire la storia in modo insulso, reclamano più battute, si innamorano, vanno ad un concerto… insomma, senza scomodare Pirandello, siamo ad una trovata del miglior Allen (ma, perché non citarlo, anche di un certo Nichetti, cineasta troppo dimenticato).
La cena lunga e complessa serve a spengere l’idea assurda del matrimonio e a delineare i caratteri delle due famiglie: quella alto borghese (Buy/Bentivoglio) con lui avvocato di successo affetto da un cancro maligno e quella proletaria (Signoris/Abatantuono) con lui libero spinellatore che consegna in giro per il mondo navi per ricchi nababbi. Insegnerà a farsi le canne all’avvocato (non se ne era mai fatta una Bentivoglio, ma, con quegli occhietti, è difficile crederlo) e lo porterà in un viaggio in barca a vela verso Panama; un viaggio definitivo, bellissimo, da sogno. Ritorna la coppia Diegone/Bentivoglio per la gioia di molti.
Ma non è finita con i personaggi: c’è la madre dell’avvocato (Corinna Agustoni, debitamente invecchiata) e la giovane figlia della Buy (la giovane emergente Valeria Bilello). La ragazza, pianista molto dotata, vivrà una bella storia d’amore con lo scrittore del suo film. Notevole la scena del concerto, con lei al piano e la città di Milano notturna e in bianco e nero come la Manhattan di Woody Allen, però con molti lavoratori, immigrati, poveracci (mi fa venire in mente Kamikazen, ma non ricordo il perché; dovrò rivedere il secondo film di Salvatores, un cult da riscoprire, da rivedere tutti).
Happy Family è geometricamente perfetto, nel suo chiudersi come un cerchio, con l’inquadratura dell’appartamento dello scrittore incasinato, pieno di libri, oggetti, dischi (solo Simon and Gafunkel… Gabriele, quanta buona musica anche oggi, leggi il mio blog!), cioè tutti gli attrezzi usati per scriverlo (non basta gooooogle), compresa la vicina di casa della quale è segretamente innamorato; chi scrive, più o meno professionalmente, capirà.
Etichette: Cinema, Fabio De Luigi, Gabriele Salvatores, Happy Family, Maurizio Nichetti, Metacinema, Milano, Salvatores, Simon and Garfunkel, Soul Kitchen, Woody Allen
18 Commenti:
Questo film mi sembra perfetto per una bella fuga al cinema durante queste vacanze di Pasqua. Persino il titolo mi evoca immagini appropriate al clima pasqual-primaverile, anche se secondo il buon vecchio proverbio è il Natale che si passa con i tuoi e anche se qui fa ancora un sacco di freddo. :)
Auguri Ally!
Per me, natale al cinema e pasqua pure ... con qualsiasi clima (mi astengo solo d'estate, quando trovo le porte chiuse)... è quella la mia religione. E allora grazie, buona visione anche a te.
Lo devo ancora vedere: da quello che si legge in giro ha diviso molto tra stroncature spietate e apprezzamenti.
A questo punto sono molto curioso.
Io non ho letto ancora nessuna recensione sul film, non sapevo avesse diviso così. Per me è un gran Salvatores.
... e chi non vorrebbe andare a cena con i propri personaggi? E Fabio non va solo a cena con loro. Vedo che hai capito, Gio'.
Basterebbe la metà dei bei nomi che hai evocato (Allen, Nichetti ecc.) per rendere la cosa assai stuzzicante. Ma lo sarebbe comunque per l'idea, una delle più fascinose per chi ama scrivere e farsi sedurre dalla scrittura. Peccato solo per il walzer delle coppie tutto (se ho ben capito) rigorosamente etero: siamo rimasti gli ultimi al mondo a non avere una cultura bisex, da noi i film o escono con l'etichettina ghettizzante "gay" oppure... perversione vade retro. Nello stesso film realizzato in USA, Canada, Australia, Francia o Spagna, qualche "checchina" ci sarebbe stata di certo... Non che in fondo sia così importante, ma il Grande Bastiancontrario un difetto lo doveva pur scovare... :D
Spiacente, c'è pure una coppia gay (c'è un outing che non dico per non rovinare la sorpresa), quindi questo film è privo di difetti... scherzi a parte, non credo che a comando ci debbano essere coppie gay o coppie etero, con quote obbligatorie. Del resto, nello stesso periodo è uscito pure il film di Ozpetek con molte coppie gay (ovvio, visto il tema del suo film), che riporta la parità numerica nel cinema italico del periodo pasquale. Discorso complesso il tuo ... benvenuto Zio Scriba.
No, le quote obbligatorie giammai, su questo ti do ragionissima... :-)
Però in fondo ci ho azzeccato pure io: in un film che pare così carino e intelligente almeno un outing a sorpresa... Grazie del benvenuto e... a risentirci!
Sembra proprio il film più adatto a me...
tua Rosa purpurea :)
@ZioScriba
Direi che è intelligente, ma non carino (troppo debole come termine).
@Marte
Sembra? Rosa Purpurea? ...mia? Troppe domande. Le risposte nel film.
Proverò a vederlo. dopo questa tua recensione sono in curiosito. io ammetto, tendevo a scartarlo non essendo poi spesso neanche così un fan di Salvatores.
@Daniele Verzetti il Rockpoeta®
Questo Salvatores non ti deluderà, vai tranquillo (io sono un abbonato ai suoi film, ma questo "Happy Family" piacerà anche a chi "abbonato" non è).
"Metacinema" oh yes!
A me il metacinema piace molto, così come mi piace l'antiromanzo.
Salvatores... così così.
Ma De Luigi può essere l'arma in più, quella vincente: ha il necessario mix (che oltretutto sembra anche spontaneo) tra la sfigataggine e la mandrillaggine!
Simon & Garfunkel... sì, forse Salvatores avrebbe potuto allargare i suoi orizzonti musicali.
Ma forse, nell'economia del film... non so, dovrei/dovrò vederlo.
Ciao!
Sono pienamente convinto che il metacinema sia di tuo gradimento e questo film non deluderà le attese. Salvatores è uno dei miei, non mi perdo un film da "Kamikazen", mi fa piacere convincere amici del blog poco salvatoresiani a convertirsi.
De Luigi è sicuramente un arma letale... più sfigataggine che mandrillaggine (ma per questo piace alle donne, credo ...).
Nell'economia del film Simon & Garfunkel sono perfetti, Salvatores non poteva fare scelta migliore; io ho il pallino dei giovani musicanti (come ben sai), che molto spesso trovo tecnicamente bravi e con passioni forti. Ecco perchè consiglio alle generazioni passate di non "arroccarsi" sui loro vinili: bellissimi, da sogno e tutto quello che volete, ma anche nel nuovo millennio si fa buona musica.
per me marrekech express e turne' imprescindibili... questo... un po' meno... ciao!
Imprescindibile lo diventerà con il tempo...chi vivrà vedrà. Cult "Turnè" e "Marrekech express", film senza perdere la leggerezza.
Wow! Ma che bella recensione...
Ultimamente ho sentito parlare del film "Gatti persiani" di un certo Bahman Ghobadi, m'incuriosisce...Non è che per caso l'hai già visto?
Ben ritornata Silvia... sì, il film di Salvatores a me è piaciuto un sacco, da come hai potuto leggere. Per quanto riguarda il film "Gatti persiani", pure io ho letto parecchie buone rece, ma non l'ho ancora visto. Spero esca anche dalle mie parti...
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