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mercoledì 12 luglio 2023

In palude con Daniele Tenca

NOTE SINTETICHE ALL’ASCOLTO DEL DISCO

GENERE: Black Music (non solo blues)

DOVE ASCOLTARLO: Spotify (possibilmente dopo aver comprato una copia del cd…)

LABEL: Appaloosa Records

PARTICOLARITA’: a parte le batterie, e una chitarra suonata da Heggy Vezzano, ho suonato tutto da solo.

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CITTA’ : Torrevecchia Pia (Pavia)

DATA DI USCITA: 11 Marzo 2023

L’INTERVISTA

Come è nato Just a Dream?

È nato dall’esigenza di raccontare, da un lato, il mondo che ci circonda con le sue distorsioni a livello sociale, in termini di disuguaglianze e discriminazioni, con episodi eclatanti come quello di George Floyd a fare da elemento deflagrante, senza dimenticare che razzismo e disuguaglianze non ci sono solo dall’altra parte dell’oceano, e dall’altro, le conseguenze dell’isolamento al quale siamo stati costretti negli anni di pandemia.

Come mai questo titolo?

È il titolo della canzone portante e riguarda il protagonista del disco, cioè il sogno, sia a livello sociale che a livello personale. Può sembrare “solo” un sogno, ma quanto è importante e a suo modo pericoloso un sogno, quanto ti può spingere in alto o farti sprofondare, e quanto è importante comunque non smettere di inseguire i propri sogni, sia a livello personale, che a livello sociale, soprattutto se portano a combattere discriminazioni, disuguaglianze, a difendere e proteggere l’ambiente e la natura, in generale per lasciare un mondo migliore a chi verrà dopo di noi.

Come è stata la genesi dell’album, dall’idea iniziale alla sua realizzazione finale?

Per la prima volta, a parte le idee a livello di contenuti e di testi, di cui ti parlavo prima, l’idea di base è stata quella di registrare a casa tutto da solo, batterie a parte, prendendomi tutto il tempo necessario per trovare gli incastri nelle varie parti, rivolgendomi anche a tutta quella parte di black music più “contemporanea”, quindi con campioni di batteria, parti vocali orientate all’hip-hop o al rap, e riff magari più soul o funky, che supportassero la matrice blues e la spostassero verso territori più “moderni”.

Il tutto poi è arrivato in studio per mix e “post-produzione”, dove le idee di Antonio Cooper Cupertino hanno ulteriormente migliorato la resa finale, condividendo la direzione che già avevo preso da solo.

Qualche episodio che è rimasto nella memoria durante la lavorazione del disco?

Di sicuro registrare lo speech di Guy Davis (che anche questa volta si è dimostrato un vero amico, oltre che uno straordinario artista) su “I Can’t Breathe” nella sua camera di albergo a Milano mentre era in tour in Italia è stato sia logisticamente, che a livello emozionale, indimenticabile. Un Mac, una scheda audio, e un SM 58. A posto così…

Poi ci sono enne episodi di euforia casalinga quando trovavo un riff interessante o la chiave per portare a casa il pezzo, così come ce ne sono altrettanti in studio durante la fase di mix con Cooper.

Se fosse un concept-album su cosa sarebbe? … tolgo il “fosse”?

Togli il “fosse” e torniamo alla seconda domanda…aggiungo solo che anche la sequenza dei brani ha un senso in termini di “concept-album”, con un ipotetico lato A che parla del sogno a livello sociale, e un lato B che ne parla a livello personale. La cosa curiosa è che il tutto è successo in maniera molto naturale, i brani sono nati in periodi molto diversi tra loro ma c’è comunque un filo conduttore che li lega che è emerso durante la lavorazione e che per certi versi ha sorpreso anche me.

C’è qualche pezzo che preferisci? Qualche pezzo del quale vai più fiero di Just a Dream? … che ti sembra ideale da fare live?

Il pezzo a cui sono più legato è sicuramente “Smiling Man”, dedicato a mio padre che è morto più di trenta anni fa. Ci ho messo più di trent’anni a scrivere un pezzo su di lui, ed è sicuramente quello che dal vivo mi emoziona di più cantare. Tra l’altro è nella posizione centrale del disco, quasi a marcare il cambio di punto di vista dal sociale al personale.

In generale, tutto il disco ha una buona predisposizione per il live, sono brani che danno tanta libertà a livello esecutivo ed espressivo; poi, dalle prime date live “Just A Dream”, “Scars in Sight” e “Dreamkiller” sono quelle che mi hanno dato le risposte più convincenti e “divertenti”.

A livello produttivo chi citare? Prima, durante e dopo la lavorazione del disco…

Come ti anticipavo, il contributo di Cooper è stato fondamentale per concretizzare sempre di più le mie (a volte vaghe) idee e aggiungere le sue (molto a fuoco dall’inizio) per andare nella direzione che volevamo percorrere. Lavoriamo insieme in produzione da “Wake Up Nation” del 2013, quindi da circa dieci anni, e questo spiega molto, se non tutto.

Copertina molto particolare, decisamente blues. Come è nata? Chi l’ha pensata così?

Mi piaceva tornare un po’ alle radici con la copertina, sia con la foto che con i font e tutto il progetto grafico, e soprattutto legare il tutto alle mie radici attuali. Quindi la foto è fatta a casa mia, con Marco Coppola che ha colto perfettamente lo spirito dell’idea nella foto, e altrettanto ha fatto Andrea Vismara (che non è solo un ottimo bassista ma anche un grande grafico) con il progetto grafico. Per la prima volta, compaio in copertina in uno dei miei dischi, e sono molto contento del risultato!

Come presenti il disco dal vivo?

Cercando di essere il più fedele possibile allo spirito del disco aggiungendo la classica “spinta” che ti dà suonare dal vivo; quindi, con la band che al momento è composta da Pablo Leoni (batteria), Andrea Vismara (basso), Marco Rizzi (tastiere) e Heggy Vezzano (chitarra).

Le prime date sono già state una bella emozione e hanno dato le risposte che volevamo, in termini di energia, divertimento sul palco, e, mi viene da dire di conseguenza, reazioni positive di chi ci viene ad ascoltare.

Altro da dichiarare?

Nulla, se non ringraziarti per lo spazio e il supporto, abbracciare tutti e invitarvi tutti ai live per fare un po’ di rumore insieme!


 

 

11 commenti:

  1. Grande ritorno in palude questa notte (che notte!).
    Torna in palude il bluesman lombardo Daniele Tenca, da sempre gradito ospite dell'Alligatore con tutti (o quasi) i suoi dischi.

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  2. Torna con questo disco orgogliosamente blues, dedicato al sogno.
    Sogno di carattere sociale nei primi pezzi, di carattere personale negli altri... ed è tutta una festa nel segno dell'impegno sociale, costante da sempre per Daniele.

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  3. Quale il Tenca migliore? Quello social/impegnato o quello intimo/intimista? ... a me piace tutto il disco, e mi pare che Just a Dream sia un disco tutto da ascoltare.

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  4. Tra le mie preferite lato A: Scars in Sight, jazz/funk da serie tv anni '70/'80...

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  5. No More Than Left è un pezzone con fiati in gran spolvero a giocare con le chitarre, il cantato retto dal ritmo per tre minuti magnifici.

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  6. Smiling Man (e qui siamo nel lato B) è una canzone che scava dentro: uno scarno chitarra/voce con un gran ritmo interno e l'armonica a bocca. Molto suggestiva e intima (si legga quello che dice a proposito di questo pezzo).

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  7. Pretty Mama è un blues classico: chitarre, voce, hammond, ritmo, un pezzo piacevolmente dilatato che vorresti non finisse mai.

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  8. Dreamkiller è un altro gran pezzo, con una certa ariosità, una certa vibra, che ti fa muovere le gambe, la testa, il culo ... un pezzo che non lascia indifferenti.

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  9. Chiusura acustica, per una personale rivisitazione di This Land di Gary Clark Jr. Da pelle d'oca, come tutto l'album, da ascoltare e riascoltare.

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  10. Grande artista. Mio omonimo non poteva che avere un'anima sociale. Bravo musicalmente e nei testi. Ds scoprire anche gli altri suoi lavori precedenti. Come sempre chi passa da te ha costantemente la certezza di scoprire o trovare artisti di qualità e di spessore per quanto concerne i contenuti

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  11. Grazie Daniele, come sempre attento ascoltatore ... già, con un nome così, non poteva sbagliare.

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