NOTE SINTETICHE ALL’ASCOLTO DEL DISCO
GENERE – non lo so J
DOVE ASCOLTARLO – su tutte le piattaforme, tipo qui e soprattutto su Youtube dove si vedono anche i video
LABEL – Seltz Recordz
PARTICOLARITA’ – Disco di 5 cover e un inedito.
CITTA’ – Genova
DATA DI USCITA – 03/02/2023
L’INTERVISTA
Come è nato Inemuri?
Inemuri è nato quando mi sono accorta che avevo voglia e bisogno di cantare e suonare alcuni brani non miei, brani che in vari momenti e per diversi motivi hanno assunto in me un significato particolare. Per esempio O cara moglie di Ivan della Mea è una canzone che ho scoperto quando l’ha cantata Alessio Lega ad un Festival, Fino al cuore della rivolta, a Fosdinovo in Toscana e me ne sono subito innamorata. Ho iniziato a suonarla e sentivo belle emozioni nel farlo.
Oppure Stand alone di Bob Marley la cui musica, durante il periodo di clausura per il Covid, si è per me confermata (per l’ennesima volta) essere portatrice di vibrazioni dal grande potere terapeutico, ed è proprio in quella fase che ho iniziato a suonare diverse sue canzoni per stare bene.
Come mai questo titolo? .. . cosa vuol dire?
Inemuri in Giapponese significa letteralmente “essere presenti mentre si dorme”.
È la pratica di addormentarsi brevemente anche in luogo pubblico, al lavoro, per strada, sul bus, senza che questo desti scompiglio e, dopo pochi minuti, risvegliarsi rigenerati.
In Giappone è socialmente concesso “fare Inemuri” ovunque, è normale.
Ho scoperto questa parola anni fa su Internazionale e in italiano non ne esiste una che descriva questo stato, potrebbe essere “sonnellino” o “breve pisolino” ma non è proprio la stessa cosa.
Quando ho deciso di rivisitare queste canzoni a modo mio, ho immaginando un sonno dal quale sono nate, come se potessi dare vita ad una loro dimensione eterea o embrionale e quella parola mi è tornata in mente e ho deciso di intitolare cosi questo viaggio e questo EP.
Come è stata la genesi dell’Ep, dall’idea iniziale alla sua realizzazione finale?
L’idea
di fare un disco con queste canzoni è nata quando volendo fare a Mattia
Cominotto (musicista,
produttore, proprietario del GreenFog studio di Genova) una sorta di regalino,
ho provato a registrarmi mentre suonavo un suo pezzo, I preti dormono, gliel’ho spedita, lui ne è stato contento e
abbiamo deciso di lavorare insieme a questa mia versione più intima e scarna rispetto
all’originale. Ed è così che è poi nato tutto l’EP Inemuri, con la produzione artistica di Mattia. Una volta
registrate le cinque cover che lo compongono abbiamo deciso di aggiungere Tu non lo sai, brano inedito di Bob
Quadrelli (artista genovese, leader dei Sensasciou, Premio Tenco nel 1997) e
mio. C’è poi la canzone di Bob Marley Stand Alone che ho registrato insieme a
Tristan Martinelli, musicista con il quale suono da tanti anni e che ne ha
curato anche la produzione.
Qualche episodio che è rimasto nella memoria durante la lavorazione di Inemuri?
Mi resta impresso, mi piace ricordare e far tesoro del fatto che la genesi e la produzione di Inemuri sono state molto spontanee, non ho pensato troppo (cosa che a volte faccio).
La scelta delle canzoni è avvenuta in modo naturale, e così anche quella dei musicisti con i quali suonarle, sono riuscita a seguire intuizioni man mano che arrivavano, senza aver paura di sbagliare e senza perdermi cosi nell’infinito mare di possibilità che si apre quando si lavora con la musica. E il modo lucido e sicuro di Mattia, il produttore, mi ha aiutata molto in questo.
A proposito penso anche al fatto che, una volta finite le registrazioni, mi sono accorta che alcuni video che avevo girato nella mia quotidianità, con l’intento vago di farne poi qualcosa, si sposavano bene con le canzoni di Inemuri.
Ho dovuto solo fare qualche taglio, un po' di montaggio, ma ben poco.
E
cosi per ogni canzone esiste un video, riprese estemporanee, senza pretese ma che
a mio avviso sono in armonia con i brani.
Se Inemuri fosse un concept-album su cosa sarebbe? … tolgo il fosse?
Forse
un po' lo è. Comunque sarebbe un concept
album su questa pratica giapponese e sui sogni, intesi come infinito serbatoio
a nostra disposizione. Così una serie di Inemuri,
di brevi viaggi tra sogno e veglia, mi hanno portata ad incontrare e rivisitare
le canzoni di amici, maestri e poeti in giro per il mondo: Bob Quadrelli, Bobo
Rondelli, OdFulmine, Syd Barrett, Ivan Della Mea e Bob Marley.
C’è qualche pezzo che preferisci? Qualche pezzo del quale vai più fiera dell’intero disco?
… quello più da live?
Forse l’inedito di questo EP, Tu non lo sai di Bob Quadrelli, è il pezzo con il quale sento il legame più profondo e che ha assunto un suono molto particolare.
Bob Quadrelli è un maestro per me, un alchimista, un giocoliere e un amico. Mi ha curata tante volte attraverso lettere, messaggi, pensieri, poesie come questa, scritte di getto sul quaderno, sulle tovagliette delle trattorie e sui fazzolettini dei bar. È la persona che mi ha spronata a suonare in giro quando ancora lo facevo praticamente solo in casa e soprattutto mi ha incoraggiata a scrivere.
Quelli “più da live” sono forse I preti dormono e O cara moglie.
Amo cantarli dal vivo, il primo per l’atmosfera che evoca, che è il tempo del liceo, dell’adolescenza, proprio il tempo in cui ho conosciuto Mattia Cominotto che l’ha composta.
E
l’altro, di Ivan della Mea, per la storia che racconta, che è una storia di uno
sciopero degli anni ‘60 ma anche eternamente vera.
Seltz Records come label? Come mai con loro?
Cercavo
un’etichetta per essere accompagnata nella pubblicazione di questo album e
tramite un’amica ho conosciuto la Seltz Recordz che è una parte della Viceversa
Records e abbiamo deciso di fare questo esperimento insieme.
Copertina molto suggestiva, con degli animali bellissimi. Come è nata? Chi l’ha pensata così?
La copertina è una foto che ho scattato io in campagna.
In realtà quando ho visto i due animali e abbiamo iniziato a guardarci a vicenda ho pensato, tra me e me, che la foto sarebbe diventata la copertina dell’EP.
Incontrare
lo sguardo degli animali suscita emozioni forti, di tutti i tipi. È un po’ come
entrare in un altro mondo, disarmati, perché non sappiamo nulla o quasi nulla
di come vedono i loro occhi e di che cosa vedono in noi, qualcosa di simile a
quel che accade sognando. Credo sia andata proprio così la scelta della
copertina.
Come presenti dal vivo il disco?
Lo presento insieme a Francesca Sophie Giona, polistrumentista con la quale amo suonare e che ha registrato il piano di Tu non lo sai la prima traccia dell’EP e a Raffaele Rebaudengo, violista del Gnu Quartet, produttore e mio grande amico che ha prodotto i miei altri due album di canzoni composte da me: Magot e Il tempo degli animali.
C’è
anche una voce fuori campo, di Elisa D’Andrea, che accompagna il viaggio tra un
Inemuri e l’altro.
Altro da dichiarare…
Oltre a Mattia Cominotto e a me, hanno suonato e cantato in questo album musicisti amici che stimo moltissimo e sono loro tanto grata perché lo hanno fatto con amore e sensibilità.
Sono: Francesca Sophie Giona, Deian Martinelli, Tristan Martinelli e Jacopo Ristori.
E
poi ringrazio Lorenzo Santagada, bravissimo videomaker, che mi ha aiutata a
mettere insieme e a dare una forma ai miei video casalinghi.
E ringrazio molto anche te Alligatore, per queste tue domande che mi hanno fatto pensare a cose alle quali non avevo ancora pensato. E spero di venire un giorno dalle tue parti a suonare Inemuri e incontrarti dal vivo. Grazie! Con affetto da Genova.
Grande piacere ritornare all'intervista sul blog dopo un mese circa di difficoltà tecniche/pausa di riflessione.
RispondiEliminaBello ritornare con un album di cover, anzi un ep di cover, di una nuova amica dell'Alligatore: Roberta Barabino... incontrata quasi per caso dopo la proiezione di un film, prodotto dal fratello, film del quale lei ha fatto la musica (si tratta de "La scelta", importante doc sulle lotte in Val di Susa nel corso degli anni).
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RispondiEliminaTorno con questo disco indipendente, libero, fatto anche con amici di vecchia data (la scuola genovese giovane, Mattia Cominotto, Tristan Martinelli, passati in palude spesso nell'ultimo ventennio...), torno con "Inemuri", bella idea orientale di fare un riposino in mezzo alla vita attiva per ritemprarsi (mi piace questa idea).
Cinque cover più un originale, cinque cover, una diversa dall'altra, come autore o tema, ma che Roberta ha saputo unificare con la sua voce, la sua interpretazione a togliere...
RispondiEliminaQuella che più mi ha colpito è O cara moglie un pezzo storico di Ivan della Mea, che viene cantato in modo semplice e diretto, come fosse stata scritta ieri. Invece è di molti anni fa, quando c'erano lotte operaie, ci si chiamava naturalmente compagni. Un pezzo fortemente politico, sì, che sta bene a metà disco... e capisco perché dice Roberta che è tra i migliori da fare live. E poi, bellissimo il salto, il passaggio di testimone dall'amico Alessio Lega a lei, come racconta nell'intervista (anche io l'ho sentita cantare dal vivo da lui).
RispondiEliminaPoi cito I preti dormono, voce/chitarra divertente e divertita, pur con una malinconia, anche nella voce; sì, un bel un bozzetto di provincia con tutta la malinconia possibile et immaginabile... musicalmente densa, a tratti psichedelica. Altro pezzo da live.
RispondiEliminaBella poi Stand Alone di Marley, che l'ha aiutata, dice, a superare i tempi bui del lockdown, dell'arresto di massa che ci ha cambiati nel profondo.
RispondiEliminaUna versione personale di Stand Alone intima come non ti aspetteresti, e poi giocattolosa, sì, lasciatemi usare questo termine.
RispondiEliminaAvrei voglia di citarle tutte, ma lascio a voi l'ascolto senza mediazione, magari guardando i video su youtube molto in linea con la musica. E magari mi direte la vostra, di questo cd dalla copertina stupenda.
RispondiEliminaUn grazie a Roberta Barabino... sì, sarà un vero piacere sentire queste e sue altre canzoni dal vivo. Per ora, lo è stato ospitarla in palude per questo nuovo ciclo di interviste.
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