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martedì 28 febbraio 2023

In palude con Laeds

NOTE SINTETICHE ALL’ASCOLTO DEL DISCO

GENERE Progressive Rock

DOVE ASCOLTARLO La vostra piattaforma streaming preferita, tipo qui

LABEL Autoprodotto

PARTICOLARITA’ Quelle dovete dirmele voi

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CITTA’ Bressanone / Bolzano

DATA DI USCITA 25.11.2022

L’INTERVISTA

Come è nato Bone Cage?

Concettualmente il disco nasce assieme al suo predecessore Homestage. Sei anni fa, infatti, quando abbiamo cominciato a lavorare a questo concept, abbiamo deciso di buttarci sul formato doppio EP. Originariamente l'idea era quella di registrare un EP con arrangiamenti in acustico con cajon, chitarre acustiche, violino, contrabbasso, pianoforte e voci, mentre l'altro doveva contenere arrangiamenti elettrici più tipici del progressive rock con l’aggiunta di basso e chitarre elettriche, sintetizzatori e batteria. Quest'idea è stata accantonata, ma l'idea alla base del concept è rimasta: Homestage doveva gettare le basi del racconto, descrivendo sei personaggi e le loro croci in terza persona, mentre Bone Cage contiene i sentimenti e i pensieri di questi personaggi raccontati in prima persona. Si può dire che Bone Cage è quindi il disco con i testi più intimi e sentiti. È importante dire, a questo punto, che per noi questi due EP sono come un'opera unica, e che è impossibile parlare di uno senza parlare anche dell'altro.

Come mai questo titolo? Che vuol dire?

Volevamo rendere chiara questa simbiosi anche trovando due titoli dal suono simile. "Homestaging", in inglese, e il processo per il quale a una casa o un appartamento vengono apportate piccole modifiche poco costose in modo da farlo sembrare il più costoso possibile. È una tecnica per alzare il prezzo prima della vendita con piccole opere di facciata. Per noi era il titolo perfetto per un album che si occupa principalmente dei tanti tabù che la nostra società ha. Per parlare delle tante croci che molti di noi devono portare, spesso tacendo. Come già detto, invece, Bone Cage si occupa di sentimenti e pensieri, cioè di quello che succede all'interno della testa, del cranio, di questa gabbia fatta di osso.

Come è stata la genesi del cd, dall’idea iniziale alla sua realizzazione finale?

La realizzazione di questo doppio EP è stata senza dubbio lunga e travagliata. Alla fase di songwriting che è stata -addirittura per i nostri canoni- abbastanza caotica e poco lineare, si somma il fatto che abbiamo anche avuto poche occasioni per vederci e per suonare insieme anche per colpa della pandemia, che ha rallentato la realizzazione del secondo album ritardandola di qualche anno. Basti pensare che le prime idee e le prime bozze per molti di questi pezzi sono datate 2016 e 2017, appena dopo l'uscita di Salvage.

Qualche episodio che è rimasto nella memoria durante la lavorazione del disco?

Senza dubbio uno dei più bei momenti legati alla realizzazione di questo disco è stata la nostra gita fuori porta a Lu Monferrato nel maggio del 2021, quando siamo andati nello studio di Michele Quaini per registrare il nostro singolo Still Untouched. era piena pandemia e ci si muoveva con questa spada di Damocle dei lockdown appesa sulle nostre teste. Ciononostante siamo riusciti a creare questo momento di lavoro, ma anche di condivisione e convivialità di cui tanto avevamo bisogno in un tempo demoralizzante per una band come lo è quello della pandemia. Il fatto di aver creato un prodotto eccezionale assieme a una persona così preziosa e stata la ciliegina sulla torta.

Se Bone Cage fosse un concept-album su cosa sarebbe? … tolgo il fosse?

Bone Cage è un concept album. I sei personaggi che abbiamo scelto come protagonisti di questa nostra opera sono, nelle nostre menti, le personificazioni di quelli che secondo noi sono i nuovi vizi capitali dei nostri tempi. C'è da dire che dopo l’uscita di Homestage questi personaggi, che originariamente erano in qualche maniera dei “peccatori”, hanno preso vita e hanno guadagnato una tridimensionalità che traspare più che mai dai nuovi testi. Mi piacerebbe potermi prendere il merito di questa evoluzione, ma hanno fatto tutto da soli.

C’è qualche pezzo che preferite? Qualche pezzo del quale andate più fieri di questo vostro disco? … che vi sembra  ideale da fare live?

Questa è una previsione che purtroppo non si può fare così presto. Abbiamo qualche idea, ma per esperienza possiamo dire che queste cose cambiano quando ci si trova faccia a faccia con il pubblico e soprattutto quando si prende dimestichezza con i brani dal punto di vista dell'esibizione. Sono anche sicuro che ciascuno di noi risponderebbe in maniera diversa a questa domanda. A me, ad esempio, al momento piace molto la versione con batteria che facciamo dal vivo di Trails of Me, perché non devo concentrarmi come per tanti altri pezzi e è un perfetto connubio fra orecchiabile è ambizioso che cattura anche spettatori che non ci conoscono ancora.

Chi citare nella produzione ufficiale di Bone Cage? Chi più vicino in questa fase?

Gli MVP di questa produzione sono due. Mattia Mariotti ci segue da tanto tempo ed è non solo la persona che si occupa delle nostre foto e ogni tanto anche dei video, ma anche la persona che ci registra e segue in diverse altre fasi della realizzazione del disco, dall'arrangiamento al master. Probabilmente è la persona più paziente che conosco. L'altra è Michele Quaini che si è occupato di mixare le nostre tracce con entusiasmo e perizia, entrambe qualità più che necessarie quando davanti al tavolo di mixaggio ti si presentano centinaia di tracce in un pezzo che dura 10 minuti. Ma a questo punto è necessario anche parlare di Fabio De Pretis e Mauro Iseppi del Blue Noise studio di Mattarello per le registrazioni della batteria, e di Marco D'Agostino per il master.

Copertina molto criptica, colorata però su sfondo nero. Come è nata? Chi la pensata così?

La spiegazione, in realtà, è molto semplice. La cornice e gli strappi sono rimandi grafici al’EP precedente, in modo da sottolineare la loro connessione anche con la copertina. Mentre l'immagine, creata con pellicola da cucina, che si trova al centro rappresenta un cranio, la gabbia di osso. Se non tutti riconoscono il teschio al volo la missione è compiuta, visto che non volevamo fosse ovvio. Il teschio è infatti una delle immagini più inflazionate di sempre e volevamo evitare di rendere dozzinale o forse addirittura un po’ kitsch la nostra copertina pur non rinunciando alla simbologia che ci stava a cuore.

Come presentate il disco dal vivo?

O abbiamo all'attivo un concerto elettrico e uno acustico risalenti agli ultimi giorni dell'anno scorso per presentare il disco ai nostri sostenitori qui in Alto Adige. l'idea è quella di appoggiarci al nostro amico Magge Traumer (ma non solo) per portare il disco al di fuori delle nostre mura. Ora che la pandemia sembra allentare la sua presa sul mondo pensiamo di essere pronti per portare la nostra musica in giro per l'Italia, e anche per l'Europa, forti del fatto di avere in mano finalmente un prodotto di altissima qualità che ci rispecchia pienamente.

 


13 commenti:

  1. Mi sono lasciato consigliare dall'amico Marco, trentino che ama leggere, ascoltare musica, un curioso culturale... mi ha detto che i bolzanini Laeds sono un gruppo promettente. Dopo averli ascoltati ho mandato loro subito una mail ed eccoci in palude a parlare de recente disco Bone Cage uscito sul finire dello scorso anno.

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    1. Ottima intervista alligatore ! Un abbraccio

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  2. Come avrete letto nell'intervista è un altro disco pandemico, ossia nato in quel periodo di sofferenza, divisioni, sofferenze dell'animo e del corpo...

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  3. Un concep sui vizi capitali su ciò che succede nella nostra testa... cosa è successo nella nostra testa?

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  4. Ascoltanto questi sei pezzi, sì sei pezzi (è un Ep), si può cercare di capirlo (o dimenticarlo).

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  5. Da The Light Shedder, che in sei minuti ripassa la Storia del ROCK, dall'elettronica al grunge al prog ... in soli sei minuti

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  6. Al conclusiva dilatata/dilatante Leave This World, con le chitarra a farla da padrone, ma toccando ancora diverse epoce del Rock, dagli anni Settanta ai Novanta a oggi ... andata e ritorno.

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  7. In mezzo perle come Dreaming of Speaking: archi, chitarra, voce libera, sembra un pezzo di Nick Drake per poi andare verso il prog con tastiere e piano ...

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  8. O Trails of Me da loro citata, spensierata e grunge, con quella voce rock, le chitarre, il patos ...dal vivo deve fare a sua porca figura.

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  9. MA è TUTTO un disco da ASCOLTARE.
    Ascoltatemi: ascoltatelo!

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  10. Davvero bravi, diretti con testi interessanti. Quanta realtà musicale imp rotante non viene fatta emergere come meriterebbe... il tuo blog è un archivio pieno di prove a sostegno della mia tesi.

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  11. Grazie Daniele, grazie davvero. Come in politica emerge solo il mainstream, quello che dice il padrone (e i mass media, tutti pronti ad ossequiarlo), anche nella musica, c'è un underground vivo, che però non passa, se non in rari casi, dalle gazzette del regime unipolare. Questa la mia tesi.
    Quanto ai Laeds, appena sentiti, ho voluto ospitarli in palude...

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