NOTE SINTETICHE ALL’ASCOLTO DEL DISCO
GENERE cantautorato post-rock
DOVE ASCOLTARLO in riva al fiume, fuori da un jazz club, iniziando da qui
LABEL Beautiful Losers / Beng! Dischi / Beta Produzioni
PARTICOLARITA’ pezzi che nascono cantautorali per poi essere contaminati da elettronica, suoni distorti e paesaggi creati da intelligenze artificiali
CITTA’ Pistoia
DATA DI USCITA 11/11/2022
L’INTERVISTA
Come è nato Me and my army?
Il disco è nato, manco a dirlo, proprio dalla title track. Il pezzo Me and my army già lo portavo nei live del primo disco fino ad arrivare a fine 2019 quando ho iniziato a buttare giù i primi 2 provini: Me and my army e Dark. Con i live annullati nella primavera del 2020 si è poi concretizzata la necessità di lavorare subito al disco.
Perché questo titolo? Forte…
Nasce da una suggestione, come una risposta a You and Whose army dei Radiohead. Questo titolo vuole raccogliere sotto di sé un movimento che identifichi un certo modo di fare musica, di esprimersi, totalmente alieno a quello a cui ci stiamo sempre più abituando.
Come è stata la genesi del disco, dall’idea iniziale alla sua realizzazione finale?
Una volta, parlando al telefono con un mio amico, definii il disco Me and my army come un’orchestra stonata, in riva ad un fiume poco fuori da un jazz club.
Tutto è iniziato con i già citati due provini, realizzati da solo in una saletta improvvisata nella mia vecchia casa in montagna. L’idea era quella di fare una cosa totalmente opposta rispetto al primo disco, Annie, ovvero avere più gente possibile all’interno che condividesse la mia visione. Chiesi a Lorenzo Pinto di mettermi una parte di pianoforte su Me and my army. Se ne innamorò, parlammo e decidemmo di produrre insieme l’intero disco nel suo studio (Heisenberg Studio).
Da lì partirono varie sessioni di pre-produzione dove io e Lorenzo ci trovavamo nel suo studio per lavorare sui provini, arrangiare e cogliere il mood giusto per ogni pezzo.
Lorenzo cercava di mitigare un po’ le mille idee che gli proponevo e io provavo a spingerlo un po’ fuori dalla sua comfort-zone!
Insieme abbiamo praticamente distrutto e rifatto da zero due provini (Dark e Lover) e arrangiato totalmente 2 pezzi (Unplease me e What about us) oltre ad aver lavorato su tutti gli altri per creare le basi su cui gli altri sarebbero intervenuti.
Nel mentre io contattavo le persone che volevo suonassero nel disco e mi vedevo con loro per studiare le parti. Siamo arrivati ad essere una ventina!
Io e Lorenzo avevamo preparato delle basi, delle ottime idee ma è bellissimo vedere come ognuno sia riuscito a metterci del suo senza seguire per forza delle partiture già fatte. Era esattamente quello che speravo!
Con Lorenzo abbiamo poi lavorato tantissimo anche sulla voce cercando di “moderarla” un pochino. Io non sono un cantante, canto per necessità e questo probabilmente mi spinge a volte ad enfatizzare fin troppo emozioni che sarebbero già ben visibili e più fruibili anche dall’esterno.
Qualche episodio che è rimasto nella memoria durante la lavorazione dell’album?
Direi le giornate di registrazione in presenza con i vari ospiti, al Heisenberg Studio, a volte mascherati, a volte distanziati… ogni mattina portavo le paste per tutti (cornetto al pistacchio per Lore) dalla mia pasticceria preferita di Pistoia che purtroppo non è sopravvissuta poi alla pandemia.
O le giornate in “trasferta” a casa di Duccio, Michele, Amedeo, Alessio, per cercare insieme i loro arrangiamenti.
Anche “Amedeo”, il cane fuori dallo studio, che ogni tanto si affacciava alla finestra me lo ricordo bene!
Se Me and my army fosse un concept-album, su cosa sarebbe? … tolgo il fosse?
Togli pure il fosse!
Me and my army è un viaggio, un percorso che ci porta ad affrontare una guerra già persa. Un percorso personale ma che dobbiamo fare insieme, una presa di coscienza, un modo per riappropriarsi di limiti e sogni in un tempo in cui non ci sono più limiti ed i sogni sembrano potersi sempre realizzare.
Un viaggio per capire cosa effettivamente ci rende umani.
Un viaggio per capire che siamo tutti diversi, tutti sbagliati e tutti profondamente simili in questo.
C’è qualche pezzo che preferisci? Qualche pezzo del quale vai più fiero dell’intero disco? … quello più da live?
Probabilmente Ruins of gold è uno dei miei pezzi preferiti. Ricordo benissimo com’è nato, tutto ricurvo chitarra e voce con un microfono davanti, sottovoce per non far esplodere i vicini (sono molto sensibili...). Da lì ci ho giocato sopra, ho riempito tutto con un effetto beat repeater, su ogni strumento. La pre-produzione di quel pezzo è stata super divertente!
Vado molto fiero anche di Unplease me a What about us perché, per la prima volta in vita mia, ho arrangiato e cantato testi non miei. Non credevo di riuscire a farli veramente miei e questo è merito anche dei bellissimi testi di Michele Mingrone!
Per me sono tutti “da live”, realizzo dischi fondamentalmente per poi poterli suonare dal vivo!
Come è stato produrre il cd con la Beautiful Losers?
Sotto un certo punto di vista strano sia per me che per Andrea (di BL), credo. Andrea è abituato a seguire tutta la nascita di un disco dall’inizio alla fine ma in questo caso Me and my army aveva già un suo percorso quindi è dovuto entrare un po’ “in punta di piedi” sotto certi aspetti. In Andrea ho però trovato una persona affidabilissima, che segue i suoi lavori con passione e competenza, ho trovato un amico (che non ho ancora visto dal vivo!).
Si è mostrato fin da subito interessatissimo alla vita del progetto, propositivo e assolutamente in linea. Doveva esserci in Me and my army, dentro l’armata, sia come etichetta che come persona. Per questo gli chiesi anche di mettere delle voci su Run e lo ha fatto con un gusto incredibile!
Viste le premesse mi chiedo come potrebbe essere un percorso completo insieme, magari per il prossimo disco ci riusciremo!
Beautiful Losers è una bella famiglia e lo sta dimostrando sempre di più.
Come è nata questa copertina così surreale? Chi l’ha pensata e realizzata così? E il digipack, altrettanto surreale?
Tutti i visual del disco sono nati da una domanda che mi feci, se non ricordo male, a inizio 2020, con quattro o cinque provini in mano. Il concetto di armata, guerra contro noi stessi, guerra contro le nostre abitudini e imposizioni era chiaro ma c’era un tassellino che mancava.
Questa armata avrebbe combattuto su un terreno fatto, popolato e governato da algoritmi.
La domanda era: ma cosa vede una intelligenza artificiale nel testo di una canzone?
Ad inizio 2020 non c’erano ancora tutti i tool disponibili di adesso quindi per rispondere a questa domanda ho dovuto tirarmi su un server munito di scheda video e usando gli algoritmi VQGAN+CLIP ho iniziato a fare delle prove.
L’idea era far generare una immagine tratta dal testo di ogni canzone che andasse a comporre l’artwork. Nella “mia armata” doveva esserci spazio anche per quello che noi adesso definiamo “Intelligenza artificiale”.
Perché alla fine, semplificando molto, l’intelligenza artificiale viene istruita, le viene dato in pasto una quantità enorme di dati e connessioni da mettere poi in relazione per rispondere ad una domanda… è così diverso da quello che ci succede dal giorno zero in poi della nostra vita?
Questa intelligenza artificiale, nell’immaginario del disco, ha preso il nome di J.B.
Lui ha creato l’artwork, lui ha creato un suo pezzo all’interno del disco ed è intervenuto con contaminazioni varie negli altri.
Come presenti dal vivo il disco?
Al momento mi muovo da solo con chitarra acustica, effetti, loop e pc.
Sono partito dal concetto di live che avevo già prima di questo disco, dove giocavo molto sulle distorsioni legate alla chitarra acustica e sui loop sia chitarra che voce, aggiungendoci però la componente PC con campioni.
Ho una pedaliera midi (una vecchissima fcb1010) che mi aiuta a programmare il pc in tempo reale in modo da non dover dipendere da “basi” ma poterle suonare e lanciare durante il live (o non farlo proprio se in quel momento mi sento di non doverlo fare :) )
Mi piace molto anche l’occasione totalmente acustica, nuda e cruda, senza nessun tipo di amplificazione.
In futuro mi piacerebbe sicuramente anche organizzare un tour in full band!
Altro da dichiarare?
Nell’ultima pagina del libretto del digipack potete trovare la dicitura
My army: you
Grande disco uscito sul finire del 2022 e del quale finalmente parlo questo di Phomea, toscano di Pistoia, in passato con i S.U.S. con i quali abbiamo fatto scatenate interviste in diretta molti anni fa...
RispondiEliminaMa il suo stile è diverso, oltre al fatto che canta in inglese, con questa incredibile voce calda e piena di suggestioni, che colpisce al primo ascolto. Un pop-rock-folk cantautorale con elettronica ben amalgamata...
RispondiEliminaDodici pezzi, uno più bello dell'altro tra i quali è veramente difficile scegliere.
RispondiEliminaDico Run per primo, perché, come dice nell'intervista, c'è una mia vecchia conoscenza, Andrea Are You Real? produttore del disco.... con il quale riesce a fare un pezzo caldo e corale, filmico, adatto al momento topico della pellicola. E poi quell'hammond all'inizio, che bellezza (era un Hammond o una stregoneria elettronica?).
RispondiEliminaUn altro brano che mi piace molto è Dark: chitarra folk a dare delle pennellate e la voce calda molto damien rice tanto per cominciare... e poi l'organo a creare suggestioni, e poi un suono sbilenco, magico, cullante blues, e poi gli archi e la voce bassa ... alla fine, per tutto questo scatta un grande applauso a scena aperta.
RispondiEliminaPoi direi senza esitazione Ruins of gold, gran pezzo suggestivo, pieno di vibrazioni positive, e a un certo punto esce pure un sax. Ma è questo voce/chitarra che colpisce... e pare di vederlo quando l'ha scritta da solo, attento a non far troppo casino per non disturbare i vicini (infatti è rimasto un pezzo silenzioso, quatto quatto, con una vibra interiore incredibile e finale jazz-situazionista che non ti aspetti).
RispondiEliminaImpossibile non citare la title-track Me and my army dove a tratti mi sembra di ricordare la voce di un giovane Billy Bragg, quello dei suoi pezzi più romantici... brano avvolgente, caldo, si sente che è da qui che è iniziato tutto, e poi bello quel piano.
RispondiEliminaMa non voglio dire altre cose, non voglio creare troppe aspettative in voi ascoltatori... ascoltatelo e ditemi che ne pensate, oppure non dite nulla, chi tace acconsente e sicuramente ascolterà ancora e ancora e ancora, come ho fatto io questo magico disco.
RispondiEliminaPhomea, Me and my armya, tra le migliori uscite del 2022... da ascoltare per tutto il 2023 e oltre, in attesa del nuovo disco.
RispondiEliminaMi piace molto la sua voce, è intensa, tagliata per la musica rock. È un genere che si sente molto poco in Italia. Approfondirò la sua musica, bella intervista e bella la canzone.
RispondiEliminaGrazie Caterina per l'attenzione e l'ascolto di questo grande nome dell'underground italico. Sì, Phomea è unico.
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