GENERE | BLUWAVE_
DOVE ASCOLTARLO | Su Vinile per apprezzare il missaggio, le curve dinamiche, ed il taglio
sartoriale [fatto a mano] che ha preservato tutte le frequenze originarie, senza subire equalizzazioni
standardizzate_
LABEL | PillowCase – 伊達直⼈_
PARTICOLARITA’ | Il vinile consta di tre differenti produzioni_ Una è in bioplastica riciclata e
trasparente_ L’altra è un 180 Grammi Nero, compresso di granulato e schegge riciclate_ La terza
versione, 180 Grammi Colorato, estratto di riciclo di schegge e granulati, si presenta con tinte casuali
non controllate, ha la 4 etichetta del 4 lato, differente da tutte le altre_ La Box è fatta a mano con effigi
grafiche impresse via tornio in legno_
Ogni Box è unica_
La cassetta è in bioplastica riciclata trasparente_
Tutti i packaging, CD incluso, sono al 100% riciclati, con inchiostri ad acqua e colle vegetali_
https://www.joycut.com/bluorder
SITO | joycut.com | FB - INSTAGRAM | joycutofficial
CITTA’ | BOLOGNA
DATA DI USCITA | WW 5.6.22 | UK 10.9.22
Come è nato TheBluWave? Come mai questo titolo?
Nove anni di riflessioni investigative, di stravolgimenti interiori.
Di ingenuità romantiche al cospetto del terrore. Da un seminale viaggio in Giappone e Cina, fino al Meltdown di Robert Smith, passando per la Biennale di Venezia, registrando su pellicola unmondo al collasso, privato di ogni plausibile ragionevolezza, intriso di crisi climatiche, pandemie e guerre. Declinazioni al plurale che assumono senso quando ci toccano singolarmente: solo allora l’Ucraina diventa il centro del nostro sentire, dimenticando perpetuamente lo Yemen, l’Afghanistan, il Myanmar.
E allora che sia la neve a quietare tutto, che sia un’onda a spazzare via ogni cosa. Il BLU [scritto in Italiano e non Blue] è un colore che ha dovuto lottare per emanciparsi, un tratto figurativo esemplare che ha dovuto trovare spazio, non senza difficoltà, per essere considerato alla stregua degli altri. Nel suo libro “Blu. Storia di un colore” Michel Pastoureau ci documenta la lenta ma progressiva inversione di tendenza che lo riguarda. Oggi è uno dei colori preferiti dalla maggior parte delle persone, ha guadagnato un significativo
“rovesciamento”, assurge ad un potentissimo valore simbolico, artistico e letterario. Eppure a partire dal Neolitico passando per gli antichi Greci e Romani non è mai stato così: il BLU ha sempre avuto una connotazione fortemente negativa. Oggi, il BLU è da considerarsi un determinismo sociale in piena regola. Con le sue alterne fortune rappresenta il ritratto in continuo divenire di una società, quella umana, costantemente impegnata a fissare e ridefinire la propria scala di valori.
BLU è il nostro pianeta, la declinazione per la malinconia, la poetica dell’abisso, la salvezza negli astri. È un’onda che sveste la spiaggia, una metafora per raccontare quanto la “purezza” sia necessaria per carezzare teneramente il disastro nel quale ci troviamo.
Il titolo, nella sua totalità è: TheBluWave_ TimesWhenSilenceIsAPoem_ TheIceHasMelted_
AndBleedingGlaciersFormOurTears_ Un Haiku contemporaneo, imperfetto come questo tempo_ Un titolo lungo perché si restituisca all’umano la qualità del pensiero, l’esercizio della riflessione, l’invito al pensiero critico, l’apertura alla complessità. Una lente per osservare la criticità della realtà violata in cui siamo stregati. Uno sguardo sui fragili, sugli ultimi, sulle vulnerabilità. Un titolo lungo per dare fastidio agli algoritmi delle piattaforme digitali. Incapaci di leggerlo nella sua interezza. Un Album pubblicato di domenica contro ogni logica di mercato, nella giornata Mondiale dell’Ambiente, perché la precondizione per l’esistenza è l’esistenza stessa, è la delicatezza di essere umani, al di là di quanto “contiamo” in termini quantitativi. Crediamo che questo lavoro possa significativamente offrire un distacco funzionale dall’orrore, raccontandolo e sbattendolo in prima pagina, fin nella pancia della balena. Le persone hanno bisogno di tuffarsi nell’estasi dell’istante, di immergersi nel proprio BLU.
Come è stata la genesi dell’album, dall’idea iniziale alla sua realizzazione finale?
Abbiamo sempre creduto che “pubblicare” fosse una pratica eversiva. Da mettersi in atto, finalmente, solo quando i contenuti fossero solidi e distintivi, a dar prova di una esistenza struggente, intrisa di inadeguatezza e restituzione, di dissenso e vanagloria. Questo lavoro nasce con l’ambizione di essere riconosciuto come Opera. Una astronave con il dono della levità. Un Mastodonte leggero. Guarda verso l’alto. Offre un viaggio nella contemplazione dell’Orrore ed al tempo stesso spinge a ricercare squarci di luce nel buio. È un monito contro l’arrendevolezza. Un invito alla Meraviglia. Meravigliarsi è ancora l’esperienza più significativa dell’umano, una dinamicità attiva che accompagna a “scoprire” realtà nascoste, a interpretare i segni del mondo, in un tempo dove troppi invece amano solo stupirsi, restare stupiti, instupiditi, passivi dinanzi agli avvenimenti.TBW è l’ultimo capitolo di un romanzo che pare non prevedere un lieto fine. È una chiamata alla consapevolezza. Ci ricorda che non siamo nostri, non siamo soltanto nostri. Che apparteniamo ad un ecosistema più complesso.
Che non possiamo erigerci ad unico modello. Che la molteplicità, nella biodiversità, va custodita. Quasi come se dovessimo riferirci al sistema biologico per recuperare una fiducia risolutiva nell’umana politica. Per noi il processo creativo è continuamente in circolo. Ed anche quando ci sono certi “blocchi” la natura stessa della nostra espressività ne fa tesoro, li utilizza per lavorare sull’individuazione di nuove vie, sul ricercare suoni e voci all’altezza dello sforzo investigativo, che è intenso. Interveniamo sull’apertura a soluzioni dinamiche, dando sempre vita ad un selciato di esperienza narrativa. Quasi sempre è un lavoro che porto a compimento dal solo, in ritiro e solitudine. Così in tutti gli intervalli della vita recitata, quando si ha il tempo di vivere veramente, la ferocia espressiva non tradisce e l’istanza creativa non dissimula, i sentimenti si dischiudono e ciò che deve emergere si presenta. Una specie di micro-stagione di fioritura, laddove saper cogliere l’introspezione setacciata dall’esperienza è una vera e propria primavera del pianto. TBW è l’esito di questo processo doloroso. Curato fino all’estremo dettaglio. Dalla vita e dall’elaborazione dei viaggi in Oriente, divenuti composizioni
concrete, fino alle fasi di registrazione e finalizzazione, nel nostro studio, a Bologna, nelle notti e nei giorni infiniti di questi ultimi anni, fra permessi per legittimare la disubbidienza al coprifuoco fino alle registrazioni dei silenzi siderali, riverberi naturali finiti come steli sovrapposti in tutte le tracce del lavoro, quando all’alba, si rientrava a casa storditi, accompagnati dall’inanimata geografia immonda di una città spaesata e totalmente persa.
Un lavoro tenuto in vita perché ci tenesse in vita. Riaperto più volte, aggiornato, ridotto, arricchito, eseguito live, caduto, risollevatosi, accompagnato ad ogni passo e mai abbandonato, mai trascurato, senza dover osservare orologi, senza inutili scadenze, senza esser sottoposto ad alcuna “teoria” produttiva o “scuola” di metodo, atteso, pazientemente atteso, illimitatamente atteso, riconosciuto nel suo compiersi e liberato. Un album molto dilatato, esteso, meno ritmico se si pensa all’uso che in JOYCUT solitamente si fa delle due batterie, ma pieno di passaggi ed intrecci battenti, è molto potente, lascia spazio ad altri linguaggi che non siano per forza beat classici, ci sono interventi improvvisi a squarciare la tela. In questo lavoro partecipano e vivono creature eccezionali come, Mauro Malavasi, Vince Pastano, Julian Ziklus, Leo Roche, Benoit Perret, Rodrigo D’Erasmo, Come Ordas, Antonello Mauro. A Paul Corkett va una mia personalissima menzione speciale per il prezioso scambio epistolare ed il consistente sostegno umano, in tempi, come quelli di questi ultimi anni,
difficili e bui. Il suono è la nostra ossessione ed il prologo creativo ci conduce sempre lì. Questo Album, puramente analogico, è stato concepito per durare, perché fra vent’anni possa ancora suonare contemporaneo.
Qualche episodio che è rimasto nella memoria durante la lavorazione del disco?
In Italia, soprattutto nel Nord del paese, l’esperienza della pandemia è stata tragica. Il nostro è stato un lockdown vero. Più di due mesi rinchiusi in casa senza poter vedere la luce. Nell’oblio della disinformazione. Fra assenza di mascherine e moniti dai media contraddittori. In mezzo alla morte. Con bollettini giornalieri ascoltati alla radio, decessi infiniti, discorsi a reti unificate, sforzi al limite. Piccole imprese al collasso. Un paese paralizzato. Infermieri, medici e docenti, insieme ai trasportatori di prime necessità [perché i supermercati fossero quantomeno forniti], applauditi come degli eroi. La scena musicale in ginocchio. Nessun sussidio per gli invisibili. I tecnici e le maestranze, lavoratori intermittenti, con le spalle al muro. Il nostro sistema ha fatto acqua da tutte le parti, ha mostrato tutti i suoi limiti. Sono nate piccole associazioni sindacali musicali. C’è stata una immensa e commovente solidarietà. Una grande prova di forza dei cittadini. Noi, come JOYCUT, l’1 gennaio 2021, abbiamo tenuto un concerto presso il Teatro
Valli di Reggio Emilia. Un live streaming chiamato “1+1 | ForTheOnesWhoDreamOfBetterWorlds” per supportare i locali in serie difficoltà, alcuni dei quali stavano chiudendo. Li abbiamo coinvolti chiedendo loro di aprire un canale diretto di vendita dei tagliandi e raccogliendo da quegli incassi il 100 per 100. Qualcuno è riuscito a pagare qualche bolletta, qualcuno a reggere per una settimana in più. Per noi, suonare in quel teatro vuoto, simbolo della filiera sospesa, simulacro dell’arte messa al bando e dimenticata, è stato straziante. Un gesto dovuto. Abbiamo eseguito tutte le tracce del disco in lavorazione. Oggi abbiamo raccolto quell’esperienza in un Libro ed un DVD. Continueremo a supportare quei Clubs e a loro devolveremo parte del ricavato. La pandemia ha portato via il mio caro nonno di 100 anni. L’essere umano dal quale ho preso il nome e tratto valori e forza. A lui è dedicata LISANTROPE, traccia cantata presente in TBW_ Un patrimonio dell’umanità che non sarebbe morto altrimenti. Era sano e lucido. Molti giustificano ed accettano la scomparsa di così tanti anziani, dimenticando che sono loro i nostri padri culturali, i fondatori dei nostri valori più profondi. A discapito dell’età, molti di loro avrebbero avuto ancora da dire, da raccontare, da scrivere. L’età è un effimero pretesto per accettare la morte.
Se fosse un concept-album su cosa sarebbe? … tolgo il fosse?
Un Album sulle profondità. Sulle vulnerabilità. Sulle fragilità del pensiero critico, sull’assenza della dialettica. Un monito contro l’infallibilità del pensiero unico. Una fotografia nitida e vivida delle realtà multipolari, tante quanti gli abissi di ogni sé. Una critica al contemporaneo. È Metafisica contro il Metaverso. I ghiacciai si sciolgono? Sanguinano i nostri occhi! Il silenzio tutto ricopre, come una onda del mare sul disastro. Un invito alla poesia come istanza politica, al solidarismo comunitario e non ai cordiali inganni democratici, all’autonomia individuale e non all’individualismo. Oltre il radicale e falso-ideologico progressismo colonialista, capitalistico e globalista, c’è il BLU del pensiero. Per scorgerlo bisogna andare a fondo, lasciare il selciato sicuro, usarlo come trampolino, prendere slancio, distaccarsi e tuffarsi, finalmente, autonomamente, senza che ci sia qualcuno a guidarci, alla scoperta di se stessi, per diventare pienamente se stessi.
C’è qualche pezzo che preferite? Qualche pezzo del quale andate più fieri di TheBluWave? …
che vi sembra ideale da fare live?
L’Album è una sinusoide dinamica unica, inscindibile. Il suo ascolto, senza interruzioni, d’impatto, impone una seriosità sensibile, indispensabile perché ci si commuova. In cuffia non satura mai. Ascoltarlo integralmente è una esperienza emotiva incoraggiante, si scorgono paesaggi nuovi ad ogni ascolto ed è una colonna sonora per l’esistente. Ad oggi, ancora non ne sono stanco, al contrario, mi schiaccia, al punto da rendermi inerme dinanzi alla mia
fragilità. Ascoltare il vinile permette di seguire il fluire delle sezioni una dopo l’altra, prendendo respiro durante i cambi di lato e probabilmente, tale approccio sostiene egregiamente la soglia dell’attenzione. Diversamente accade quando lo “guardo”. BluTokyo è splendida, Daniel Kang ha saputo raccontare per immagini la tessitura sonora di quella composizione. https://youtu.be/pDHFimf8sXc Novembre13 vive eternamente nelle due suggestioni di Megan Mylan, un
coraggioso documento sul superamento delle barriere culturali, raro spunto di riflessione nella nostra epoca oramai evaporata. https://youtu.be/IdwHy-sYg8A
https://youtu.be/lZz1_ghb3Cg
ThePlasticWhale e Komorebi sono due opere visive ancora non pubblicate, l’una girata da Johann Fournier, l’altra da Asato Sakamoto. Abbiamo il privilegio di ammirarle durante i live, sotto forma di visual, proiettate nel corso di quelle esecuzioni. Dal vivo, Siberia [BeforeTheFlood], Antropocene, Plato|Shirakaba [TheSmileOfTheSun] sono invece le esperienze più estreme, e prese singolarmente sono le tracce più potenti e sorprendenti.
Come è stato produrre questo disco con PillowCase? Altri da citare?
Siamo un avamposto fieramente indipendente. PillowCase – 伊達直⼈ siamo noi. 伊達直⼈ [NaotoDate] è il nostro collettivo, emblema per mezzo del quale firmiamo tutte le nostre esperienze ed attività, musicali e non, all’interno del quale operano e militano altri enti liberi in natura.
Copertina molto JoyCut direi. Come è nata? Chi è l’autore?
È una rielaborazione composita, organigrammatica, strato su strato, di un tratto stilistico di Vittorio Asteriti, artista che già ha collaborato con noi nel corso del PiecesOfUs Tour negli Stati Uniti, dandoci modo, attraverso la campagna PiecesOfArt di usare, violare, liberare e presentare il suo mondo e la sua ricerca materica in consonanza con il nostro suono.
I manifesti, i flyer e la comunicazione di quel periodo abbracciavano la sua estetica. In particolare, una di quelle tele è divenuta spunto per la ideazione di questa copertina. Una volta individuato il colore, il posizionamento delle forme, la stratificazione degli strappi, l’identificazione della tensione narrativa di riferimento, il font e l’approccio trattografico, abbiamo creato l’opera e compiuto l’intero artwork, in congiunzione con gli interni ed i dettagli a cura di Francesco Chiarenza, scultore ed artista di rarissima sensibilità. Vittorio, successivamente, e questa è la meraviglia dell’arte, in virtù della presentazione dell’Album attraverso l’esperienza “i n t o t h e B L U” installazione olofonica e multipercettiva tenuta al MAMbo, https://youtu.be/grvpB3YrVho ha realizzato, per l’occasione, una ulteriore tela autonoma, ispirata e dedicata alla cover definitiva di TBW.
Come presentate il disco dal vivo?
Nella sua interezza. 13 tracce. 75 minuti.
Altro da dichiarare?
Band come la nostra sono in via di estinzione.È necessario, oggi più che mai, dare voce alla pluralità espressiva ed agli istinti narrativi spontanei. L’indipendenza è un atto di coraggio. Una manifestazione di amore incondizionato. Una difesa della propria autenticità, del proprio pudore, del proprio pensiero, del proprio sentire, è scrigno del tempo ed espressione vivace della storia presente. Nell’indipendenza i contenuti non hanno grammatica d’apparato. Gli spazi indipendenti, i contenitori liberi, sono vitali. Vanno preservati e custoditi.
Un piacere e un onore ospitare in palude i JoyCut, che sono da sempre passati di qui a presentare il loro mondo musicale, fatto di note, impegno, idee che vanno oltre, come in questo caso, con questo TheBluWave... o per meglio dire (e fregare gli algoritmi) TheBluWave_TimesWhenSilenceIsAPoem_ TheIceHasMelted_AndBleedingGlaciersFormOurTears_
RispondiEliminaMi fa piacere ospitarli qui 14 dicembre 2022, quasi 15, perché proprio il 16 dicembre ci saranno le copie fisiche di TBW... in formato CD e doppio LP disponibili in tutti gli store fisici e on line d'Italia con distribuzione Kartel Music Group in Italia affidata ad Audioglobe.
RispondiEliminaPer l'occasione la band ha realizzato un book fotografico in edizione limitata autografata, a cura di Massimo Lovisco con testi di Pasquale Pezzillo.
RispondiEliminaIl libro è una testimonianza del concerto live streaming a porte chiuse tenutosi l'1/1/2021 presso il Teatro Romolo Valli di Reggio Emilia, parte del progetto ”1+1 | ForTheOnesWhoDreamOfBetterWorlds”, campagna di sostegno a favore dei Club in ginocchio a causa della pandemia. Come spiegato nella bella e forte intervista...
Un progetto maestoso lungo 75 minuti (non li dovete ascoltare tutti, potete farlo in più sedute, se vi fanno paura, come i capitoli di un libro). Io inece l'ho ascoltato più volte tutto d'un fiato e devo dire che l'esperienza merita, si sente qualcosa di unico ascoltando questi 13 brani... a formare un unicum.
RispondiEliminaDall'iniziale The First Song, alla conclusiva Plato|Shirakaba [TheSmileOfTheSun] è un'esperienza plurisensoriale più unica che rara.
RispondiEliminaThe First Song con il piano, la tensione, un mondo che introduce... impossibile non pensare a Angelo Badalamenti (forse non l'avrei detto se non fosse morto l'altro ieri... forse sì, lo cito spesso qui). Comunque sembra l'inizio di qualcosa...sarà banale dirlo visto il titolo.
RispondiEliminaPlato|Shirakaba [TheSmileOfTheSun] traccia di un'inesorabile sonico come poche (non a caso chiude il disco), da un buon sapore alternativo senza essere modaiola. Un summa di cosa è l'underground italico.
RispondiEliminaQuindi sì, è un disco compatto, ma nulla toglie si possa dire qualcosa su ogni canzone o quasi ...
RispondiEliminaNovember13, delicato ed epico allo stesso tempo. Sembra la colonna sonora di una vita...
RispondiEliminaBluTokyo sembra prendere l'avvio dal pezzo precedente, ma con più slancio, più ginnicità. organo che spacca. suoni che si fanno densi ascolto dopo ascolto. suoni tra l'industriale e il celestiale.
RispondiEliminaLisantrope che sembra un classico del pop-rock internazionale, o forse una parodia ben riuscita e va via liscia come l'olio ... è un piacere sapere che è dedicata al nonno scomparso a 100 anni, come racconta bene nell'intervista.
RispondiEliminaIpnotica e pompante, elettronica con un'anima, tra moderno e ancestrale è Antropocene, ecologia per il corpo e la mente pezzo molto JoyCut, come tutto questo disco del resto.
RispondiElimina... e qui mi fermo con il conisglio spazzionato di seguire i JoyCut e cercare i loro dischi a partire da questo.
RispondiEliminaBluWave_TimesWhenSilenceIsAPoem_ TheIceHasMelted_AndBleedingGlaciersFormOurTears_
RispondiEliminaDa domani 16 dicembre 2022 le copie fisiche in formato CD e doppio LP disponibili in tutti gli store fisici e on line d'Italia con distribuzione Kartel Music Group in Italia affidata ad Audioglobe.
RispondiEliminaVeramente molto interessante, dal vinile alla disubbidienza all'algoritmo.
RispondiEliminaGrazie per avermi fatto conoscere i JoyCut
Sì, ci sono cose molto interessanti, anzi i JoyCut sono tanto interessanti, interessanti dal vinile alla disubbidienza all'algoritmo.
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