NOTE SINTETICHE ALL’ASCOLTO DEL DISCO
GENERE: folk pop
DOVE ASCOLTARLO: su tutte le piattaforme digital, tipo qui
LABEL: nessuna – è edito tramite Sounzone
PARTICOLARITA’: molte canzoni sono arrivate in sogno
CITTA’: Bergamo (Carobbio degli Angeli)
DATA DI USCITA: 22/11/22
L’INTERVISTA
Come è nato Undici?
Un poco alla volta e tutto insieme… Dopo aver smesso di suonare dal vivo nel 2016 a causa di problemi di salute, scrissi ancora un paio di canzoni ma pensai che quella parte della mia vita si fosse chiusa. Reindirizzai quindi la creatività nella mia attività di regista. Scrivevo qualcosa al bisogno per le mie produzioni video e ad Aprile 2020 durante il lockdown sognai una musica e scrissi Vola una canzone per alzare gli umori delle persone, ma nella mia testa non pensavo avrei più fatto un disco.
A fine 2021, dopo 2 anni pieni di difficoltà di ogni sorta, presi la chitarra in mano per sublimare quel che provavo e scrissi così Only water, una canzone che racconta degli sforzi che facciamo per tenere tutto sotto controllo, per cercare la perfezione, “l’acqua santa”, mentre tutto ciò che ci preoccupa in realtà è solo acqua da lasciar scorrere via.
Questo mi diede di nuovo la spinta per aprirmi alla musica e mi dissi che avrei potuto fare un ep coi i pezzi scritti in precedenza, così, solo per amore della musica, dal momento che non potevo più suonare dal vivo. E così nel mentre che iniziavo ad arrangiare quei brani, la mia vena musicale si è riaperta, ho iniziato a sognare di nuovo canzoni e ad essere ispirata a scriverne altre, le ultime poco prima di chiudere il mix (e altre nuove venute dopo, che non saranno nel disco).
Come mai questo titolo? … un numero.
Undici sono le tracce, sì, ma 11 è sempre stato il “mio” numero, quello che vedevo ovunque (11.11) e che nel tempo prese un significato molto chiaro per il mio cammino, diciamo, spirituale. 11 è anche il mio numero del destino, se credi alla numerologia.
Come è stata la genesi di questo disco, dall’idea iniziale alla sua realizzazione finale?
Come dicevo è nato tutto in sordina, credevo sarebbe stato un ep scarno, acustico, giusto con qualche suonino elettronico, qualcosa che avesse il sapore del tramonto, di fine estate. Inizialmente mi “suonava” così.
Ma in seguito quel tramonto si è tramutato in alba, qualcosa che finisce per poi ricominciare. Man mano che andavo avanti mi venivano nuove idee e grazie alla scoperta di alcuni plugin, ho esplorato arrangiamenti più complessi. Poi un giorno ho sognato Without you con tanto di arrangiamento di archi, e la mattina stessa Matteo Marchese (produttore e già batterista di ila & the happy trees) ha scovato un software che ci ha permesso di creare esattamente l’arrangiamento che avevo sognato. Con Matteo abbiamo anche arrangiato alcuni altri brani e lui stesso ha scritto la musica di Those are the days.
Qualche episodio che è rimasto nella memoria durante la lavorazione di Undici?
Il primo è stato suonare le poltrone! Mi spiego: mentre arrangiavo Gratitude stavo cercando il modo di avere una cassona/tamburo ma non avevo i mezzi e non trovavo nulla tra i vari vst plugin. Così mi sono messa a guardare gli oggetti del mio studio e ho provato a suonare una delle poltrone. Qualche accorgimento qua e là e alla fine, con tanta foga e mazzate, il suono è venuto bene!
E poi che dire, il luccichio e l’esaltazione mia e di Matteo Marchese nel sentire come stava venendo Without you, il ritrovarsi con il chitarrista Lorenzo Fugazza (che ora abita in Svezia) nell’arrangiare insieme Oola e Only water e sentire quell’emozione che ci legava suonando dal vivo, nonché lavorare con gioia di nuovo anche col bassista Paolo Legramandi, entrambi membri degli happy trees.
Ciliegina sulla torta l’intervento continuo dei miei gatti Tobia e Jesse, che mi hanno ispirato le parole di Without you e il “frrr” di Tobia piccolino che sentite all’inizio di Little bird.
Se Undici In fosse un concept-album su cosa sarebbe? … tolgo il fosse?
Sul ritrovare se stessi, ascoltarsi, aprire le braccia e respirare forte il mondo.
C’è qualche pezzo che preferisci? Qualche pezzo del quale vai più fiera dell’intero disco? … quello più da live?
Tanti: Gratitude per quel che esprime, Little bird per l’arrangiamento che fa “volare”, Let the Child run perché mi fa stare bene, Only water perché è una carezza che ho fatto a me stessa dandomi la possibilità di “ricominciare”.
E ovviamente Without you per i gattini! Ahhaha!
Chi hai avuto maggiormente accanto a livello produttivo?
Matteo Marchese. Con lui, che è anche il mio compagno, mi confronto sempre artisticamente.
Copertina molto poetica, autunnale: come è nata? Chi l’ha pensata così?
Mi stavo scervellando come una pazza, ne
avevo pensate altre mille, avevo persino iniziato un dipinto, un autoritratto
super colorato, ma niente mi sembrava accorpare lo spirito libero di “undici”.
Poi ho visto alcune foto fatte in gita da mio padre (ogni settimana va in gita
in montagna e fa foto, è fotografo sin da giovane, io ho imparato da lui e da mio
nonno) e tutto mi è sembrato esattamente come doveva essere: il sapore
dell’autunno che permea tutto il disco, l’apertura al mondo, il senso di
libertà, la natura che tanto amo e sento amica. Così ho lavorato sui colori e
aggiunto semplicemente i titoli, facendo in modo che divenissero parte del
tutto, volutamente poco leggibili quasi fosse un quadro. E così anche Pietro
Scattina è parte di Undici.
Come presenti dal vivo il disco?
Non lo farò, come dicevo non mi è possibile fare live.
Altro da dichiarare…
Oola mi è “arrivata” dal vento, mentre camminavo in un campo.
Irish om in sogno, un sogno vivido e a tratti buffo, in cui un monaco tibetano insegnava ad un mio amico (generalmente iracondo) a praticare l’Om, mentre io cantavo una melodia senza parole e tutti e tre entravamo in una locanda irlandese medievale, in cui dei musicisti prendevano ed iniziavano a suonare portandoci in una festa celtica.
Sunshine, sunrise è un brano che scrissi nel 2010 e che rimase in un cassetto, fino a trovare il suo posto in questo disco, in cui la luce del sole si intravede tra una canzone e l’altra. Un finale che vuole essere un nuovo inizio, come lo è il sole che sorge per una nuova alba.
Spero che questo album sia riappacificante per tutti quelli che lo ascolteranno.
Ila è una vecchia amica dell'Alligatore, quindi appena mi ha parlato del suo disco, ho voluto subito portarla in palude, dopo anni (l'ultima volta è stato nel 2015). L'ho voluto così a scatola chiusa... poi l'ho ascoltato e ho capito di avere fatto la scelta giusta.
RispondiEliminaCosì questa sera parliamo di Undici , un disco semplice e diretto, con 11 canzoni, appunto, perché 11 è il numero del cuore di Ila.
RispondiEliminaSi apre con uno strumentale soffice, ma di grande impatto (direi che questa è una definizione buona per tutto il disco: soffice ma di grande impatto). S'intitola 53 ed è stato registrato in libertà sulle montagne bergamasche, con suoni della natura, vocalizzi, battimani, uccellini e grilli ...
RispondiEliminaAltro pezzo che conquista è Little bird, soffice (sì, soffice...), intimo, malinconico, che senti venire da lontano... con un arrangiamento che fa volare sì, come dice lei, e la partecipazione straordinaria del gattino Tobia.
RispondiEliminaUna canzone che mi ha colpito molto è poi Those Are The Days, con una batteria a darci dentro che sembra Larry Mullen degli U2, invece è Matteo Marchese, recente ospite in palude, compagno di Ila. Ila che canta dell'amore, dello starsi vicino e nel crescere nei piccoli gesti. Fantastica!
RispondiEliminaIrish Om è un pezzo veramente strano, naturale, fatto di vocalizzi impostati sull'Om mistico, con una melodia irlandese con tanto di violino e un bel ritmo rilassante. molto divertente, tra l'onirico e l'ironico. Situazionismo pop?
RispondiEliminaIl finale è contiano (mi ricorda Alle prese con la verde Milonga per certi aspetti): Sunrise, Sunshine poetico pop che vuole segnare per Ila un nuovo inizio.
RispondiEliminaSperiamo lo sia per lei, speriamo lo sia per noi un nuovo inizio ...come colonna sonora questo Undici mi sembra azzeccata.
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