NOTE SINTETICHE ALL’ASCOLTO DEL DISCO
GENERE future pop, elettro-pop
DOVE ASCOLTARLO qui
LABEL: Dischi Soviet
PARTICOLARITA’: undici tracce intessute con algoritmi sintetici, dal future pop alla techno
CITTA’ Padova
DATA DI USCITA 22.10.22
L’INTERVISTA
Come è nato The Endless Now, We'Re Living In?
La creazione di un album, almeno per me che faccio la cantautrice come hobby, è un collage di momenti incastonati tra la vita e il lavoro quello “vero”. Di fatto ci ritrova di notte, di mattina presto e nei fine settimana a scrivere e produrre, ricavandosi millimetrici attimi. Avevo probabilmente dimenticato la fatica di aver fatto il primo disco (ahahah) e mi sono avventurata nella scrittura del secondo. O forse avevo proprio bisogno di cambiare pelle e fare un nuovo album totalmente diverso dal primo. Con la mia tipica testardaggine, avevo deciso di non seguire la strada più semplice del pubblicare i singoli che nascevano man mano, ma di avere, ancora tra le mani, un mio CD stampato. E così, un passo alla volta, una traccia alla volta, è nato The Endless Non, We’re Living In.
Come mai questo titolo? … che vuol dire?
Sono partita da un costrutto astratto, ovvero dall’idea che passato e futuro esistono solo nel nostro pensiero e che l’unica cosa di teoricamente palpabile è l’ “adesso”. Che però è un qualcosa che se ne và in un battito di ciglia. La traduzione del titolo è “L’adesso senza fine nel quale viviamo”. Una susseguirsi di “ora” che scorrono via come sa fare l’acqua e dei quali non capiremo forse mai il senso profondo.
Ma c’è anche un altro layer, ovvero il fatto che, nonostante questo istante sia l’unico frammento del quale forse possiamo o dovremmo esperire, lo rimpiazziamo sempre più spesso con vite di sconosciuti che guardiamo attraverso schermi.
Come è stata la genesi di questo disco, dall’idea iniziale alla sua realizzazione finale?
Volevo collaborare ancora una volta con Doomguy ovvero Laura Babetto, la producer del primo disco e al contempo lavorare con alcuni amici musicisti che stimo molto. Ci sono state tracce che ci hanno messo più di un anno a vedere la luce, poiché erano più sperimentali, come DIGMAW e Alien e altre canzoni che sono nate in pochi giorni come Diamond e Our Hero. Con Laura - Doomguy sapevo che andavo sul sicuro, abbiamo gusti molto affini sia a livello di immaginario visivo sia sonoro e un background musicale e molto variegato e similare. Ci capita di ascoltare e parlare di canzoni pop giapponesi come di metal estremo nell’arco di pochi minuti.
Gli altri featuring sono stati con Leonardo Sebastiani, Vex Kokona, Marco Zambrano, Nevo, Emiliano Kurdi, Domenico Urso di Orfeo’s Dreams e Marco Kemp. Si tratta di fonici cinematografici, sound designer e musicisti che hanno una cultura musicale, a mio avviso, straordinaria e al contempo molto diversificata tra loro. Ho voluto che ognuno lavorasse alle tracce in maniera indipendente, senza sentire cosa stavano facendo gli altri, proprio per evitare che si influenzassero l’un l’altro, e così è nato il disco: con undici canzoni completamente diverse le une dalle altre che arrivano da mondi diversi e che spero arriveranno a cuori diversi.
Qualche episodio che è rimasto nella memoria durante la lavorazione di The Endless Now, We'Re Living In?
C’è un episodio che trovo un po’ inquietante, ovvero a Gennaio 2020 io e Laura ci eravamo trovate a fare qualche foto assieme perché non ne avevamo nemmeno una di decente per fare la copertina di DIGMAW. Avevamo deciso di vestirci con tute protettive bianche da bio-hazard (rischio biologico) e mascherine pensando a uno scenario apocalittico di un virus che avrebbe attaccato la terra nel futuro. Era Gennaio 2020, dopo un mese iniziarono la pandemia e il lockdown, le tute e le mascherine divennero parte del quotidiano e trasmesse h24 in TV e sui social.
Se The Endless Now, We'Re Living In fosse un concept-album su cosa sarebbe? … tolgo il fosse?
Diciamo che non ho scritto le canzoni pensando a un filo conduttore, tuttavia ho dei temi ricorrenti come: l’umano nel mondo iper-tecnologico, l’amore cibernetico, la società liquida, gli abissi di genere, l’ibrido virtuale-reale, il fatto che il mondo sia sempre più basato su 0 e 1, dai conti in banca alla musica. Mi affascina e mi fa paura allo stesso tempo, questo strano mondo.
C’è qualche pezzo che preferisci? Qualche pezzo del quale vai più fiera dell’intero disco? … quello più da live?
Ogni canzone ha una sua anima e un suo vissuto ed è davvero difficile scegliere. Se proprio dovessi, direi Our Hero perché è stata la prima volta in cui sono riuscita a scrivere una canzone dedicata a mio padre dopo molti testi e poesie dedicati della perdita di mia madre.
Ai live invece Selection, Dreamers e DIGMAW smuovono il pubblico, sono tracce che restano in testa e delle quali le persone poi mi chiedono a fine concerto. Quello forse è il coronamento di tutto il lavoro fatto, quando qualcuno di sconosciuto tra il pubblico si avvicina perché ha sentito risuonare le canzoni dentro di sé.
Chi hai avuto maggiormente accanto a livello produttivo? Dischi Soviet Studio …
In realtà sono una mosca bianca in Dischi Soviet, nel senso che il loro rooster è prevalentemente rock, con qualche band che ha tratti elettronici. Io sono arrivata con un carretto pieno di suoni esclusivamente sintetici e col disco praticamente chiuso. Il primo disco lo avevo auto-prodotto e pubblicato, stavolta volevo un’etichetta e ho trovato in Soviet la dimensione perfetta.
Ho seguito passo a passo tutto il progetto assieme ai producers e poi ho scelto Kagen Music per il master, un ragazzo tedesco che ha anni di esperienza con produzioni prettamente elettroniche.
Copertina molto divertente e strana: come è nata? Chi l’ha pensata così?
Scrollando un social, un giorno, ho visto quel collage: era semplicemente perfetto. Era come se quell’artista fosse riuscita a mettere su carta tutto quello che io avevo scritto nel disco. C’erano il giusto mix di calma, malinconia, colori pop ed elementi contrastanti. Era semplicemente perfetto. Ho così contattato la creatrice, ovvero Johanna Vormann, un’artista di Bochum in Germania e il suo entusiasmo è stato travolgente. Questa settimana ci sarà un vernissage con le sue opere proprio in Germania e verrà esposto anche il mio CD. È stupendo quando la tecnologia fa nascere queste alchimie tra persone così lontane eppure così connesse.
Come presenti dal vivo il disco?
Ho scelto di avere una particolare proiezione video che per me è come un elemento musicale della formazione. Ogni traccia ha degli elementi visivi che accompagnano il tipo di modo delle canzoni. La formazione è modulare, parte da un elemento quando suono da sola fino a 4 elementi con l’aggiunta di octapad, korg e basso.
Altro da dichiarare…
Grazie per questo prezioso spazio!
Piacere ospitare Annabet in palude con i suoi suoni sintetici, la ritmica imprescindibile e una musica dal sapore decisamente internazionale.
RispondiEliminaDischi Soviet a produrre, passata più volte in palude, con dischi più rock, o forse solo meno elettronici, ci presenta una novità con The Endless Now, We'Re Living In (bella la spiegazione del titolo).
RispondiEliminaUndici pezzi tutti da ascoltare, dall'iniziale DIGMAW, pezzo ritmico, ipnotico, sperimentale, techno, Cocorosie a tratti.... alla conclusiva Onyros, teso, affascinante, giocattoloso, altrettanto sperimentale, degna conclusione del disco.
RispondiEliminaIn mezzo Be My Vincent brano festaiolo cantato con una voce suadente, pezzo molto anni Ottanta ottimisti e solari... ti viene voglia di ballare.
RispondiEliminaE poi Diamond, con tastiere subito in evidenza, un gran ritmo, una sensazione di correre su di un tappeto di elettronica dove la voce di Annabit scivola dolcemente.
RispondiEliminaLo sperimentalismo puro di Alien, con una voce molto affascinante e poetica, più della tastierine dinamiche a dare il ritmo.
RispondiEliminaDreamers dal titolo suggestivo e una certa sfrontatezza di gusto internazionale. Brano dalla ritmica statica, si capisce perché lo considera buono per i live.
RispondiEliminaDinamica con gusto questa Annabit, per dirla con uno slogan.
RispondiEliminaThe Endless Now, We'Re Living In un colonna sonora (filosfica) adatta alla nostra epoca.
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