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giovedì 13 ottobre 2022

In palude con Suz

NOTE SINTETICHE ALL’ASCOLTO DEL DISCO

GENERE Elettronica

DOVE ASCOLTARLO qui ma anche su Deezer, Beatport, Traxsource, Amazon, Apple Music; YouTube e tutte le principali piattaforme musicali on line

LABEL Springstoff

PARTICOLARITÀ ...

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CITTÀ: Bologna, Berlino

DATA DI USCITA: 9 settembre 2022

L’INTERVISTA

Come è nato Hiatus?

Dopo anni passati gomito a gomito davanti a Cubase con Ezra al No.Mad Studio, alla fine del 2020 mi sono decisa a buttar giù un po' di beat per conto mio. Poi un amico che sapeva che mi stavo cimentando con la produzione mi ha donato una licenza di Live Ableton. Da quel momento ci ho passato sopra parecchie nottate, quando poi è arrivato il lockdown ero praticamente incollata al monitor 24 ore su 24. Prima seguendo innumerevoli tutorial on line, quindi le dritte di Federica Ferracuti, che generosamente durante il primo lockdown ha organizzato un corso gratuito di Live via Facebook, e infine quelle di Guglielmo Bottin e Roberto Benozzo della Biennale College Musica al workshop di produzione tenuto al CIMM a Bissuola nell'estate del 2020. Inizialmente le strutture delle tracce erano scheletriche, alcune le avevo suonate dal vivo insieme a Basmati nell'ambito del progetto A/V Elettrarchia lo scorso anno ma in seguito ci ho rimesso mano aggiungendo suoni, voci e samples, senza contare i preziosi contributi di Laura e Alessio. 

Come mai questo titolo?

In inglese "Hiatus" sta per "una breve pausa durante la qual nulla accade o viene detto" ma anche "uno spazio dove qualcosa viene a mancare", mi pareva un titolo appropriato ripensando alle nostre vite sospese negli ultimi due anni e mezzo. Inoltre riguarda anche quella interruzione che c'è fra i miei precedenti album e questo nuovo lavoro, nel quale ho lasciato quasi del tutto da parte il canto per provare a produrre brani essenzialmente strumentali, questo anche per non ricorrere ancora una volta a una formula per me ormai stantia. 

Come è stata la genesi dell’EP, dall’idea iniziale alla sua realizzazione finale?

In parte credo di aver già risposto a questa domanda, ma correggimi se sbaglio! Ci tengo tuttavia ad aggiungere che per decidere quali dei tanti brani che avevo sarebbero entrati nell'EP mi sono consultata con Justin Bennett che, dopo un attento ascolto, ha effettuato un'operazione di scrematura al posto mio, per poi occuparsi del mixaggio e del mastering.

Qualche episodio che è rimasto nella memoria durante la lavorazione del disco?

Episodi veri e propri onestamente non me ne vengono in mente... Credo comunque nella memoria di Justin rimarrà l'immagine di me come di una incredibile rompimaroni (concedimi un bolognesismo). Per accontentarmi ha dovuto realizzare sei versioni del master, quando probabilmente saremmo già stati perfettamente a posto con la seconda. La stessa immagine forse rimarrà nella mente di Laura Agnusdei con la quale ci siamo rimpallate i mix di Dragon Inn altrettante volte. Alessio invece mi conosce bene da anni dunque suo malgrado sapeva già a cosa sarebbe andato incontro.  

Se Hiatus  fosse un concept-album su cosa sarebbe? … tolgo il fosse?

Non saprei, probabilmente un concept album sull'isolamento e la mancanza di contatto con l'altro, come ne sono usciti tanti in questi ultimi anni. Ad esempio, Winds of summer fields, primo singolo dell'EP, deve il suo titolo al primo verso della stanza conclusiva di un poema di Emily Dickinson, che notoriamente ha vissuto la sua intera vita tra le pareti della sua casa. Let no one live rent free in your head riprende invece il titolo di un album di Nicolette, ed è un monito a non lasciarsi sopraffare dalle ossessioni, che appunto nascono facili quando si è isolati fra quattro mura. Akazéhé è un canto di saluto del Burundi che, di contro, esprime la gioia dell'incontro con l'altro. Dragon Inn deve il suo titolo a Goodbye Dragon Inn di Tsai Ming-liang, una pellicola praticamente muta che verte attorno alla chiusura di una sala cinematografica facendosi metafora della morte del cinema. Quel cinema al quale come sappiamo, insieme a musica e teatro, le misure restrittive legate all'emergenza sanitaria hanno inflitto colpi durissimi. Alt 288, che in una versione più scarna e cantata era inclusa nella compilation benefit per Grup Yorum Resonance curata da Giacomo Giunchedi/Sacrobosco appunto col titolo 288,  dopo vari rimaneggiamenti ha assunto sfumature psichedeliche, così come Fairy Circle, titolo che si riferisce agli enigmatici cerchi di funghi che spuntano nottetempo nei boschi, un po' come i brani di questo ep, nati misteriosamente durante una sorta di viaggio caleidoscopico notturno compiuto in solitudine.

C’è qualche pezzo che preferisci? Qualche pezzo del quale vai più fiera di Hiatus? … che ti sembra ideale da fare live?

Sono affezionata in egual modo a tutti i brani. Cito Akazéhé perché è il brano forse con cui mi sono divertita di più, spezzettando e reincollando campioni da Musique Du Burundi, un disco di field recordings del 1968. Un brano ideale da fare live potrebbe essere proprio quello, insieme a Manna Man che lo ha impreziosito con il suo basso, ma anche Dragon Inn dove c'è un meraviglioso cameo di Laura Agnusdei al sax o Let No One Live Rent Free In Your Head, prossimo estratto dall'EP.

Come è stato produrre questo EP? Chi hai avuto più vicino?

Considerando che è nato in mesi di reclusione casalinga devo risponderti Thelonious e Dinah, i miei due gatti, poi ovvio che la persona che più ha preso a cuore insieme a me che il disco suonasse come avrebbe dovuto è Justin Bennett, che ha mixato e masterizzato i brani. Senza certamente dimenticare Alessio e Laura, che anche se a distanza mi sono stati vicini nella scelta finale dei master dei loro brani.

Copertina molto suggestiva, molto in linea con tutte quelle dei tuoi dischi... Come è nata?

Chi è l’autore?

Grazie, cercavo un'immagine in grado di rappresentare le varie sfumature dei suoni contenuti nel disco e mi è parso di scorgerle in questo scatto di Ashleigh Shea, una fotografa australiana non professionista ma decisamente talentuosa. Soffermandomi poi a pensare a quella rete sotterranea definita l'internet della foresta che permette a funghi apparentemente diversissimi gli uni dagli altri di comunicare fra loro oltre che instaurare un rapporto di reciproco scambio con piante ed alberi, vi ho in qualche modo intravisto un'analogia con questi sette brani, così diversi per genere e mood ma comunque in grado di convivere credo abbastanza armoniosamente nello stesso lavoro ed anche, mi auguro, di trasmettere qualcosa a chi vorrà ascoltarli. Insomma, ho pensato fosse la copertina perfetta.

 Altro da dichiarare?

"Add a cup of green swamp water


And then count from one to nine


Spit over your left shoulder


And you got alligator wine!"


10 commenti:

  1. Gran piacere ospitare in palude l'amica Suz, che ho avuto il piacere di conoscere lo scorso anno per presentare il mio libro ...

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  2. E in quel periodo, anche prima, quando l'avevo per l'appunto intervistata, stava trastullandosi con questo nuovo disco, nato in solitaria, come molti progetti di altri che abbiamo qui ospitato in questi mesi. Sì, la pandemia è stata per molti un momento di lavoro (dentro ... i tutti i sensi).

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  3. Un lavoro molto elettronico, umano e non umano, con molta voglia di mettersi in gioco e fare qualcosa di personale, qualcosa di diverso.Che riesca a ospitarla ora, dopo la mia settimana e più da recluso covid, è un ulteriore piccolo segno.

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  4. Sette pezzi molto coesi, tra i quali scelgo come più rappresentativo Fairy Circle, che in maniera psichedelica fa sentire il suono che fanno lo sbocciare dei funghi misteriosi che nascono nei boschi a centri concentrici. Pare di vederli... la magica copertina di sicuro aiuta.

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  5. Da citare assolutamente anche Winds of summer fields, pezzo forte, glaciale, che deve il titolo a dei versi di Emily Dickinson, e che rappresenta perfettamente l'isolamento di questi anni strani, che ci hanno forgiato, che hanno forgiato un nuovo mondo ... ogni giorno abbiamo prove di questo.

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  6. Pezzo che rompe con questo, è Akazéhé, canto di saluto del Burundi, che esprime la gioia dell'incontro con l'altro, ci dice Suz. E io dico, si sente, con queste pulsioni elettroniche in salire.

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  7. Dragoon Inn, pezzo d'attesa, con l'elettronica che sembra dispiegarsi in una foresta. Magico il sax della Agnusdei, che rende ancora più misterioso, anzi, boscoso questo pezzo.

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  8. Ma è tutto un gran disco, un Ep, così denso, da sembrare un Lp.

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  9. Grazie a te Suz, sempre gradita ospite in palude...

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