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venerdì 16 settembre 2022

In palude con Bir Tawil


NOTE SINTETICHE ALL’ASCOLTO DEL DISCO

GENERE Blues del deserto elettrificato

DOVE ASCOLTARLO bandcamp  spotify

LABEL I Dischi del Minollo/FishBorn

PARTICOLARITA’ nomadi e banditi

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CITTA’ Londra/Fontainebleau 

DATA DI USCITA Londra/Fontainebleau 

L’INTERVISTA

Come è nato In Between?

Ci conosciamo da più di vent’anni, anni di condivisione di sale, studi e palchi per progetti altrui, avevamo voglia di scrivere insieme del materiale condiviso che unisse le passioni comuni per canzone, elettronica, musiche insulari e del deserto. Durante una vacanza bi-familiare in Bretagna abbiamo buttato delle basi che dopo svariati mesi, a distanza e confinati rispettivamente nei nostri studi, sono diventati il materiale che ha composto il disco.

Come mai questo titolo?

È una parte di un verso di una delle canzoni del disco, “Between Two Lands”, che parla della condizione di sospensione che nomadi, migranti e rifugiati conosco bene: non appartenenza, distacco, immersione ed emersione, tutto contemporaneamente.

Come è stata la genesi dell’album, dall’idea iniziale alla sua realizzazione finale?

Lo accennavamo prima, e da quelle basi iniziali possiamo dire che sono passati mesi in cui se la sezione ritmica aveva forma e sostanza, la parte armonica e melodica latitava. L’arrivo di una chitarra tenore ha scombinato tutto, aprendo una strada nuova, storta ed affascinante. Abbiamo continuato a scambiare materiale per mesi, rincorrendo amici e collaboratori quando finalmente siamo potuti uscire di casa, di nuovo, e finalizzando tutto a Londra al RoofTop Studio. 

Qualche episodio che è rimasto nella memoria durante la lavorazione del disco?

Per chiudere il cerchio (e non avere una tracklist dispari) ci siamo inventati una rilettura di un brano tradizionale Lu libbru di li ‘nfami eccezionalmente in siciliano (rispetto al resto del disco puramente angolofono): un paio di persone sentita quella canzone ci hanno detto “ahhh, adesso capisco dove volete andare a parare”. È stato rivelatorio prima di tutto per noi.

Se fosse un concept-album su cosa sarebbe? … tolgo il fosse?

È un concept, che piuttosto che raccontare una sola storia però, si infila nel luogo comune e disastrato del viaggio per necessità, tentando di scardinarne la narrazione pietista o salvifica. Da migranti economici quali siamo, eravamo stanchi dei soliti quadretti, per cui abbiamo incasinato tutto, mischiando piani e personaggi. Non siamo più noi, non lo siamo mai stati e lo saremo di certo a breve. 

C’è qualche pezzo che preferite? Qualche pezzo del quale andate più fieri di In Between? … che vi sembra  ideale da fare live?

Non particolarmente, abbiamo due idee contrastanti sul live: uno soffre e l’altro se la gode, senza fare nomi. Ma ci sono delle cose nuove, nate durante i soundcheck che ci stanno appassionando. Ma non le avete sentite. Ancora.

Come è stato produrre questo disco con I Dischi Minollo? Altri da citare?

Una specie di affinità elettiva, Francesco è prima di tutto (come sempre si dovrebbe) un’amante sconsiderato della musica e basta. Il resto si risolve. FishBorn è la nostra auto distribuzione tra Francia ed Inghilterra, perché in fondo siamo punk, quindi va ricordata.

Copertina calda, desertica direi… Come è nata? Chi è l’autore?

Lavinia Cascone, già all’opera sulle copertine dei dischi di Carlo a nome Erri, ha cercato una sintesi tra il deserto e la Sicilia: chi è delle nostre parti potrebbe pensare si tratti del centro Sicilia, mentre in effetti è una foto scattata da lei sulla catena dell’Atalante in Marocco. All’interno il collage della scritta araba è composto di immagini recuperate da riviste, mare, scogli, barconi. Non ci sarebbe altro da spiegare.

Come presentate il disco dal vivo?

In due e tutto live, suonandolo ed espandendolo dentro una dimensione più impro, certe volte come un racconto audiovisivo, altre come una sala da ballo con affaccio sulla Manica. 

Altro da dichiarare?

Imparate il Sabir, il giorno della fine avrà più utilità dell’Inglese, come diceva un saggio.


 

9 commenti:

  1. In Between è uno dei migliori dischi passati qui in palude, per le idee, la forza nel modo di proporle, le suggestioni create da Bir Tawil, ovvero Carlo H. Natoli (ospite in palude nel 2011 con i suoi Gentless3) Dario De Filippo, due siciliani in giro per il mondo.

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  2. L'ho ascoltato molto, innamorandomi di queste otto canzoni desertiche, internazionali e internazionaliste, dove senti il libero mescolarsi delle culture.

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  3. Tipo in Season of men, intrecci di chitarre occidentali e del Nordafrica (Hafid Bidari suona il guembri, una particolare chitarra del Maghreb) ritmo arabo, una suggestione che cresce di attimo in attimo. Intrecci anche lingusitici oltre che musicali.

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  4. Tipo in My heart as a crow, pezzo dolente e utopistico, cantato in diverse lingue (anche italiano, con campionamenti mitici), con la presenza di Cesare Basile all'organo, synth e 'ngoni (altro strumento a corda del nordafrica).

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  5. Tipo Southern wind, voce suggestiva e incrociarsi di chitarre e chiasso poi un cantato tantrico (altra ospite di confine: Julie Mélina Macaire Ettabaâ).

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  6. Suggestioni del deserto, che fanno pensare al No Quarter celebre disco di Jimmy Page e Robert Plant, in pezzi come The chain o Between two lands.

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  7. Psichedelia labirintica in The hanged, pezzo che si dilata nella mente oltre i 3 minuti e rotti della sua durata.

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  8. Come la foto della copertina, è la catena dell'Atalante in Marocco, ma potrebbe essere la Sicilia o la Sardegna, l'Abruzzo, le canzoni sembrano occidentali, ma anche arabe, e sono solo internazionali.

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  9. Quando i confini si toccano e spariscono.
    I Dischi del Minollo, garanzia di qualità!

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