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venerdì 5 agosto 2022

Welcome Venice di Andrea Segre


Venezia oggi, dopo il primo periodo pandemico, dopo il periodo di una Venezia senza turisti, che i veneziani hanno potuto godere da soli. Ci sono tre fratelli che festeggiano nella loro casa alla Giudecca, isola storica della città. Due sono pescatori di moeche, cioè granchi di laguna, nel periodo tenero, da friggere in padella con un po' di farina, poveretti loro (una brutta fine). Il terzo un affarista nel ramo del turismo. I primi due sono abbastanza simili, proletari duri e puri (uno è stato in passato in carcere), che credono nel lavoro, nell'amicizia tra compagni, nelle mattinate in laguna, con la nebbia e nelle serate in osteria. Il terzo è diverso, pensa sempre agli affari, ai soldi, a come portare in giro i turisti e guadagnare schei. Anche se, è giusto dire, non sono caratteri tagliati con l'accetta, ognuno ha pregi e difetti. Comunque sia, sembrano andare d'amore e d'accordo, nonostante i caratteri e le idee sulla vita. Quando poi fanno cantare al nipotino una storica canzone di Gualtiero Bertelli (Nina ti te ricordi), è il massimo della condivisione ...

Poi però succede una brutta cosa, uno dei due pescatori muore colpito da un fulmine, e le cose iniziano a andare storte. L'affarista, che possiede un terzo di una casa alla Giudecca, dove abita l'altro fratello pescatore, vuole comprare le due quote residue e trasformarla in un Bed and Breakfast di lusso. Ha debiti, ma si impegna con il genero, affarista e più ricco di lui, prevedendo un futuro positivo, con il ritorno di turisti da spennare. Non ha fatto i conti con l'altro fratello rimasto vivo, quello residente nella casa. Lo vorrebbe convincere a vendere la sua quota e trasferirsi in terraferma, a Mestre, ma lui non vuole. Promette che anche lui avrà un futuro di ricchezza e agiatezza, ma a lui non gliene frega nulla. Vuole continuare a fare la sua vita di proletario, tra pesca alle moeche e cicchetti. Ha ragione? Torto? Sicuramente è una scelta di vita, la sua...


Questa parte del film è ricca di scontri e scene memorabili, come quando in un ristorante fichetto entra il fratello pescatore che rovescia in testa all'altro un bel bicchiere di Valpolicella offerto per cercare di fare pace, per cercare di fare assaporare la ricchezza che verrà. E poi amici e parenti che cercano di convincere il riluttante fratello a cedere. Ma lui duro: pesca, si cuoce le moeche,  in giro per i bar a bere vino comune (altro che Valpolicella) e a narrare al nipotino le sue storie di ribelle senza causa che lo portarono in carcere. Bravo in questo ruolo Paolo Pierobon, attore già presente nel precedente film di Segre (L'ordine delle cose, 2017) e in questi anni in tanto buon cinema italico (con Bellocchio, Martone, Virzì...), ma non meno bravo l'altro fratello, l'imprenditore: è Andrea Pennacchi, attore storico di film di Segre, anche con Mazzacurati, Soldini, Zanasi, Sibilia e tanti altri. Completano il cast Roberto Citran (il terzo fratello, quello che muore), Ottavia Piccolo, Sara Lazzaro, Anna Bellato ...


Mi pare uno dei pochi film che mette i piedi nel piatto e racconta cosa è stato il periodo pandemico e post-pandemico, almeno in questi primi anni. Un assalto alla diligenza da parte dei poteri forti, dell'imprenditorialità pronta a mangiarsi ciò che resta. Ben rappresentata dal fratello imprenditore, e dalla sua famiglia, in particolare il genero fighetto, ma non solo (pure la moglie stronzetta, che non vuole perdere i suoi privilegi di arricchita, o la figlia). Andrea Segre con il suo stile quasi documentaristico, racconta questa società, questa Venezia. Cineasta per me importante, direi fondamentale per molte ragioni (anche private), ha uno stile tutto suo, mi ricorda i grandi del passato della nostra commedia (ma con qualcosa in più). 

Finale surreale, da commedia classica italiana del boom: con la casa ristrutturata, una residenza per turisti di un certo livello, invasa dai granchietti, finalmente liberi di spassarsela pure loro. Come i veneziani con la città svuotata dai turisti. E le turiste americane scappano. Un sogno o un incubo? Decidete voi.

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7 commenti:

  1. È uno dei film che ho perso al cine, per le cause diciamo governative, l'ho in nota. Mi piace molto il regista.

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  2. @Cavaliere Oscuro del Web
    Lo è Cavaliere, lo è, fidati ...
    @Enri1968
    Capisco bene quelle ragioni, anche a me il governo ha fatto perdere molti film (e mandato in malora molte sale). Gran regista, veramente, e anche qui non delude...

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  3. cercherò assolutamente di vederlo. Grazie

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  4. Grazie per la fiducia @marcaval ... anche se immagino, l'avresti visto lo stesso.

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