Questa parte del film è ricca di scontri e scene memorabili, come quando in un ristorante fichetto entra il fratello pescatore che rovescia in testa all'altro un bel bicchiere di Valpolicella offerto per cercare di fare pace, per cercare di fare assaporare la ricchezza che verrà. E poi amici e parenti che cercano di convincere il riluttante fratello a cedere. Ma lui duro: pesca, si cuoce le moeche, in giro per i bar a bere vino comune (altro che Valpolicella) e a narrare al nipotino le sue storie di ribelle senza causa che lo portarono in carcere. Bravo in questo ruolo Paolo Pierobon, attore già presente nel precedente film di Segre (L'ordine delle cose, 2017) e in questi anni in tanto buon cinema italico (con Bellocchio, Martone, Virzì...), ma non meno bravo l'altro fratello, l'imprenditore: è Andrea Pennacchi, attore storico di film di Segre, anche con Mazzacurati, Soldini, Zanasi, Sibilia e tanti altri. Completano il cast Roberto Citran (il terzo fratello, quello che muore), Ottavia Piccolo, Sara Lazzaro, Anna Bellato ...
Mi pare uno dei pochi film che mette i piedi nel piatto e racconta cosa è stato il periodo pandemico e post-pandemico, almeno in questi primi anni. Un assalto alla diligenza da parte dei poteri forti, dell'imprenditorialità pronta a mangiarsi ciò che resta. Ben rappresentata dal fratello imprenditore, e dalla sua famiglia, in particolare il genero fighetto, ma non solo (pure la moglie stronzetta, che non vuole perdere i suoi privilegi di arricchita, o la figlia). Andrea Segre con il suo stile quasi documentaristico, racconta questa società, questa Venezia. Cineasta per me importante, direi fondamentale per molte ragioni (anche private), ha uno stile tutto suo, mi ricorda i grandi del passato della nostra commedia (ma con qualcosa in più).
Finale surreale, da commedia classica italiana del boom: con la casa ristrutturata, una residenza per turisti di un certo livello, invasa dai granchietti, finalmente liberi di spassarsela pure loro. Come i veneziani con la città svuotata dai turisti. E le turiste americane scappano. Un sogno o un incubo? Decidete voi.
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Sembra interessante.
RispondiEliminaÈ uno dei film che ho perso al cine, per le cause diciamo governative, l'ho in nota. Mi piace molto il regista.
RispondiElimina@Cavaliere Oscuro del Web
RispondiEliminaLo è Cavaliere, lo è, fidati ...
@Enri1968
Capisco bene quelle ragioni, anche a me il governo ha fatto perdere molti film (e mandato in malora molte sale). Gran regista, veramente, e anche qui non delude...
cercherò assolutamente di vederlo. Grazie
RispondiEliminaGrazie per la fiducia @marcaval ... anche se immagino, l'avresti visto lo stesso.
RispondiElimina... da non perdere ...
RispondiElimina@Semola
RispondiEliminaSì, in sintesi è così.