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lunedì 2 maggio 2022

In palude con Alessandro D’Alessandro

 

NOTE SINTETICHE ALL’ASCOLTO DEL DISCO

GENERE urban folk, contemporanea,

DOVE ASCOLTARLO spotify, youtube, acquistabile dal sito di Squilibri o nelle librerie

LABEL Squilibri      

PARTICOLARITA’

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CITTA’ Roma, Coreno Ausonio (Frosinone)

DATA DI USCITA 11 Giugno 2021

L’INTERVISTA

Come è nato Canzoni?

Canzoni nasce da molti anni di concerti in solo, di collaborazioni e di commissioni in progetti artistici vari. Un album nato dalla pratica e dalla produzione in studio e live. E poi dalla grande voglia di far conoscere il lavoro che stavo facendo da lungo tempo sull’organetto.

Come mai questo titolo? …semplice, ma con un sottotitolo più complesso: Per organetto preparato & elettronica.

Il titolo ‘Canzoni’ è una sorta di ‘gioco’ intorno al significato che ha questa parola. C’è sicuramente un po’ di ironia da parte mia nell’usarla - essendo io musicista e non cantante o cantautore - soprattutto rispetto al grande dibattito sul senso della Canzone stessa. Un argomento che dura ormai da decenni, ed oggi forse è un tema ancora più caldo visto il cambiamento verso una comunicazione sempre più fluida e meno duratura nel tempo. Penso ad esempio a domande epocali come: ‘è più importante il testo o la musica?’, o ‘qual’è il ruolo sociale-politico di una canzone?’, etc. Personalmente ho grande ammirazione per chi con poche parole in musica e in poco  tempo riesce ad esprimere concetti e racconti. Le Canzoni, le immagino come un bene collettivo popolare, al di la del seppur giusto dibattito intellettuale che le circonda. Diceva Dalla ‘va per le strade e tra la gente’… Ecco, trovo che questo debba essere il vero senso di una canzone, della musica e forse dell’arte in generale. Essere fruibile e cercare di avere molti livelli di lettura.

Ho giocato con le canzoni, riscrivendole a modo mio, liberamente, utilizzando lo strumento che mi accompagna da quasi 30 anni, che è l’organetto. Strumento che suono da quando ero un bambino e che è diventato il mio lavoro e la mia professione. Da più di una decina di anni ormai ho sviluppato una mia ricerca personale sul suono, applicando elettronica, loops e quant’altro. In più ho iniziato ad utilizzarlo come una vera e propria percussione, applicando oggetti ed elementi vari allo strumento. Ho pensato cosi di ribattezzarlo per questo disco organetto preparato, ‘rubando' il termine alla musica colta contemporanea.
Come è stata la genesi dell’album, dall’idea iniziale alla sua realizzazione finale?

Come dicevo è un album nato soprattutto dalla voglia di ‘mostrare un suono’, sviluppato in progetti e concerti da molti anni. La mia ormai stabile attività come musicista e produttore artistico in progetti riguardanti la canzone ha fatto il resto. Ho immaginato che realizzare un album su temi molto noti mi avrebbe aiutato a sdoganare più velocemente possibile l’idea trasversale di ricerca musicale che da anni porto avanti. Nasco dalla tradizione di uno strumento contadino, ma essendo un nato a metà degli anni 80 sono sempre stato legato ad una società informatica e tecnologicamente progredita. Con un click possiamo ascoltare la musica di ogni angolo della Terra. Quindi ho sempre cercato di far coesistere radici e profondo senso di libertà nelle scelte artistiche, scegliendo sempre ciò che mi piaceva suonare o studiare. Anche la scelta delle ‘canzoni’ contenute è stata molto libera. Inizialmente avevo in mente un doppio album, una parte italiana e una straniera. Poi ho scelto di limitare la tracklist, mischiando indiscriminatamente i temi. Ho scartato molti brani che avevo già scritto, anzi ‘riscritto’, brani che andavano da Monteverdi a Zappa, dai Beatles a Theodorakis e altri ancora. Ovviamente la strada maestra era la mia libertà di riscrittura e lo sviluppo orchestrale dell’organetto aiutato dal sistema ‘preparato’ e dall’elettronica.

Qualche episodio che è rimasto nella memoria durante la lavorazione del disco?

Mah, ce ne sono tanti, soprattutto perché è un disco che ahimè, causa pandemia, ha avuto una gestazione di più di un anno. Ho iniziato con le registrazioni il 4 marzo 2020. L’8 marzo tornavo a Roma dalla provincia di Lecce, dal Chora Studio di Valerio Daniele, dove ho registrato in solo (poi missato e masterizzato) buona parte dell’album. Come tutti sappiamo il 9 è stato annunciato il lockdown. Lo studio di registrazione era in una casa, quindi vivevamo, mangiavamo e lavoravamo chiusi li dentro mentre da ‘fuori’ iniziavamo ad arrivare notizie strane. Un pomeriggio, ricordo benissimo di aver visto dalla finestra dello studio, un gruppo di operatori sanitari, in tuta bianca e mascherine, entrare in una banca e sanificare l’area del bancomat. Eravamo come in una bolla mentre fuori succedeva qualcosa di molto preoccupante. Tornato a Roma ho capito e purtroppo ho dovuto fermare la lavorazione e tutti i concerti legati all’uscita che inizialmente doveva essere ad Aprile 2020; più di un anno prima della data di uscita reale. E poi ci sono un sacco di cose belle durante le registrazioni con gli ospiti. Ricordo di aver comprato la settimana enigmistica il giorno della registrazione con Neri Marcorè e Sonia Bergamasco, e in copertina c’era proprio una foto di Neri. Gli ho regalato una copia! :-)

Se  fosse un concept-album su cosa sarebbe? … tolgo il fosse?

Sarebbe troppo facile rispondere sulle ‘Canzoni’. Invece dico che è sul potere che hanno alcuni temi di restare immortali, e di poter rivivere di nuova linfa, proprio grazie alla loro grandezza. Per questo, pur variando armonie, tempi, e creando degli spazi di libertà per me, ho ‘preservato’ le melodie fondanti delle canzoni cercando di non snaturare mai il pensiero musicale di quel pezzo che riproponevo. Ho sempre amato i concept e se proprio lo dovessi definirei un concept sulla melodia delle Canzoni. La melodia, anche semplice, è quello che tutti ricordano di una canzone, più delle parole, più dell’armonia, più del tempo… trovo che la canzone è come un gioco di equilibri tra tutti gli elementi che compongono la sua musicalità, determinata dalle parole, dagli accordi, dal significato, dalle rime, dalla metrica.

Ovviamente un album del genere aveva bisogno di un prologo e con David Riondino (che di canzone se ne intende), ho scritto Tiritera delle canzoni che volano, il primo brano dell’album; una filastrocca cantata da Elio insieme allo stesso Riondino, in cui le canzoni si materializzano in personaggi veri e raccontano le proprie storie. Una canzone per tutti (da 0 a 99 anni), un’introduzione ironica e buffa a tutto l’album. Per questo la formula della tiritera è stata perfetta.

C’è qualche pezzo che preferisci? Qualche pezzo del quale vai più fiero di Canzoni? … che ti sembra  ideale da fare live?

Ma sono molto felice proprio di Tiritera. Mi piace moltissimo il senso della canzone che ne è venuta fuori. Era proprio quello che volevo. David è un genio, ed ha afferrato come suo solito,l’essenza di quello che gli chiedevo durante i nostri incontri per le vie di Roma. Poi il fatto che ad Elio sia piaciuta la canzone ed abbia accettato di partecipare alle registrazioni, è stata la ciliegina sulla torta. Immaginavo proprio la sua voce mentre facevamo i provini. David avrebbe preferito aggiungere altre voci, come una sorta di canone, con ‘le canzoni’ interpretate da voci diverse, ma la pandemia, il tempo, la pratica… Amo Azzurro senz’altro, la scintilla che ha dato inizio al progetto del disco, ma poi sicuramente I Giardini di marzo. È quella che mi sembrava più lontana dal mio mondo artistico (dico almeno quello in cui il mondo mi collocava intendo), e quindi avevo qualche perplessità. L’aveva ascoltata Geoff Westley durante un live e mi aveva detto che ne era rimasto molto colpito. Allora l’ho inserita nella tracklist e devo dire che funziona moltissimo sia nel disco che durante i live. Ho sempre ottimi feedback. Anche il video che trovate sul mio canale YouTube ha avuto ottimi riscontri (il video è di Roberto Mazzarelli, costruito sul visual di Gianluca Abbate). Ovviamente è sempre difficile scegliere tra i brani. Sono contento del lavoro fatto in generale su tutto il disco, e io sono un ipercritico con me stesso. Mi piace molto ad esempio il pezzo di Ciampi. C’è un grosso lavoro di missaggio dei miei loops e dell’effettistica, e nella spazialità del suono.
Le canzoni suonate da me, non quelle cantate, sono tutte pensate in studio ma come se fossero realizzate live, quindi posso portare quasi tutto il disco dal vivo.

Come è stato produrre questo disco? Squi[libri] è una garanzia…

Ma, come dicevo prima, ho pensato moltissimo, un paio di anni circa a come realizzare questo disco, poi però volevo chiuderlo in un mese circa. Poi la pandemia e tutto il resto mi ha fermato e rallentato, e da una parte sono felice perché si sono aggiunte delle collaborazioni (come lo stesso Elio ad esempio). Mi piace molto produrre; ormai da un po' di anni affianco questa attività a quella di musicista. Anche se, per il mio primo disco da solista, volevo farmi guidare e avevo pensato di affidare la produzione artistica ad un musicista che stimavo moltissimo …Fausto Mesolella. Lo stavo conoscendo, avevamo suonato insieme, e lo vedevo come un riferimento rispetto al tema delle Canzoni e alla sua libertà nel riprodurle, con il suo suono unico e inconfondibile. Poi però… quindi non so come sarebbe andata e se avesse accettato di seguirmi. Ho deciso di continuare da solo. Avevo le idee chiare. Ho avuto persone vicine che mi hanno consigliato e che ascoltavano. Si hanno sempre dei riferimenti per far ascoltare il materiale man mano che si produce. Poi si Squilibri è una garanzia! Lavoravamo già insieme su molti progetti, e questo disco glielo avevo proposto sin dal concepimento. È nato un po' pensando anche al suo lavoro editoriale, come un prodotto multidisciplinare, che potesse contenere non solo musica ma anche parole e immagini.

Copertina molto poetica, felliniana direi… che colpisce al primo sguardo. Come è nata? Chi è l’autore?

Io partirei dall’autore, che dice già tutto. Sergio Staino! Sono onorato che Sergio abbia preso parte al lavoro e accettato di illustrare l’album e quindi di realizzare la copertina. Ci siamo conosciuti grazie al Club Tenco. Aveva illustrato ‘Vent’anni di 68’ (autori Sacchi, Forti, e lo stesso Staino edito sempre da Squilibri). Io avevo realizzato per quel volume diverse cose, tra cui proprio la mia personale versione di Azzurro. E l’illustrazione di Azzurro, unita al pezzo erano perfette insieme… Inizialmente gli avevo chiesto solo se potevamo riutilizzarla nel mio disco. Lui mi ha risposto che avrebbe avuto piacere ad illustrare tutto il libretto e quindi di realizzare la copertina. Poi ha fatto lui, ascoltando l’album in anteprima e proponendo disegni che Squilibri ha sapientemente integrato al lavoro. Sergio ha percepito la mia musica ricca di spunti diversi, per questo ha immaginato una copertina molto colorata, ricca di personaggi, caleidoscopica. Il ‘simpatico’ suonatore di organetto in frac nel disegno di copertina è stato aggiunto in seguito, soprattutto per far si che il titolo ‘Canzoni’ non depistasse chi si fosse imbattuto nell’album, non essendo io un cantante. Non vuole essere un mio autoritratto. Ovviamente quando abbiamo girato il video di Azzurro, oppure abbiamo scattato foto al mare (le foto dell’album sono di Paolo Soriani) ho indossato un frac… mi piace che le cose siano cicliche e si incontrino in qualche modo.

Come presententi il disco dal vivo?

Il disco nasce dal vivo per l’80 per cento. Come dicevo tutto quello che suono io in solo nel disco è replicabile dal vivo. Giravo già con concerti in Solo, portando un mix di brani miei e rielaborazioni. Dall’uscita del disco in poi anche il mio concerto si chiama ‘Canzoni’ ed è molto legato all’album. Spesso si aggiungono ospiti, che danno soprattutto voci alle canzoni. Penso a David Riondino, che canta e racconta le canzoni, o Antonella Costanzo, con cui collaboro da sempre nell’Orchestra Bottoni, che sono stati spesso ospiti dei miei concerti. O Daniele Sepe, o altri musicisti e cantanti. Insomma è un concerto che porto in giro soprattutto da solo, ma con la possibilità di essere facilmente modulabile. Ho suonato in contesti vari. Festival del cinema, della letteratura, e ovviamente musicali dalla world a contesti più jazzistici. È un concerto che può essere anche una installazione, in luoghi o situazioni particolari. È un messaggio chiaro per gli organizzatori in vista della prossima… (heheheh)

Altro da dichiarare?

Beh che sono contento che il disco e i concerti stiano raccogliendo l’attenzione di molti critici. Per me è importante, soprattutto perché provengono da mondi anche lontani da loro. Dal pop, al folk, al grande caleidoscopio della canzone… insomma un ottimo bigliettino da visita per me e per l’organetto, uno strumento dalle molte possibilità, ma per i più ancora sconosciuto; sono felice di aver contribuito ad una sua maggiore diffusione, ovviamente attraverso il mio approccio personale nel suonarlo. E poi ovviamente non posso che essere felice di aver avuto ospiti importanti nel disco e li ringrazio tutti. Avrei pronto un volume 2, ma aspettiamo. Magari tra qualche anno. Nel futuro prossimo vedo un progetto di musica originale; sempre più spesso sto scrivendo per cinema, documentari e teatro, anche se sono sicuro che continuerò a portare in giro le ‘mie Canzoni’…


 

14 commenti:

  1. Grande onore questa sera avere in palude Alessandro D'Alessandro, un vero e proprio mito (come dice Riondino nella buffa introduzione a questo mitico disco). Un mito vivente, anche se è giovane, e ha già fatto un sacco di cose... collaborazioni con grandi nomi, Premi Tenco come se piovesse, e ora questo enorme esordio intitolo semplicemente Canzoi.

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  2. Non Canzoi, ma Canzoni, scusate e mi scuso con D'Alessandro, la vecchia tastiera del mio pc a volte fa di questi scherzi.

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  3. Un disco mitico, senza tempo ... sia nella realizzazione (è uscito la scorsa estate), poi nella realizzazione di questa intervista, che il buon D'Alessandro ha fatto con calma, con i suoi temp, dicendo tutto quello che c'era da dire ... e adesso nella messa in onda, anche questa lunga nella sua preparazione.

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  4. Nonostante questa premessa, Canzoni è un disco semplice, popolare nel vero senso del termine: c'è lui, il suo organetto "preparato" (come da sua definizione), e una sfilza di canzoni, dei più grandi nomi italiani (e non solo), in più un numero di ospiti eccezzionali, che non hanno bisogno di presentazione. Per non farsi mancare nulla, la copertina e i disegni interni di Sergio Staino, e Squi[libri] come label... se così possiamo definirla.

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  5. Canzoni preferite, vi starete chiedendo... come faccio a scegliere tra queste 16? Vi dico quelle meno citate nel libretto... per esempio, a me è piaciuta tantissimo Jamin-a, storico pezzo di De Andrè/Pagani, con l'organetto che la regge senza la voce del poeta genovese (ma sembra di sentirla, tante volte ho ascoltato questo pezzo, tra i miei preferiti di Creuza de mä, sensualissima... ).

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  6. Poi vi dico Il mare ,giocosa e vacanziera versione del pezzo di Pino Daniele. Si sente tutto il suo ritmo, grazie a giochini elettronici e alla marimba e al Glockenspiel Di Raffaele di Fenza.

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  7. Non sono un esperto di Battisti, ma non posso esimermi dal citare I giardini di Marzo, un altro classicone, di un altro cantautore mito della canzone italiana. Versione personale, un solo D'Alessandro organetto loops, che lo rende un inno. Sì una versione anthemica, come dice nell'intervista, lontana da lui, così lontana che l'ha fatta sua ...

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  8. Poi sì, Tiritera delle canzoni che volano, l'unico inedito... Scritta da D'Alessandro con David Riondino, che la canta con il suo stile intellettuale inconfondibile con Elio, con il suo stile buffo, unico ...ironico e citazionista di un sacco di altre canzoni. Magia pura, con l'organetto a dare il suo tocco unico e inconfondibile. Ottimo inizio del disco.

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  9. A proposito di cose mitiche, c'è quel classicone portato al successo da Presley e da un sacco di grandi nomi dopo, Can't help falling in love, fatto da solo con l'organetto e la chitarra (ovviamente) di Roberto Angelini.

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  10. Mi fermo qui, perché potrei citare tutte le canzoni, per i protagonisti, mitici, che l'hanno eseguita con D'Alesandro.

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  11. Canzoni è un disco semplice, ammantato nel mito. Resterà a lungo nei nostri cuori e del buon D'Alessandro, intellettuale puro e vero, ne sentiremo parlare a lungo, nei luoghi musicali di un certo livello (senza perdere quel lato popolare, che è insito nel suo strumento). Insomma, grande onore averlo ospitato qui, nella mia piccola, ma ospitale palude.

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  12. Davvero bravo d'altronde dur artisti del calibrodi Elio e Riondino de non sei bravo ed a loro non piaci col picchio che li convinci a collaborare anche solo per un brano

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  13. Caspita che intervista Diego, complimenti a te e a Alessandro, sicuramente l'intervista finirà dentro il tuo prossimo libro. Ho ascoltato il pezzo che hai linkato, e in parte mi ha ricordato Angelo Branduardi!:-) Forse anche a qualcun'altro. Sono sicuro che Alessandro stia attento anche alle parole, che per me sono fondamentali, e proprio per questo avrei preferito che non liquidasse l'argomento in favore della musica che deve andare "per le strade e fra la gente", quasi giustificando il brutto panorama attuale dei talent, che mandano avanti solo gente che non sa scrivere ma che cattura. Un abbraccio e grazie come sempre

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  14. @Daniele
    Sì, Alessandro è un grande, una vera autorità (per niente autoritaria), in fatto di organetto e di vera musica popolare. Riondino e Elio sono solo i primi due grossi calibri, ma in ogno canzone c'è un nome importante... credo Alessandro, senza tirarsela, diventerà come loro (lo è già, in un certo senso).
    @Nico
    Discorso complesso, l'organetto di Alessandro parla, ha fatto un disco straordinario, se l'hai ascoltato tutto o lo farai, te ne accorgerai. Un disco di più di un'ora, tra l'altro. Chi più lo fa?

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