Luciano Macchia crooner, L’estate che va
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Mi piacciono i dischi con dentro la tromba e i fiati in genere, mi piacciono i dischi con un alligatore in copertina e il mare, anche se si vede che è di fine estate, o di un giorno che il bagno è meglio non farlo. Come in questo piccolo grande album, del crooner lucano Luciano Macchia, milanese d’adozione L’estate che va, sua seconda prova ufficiale.
Fatto con amici fidati, nato da una vecchia tastiera ritrovata nella casa al mare di quando era ragazzo. Ecco perché, forse, sono tutte canzoni con un fondo di malinconia. Malinconia ma anche simpatia/energia ska tipo nella title-track messa in apertura per raccontare di un amore estivo, o Capodanno in Lucania, splendido strumentale dedicato alla sua terra di origine, o Ti parlo, quasi pop, amaro, dedicato a una persona scomparsa anni fa, a tratti mi ricorda i La Crus.
Ma tutti i pezzi di L’estate che va sono interessanti: lo ska-rock contro questa società informatica che si impone a sistema di vita dall’inequivocabile titolo Il disegnatore di algoritmi, lo strumentale dedicato al figlio e all’incrocio di culture Apa (acqua in romeno), il funk carosoniano (ma anche carotoniano forse) Io non mi fido … si vede che non viene dal nulla il Macchia, musicista, conduttore radio, presente in dischi di altri, si trova bene alla Scala come trombone aggiunto, o nella band fondata con Raffaele Kohler, Ottavo Richter.