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giovedì 30 dicembre 2021

In palude con Mari Conti

NOTE SINTETICHE ALL’ASCOLTO DEL DISCO

GENERE Chillout/ Trip Hop

DOVE ASCOLTARLO  Tutti i distributori digitali mondiali, tipo spotify

LABEL Numen Records

PARTICOLARITA’ L’album è stato concepito e realizzato fra Londra e Roma

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CITTA’  Roma/ Londra

DATA DI USCITA   08/10/2021

L’INTERVISTA

Come è nato Invisible Things?

Il mio nuovo album Invisible Things e’ uscito dopo circa 10 anni dall’uscita del primo, che si chiama Gentle Beauty. Entrambi nascono dalla collaborazione nella scrittura di musica e testi con il mio produttore artistico Osmond Wright (aka Mozez).

Come mai questo titolo? … cosa vuol dire?

Il titolo tradotto dalla lingua inglese significa Le Cose Invisibili. Quelle cose che fanno silenziosamente parte della vita, che sono impercettibili agli occhi ma che molto spesso sono le più importanti. Se ci pensi quante cose non riusciamo vedere ma non possiamo farne a meno? I sentimenti in primis… i nostri pensieri che guidano le nostre azioni… la stessa aria che respiriamo. La voce che emettiamo parlando… e la musica… non si può pensare a un mondo senza musica… invisibile agli occhi ma fondamentale.

Come è stata la genesi di questo disco, dall’idea iniziale alla sua realizzazione finale?

Le 11 tracce di questo album, almeno per quanto riguarda il modo in cui ne concepisco la scrittura, sono nate spesso camminando per strada, osservando le persone durante i miei viaggi fra Roma e Londra (quasi tutti i brani sono nati durante il mio soggiorno a Londra durato dal 2011 fino alla fine del 2016).

Qualche episodio che è rimasto nella memoria durante la lavorazione del disco?

Non ci sono episodi particolari da raccontare. Sicuramente c’e’ da dire che la lavorazione dell’album è stata abbastanza lunga ed impegnativa, per una serie di motivi. Fra cui l’aver cambiato sede dello studio di registrazione a Londra circa tre volte. Un po’ destabilizzante per chi si concentra sulla realizzazione di un album musicale. Anche perché ci si affeziona ai luoghi in cui le canzoni prendono forma, si creano delle alchimie che vengono ‘interrotte’ inevitabilmente per periodi più o meno lunghi. Ma fortunatamente io e Mozez abbiamo cercato di riprendere il filo del nostro ‘discorso’ musicale senza stressarci più di tanto.

Se Invisible Things fosse un concept-album su cosa sarebbe? … tolgo il fosse?

Forse, con il senno di poi, Invisible Things potrebbe oggi essere considerato una sorta di concept album, anche se all’inizio non é stato  pensato così. Si potrebbe quindi dire che l’album ruota intorno al concetto della parte immateriale e sottile della vita.

C’è qualche pezzo che preferisci? Qualche pezzo del quale vai più fiera dell’intero disco? … quello più da live?

Tutti i brani sono importanti in egual misura. Posso dirti però che Chances è quello che più di tutti racconta me stessa, la mia storia. Di come io stessa mi sia mentalmente dovuta rapportare al grande cambiamento (il mio trasferimento a Londra in età adulta) della mia vita. L’aver lasciato un bel giorno, ogni certezza: dal paese di origine (l’Italia), al lavoro che svolgevo all’epoca, ma soprattutto l’essermi distaccata dalla mia famiglia, alla quale sono molto legata.

Mi sono data una ‘chance’ (da qui il titolo del brano), ho abbracciato l’idea dentro di me di dover e voler fare a un certo punto un salto nel vuoto e accettarne le conseguenze, nel bene e nel male, ma sempre cercando di mantenere il mio livello di energia mentale alto. Cosa che però non sempre sono riuscita  a fare… ma ho sempre cercato di vedere la luce in fondo al tunnel, diciamo così.

Come è stato produrre Invisible Things? Chi più vicino, prima, durante e dopo la lavorazione di Invisible Things?

La produzione musicale, artistica dell’album è competenza assoluta di Mozez anche se auto prodotto da entrambi sotto il profilo economico.  C'è stato sicuramente anche il prezioso aiuto da parte della mia famiglia che mi ha sempre assistito durante tutte le fasi della lavorazione dell’album.

E l’aiuto di alcuni amici musicisti che hanno contribuito alla realizzazione dell’album, e lo hanno fatto senza riserve. Amici ai quali sono molto grata. Non faccio nomi, ma loro sanno di chi sto parlando.

Copertina che colpisce, molto particolare, moderna ma antica allo stesso tempo … Come è nata? Chi l’ha pensata così?

La copertina nasce dall’elaborazione grafica di due foto che originariamente mi scattò a Milano il bravissimo fotografo Giovan Battista D’Achille, durante uno dei tanti servizi fotografici che ogni tanto realizzo per promuovere la mia musica. Volevo avvicinarmi al concetto di Double Exposure che trovo molto affascinante in generale, ma poi giocando con un’app è uscita fuori così come la vedete. E mi è piaciuta!

Come presenti dal vivo il disco?

Ancora non ho avuto modo di esibirmi live da quando è uscito l’album. Il periodo storico è decisamente difficile, vedremo in futuro! Finger crossed!

Altro da dichiarare

 


11 commenti:

  1. Un piacere ospitare in palude Mari Conti, con questo disco dal titolo magico Invisible Things, Le cose invisibili...

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  2. Come dice la Conti nell'intervista, le più importanti, anche se non vediamo: la musica, l'amore ... e aggiungo io, quando ci mancano, le sentiamo ancora di più.

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  3. Invisible Things la title-track è la canzone che mi piace di più, di un disco tutto bello.

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  4. Struggente, quasi morriconiana, con tastiere a dettare il ritmo, una voce che si da quasi elettronica, dolcemente elettronica...

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  5. Stupendo anche l'unico pezzo cantato in italiano, Amarsi un po'; soffice come un Alan Sorrenti d'annata, è una stupenda canzone d'amore senza rime baciate

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  6. Giusta la sua segnalazione di Chances come brano preferibile. Anche questo soffice, con una chitarra suonata in modo particolare e un'atmosfera magica. Un pezzo corale e allo stesso tempo personale.

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  7. Ma è tutto un disco magico, dall'iniziale Hangin' on a kiss, elettronica solenne, al confine con la musica classica, con un gran ritmo e una voce incisiva.

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  8. ... al finale Transparent, pezzo dal passo felpato, inteso, pieno di ritmo e con un flauto magico che l'accompagna...

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  9. Bel modo di finire l'anno in palude con questo Invisible Things. Speriamo di vederne molte e di importanti nell'anno che sta per nascere. Ovviamente vederle con la mente e con il cuore ... grazia Mari Conti.

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  10. Credo non sia proprio il mio genere (ma è colpa mia che sono un po' rigidino) ma mi sembra un lavoro molto ben fatto.
    Comunque felice che ce l'hai mostrato e che ti sia mostrato pure tu. Credevo ti fossi chiuso in cantina per le feste, tu e tante bozze di vivo.
    E sai che mi rodo d'invidia
    😁
    Comunqui, amico Lally, augurissimo per un anno sfacciatamente fortunato, così sfacciatamente fortunato da fare media. Almeno, almeno media.
    Un abbraccione, amico

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  11. Ah, ah ah, grazie Alberto, grazie... questo di Mari Conti è un disco fatto veramente bene, veramente col cuore e la testa. Io, da anni, ormai, ho un genere solo, che ne abbraccia tanti: l'underground italico, come sai. E questo ne è un bel esempio (anche se fatto a Londra in parte).
    Quanto a me, non bevo vino da agosto, salvo rare occasioni, e qualche birra. Se, come mi auguri tu, nel 2022 si pareggerà il conto, allora sarò davvero felice e potrò tornare a bere. Per ora, in alto i cuori!

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