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lunedì 15 novembre 2021

In palude con Pamela Guglielmetti

NOTE SINTETICHE ALL’ASCOLTO DEL DISCO

GENERE musica d’autore

DOVE ASCOLTARLO su tutti i distributori digitali italiani ed esteri (Spotify, iTunes, Apple Music, YouTube Music, Deezer, Amazon Music ecc)

LABEL: indipendente, autoprodotto

PARTICOLARITA’: questo disco è stato definito dalla critica uno “story telling”. Pone in prima linea la narrazione. La parola cantata, raccontata, sussurrata, conducono all’interno di percorsi multisensoriali. Le armonie e le atmosfere strumentali nascono a supporto del significato che ogni testo porta con sé. Si tratta di un lavoro che condensa tutte le esperienze artistiche e comunicative di cui si occupa la cantautrice: il teatro, la musica, la scrittura. Ripropone in chiave più contemporanea, se vogliamo, quello che era la concezione originaria del “teatro canzone”.

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CITTA’ Finale Ligure

DATA DI USCITA 22/10/2021

L’INTERVISTA

Come è nato Cammino controvento?

Il nuovo album non era nei miei progetti. È stato un susseguirsi di eventi, sincronicità, incontri, a creare le condizioni perché nascesse questo nuovo “figlio”. Nel 2020 avevo appena pubblicato il secondo album “Frammenti”. Un album sfortunato, interrotto a metà dal primo lockdown e ripreso con molta fatica. Non ero riuscita ad ottenere ciò che desideravo, è stato concluso tra mille difficoltà e non c’è stata la possibilità di pensare a un buon lancio promozionale. Nel frattempo avevo iniziato a scrivere di nuovo e a imprimere su carta sensazioni e sguardi sul mondo, un mondo che si stava trasformando giorno dopo giorno. Credevo che non ci sarebbe stato un terzo lavoro discografico, la mia vita in quel momento attraversava una fase molto critica, non potevo pensare di investire ancora risorse che mi servivano per sopravvivere. La vita mi ha poi fatto incontrare persone nuove in modo totalmente casuale, soprattutto in rete. È così che ho incontrato la persona che ha prodotto questo nuovo lavoro, che ha creduto in me, nel mio operato artistico, nella mia passione. Andrea mi ha capita davvero nel profondo. Questo ha creato una sorta di magia. Inizialmente si era pensato di dare nuova veste ad uno dei brani a cui sono più affezionata “Il Tempo non esiste”, che a mio sentire non aveva ancora raggiunto una resa strumentale soddisfacente per quello che era il testo. Una volta raggiunto il risultato sperato, ci siamo convinti che valesse la pena scrivere pezzi nuovi, insieme a quelli che già erano stati abbozzati, da potere curare e “vestire” delle stesse tonalità. È così che si è delineato via via un team di lavoro più allargato composto da professionisti sensibili che hanno saputo come entrare nel mio mondo e come valorizzarlo. È come se in questo disco io abbia avuto la possibilità di racchiudere tutta la mia essenza artistica maturata negli anni come autrice, interprete ma anche attrice. Per tale motivo, questo album ha un’importanza immensa per me, come artista e donna.

Come mai questo titolo? … in un’epoca dove pochi hanno coraggio di camminare controvento.

Hai ragione, è una cosa che ormai in pochissimi fanno. Io sono nata così, non ho mai smesso di cercare di mantenere una mia identità e una mia verità personale. Un mio caro amico, fotografo e giornalista musicale, mi ha ispirata. In un articolo di qualche anno fa pubblicato sul magazine Mat2020, lui aveva parlato di me come di una donna artista “costantemente in cammino controvento, nel tentativo di scartare i sassi acuminati che ogni giorno le si ponevano davanti, di superare senza danni quegli scogli che frantumano l’acqua di mare”. Si riferiva al mio essere fedele a me stessa, e al mio fare scelte solo coerenti con la mia verità, senza compromessi, prendendo le strade più tortuose. Questo nella vita artistica come in quella personale. Ho sentito che ben mi rappresentasse quella visione. Non ho mai scelto strade facili, non ho mai scelto percorsi semplici per “piacere” a tutti i costi. Ho sempre viaggiato seguendo una mia interiorità, anche se spesso ha significato muoversi in direzione “ostinata e contraria”, direbbe il buon De Andrè.

Come è stata la genesi di questo disco, dall’idea iniziale alla sua realizzazione finale?

Questo disco è nato in un freddo pomeriggio di ottobre, tra una passeggiata lungomare e un’auto. In quel periodo si oscillava tra vari colori, locali aperti, chiusi o aperti a metà. Io e Andrea ci siamo visti a locali chiusi, abbiamo sfidato il freddo per un po' e poi ci siamo rifugiati nella mia auto per cercare di buttare giù idee e punti da cui partire. Allora non avevo ancora un numero sufficiente di canzoni nuove ma mi ero impegnata a scriverne altre, sapevo di avere cose da dire. Da lì a dicembre, i pezzi erano ultimati e presentati in una bozza di arrangiamento chitarra voce. Io scrivo anche le linee melodiche oltre al testo, ma con Filippo ed Edoardo, il chitarrista e il violinista che si esibiscono con me e che mi danno una grande mano nel dare struttura ai brani rudimentali, abbiamo cercato di ultimare delle idee che potessero essere valutate per uno step ulteriore. Abbiamo fatto l’impossibile, anche a distanza, quando il rosso o l’arancio vietavano gli spostamenti. Con questo materiale, Andrea ha potuto valutare quali atmosfere evocare rispettando la mia linea artistica e scegliere delle proposte di arrangiamento e di collaborazione con musicisti che potessero valorizzarle. Da quel momento è partito davvero il lavoro in team. Abbiamo iniziato a incidere, sempre surfando tra colori ormai diventati onde da evitare o cavalcare. Durante le registrazioni siamo anche riusciti a girare il videoclip del singolo “Come sarà”, che ha anticipato l’uscita dell’album. A fine aprile mi trovavo seduta in studio per il sacro ascolto del lavoro finito.

Qualche episodio che è rimasto nella memoria durante la lavorazione dell’album?

Sicuramente sono diversi i momenti che restano scolpiti nella mia mente. Il pomeriggio gelido in macchina di cui ti ho parlato, pomeriggio in cui tutto era ancora da inventare ma potevo sognare mille orizzonti possibili, ad esempio. Il primo giorno di registrazione in cui tutti noi artisti ci siamo conosciuti: in un momento in cui il vivere sociale era un ricordo lontano, potere condividere con artisti sensibili quello spazio intimo è stato commovente, come commovente è stato il poterci pranzare insieme. E non mi dimenticherò mai il giorno in cui mi sono trovata in studio ad ascoltare il lavoro finito. Quando la riproduzione dei pezzi è iniziata sono stata pervasa da un’onda di emozioni difficilmente traducibili. Ricordo, a ogni fine brano, Andrea che mi guardava con un misto tra il felice e l’imbarazzato. Ho pianto ad ogni pezzo, fino alla fine, con le gambe che tremavano dall’emozione. Io sono così, vivo intensamente le emozioni e ogni momento che me le regala, anche piccolo.

Se Cammino controvento fosse un concept-album su cosa sarebbe? … tolgo il fosse?

Togli il fosse, sorrido, hai capito perfettamente. Cammino controvento è un viaggio attraverso le parti scomode e buie di una umanità che ha perso una direzione da molto tempo. Quello che gli ultimi due anni hanno reso palese, non è che un malessere e un disamore per la vita, latente e compresso. Se, quindi, vogliamo trovare un filo conduttore, posso dire che è la ricerca della propria verità, dimenticata e obnubilata da decenni di omologazione, anestetizzazione emotiva, frammentazione sociale. Questa ricerca comprende anche l’accorgersi che la vita è una risorsa inestimabile, un bene unico da riscoprire.

C’è qualche pezzo che preferisci? Qualche pezzo del quale vai più fiera dell’intero album? … quello più da live?

In realtà vado molto fiera di “Come sarà”, il brano di cui è stato realizzato il videoclip. Non è un pezzo fedelmente restituibile in live, a meno che io non abbia la fortuna di avere a disposizione un’orchestra. Colui che ha curato l’arrangiamento, Maurizio Fiaschi, musicista, compositore e direttore d’orchestra, ha dato vita ad un vero capolavoro che è riuscito a sostenere e valorizzare un testo dal significato impegnativo, non semplice. Però devo dirti che non c’è un brano che io non ami in modo viscerale. Anche l’omaggio artistico fatto a Simone Cristicchi con “Abbi cura di me” mi ha dato grande soddisfazione, e ha una grande resa live.

Come è stato produrre Cammino controvento? Chi più vicino?

Posso dire che è stata un’esperienza alchemica. Questo anno di lavoro ha portato esperienze indelebili e altamente trasformative ed arricchenti, anche quelle più complesse. Ha richiesto grandi, grandissimi sacrifici; auto produrre è un percorso fatto di lacrime e sangue se non sei finanziato e, farlo dopo un anno di non lavoro, è un salto da una scogliera. Ma tutto ciò che ho fatto e vissuto lo ripeterei perché, quello che è nato da questi sforzi, ripaga di tutto. Chi mi è stato più vicino? Indubbiamente chi mi ha accompagnata per mano dall’inizio a fine produzione, Andrea Torretta. Vicinissimi anche Filippo Pampararo ed Edoardo Berta, per me una famiglia, compagni di tante avventure. Ma tutti coloro che hanno contribuito, lo hanno fatto dando una parte preziosa di sé, e questo non è così comune. Se mi permetti li cito tutti: Guido Bottaro (piano), Maurizio Fiaschi (arrangiamento e in “Come sarà”), Emanuele Valente (contrabbasso), Emanuele Benenti (spazzole), Paolo Zebolino (ghironda), Carla Zerbi (agenzia stampa).

Copertina che colpisce, molto particolare il vestito che indossi … Come è nata? Chi l’ha pensata così?

Questo lavoro è stato curato in tutto. Ho una formazione artistica a tutto tondo e ho sempre ideato ogni dettaglio del mio lavoro, non ho mai fatto le cose a caso. Avevo ben chiaro in mente cosa volevo rappresentare e mi sono avvalsa della collaborazione di due grandi artiste. Il servizio fotografico aveva un ruolo fondamentale perché avrebbe portato visivamente il messaggio contenuto all’interno dei brani. La comunicazione visiva è quella più diretta e immediata.  Nei vari scatti, il camminare controvento è presentato non tanto come un lottare contro una corrente contraria, ma un avanzare lasciando che quella forza segua il suo movimento, facendosene sfiorare, senza perdere il punto fisso a cui sta mirando: come una freccia che riesce a fendere l’aria senza opporvisi perché ne conosce la natura e la direzione. I meravigliosi scatti sono di Cinzia Laci, una fotografa ligure di grande talento. I costumi sono opera di Italia Furlan, una grande artista che si muove tra Piemonte e Liguria, costumista e scenografa. Parlare di costumi in realtà non è nemmeno corretto perché tutto quello che mi “veste”, non è che un enorme telo di plastica modellato sul mio corpo ed attorno al mio corpo.

Come presenti dal vivo il disco?

La formazione base è acustica. Voce chitarra e violino è la soluzione più semplice per una resa live, rende tutto più snello, soprattutto dal punto di vista tecnico. La struttura può variare a seconda delle possibilità di chi mi ingaggia, gli elementi possono crescere, ma questi non sono tempi floridi. Non abbiamo ancora fissato date live, è tutto ancora molto incerto, alcuni professionisti e amici hanno annullato date già fissate in ottobre e novembre. Mi auguro di potere presentare questo lavoro davanti ad una platea vera quanto prima. Credo nei miracoli.

Altro da dichiarare…

 


 

9 commenti:

  1. Pamela Gugliemetti in palude a presentare Cammino controvento, disco molto in linea con questo periodo di fragilità e insicurezze ... un autunno del mondo, partito con la pandemia, ma che c'era già nell'aria.

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  2. E questo si sente nel disco di Pamela, anche perché è nato proprio durante il lockdown, come spiega bene lei nell'intervista.

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  3. Nove canzoni molto realiste, chitarra/voce nude e crude, con a volte violini, a volte pianoforte ... tutto molto poetico, canzone d'autore pura.

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  4. Stella de Nord apre in maniera molto diretta, molto intesa, con questo testo amaro, sulla crisi delle certezze di questa epoca, sul vuoto pneumatico intorno al 2020. Si nota la bella presenza degli archi.

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  5. La stanza dei miracoli chiude. Un acustico, un chitarra/voce che dice, poeticamente, molte cose su di noi, ancora su questi anni che ci si stanno disfando in mano, tra falsità, ego, voglia di cambiamento e/o scappare da questa realtà che non ci piace più.

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  6. Non c'è da divertirsi? L'arte è anche questo ... sentite, per esempio, l'autobiografico Filo scarlatto. Brano sulla mancanza dei palchi, sulla mancanza della fisicità di questo periodo, sul comunicare da stanza diverse ... con un finale, più caldo con i violini e parole di speranza, di una vita vera...

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  7. Oppure sentite Un sogno per Cloe metafora natura/uomo a partire dal salice... fiaba triste, poetica, con la musica che sale, ancora i violini molto presenti.

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  8. Bel piano in Eternità per una canzone lieve, poetica... Secca e realista riflessione sulla vita e i falsi miti, oggetti, feticci, dietro i quali c'è il nulla.

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  9. Insomma, non c'è niente da ridere, ma molto da riflettere con questa nuova voce del nostro cantautorato, che con la sua voce ben impostata, capace di spaziare e recitare, ce ne ricorda molte della nostra canzone...segnatevi il suo nome.

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