NOTE SINTETICHE ALL’ASCOLTO DEL DISCO
GENERE : Classica/Jazz contemporaneo
DOVE ASCOLTARLO qui
LABEL : Velut Luna
PARTICOLARITA’ : un disco a metà tra musica classica e jazz che ci fa sognare con un pizzico di spleen. Il modo di usare la voce con uno stile quasi lirico, ma che allo stesso tempo si rifà al jazz, è forse la peculiarità di questo progetto che, proprio per questo, diventa un ibrido che si colloca proprio a meta tra entrambi gli universi (classica e jazz)
CITTA’ Vicenza
DATA DI USCITA 1 settembre 2021
L’INTERVISTA
Come è nato Kurt!?
Kurt! È un progetto che nasce dalla curiosità e la voglia di approfondire la personalità musicale di Kurt Weill, attraverso la rielaborazione di alcune sue composizioni e non solo. Kurt Weill l’ho conosciuto già durante gli studi perché alcuni dei suoi brani come per esempio il noto “Speak low” sono standard della tradizione jazzistica suonati da tantissimi musicisti nel corso del tempo. Ho sempre provato un’attrazione nostalgica per gli anni 20-30 del Novecento, periodo proprio dal quale arriva questa musica e ho voluto a calarmi nella parte ricercando una sonorità sia musicale che vocale che mi riportasse in quel periodo, con l’intenzione però di allontanarmi dall’approccio più jazzistico che ha caratterizzato la musica di Kurt Weill, per tornare alle origini. Da qui poi si è sviluppata anche l’idea di aggiungere dei brani originali per contestualizzare comunque il progetto nella nostra contemporaneità, sempre mantenendo però la sonorità ibrida tra classica e jazz che volevo stesse alla base del progetto. Da qui anche la scelta di questo organico così particolare.
Come mai questo titolo? … con il punto esclamativo…
KURT! è proprio un’esclamazione, quella stessa esclamazione di sorpresa e meraviglia che mi ha pervaso mentre riscoprivo la musica di Weill. È un titolo diretto, immediato e soprattutto denota lo stupore che un’anima artistica curiosa e vivace come la mia, può provare nella riscoperta di una musica che sembra essere stata scritta proprio per te e dentro la quale ti senti completamente a tuo agio, proprio come dentro un abito su misura.
Come è stata la genesi di questo disco, dall’idea iniziale alla sua realizzazione finale?
L’idea è nata appunto intorno a questo concept e poi si è sviluppata nel corso di tutto un anno di lavoro. L’organico nella mia immaginazione era già abbastanza chiaro, fin da subito. Così mi sono rivolta a Mauro Spanò, validissimo pianista, per lasciargli una vera e propria sfida: scrivere degli arrangiamenti originali per voce, piano e quartetto d’archi, per dare un tocco contemporaneo ai brani che avevo scelto e valorizzare al meglio la musica originale. E a mio parere il risultato è stato davvero sorprendente! Così abbiamo lavorato insieme per un po’ di tempo alla ricerca della sonorità giusta, che seguisse l’estetica che avevamo in testa. Parte importante del progetto è stato anche un altro musicista, Federico Zaltron, il primo violino. A lui ho chiesto di proporre un brano originale che in qualche modo rientrasse in questo universo. Sulla base di questo brano e poi di uno scritto interamente da me, ho deciso di scrivere dei testi a partire da due poesie di Bertolt Brecht, amico e collaboratore teatrale di Weill.
Qualche episodio che è rimasto nella memoria durante la lavorazione dell’album?
Certamente le session di prove che abbiamo fatto, giornate intere che ci hanno fatto rivivere per alcune ore quell’atmosfera magica che spero di essere poi riuscita a comunicare tramite la musica. Un’altra cosa che mi ha particolarmente colpito è stata la fluidità e la “velocità” con cui siamo riusciti a registrare, come se la musica uscisse così naturalmente da noi che non ci fosse bisogno/necessità di insistere o lavorarci troppo sopra.
Se Kurt! fosse un concept-album su cosa sarebbe? … tolgo il fosse?
Direi che KURT! è proprio un concept-album! Unisce infatti esplicito motivo musicale (la musica di Weill) ma anche lirico (le poesie di Brecht) in un’unica opera dedicata, che racconta di un’epoca e di un’estetica che fu, ma che del resto la musica originale ci mostra come può essere anche assolutamente contemporanea.
C’è qualche pezzo che preferisci? Qualche pezzo del quale vai più fiera dell’intero album? … quello più da live?
Forse il mio pezzo preferito è “It never was you” del quale mi sono innamorata dopo aver sentito una bellissima versione della soprano Kiri Te Kanawa in duo con il grande pianista Andre Previn. Ma devo dire che faccio molta fatica a scegliere! Anche i brani originali con quel tocco di spleen in più che forse mi caratterizza, anche come artista, sono davvero per me motivo di grande soddisfazione.
Come è stato produrre Kurt!? Chi più vicino?
Lavorare con Velut Luna è stato per noi un onore. La professionalità di tutto lo staff Velut è cosa rara e davvero impareggiabile. Anche dal punto di vista della registrazione, si è creato davvero un bel clima in studio, per non parlare delle ottime modalità di presa. La qualità del prodotto parla da se, basta ascoltarlo.
Copertina che colpisce, senza tempo … Come è nata? Chi l’ha pensata così?
La copertina è stata pensata dal grafico di Velut Luna, riprendendo i colori della bandiera tedesca, patria di Weill impreziosita dalla sagoma di una tipica soubrette della fine anni Venti/anni Trenta tipica proprio del periodo storico in cui operavano sia Weill che Brecht.
Come presentate dal vivo il disco?
Il disco dal vivo si presenta in forma di concerto, proprio diciamo da musica cameristica. Sto pensando di aggiungere anche una parte più performativa legata alle poesie di Brecht, ma il progetto è per ancora ancora da sviluppare. Quello che è certo è che anche in forma concerto, il disco verrà presentato come una narrazione, per far ripercorrere al pubblico quello stesso viaggio che ho intrapreso io e che mi ha portato fino a qui.
Altro da dichiarare…
Serata bella importante in palude, con questo disco intitolato Kurt! omaggio alla musica di Kurt Weill, l'amico di Bertold Brecht con il quale scrisse L'opera da tre soldi e tanto altro.
RispondiEliminaAppena ne ho sentito parlare ho voluto intervistare la ragazza ... e che capiti in una serata come questa, con quello che succede nel paese, mi piace. Abbiamo bisogno di gente che ricorda Weill e Brecht. Abbiamo bisogno di "rileggere" Weill e Brecht.
RispondiEliminaE allora "leggiamo" questo disco, fatto di cinque classici di Weill, più due inediti.
RispondiEliminaLost in the Stars apre alla grandissima con una sviolinata piacevole, classica e mitteleuropea e poi un cantato, in inglese, con una voce che incanta. Ci si ritrova subito in un'atmosfera calda, pare di essere in un locale di Berlino... bellissimo inizio. E poi bello il duettare piano archi ... magia pura.
RispondiEliminaProbabilmente il mio pezzo preferito.
RispondiEliminaMa molto bella anche Lonely House, con archi in apertura che sono poesia e magia allo stesso tempo, con una melodia filmica ... poi arriva il piano e poi parte la voce, e ti si schiude un mondo ...
RispondiEliminaInteressante anche It Never Was You citato dalla Valentin come uno dei possibili brani preferiti ... e non è difficile capire il perché: molto spazio alla voce, ma sempre gli archi fondamentali, per un classico incantevole. Un senza tempo e spazio.
RispondiEliminaInteressanti e ben amalgamati i due orginali che chiudono il disco: Lawrence, dolente e classicheggiante, scritto dalla stessa Fin in italiano con Federico Zatron.
RispondiElimina... e Dice Bertold dal lungo intro struggente di violino, poi il piano e poi la voce per un Brecht molto profondo ... e poi ancora gli archi, il piano...
RispondiEliminaBella sopresa questo KURT! brava a Valentina Fin e al gruppo attorno a lei.
RispondiEliminaSenz'altro persone preparate.
RispondiEliminaBravi
Grazir Alberto, del giudizio, sicuramente centrato. Bravi e preparati.
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